Panarea, Eolie Island, bianca di giorno, mondana e candele di notte…

Panarea. Oggi, Una Signora Isola.

La più piccola delle Isole Eolie, ma per fascino e bellezza davvero unica nel suo genere. L’evoluzione di Panarea in questi ultimi anni da isola elitaria e snob a Paradiso per tutti i tipi di vacanza è stata fortissima ed ha investito l’isola di un’aria nuova e più rilassata per alcuni versi .Ogni volta che una nave o un aliscafo giunge al molo del piccolo porto di San Pietro, si ripete un rituale. Centinaia di persone, tra villeggianti ed abitanti, sono lì per vedere chi arriva o per salutare chi parte. Si ha la sensazione di conoscersi un po’ tutti, anche perché ci si incontra più volte al giorno per le stradine dell’isola, percorribili solo a piedi (le auto, pensate, sono bandite!) o con “moto-ape” utilizzate per il trasporto dei bagagli. L’isola è meta di un turismo affascinato, a volte più silenzioso se si tratta di famiglia altre volte meno al calar della sera, ma sicuramente un turista attento quello che arriva a Panarea che sa di doverne rispettare i tempi e le esigenze…qui gli eoliani sono più esigenti che altrove ed il rispetto degli habitat naturali di Panarea è assoluto, così come lo è il silenzio. I turisti hanno anche, negli ultimi trent’anni, acquistato dagli abitanti terreni e ristrutturato vecchi ruderi, con cura particolare ma all’inizio in maniera indiscriminata. Recentemente invece quel “quid pluris” che caratterizza le abitazione delle Isole eolie, i loro colori ed il loro paesaggio circostante sono tornati a predominare. Lo stile Eoliano fin dai tempi antichi era caratterizzato dalla purezza delle linee e dall’essenzialità delle forme, grande economia di mezzi e dall’uso di materiali reperibili in gran parte sul luogo. L’elemento più tipico, il bianco, è invece relativamente più recente: in tempi antichi le pareti rimanevano senza intonaco, sia per una questione di risparmio sia per mimetizzarsi agli occhi dei pirati che infestavano a flotte queste acque. Tanto è vero che una delle contrade prenderà il nome dal temuto Pirata Draugh, che qui era solito ormeggiare le sue navi. Panarea deve il suo nome alle caratteristiche fisiche del terreno – Panaria ( tutta sconnessa) – che consentono comunque delle piacevolissime passeggiate tra hibiscus, piante di capperi e buganville, con lo sguardo sugli splendidi isolotti che le fanno da cornice: Basiluzzo, Dattero, Bottaro, Lisca Bianca, Lisca Nera, le Formiche, I Panarelli ed in lontananza Stromboli. Anticamente era chiamata Euonymos, testualmente “quella che sta alla sinistra” ovvero alla sinistra dei naviganti che da Lipari si dirigevano in Sicilia. eolie verde spazi sabbia e scordi panoramici eolieA monte del porto inizia la contrada di San Pietro, una miriade di casette  bianche disposte a semicerchio una accanto all’altra ed incastonate in una variopinta natura. Salendo sulla sinistra verso sud, una stradina porta in trenta minuti al villaggio preistorico di Cala Junco. Il viottolo si snoda ripido tra le abitazioni, passando accanto alla nuova chiesa di San Pietro con il suo pregevole mosaico e la terrazza da cui si gode di un panorama mozzafiato. Sotto il sagrato della chiesa ha sede la sezione distaccata del Museo Archeologico Eoliano che espone pregevoli reperti di epoca preistorica e classica di archeologia sottomarina. Si svolta a sinistra e dopo un tratto pianeggiante si oltrepassa l’abitato di Drautto, costeggiando la sua baia. In questo tratto si notano le cosiddette “spine” grandi formazioni rocciose resti di una colata lavica che arrivava sino a Capo Milazzese.  Si attraversa la bella spiaggia di Cala degli Zimmari , che consigliamo a chi vuole farsi il bagno senza doversi servire di una barca. Sulla destra del promontorio Cala Junco, forse l’insenatura più bella e suggestiva dell’intero arcipelago delle Isole Eolie.Una piscina naturale di acquea cristallina nella quale si combinano sempre più cangianti il verde, il blu, il turchese. Un tuffo nel blu attorniati da alti scogli di formazione basaltica, prismi di lava che sembrano scolpiti a bugnato, da una spiaggia di grandi ciottoli arrotondati a dallo scoglio Bastimento ed altri appena affioranti che le imbarcazioni a vela cercano di schivare prima di rilassarsi all’ora del tramonto dando ancora in questo meraviglioso spicchio di mare. Una sosta è d’obbligo anche per visitare i resti del villaggio preistorico. Sono state riportate alla luce 23 capanne ovali in pietra dell’età del bronzo, una di queste a pianta quadrangolare era forse il luogo di riunione e culto della comunità. Gli archeologi hanno rinvenuto ceramiche, mortai, macine, pentole e vasellame come se i nostri progenitori siano stati  all’improvviso assaliti e tutto sia rimasto lì esattamente come lo era allora. In ogni caso il posto da loro scelto non ha eguali: una vera fortezza naturale inespugnabile. Un braccio di roccia proteso in mare con le pareti a strapiombo che non ha niente da invidiare per la vista di cui gode a nessun superattico dei nostri giorni. sabbia isole eolieL’itinerario da scoprire alternativo a questo è di circa un’ora e si snoda da porto salendo e svoltando a destra verso Iditella e Calcara sino a Punta del Corvo. La stradina all’inzio si inerpica tra case bianche, bunganville e boutiques, ritrovi, piccoli ristoranti e registra uno strapo in salita all’altezza della vecchia chiesetta dell’Assunta. Più avanti sulla destra vale la pena di chiedere il permesso di entrare per poter godere del panorama del porto e degli isolotti da un terrazzino incastonato tra due grandi massi. Si prosegue in discesa ed andando sempre verso destra si presentano alla vista lo scoglio Spinazzola e l’isola di Basiluzzo. Sulla sinistra superata la trattoria Paolino, le case sono più distanziate ed il sentiero segue un muretto bianco di recinzione sino al bivio che a destra porta alla calcara, una splendida spiaggia di sassi dove affiorano le fumarole. La piana, pavimentata con ciottoli arrotondati, era probabilmente luogo di culto fin dall’età del bronzo. Si risale sulla strada a monte se sempre verso destra, dopo vari tornanti, si incontra Piana Palisi. Dal sentiero a quota 380 metri, si ha una buona veduta su Punta Scritta e dello scoglio Pietra La Nave. Finalmente si giunge alla vetta più alta, Punta del Corvo dalla quale si possono osservare i due versanti dell’isola con visioni d’insieme mozzafiato….. [to be continued]

Alicudi come non mai…

Alicudi, i mille gradini verso il cratere nell’isola dei capperi e degli asini.

Qualcuno li ha contati, come si fa con la scalinata di Caltagirone, ma il conto non torna mai perché si tratta di circa 2000 gradini di una mulattiera a coda di topo che arriva fino al cratere. Ma lassù il conto non serve più a nessuno: a una certa altezza un recinto circonda il cono dell’isola e segna il territorio lasciato alle capre, impedite così di devastare oltre. Ogni tanto però qualcuna precipita come le pietre nelle sciare di ponente e arriva fino a Scario o a Praja in mezzo ai paesani e ai turisti, perplessi sul fatto che gli arcudari detestano le capre e amano invece i muli e i serpenti. Per forza: quelli portano carichi su e giù per l’erta mentre questi custodiscono le anime dei trapassati. Antiche comodità e più antiche credenze, si capisce. Parliamo dopotutto di un posto dove le presenze animali sono quattro volte gli esseri umani.

D’altronde, ora che sono rimasti una cinquantina da più di mille che furono un tempo, gli abitanti di Alicudi non si danno pena del bel terreno di erica e capperi andato perduto, tanto più che oltre i 1500 gradini “chiani” e “lenze” (tradotto: pianori e terrazzamenti) sono diventati Riserva protetta. Bisogna nondimeno avere molta aria nei polmoni per arrivarci, anzi per elevarsi: è infatti a 1000 gradini che sorge la chiesa di San Bartolo, costruita a un’altezza voluta per dominare il creato, così profondo da non avere per confine che il solo orizzonte. Ma contrariamente a un tempo quando gli arcudari ignoravano il mare che li sommerge e si dedicavano alla loro ubertosa terra, prima ancora di andarsene a centinaia in Australia, quelli che sono rimasti hanno scoperto la pesca e molti dei Taranto, dei Virgona e dei Russo (le tre stirpi indigene tra le quali l’incesto è stato vangelo) hanno il loro rollo in acqua e sono diventati rais in tutto il Basso Tirreno.

Da nessun’altra parte come ad Alicudi gli abitanti fanno parte del luogo e del paesaggio. Lo scrittore Ermanno Rea vinse il Campiello proprio con un romanzo sugli arcudari e per ultimo un regista siciliano, Aurelio Grimaldi, è arrivato per girare un docu-film. Pensando di essere sbarcato su un’isola misteriosa e primitiva, si è innamorato sia dell’isola che degli isolani. Succede a molti. Basta un volitivo spirito di trappista scarpinante e molta voglia di stare fermi a guardarsi attorno.

dabs

I capperi delle Isole Eolie

Capperi, fiori e cucunci… frutti delle Isole Eolie.

Il nome scientifico è “Capparis Spinosa”, appartiene alla famiglia delle capparidacee che è composta da circa 120 specie. Dal suo arbusto si dipartono i rami che producono i boccioli floreali.
Trova terreno e clima propizio nelle splendide ed infuocate Isole Eolie, dove crescono, fin dai tempi più antichi, capperi dal sapore inconfondibile, particolarmente intenso ed aromatico.
La raccolta avviene esclusivamente a mano e si effettua, come un rito quasi sacrale, tra i primi di maggio e la metà di agosto.
È un lavoro molto delicato e faticoso che solo mani espertissime sono in grado di effettuare con perizia, raccogliendo, uno per uno, i gustosi boccioli nella parte apicale dei rametti novelli senza danneggiarli.
I capperi appena raccolti non possono essere commercializzati allo stato fresco ma necessitano di un giusto periodo di maturazione (30/45gg) e attente cure.
Durante tale periodo il prodotto viene conservato con periodiche e decrescenti aggiunte di sale marino fino a quando non assume il colore tipico, l’aroma caratteristico, il sapore intenso e gradevole, l’aspetto consistente.
Le gemme non raccolte si ingrandiscono e successivamente si dischiudono ed all’apice di uno stelo (gambo), presentano il “frutto” dell’arbusto omonimo detto in termini dialettali e gergali “Cucuncio”.
Il prodotto viene successivamente selezionato in diverse calibrature e classificato commercialmente con relativa denominazione.

La Caponata tipico piatto siciliano di verdure e capperi.