Traversata Oceanica Est-Ovest

Traversata Oceanica Canarie-Caraibi

Prepararsi a partire.

  Big Cormy 21.11.05

830 litri d’acqua nei serbatoi, 620 litri di gasolio, 525 litri d’acqua potabile in bottiglie, 30 litri di latte, 30 chili di pomodori in scatola, 20 chili di pane precotto ed in cassetta, 25 chili di pasta, 40 litri di vino, 45 chili di patate, 30 chili di frutta, 60 uova, 15 litri di coca cola, 5 barattoli di nutella, 10 barattoli di marmellate varie, 8 chili di sale, 15 chili di biscotti, 8 chili di caffè, 10 litri d’olio d’oliva, 20 confezioni di merendine, cornetti, pasticcini, 10 buste di frutta secca e patatine fritte,  i frigo sono pieni di carne, verdure, salumi, formaggi. Poi, 40 rotoli di carta igienica direttamente proporzionale alla cambusa, scottex, stracci, saponi…e così via…

Big Cormy in porto si siede diversamente sull’acqua; la sua linea di galleggiamento è cambiata, sembra una papera che galleggia, con il culo largo, ma riprenderà la sua linea dopo la partenza, miglio dopo miglio.

Ed intanto oggi a bordo abbiamo caricato un’altra miriade di cose impossibili da elencare!! La cambusa per una navigazione che durerà circa venti giorni con dieci persone a bordo è senza dubbio una delle parti più difficili da organizzare… le difficoltà possono essere superiori alla navigazione e alla conduzione della barca stessa. Un buon pasto rende di buon umore ed il primo scopo è quello di tenere il morale dell’equipaggio sempre alto; una buona cucina li farà sentire a casa anche nei momenti più impegnativi, anche quando fuori farà brutto.

Riparo la randa, qualche cucitura, aggiustiamo il passacavo della galloccia di poppa, smontiamo ancora e catena che verranno serrate in sentina al centro barca. Preparo due cassette di plastica con dentro cibi energetici, come fichi secchi, cioccolate e marmellate pronte per essere messe dentro la zattera di salvataggio. Serro in sentina tutti i pezzi per il supporto del timone di rispetto, passo mezza giornata in testa d’albero per ricoprire le sartie con del tubo gommato per proteggere la randa, vado a comprare qualche esca finta per pescare alla traina, un salto all’internet point per controllare la posta, le ultime telefonate di saluti.

Sembra che siamo pronti, ma non lo si è mai. Ad un certo punto si deve partire  perché la lista degli appunti non riesco mai a depennarla completamente…così come si scorciano di sopra, si allungano di nuovo di sotto con sempre nuove voci.

Buongiorno Atlantico.

22 novembre.

Mi affaccio al tambucio  in cima alle scale… davanti a me il turno di guardia, a dritta l’isola di Hierro, a poppa – ad oltre cinquanta miglia – La Gomera e Tenerife. Erano circa le 23 ieri sera quando, nel silenzio del porto, Big Cormy è scivolato via. Lentamente tra le imbarcazioni ferme al suo fianco, il suo albero si sdoppia incrociando al traverso altri alberi d’imbarcazioni ormeggiate su tutte le banchine ed in modo discreto, inosservato, come quando è arrivato dieci giorni fa, se ne andato, ce ne siamo andati come se il mare ci avesse chiamato.

Stamattina mi sono svegliato presto pur essendo andato a letto alle tre e mezza; la temperatura è alta – circa 28° – mi sento un po frastornato, faccio colazione, caffelatte e biscotti con nutella. Stiamo avanzando verso sud, o poco più, bussola 200°, a circa cinque nodi di velocità. Le previsioni meteo prevedono poco vento, andiamo a cercare l’aliseo. Ho messo in preventivo una sosta a Capo Verde. Nel caso dovessimo usare molto gasolio in questo primo tratto, avremmo sicuramente bisogno di rifornirci. Questa sosta tecnica sarà una buona occasione per vedere anche queste isole, tanto fretta non ne abbiamo, basta arrivare in Martinica, prima o poi!!

Arriva la notte, una notte diversa dalle altre, nessuna è uguale all’altra, a volte è proprio inutile cercare d’immaginarle. Questi silenzi hanno parole da ascoltare, non si possono costruire con la fantasia, tutto è fragile, è un equilibro dell’anima nel blu, il sole è tramontato nell’azzurro orizzonte sgombro di foschia, maestosa forza, energia che da la vita, mi ha trasmesso delle sensazioni, che si decifravano in un saluto, è stato un tramonto perfetto. Ho pensato molto ai miei nonni in quel momento, forse ho pensato che fossero loro a salutarmi, da un posto che non si vede.

Se sono qua, e qua sto scrivendo, è perché assomiglio a loro. Uno marinaio per passione, e l’altro che scriveva poesie, tutto solo per se stessi, per hobby. Andavamo in barca sin da piccoli, io e Cristiano, sul gozzo di nonno, le prime lezioni di mare, di vita. Ogni sabato, ogni domenica anche d’inverno, sempre in mezzo all’acqua, anche quella che veniva dal cielo. Facevamo tutti i tipi di pesca, andavamo a calare le reti, pescavamo i gamberi sul Braccio del Vestrini con i retini, poi le cozze in estate sulle gramaie, la bilancia nel canale dello scolmatore. Una pesca l’abbiamo inventata noi, tra le vecchie navi in disarmo al porto, con le fiocine tiravamo ai cefali, la chiamavamo pesca “incompresa”, perché nonno non voleva, e poi d’estate lo sciabiello, a settembre i polpi davanti alle colonie, dicembre i totani dietro il molo novo, poi i palamiti e la pesca a fondo.

Pian piano tutti i divieti delle autorità, per la salvaguardia del mare e della sua fauna, non ci hanno dato più la possibilità di fare nessuna di queste attività..per noi erano un gioco. Da lì, si pescava solo con la canna dalla barca, ma ci stavo stretto, mi annoiavo, in mare stavo bene, ma non potevo stare fermo ad aspettare che un pescetto abboccasse.

Navigare..! Dovevo navigare, usare questo mezzo, una barca per spostarmi, godere del mare. Questo è quello che ho capito in quel periodo. Ma come potevo? Con quale barca? Avevo quindici anni, e andavo a scuola, ma da lì in poi diventò un pensiero fisso. E’ stato così che con uno dei primi lavori, a venti anni, mi son comprato un cabinato di sette metri. Da lì le prime navigazioni, da Bocca d’Arno verso l’Elba, Lerici, le Cinque Terre, la Capraia, e pian piano osavo sempre di più, andando qualche miglio sempre più lontano, ogni navigazione era un’impresa, ogni impresa segnava l’inizio di un percorso, che tutt’oggi non è ancora finito, anzi sembra appena iniziato!

In questo momento sono seduto al carteggio, e sono le 23.30, sono appena sceso dopo esser stato in coperta a cercare di capire la bellezza di quello che mi circonda. La prua solleva acqua carica di plancton, sono due baffi d’acqua che creano fluorescenza, mi ricordano le mille luci di Natale, tra l’altro questa festa non è molto lontana, ma non riesco a sentirne l’atmosfera, dato il caldo e la vita estiva che conduco. Non c’è vento, viaggiamo ancora a motore, questo mare è così calmo, non sembra reale. Qua in quadrato, seduto al carteggio davanti al PC, mentre tutti dormono, tranne la guardia che sta in pozzetto, ogni luce è spenta, ed io scrivo con il riflesso del monitor che illumina i tasti del computer.

Questa notte di piccole voci sta passando, una notte di ricordi, una notte di note musicali, ascoltate nell’auricolare del lettore mp3. L’ho trascorsa senza mai andare a letto, non ne avevo voglia, tanto posso dormire quando voglio, non sono legato ad orari terraioli. Quindi ho riposato un pò in dinette sempre vestito, ma gran parte del tempo l’ho passata sul ponte. Questo viaggio senza confronto conosce la mia vita, il mare conosce le storie di tutti, un mare immenso e l’immenso spesso, è il suo contrario.

Per questa tappa mi son messo fuori dai turni di guardia e timone, supervisiono tutto e mi occupo della cucina, il resto tocca all’equipaggio. Il vantaggio è che rimanendo riposato, intervengo solo quando la situazione degenera. Il risultato è molto tempo libero per occuparmi di tutte le cose superflue, che spesso sono le più indispensabili, o quasi… diciamo quelle che mi piacciono di più!

Oggi a mezzogiorno abbiamo avuto il primo collegamento radio, con tutte le altre imbarcazioni italiane che stanno attraversando: Carlo Venco, Timoteo, Stefano e in Italia con il radio amatore DJ.

Siamo tutti sparsi per un raggio di cento miglia, e ci scambiamo informazioni meteo, previsioni, consigli di ogni genere, mentre DJ dall’Italia prende le posizioni geografiche di tutti e ci segue passo passo, registrando tutto. In più le persone, le nostre famiglie che sono in Italia e vogliono avere notizie delle barche, e dei suoi equipaggi, possono chiamare DJ telefonicamente e lui riferisce. Noi oggi abbiamo avuto, tramite DJ, un collegamento telefonico con Antonio, che ci ha dato delle dritte sulle scelte di rotta da fare, sulla base delle condizioni meteo che si stanno per verificare. Non sono in allarme e non sono preoccupato, ma sembra che in mezzo all’Atlantico ci sia un Tropical Storm che potrebbe rafforzarsi e diventare un uragano. Dobbiamo seguire attentamente la sua evoluzione; se dovesse prendere forza c’è da sperare che prenda la classica direzione verso ovest, in modo che pian piano possiamo accodarci dietro di lui, proseguendo anche noi verso la stessa direzione, dopo il suo passaggio. Se succedesse al contrario, non so proprio cosa potremo fare, un uragano è una faccenda grossa, non puoi pensare di affrontarlo come una burrasca o una tempesta, è qualcosa che devi solo evitare, se puoi.

Fortunatamente l’ultimo bollettino ha dato questo fenomeno in attenuazione, avremo notizie più certe solo nei prossimi giorni, intanto stiamo comunque subendo la sua presenza, che la in mezzo è tale da sconvolgere tutto il clima Atlantico, il risultato è quello di far sparire l’aliseo e farci rimanere senza vento, per poi magari darcene troppo, tutto insieme e non di nome aliseo.

Abbiamo cenato molto bene, un ottimo arrosto cotto con le mele, adesso relax, al buio in pozzetto con la classica grappa in mano, e le solite chiacchiere. Intanto questa brezza leggera ci ha permesso di spegnere il motore, ed avanzare a quattro nodi al traverso. Speriamo di passare così tutta la notte. Big Cormy è stabile, leggermente sbandato sulla destra, avanza ancora verso sud, prua a 210°, ed intanto siamo a 230 miglia, a sudovest delle Canarie.

Stamani ho voluto vedere l’alba, mi sono svegliato ed era ancora buio, ma la curiosità mi ha spinto ad alzarmi ed andare in pozzetto, insieme al turno di guardia, dopo poco a iniziato a schiarire ed è sorto il sole, dal mare.

Due dorado pescati stamani, ed altri due oggi pomeriggio, stasera pesce al forno con patate e pomodori. Finalmente siamo riusciti di nuovo a pescare, era da Gibilterra che non prendevamo qualcosa, adesso siamo più tranquilli anche con la cambusa e il pesce fresco piace tutti.

Oggi è stata un’altra giornata dove la navigazione a vela si è alternata a dei tratti fatti a motore, siamo quasi a metà strada tra Canarie e Capo Verde, distanti circa 200 miglia dalla costa della Mauritania, Africa.

Non sappiamo ancora se faremo sosta a Capo Verde, le previsioni non sono favorevoli, l’Aliseo è sempre inesistente, perdere un po di tempo. Aspettare che l’Atlantico ritrovi il suo equilibrio forse è la miglior cosa da fare. Passano questi giorni di eterna indecisione, oggi al collegamento radio sentendo anche Carlo Venco, avevamo acquistato un po di fiducia insieme alle carte meteo scaricate, poi invece sulla base delle carte di stasera, sembra di nuovo che là in mezzo ci sia un marasma, venti tra i cinquanta e sessanta nodi, sinceramente  mettere la prua ad ovest ed  andare a spettinarci non mi fa per niente voglia, non sappiamo ancora la previsione a lungo termine, ci sono molte informazioni, ma in contrasto tra loro.

Da metà pomeriggio abbiamo iniziato a perdere di vista le altre barche, forse perché noi abbiamo una prua leggermente più alta e ci siamo distanziati dalla piccola flotta che si era creata, quando abbiamo iniziato a raggiungere le barche, che sono partite un giorno prima di noi da Las Palmas, Timo, Carlo e Stefano. Sono curioso di conoscere le loro posizioni, però dovrò aspettare il collegamento radio di domani a mezzogiorno UTC.

Infatti sembra che Big Cormy sia tra le più veloci, perché rimontiamo e sorpassiamo barche che avevano ventiquattro ore di vantaggio, anche alla radio hanno iniziato a farci domande su che tipo di vele usiamo, qualcuno ha chiesto se è un Bavaria modificato, altri aspettano la nostra posizione prima di dare la sua per capire se bariamo. Le mie informazioni sono brevi, ma precise e reali, al contrario ci siamo accorti che qualche imbarcazione, da informazioni non veritiere, parla di medie di velocità più alte della nostra, ma ogni volta che passano ventiquattro ore e ci comunicano la loro posizione, ci accorgiamo che rimangono indietro nonostante noi viaggiamo ad uno anche due nodi più piano di loro. Ma va bene così, la radio è bella anche per questo, ci permette di passare il tempo ridacchiando, sfottendo le barche con cui abbiamo più confidenza, ma anche creare una sorta di competizione tra noi, pur non partecipando alla ARC, la regata partita due giorni prima di noi da Las Palmas, con arrivo ai Caraibi, ci vede comunque impegnati, per stare davanti agl’altri.

Intanto i giorni di navigazione passano, strani e diversi tra loro nella sua semplice routine. Ogni giorno, ci accompagna con ore di luce, una luce molto forte questa dei tropici. L’oceano trasmette delle forti sensazioni di solitudine, ti senti così piccolo, ti fa diventare niente. Al crepuscolo tutti i sogni vanno e vengono per una sola strada, quella della notte, ma alla notte non parli di te, la notte ti da sempre un passaggio per andare più lontano, un nuovo punto in questo mare, che scopri solo al mattino, che scopri solo all’alba, quando tutto diventa più chiaro.

Big Cormy non vuole confidenze!

 Tutta la notte a vela, stamani si prosegue a sette nodi di velocità, sotto quindici nodi di vento da NE.

La nostra rotta adesso è 240°. A poppa stamani, quando mi sono alzato, erano circa le sette, ho avvistato due barche a vela, sono a circa sei miglia da noi, ho calcolato la distanza rilevandole con il radar, anche se sono ben visibili sull’orizzonte. Non è che siamo in competizione.., “ma non ci devono assolutamente passare”, come si fa, non si riesce a farne a meno, la competizione sembra un’esigenza fisica psicologica, regatare ci serve per rendere la navigazione più attenta ed emozionante. Il nostro obbiettivo è quello di arrivare in Martinica prima di un paio di barche, di amici, ma che conosciamo e sono molto più accaniti di noi sotto l’aspetto sportivo.

D’altra parte Big Cormy è veloce, ed è stato lui a farci capire che vuole stare davanti, infatti è successo casualmente che durante i punti nave, ci accorgessimo della sua velocità rispetto alle altre barche, quindi perché privarlo della sua potenza? Sarebbe come mettere un uccellino in gabbia, quando invece è libero di planare sulle onde dell’oceano, con le sue bianche ali.

Passano le miglia e la barca naviga sempre a sudovest, nella scia del sole, verso un ventaglio di raggi che irradiano dalle nuvole. Raggi come corde di un pianoforte, assorbiti dal mare, diventano luce, che assomiglia ad una musica d’orata, è una scena che si ripete, giorno dopo giorno. Big Cormy, re della primavera, fileggia e danza nel mare come nel cielo, ornando questa stagione, che tale non sarebbe altrimenti. Big Cormy… emigrar è la tua vita, è la nostra vita!

Mille, forse più, sono le cose da fare a bordo ogni giorno, oggi mi sono accorto della rottura della leva marce del motore, purtroppo Giovanni cadendo durante la seconda tappa dalla Spagna alle Canarie è andato a sbatterci sopra, al momento sembrava tutto ok, invece il supporto in alluminio si è criccato, e adesso si è divelto definitivamente. Il risultato è che la leva va dove vuole e rimane difficile anche inserire le marce, speriamo di poterla riparare in modo di arrivare ai Caraibi, poi la sostituirò, la riparazione è un lavoro da affrontare domani visto che adesso si sta facendo buio.

Oggi abbiamo preso altri due dorado il terzo della giornata è rimasto attaccato per caso mentre disarmavamo la canna, quindi l’ho liberato dopo averlo slamato, siamo a nove dorado in totale, quattro sono sempre in frigo e dobbiamo prima consumarli. Gli altri cinque invece sono già stati cotti al forno e mangiati, speriamo che non ci venga a noia questo pesce a forza di mangiarlo, visto che è l’unico che prendiamo.

Ho deciso che faremo scalo a Capo Verde, Isola di Sào Vicent, a Mindelo, dobbiamo rifornire gasolio e cambusa, mentre aspettiamo che si stabilizzi l’aliseo.

Oggi facendo due conti, ho visto che da quando siamo partiti da Livorno il 20 ottobre, abbiamo percorso un totale di 2300 miglia, 154 nelle ultime 24 ore, siamo a metà strada per i Caraibi. La navigazione tutto sommato è stata positiva, non abbiamo mai avuto condizioni meteo esageratamente avverse, ma soprattutto non abbiamo avuto rotture gravi, solo qualche piccola riparazione da fare, come l’autoclave e la leva marce motore. Il punto di oggi ci mette ancora in testa rispetto alle altre barche, anche se una ha deciso che non verrà a Capo Verde, mentre Timo l’altra barca italiana che in questo momento si trova a circa otto miglia dietro di noi, farà scalo, anche perché gli è saltato un frigo, e adesso ha dei problemi con la cambusa fresca.

Mancano 90 miglia a Capo Verde, come al solito la curiosità è tanta, vedere nuove terre, gente nuova con le loro usanze, mi stimola molto, l’atterraggio a Mindelo è previsto per domani mattina. Oggi abbiamo parlato alla radio con un certo Stefano, che con la sua barca stava per arrivare proprio a Sào Vicent, quindi gli abbiamo dato un appuntamento radio alle 20 di stasera, per avere notizie sul porto, dogana, gasolio, etc.

Al mattino, l’alba di Capo Verde, è stata così, mentre ci avvicinavamo all’isola Sào Vicente, il sole sorgeva alle nostre spalle, illuminando queste isole di un verde, che non avevo mai visto prima. Picchi molto alti con delle insenature naturali e bassopiani mozzafiato, un mare esageratamente vivo, dove il pesce continua a saltare intorno alla barca, senza sosta. A poppa mezz’ora fa, abbiamo avvistato Timo, con il suo Moody 44, arriveremo in porto insieme.

Capo Verde

 Big Cormy si avvicina lentamente alla banchina del porto di Mindelo, ultime decine di metri, la guardia sul bordo del molo con un piede sulla bitta, ci sta già aspettando, abbiamo issato la bandiera gialla per la richiesta di dogana. Ci prendono le cime, siamo fermi dopo altre 700 miglia che ci sono dalle Canarie sino a qua. Big Cormy riposa, e noi al contrario siamo subito presi d’assalto dalle mille cose che dobbiamo fare. Andare con i documenti della barca ed i passaporti in ufficio, per fare dogana, è la prima cosa da fare. Poi, gasolio dal tombino posto sul molo, arriva la jeep che rimorchia la pompa, documento in ufficio e pagamento per l’acqua potabile, cambusa, doccia collettiva, comprare altre taniche e un paio di secchi di riserva, andare al supermercato per fare la spesa, salire in testa d’albero per controllare dove la drizza della randa si consuma, infatti c’è un punto dove a quasi tagliato la cima, ed è andata bene che non l’abbiamo persa dentro l’albero. Andiamo in paese, ci accorgiamo subito che qua è tutto molto caro, importano ogni tipo di alimento tranne il pesce, abbiamo speso molto e comprato poco.

Dopo aver accostato, abbiamo dovuto spostarci con la barca dal molo, tre volte, qua ogni tratto di banchina ha una sua competenza, dove fai acqua non puoi fare gasolio, ma neanche puoi rimanere in sosta per qualche ora, se ci lamentiamo la soluzione è la rada, ma alla fine ci trovano un posticino per una breve sosta. Camminiamo per le strade di questo paese, e subito la sensazione di essere in Africa è molto forte, ci sono per strada i bambini piccoli, nudi e sporchi, che con la manina ti chiedono l’elemosina, ci sono alcolizzati sdraiati agli angoli delle strade che dormono in uno stato comatoso, tutto intorno favelas, baracche. Poi al centro la situazione migliora leggermente, si vede la povertà ma tutto è abbastanza decente. Un ragazzo del posto, della mia età, ci ha gia ingaggiato per farci da cicerone, lui può trovarci ogni cosa di cui abbiamo bisogno, dalla macchina, ai negozi specifici che ci servono, al cibo, le taniche che non si trovano le acquistiamo usate da una contadina. Poi ci accompagna ad un paio di supermarket, ad un emporio, ci porta a mangiare in un ristorante, a me sembra di essere in casa di una famiglia, dopo mangiato torna a prenderci e ci accompagna ancora in giro per tutto il paese.

Torniamo in barca facciamo le ultime cose, carichiamo le ultime taniche di gasolio, siamo a 855 litri,  più o meno Big Cormy è diventato una petroliera. Timo è ormeggiato di fianco a noi, è arrivato un paio d’ore più tardi, anche lui oltre al frigo deve risolvere i nostri stessi  problemi. Più avanti sulla banchina di fronte, una barca a vela di sessanta piedi senza albero, almeno sino all’altezza del boma, infatti sembra che abbia disalberato durante il trasferimento, non sappiamo la dinamica, ma la barca parla da sola, gli spezzoni dell’albero caduti in coperta hanno fatto molti danni, e quelli che sono rimasti a sbattere sullo scafo, lo hanno quasi sfondato, la barca è nuova proprio come Big Cormy, ed è una scena veramente triste vederla così ferita.

Nel frattempo abbiamo notizie del tropical storm, si è abbattuto sulle Canarie, qualcuno lo chiama uragano, fatto è che è passato sopra alle isole ad oltre 70 nodi di velocità. Questo fatto mi fa riflettere sulla fortuna delle circostanze, se fossimo partiti qualche giorno di ritardo, lo avremo preso in porto o in navigazione, sicuramente se l’avessimo preso in porto, avremmo avuto danni, più di quanti se ne possano avere affrontandolo in mare alla cappa. Ma noi eravamo già molto a sud fortunatamente, adesso speriamo che non decida di tornare indietro, cioè verso di noi.

Big Cormy e l’antico mare.

 Un’altra spinta del vento, un ultimo passaggio per l’Atlantico, questo è quello di cui abbiamo bisogno, guardo verso ovest la nostra rotta, un’altro sole sta tramontando davanti a noi, mentre a poppa si allontana Capo Verde, siamo appena partiti, e penso che stiamo già lasciando anche questa terra. Siamo stati lì solo dieci ore circa, ore frenetiche per riuscire a risolvere tutto nel minor tempo possibile e fortunatamente siamo riusciti a far tutto. Sono molto stanco, ma non è un problema, stanotte potrò dormire, ne è valsa la pena.

Stasera c’è molta umidità, sulla mia pelle si riscioglie il sale, che oggi al sole si era asciugato, divento umido ed appiccicoso, in cuccetta fa caldo ci sono 31° e 90% di tasso umidità, tra poco prenderò comunque sonno, anche se la situazione è scomoda, devono ancora inventare qualcosa che riesca a tenermi sveglio, quando sono così stanco.

I giorni si susseguono, come le miglia percorse, in un mare che avrà visto passare chissà quante barche, è un dialogo tra l’oceano e tutte le generazioni d’imbarcazioni che negl’anni, lo hanno attraversato. Se potesse descriverle tutte, dai galeoni ai clipper, dalle navi a vapore ai mercantili di oggi. Per poi arrivare al diporto nautico, cioè a noi, con il charter, l’epoca delle vacanze in barca a vela, eppure qua non è cambiato niente ed è tutto come allora. Chissà cosa penserebbero i vecchi comandanti dei galeoni a vele quadre, se ci vedessero navigare con queste barche così piccole rispetto alle loro, ma così veloci e soprattutto che risalgono il vento, quando loro non riuscivano ad andare oltre un buon traverso, impiegando mesi per tornare in Europa.

Oggi abbiamo navigato tutto il giorno con l’mps a riva, senza randa, tanto c’era solo mezzo nodo di differenza, così la vela, non è rimasta tutto il giorno sulle crocette a consumarsi. Abbiamo percorso 130 miglia nelle 24 ore, non è molto, domani andrà meglio. Alla radio oggi abbiamo parlato con Carlo, l’altra barca italiana, quella che non si è fermata a Capo Verde, non è molto avanti rispetto a noi e l’obbiettivo è quello di raggiungerlo, anche perché lui è più a nord di noi e sembra che ci sia meno vento lassù. Invece, la posizione di Timo di stasera, lo metteva a circa 18 miglia dietro di noi. La regata è aperta, siamo in ballo!!

E’ stato un colpo di cannone sparato sopra la testa, l’ombra della vela che mi è venuta addosso prima che finisse tutta in acqua, ero a prua a regolare la mura del gennaker, quando è esplosa la bugna della penna in testa d’albero, facendo volare tutta la vela in acqua davanti alla prua di Big Cormy, ho tirato fuori la testa da tutti quei metri quadrati di tela, ho visto la vela che galleggiava ed ho iniziato subito, a grandi bracciate a riportarla in coperta, prima che lo scafo ci salisse sopra, dato che continuava ad avanzare sotto la spinta della randa. Non è un danno grave e solo la bugna “l’occhiello”dove si lega la drizza, che si è strappato, il problema è che non possiamo ripararlo in barca e sino alla Martinica saremo senza gennaker e con venti leggeri soffriremo molto, rallentando la velocità. Adesso dobbiamo risparmiare le altre vele e prestare molta attenzione, perché non possiamo permetterci di metterne fuori uso un’altra.

Cinquemilaseicento metri di profondità, questa è tutta l’acqua che abbiamo sotto di noi, per fortuna che Big Cormy non soffre di vertigini, perché affacciarsi su tanta altezza fa girar la testa. Ma sono di più quelle da percorrere in senso longitudinale, oggi alle 13:38 GMT, il gps ci mette a 1673 miglia dalla Martinica, è bello comunque vedere che ogni giorno diminuiscono, anche se poi non c’è tutta questa fretta di arrivare. C’è di strano, che i commenti delle persone che sono a bordo, sono già malinconici, pensano che una volta arrivati in Martinica, per loro la navigazione sarà finita e non vorrebbero arrivare, ma nello stesso momento i Caraibi sono da vedere, quindi c’è la curiosità di navigare tra queste isole. Spero di poterli accontentare trovando un po di tempo per visitare qualche isola insieme a loro, mi piacerebbe arrivare a Tobago Cays, un posto magnifico. Una barriera corallina con all’interno delle isolette deserte, un atollo praticamente in mezzo all’oceano, dove le acque sono ferme e trasparenti, e tu vedi lontana l’onda lunga che frange tutto intorno a te lungo la barriera, senza che arrivi alla barca. Con il tender ti puoi divertire, andando in giro tra un’isoletta e l’altra, tutte disabitate, piene di palme e lunghe spiagge bianche.

Oggi abbiamo ripreso la pesca, dopo aver armato la canna ci son voluti dieci minuti, per tirar su un dorado e un tonno pinna gialla, dopodiché stop, non si pesca più. E’ così facile tirar su pesci, che sembra di ordinarli al ristorante, tu chiedi e loro arrivano.

Siamo al quarto giorno di navigazione da quando siamo partiti da Capo Verde, oggi abbiamo festeggiato le millecinquecento miglia che ci mancano ad arrivare in Martinica, stiamo facendo una media di 160 miglia al giorno, non è assolutamente male,  il morale è alto e stiamo mangiando come dei porcellini.

Oggi ho approfittato della giornata di sole, per tirar fuori dal sacco il gennaker, che avevo riposto tutto bagnato, dopo esser finito in acqua per la rottura. Ho fatto tutta una serie di lacci e l’ho legato sulle draglie della battagliola dalla prua alla poppa, poi non bastando la lunghezza della barca ho ruotato intorno al pulpito di prua e son tornato per qualche metro indietro, stessa cosa per la calza. Adesso che è asciutto, è pronto per essere portato dal velaio e essere riparato. Mi scoccia aver privato Big Cormy di questa vela, perché è qualcosa che appartiene a lui, e per averla tenuta su con troppo vento, per l’ingordigia di fare più miglia l’abbiamo rotta, è un errore che non mi perdonerò facilmente, dobbiamo rispettare le regole, altrimenti il prezzo da pagare sarà sempre caro.

A metà dell’Oceano.

 Oggi ho notato la presenza di alcuni uccelli marini, credo siano Sule, questi uccelli vivono in alto mare, non si riposano mai in terra, essi tornano solo per riprodursi, per fare il nido e le uova.

La Sula non è come tutti gli altri uccelli, infatti a differenza di tutti gli altri animali che tornano a casa, quando hanno bisogno di riposare, quando hanno bisogno di un rifugio sicuro, la Sula non torna. Non sappiamo per quale motivo, ma un giorno ha deciso di abitare nel vento, di vivere in alto mare. La Sula, planando dorme, e ci volteggia accanto in questi strani giorni, ed anche tu Big Cormy, come la Sula… planando dormi?

La navigazione prosegue, con il suo ritmo incessante, ormai sono giorni che navighiamo, e guardando sulla carta, il punto nave ci definisce molto chiaramente in mezzo all’Atlantico, siamo nella zona più critica, è proprio in questi giorni dove sarebbe difficile avere assistenza sia da est che da ovest, perché non c’è un elicottero con tanta autonomia, e un aereo potrebbe solo passarci sopra la testa. Un cargo, l’unica cosa che potrebbero fare, dirottare un cargo verso di noi, ma i tempi sono così lunghi, che non è possibile pensare di risolvere tutti i problemi con questa soluzione. Siamo tra il 35° ed il 40° meridiano ovest, la Martinica è oltre il 60°, appena 1350 miglia più avanti, ma la corsa non cessa, ed intanto il tempo passa senza mai annoiarsi, ci sono tante sfumature ed impegni nella giornata che non ho mai il tempo di oziare più di tanto.

Nel pomeriggio abbiamo avvistato qualcosa in mezzo al mare, poteva essere una barca, ma non lo era, non aveva le linee di un’imbarcazione, sembrava una zattera con qualcosa costruito sopra, tipo un castelletto in ferro, abbiamo modificato la rotta e messo la prua verso questo oggetto, poi appena più vicini con il binocolo ho capito che era una boa oceanografica. Un apparecchio galleggiante che in questo caso è stato ancorato su 5000 metri di fondo, sopra c’erano installati dei sensori che trasmettono dati sul vento, le correnti, la pioggia, ad una centrale che sta da qualche parte sulla terra ferma. Aveva anche un nome scritto molto grande sulla parte galleggiante, si chiamava “Pirata”. Incontrare questa boa non segnalata sulle carte, mi da una sensazione d’insicurezza, per quanto riguarda la navigazione notturna, non sono riuscito a vedere se c’era un fanale d’illuminazione sopra installato, quindi chissà se di notte c’è una possibilità di individuarla. Per questo motivo oggi al collegamento radio, ho fornito la posizione di latitudine e longitudine della boa, a tutte le barche che sono in navigazione dietro di noi, e che la incontreranno sulle loro rotte.

Stamani ho sostituito la serie di 500 addominali con tre uova fritte, è stata la proposta di Guido di farci fare una colazione tirolese. Due uova a testa con sopra lo speck, pane scaldato in forno, caffè, succo di ananas, fette biscottate con burro. Poi avanzava un uovo e l’ho ucciso io, si perché due non erano abbastanza, ma tre non ancora sufficienti… infatti, due ore dopo, a mezzogiorno c’era già uno spaghetto al salmone, pronto in tavola, così ho sostituito anche l’ora di jogging, e per il chilo aggiunto siamo apposto!!

La giornata di oggi è passata, come le altre, i tempi vengono scanditi dal sole, non più dall’orologio, tranne per gli appuntamenti radio, che ne ho tre, di orologi da seguire, ora italiana, ora Gmt, ora locale. Fortunatamente gli ho messi a parete, con le rispettive targhe di riferimento, altrimenti andrei al manicomio, con tutti che chiedono che ore sono la, qua, e in Italia?

Mi sveglio quasi sempre all’alba, e casualmente vedo sorgere il sole, durante tutto il giorno occuparsi delle vele, della cucina, delle pulizie, fa passare il tempo. Poi c’è l’attimo di relax, dove in genere io sono sdraiato in coperta all’ombra della randa a leggere, dormire o ad ascoltare musica. Ma il tramonto, la cena, ed il dopo cena, sdraiarsi nel pozzetto e parlare con gli altri è la cosa più bella. Si parla di tutto naturalmente, ma spesso cadiamo in discorsi filosofici, perché è la situazione che ci porta a ragionare su quello che ci circonda. Stasera parlavamo dell’infinito, è già difficile pensare che se ne possa parlare, è una parola così impegnativa, così misteriosa. Dove si può racchiudere uno spazio cosi grande come l’universo? Dentro a niente si direbbe, ma il niente in realtà cos’è? E dopo tutto questo, cosa ci dobbiamo aspettare? Andiamo ancora più lontano, ma sino a quando, dove sono questi confini? E’…già! Per l’uomo non esiste niente d’infinito, tutto il conosciuto ha una fine, non è concepibile pensare di prendere una direzione e non arrivare mai da nessuna parte, eppure l’universo lo è, è infinito! Si potrebbe anche impazzire cercando di trovare una risposta, ma forse l’unica risposta di oggi, che possiamo darci è Dio, l’infinito a cui noi non riusciamo a darli una forma è perché in realtà non ce l’ha, non può avercela, non è una sostanza, non è una materia, è forse qualcosa, che noi oggi, non possiamo immaginare.

All’appuntamento radio di mezzogiorno, sono riuscito a parlare con Eugenio che è già ai Carabi, in Martinica, lui con Paola e la loro barca il Morgan, passeranno l’inverno insieme a me, faremo crociere simili, navigheremo intorno alle stesse isole. E’ confortante conoscere barche di italiani, con cui potrò dividere un po, di tutti quei giorni che passerò all’estero, credo che festeggeremo anche il Natale insieme, anche se il 26 dicembre dobbiamo partire entrambi per la crociera di capodanno.

Adesso sono circa le14.00 locali, abbiamo avvistato sull’orizzonte due barche a vela, erano un po di giorni che non vedevamo nessuno, la prima a dritta, la seconda a sinistra, ho fatto subito un rilevamento polare,  e non ho potuto fare a meno di scoprire, con gioia, che eravamo più veloci di loro, ed intanto son rimaste entrambi, lentamente di poppa, in serata non le vedevamo più. Nel frattempo, verso le 17.30 circa, abbiamo brindato alle ultime mille miglia di navigazione che ci separano dai Caraibi. Prosecco, parmigiano, olive e patatine, questo è stato il nostro festeggiamento, naturalmente non abbiamo mancato di offrire una piccola parte di tutto a Dio Nettuno, non abbia ad arrabbiarsi.

190 miglia nelle ultime 24 ore, questo è il miglior successo da quando siamo partiti da Livorno. Facendo due calcoli con le medie di questi giorni, credo che arriveremo domenica mattina in Martinica, più o meno tra quattro giorni, se arriviamo in mattinata ci fermeremo a fare un bel bagno, prima di entrare nel marina di Le Marin. Oggi abbiamo sentito Antonio tramite il collegamento radio di mezzogiorno, dice che dobbiamo chiamarlo appena arriviamo, è probabile che ci sia da fare subito una crociera, quella che avevamo lasciato in sospeso dal 16 al 22 dicembre, perché non sapevamo con precisione quando saremmo arrivati.

Navigare molti giorni, non ti mette in condizioni di riposarti totalmente, ma non è neanche stancante come fare una navigazione breve in mediterraneo, si riesce a prendere il ritmo di bordo, il ritmo della vita di mare, dove sei sempre impegnato a fare qualcosa, e cerchi di sbrigarla il più velocemente possibile, per poi dedicarti a te stesso. La sensazione finale che ne ricevi, è un senso di pace con te stesso e con il mondo, si perché qua difficilmente si è turbati da tutte quelle cose, che non è possibile descriverle, ma in terra esistono.

Danilo non sta più nella pelle, deve incontrare la moglie una volta arrivati ai Caraibi, e non vede l’ora di arrivare. Lo troviamo sempre davanti al gps, con la calcolatrice che cerca di indovinare il giorno e l’ora di arrivo. Lui fa i suoi calcoli sulla base del waypoint che ho memorizzato, a sud della Martinica, ma non si accorge che per scherzo, continuo a spostarlo in avanti e indietro di qualche centinaia di miglia, e ogni volta non torna il conto, allora lui continua a calcolarlo, quando lo avvicino esce dal tambuccio con un sorriso, ma dopo uno o due giorni modifico il punto di arrivo mettendolo più lontano, lui crede che abbiamo rallentato per il vento e si lamenta perché dice che la barca che lo sta aspettando per il 12 dicembre, con sua moglie sopra partira’ senza di lui, allora io senza dirli che sono l’artefice dei suoi problemi, lo rassicuro, dicendoli che andremo con Big Cormy ad inseguire la barca con a bordo sua moglie. Delle volte questo ragazzo sembra proprio un bambino, è molto tenero e generoso, ma non ha un carattere per fare il marinaio, ha bisogno delle sue certezze, proprio tutte quelle che si devono lasciare a terra quando si parte per un viaggio come questo. Sono comunque convinto che rimarrà in lui un bellissimo ricordo di questa esperienza, che apprezzerà molto di più, quando tornerà in terra, a casa sua.

Pronti per atterrare ai Carabi

Questo viaggio, non è stato ideato per fare una navigazione contemplativa, o filosofeggiare con il mare e la natura. Questo viaggio nasce per uno scopo lavorativo della mia attività di charter.

Quello che però è successo durante 4200 miglia di navigazione, per arrivare ai tropici, con la mia barca, è andato oltre al business. Scoprire che si può amare un oggetto in questo modo, accorgerti che gli rivolgi la parola come ad una persona, perché lui detiene la tua vita, e tu, solo tu, potrai condurlo così lontano, nel migliore dei modi, tu hai bisogno di lui, come lui ha bisogno di te. Tutto questo ha creato un legame molto forte, che è andato oltre, le normali aspettative.

Mentre navighiamo, ascolto tutto quello che Big Cormy ha da dirmi, sono piccoli rumori del legno, delle paratie interne che cigolano, una drizza che tambureggia sull’albero meglio cazzarla, uno sportellino, una porta che sbatte perché qualcuno la dimentica puntualmente aperta. Stamani in cuccetta sentivo un rumore che già conoscevo, veniva dal gavone di poppa, dove alloggia l’asse del timone, infatti ancora una volta ho dovuto serrare i dadi sulla ghiera della boccola superiore. Adesso continuo ad ascoltare, sdraiato sul ponte al sole, ascolto la velocità della barca sull’acqua, ascolto il timoniere attraverso il comportamento dello scafo, accorgendomi quando orza o poggia troppo, ascolto le vibrazioni delle planate sulle onde, ascolto le vele, ed il vento, soprattutto il vento, che spinge da così tanti giorni su queste vele, facendo fendere l’acqua al tagliamare, del dritto di prua.

Sembra difficile doverlo fermare, quando arriveremo ai Caraibi, sembra che non si possa più arrestare, ma che debba continuare a navigare verso ovest.

Intanto è arrivato un altro colpo di vento da nordest, forza sette, stanotte ci ha fatto lavorare con l’attrezzatura in coperta, siamo ancora con fiocco tangonato e mezzo genoa, niente randa, viaggiamo a nove dieci nodi, di poppa. Ormai siamo abituati a queste velocità, ed a queste onde così alte, che ci sovrastano continuamente. Oggi alla radio parlando con Carlo Venco, mi diceva che durante tutte le sue attraversate, che sono trentasette, non aveva mai trovato un mare così forte a queste latitudini, allora mi son chiesto se aspettava proprio me a fare le bizze!

Sentendo il tono di voce di Carlo alla radio, e ascoltando quello che diceva, mi sono reso conto di quanto sia stanco, forse non ha trovato un equipaggio che lo ha alleggerito dal lavoro, e sembra che negli ultimi giorni abbia dormito poco, non vede l’ora di arrivare per riposarsi, questo però devo ammettere che è il desiderio di tutti. C’è la voglia di farsi un bel bagno in mare, sdraiarsi sulla spiaggia, e farsi un sonno tranquillo senza sobbalzi o risvegli improvvisi.

Avvistiamo un’altra nave, strano, non è una rotta trafficata dai cargo questa, la sua prua converge sulla nostra rotta, provo a chiamarla con la radio vhf, mi risponde, dice che non riesce a vederci per le onde alte, anche la sua strumentazione non ci rileva, gli comunico la nostra posizione e gli chiedo di farci passare, lui non esita, subito dopo dice di averci individuato e di procedere tranquillamente, sarà lui a manovrare accostando a dritta, lo ringrazio salutandolo, gli dico che rimarrò in ascolto sul canale 6, per eventuali. Vado in coperta ad osservarlo, poco dopo, la nave, una petroliera di trecento metri in mezzo all’Atlantico, manovra per far strada a Big Cormy, è così piccolo a confronto.

Adesso provo compiacimento, rispetto, nei confronti di questo comandante e la sua nave, è una bella sensazione accorgersi che in mare ci sono persone che rispettano le regole, ed è una soddisfazione vedere un bestione come quello, manovrare per noi.

Siamo quasi al termine di questo viaggio, questo vento forte che ci spinge, sembra uno sprint finale, attaccando ancora una volta, Big Cormy alle spalle.

Tra qualche ora avvisteremo terra, sicuramente sarà di buio, infatti l’atterraggio stimato è per le una di stanotte, abbiamo programmato di dare fondo all’ancora a sud di Martinica, Baia di Sainte Anne, poi appena farà giorno entreremo dentro il Cul de Sac du Marin, dove c’è il porto. Infatti oggi pomeriggio, abbiamo preparato l’ancora con i suoi 75 metri di catena, che erano riposti in sentina, riportandola nel gavone di prua. Abbiamo fatto una catena umana, dal passa uomo centrale della dinette, sino a prua, facendo avanzare metro per metro tutta la catena, un lavoro faticoso, dovuto anche al movimento della barca e i 200 kg, di peso della catena. Tanto è vero, che non si riusciva a stare in piedi in coperta con le mani impegnate, quindi abbiamo fatto l’operazione da seduti.

Terra… terra…!! Sull’orizzonte dopo undici giorni di mare, è la, la Martinica. Prima abbiamo avvistato delle luci, la posizione del gps ci metteva proprio lì, a venti miglia dall’isola, e pian piano con la luna quasi piena, son venuti fuori i suoi contorni, mi è subito venuto in mente la prima volta che l’ho vista, atterrando con l’aereo a Fort de France, certo oggi non è la stessa cosa.

La costa sud sta filando sulla dritta, stiamo larghi perché ci sono molte barriere coralline da evitare, Big Cormy avanza a cinque nodi a motore, cercando di infilare il naso sottovento all’isola, dove il mare dovrebbe essere calmo e smettere così di rollare, come abbiamo fatto in questi diciannove giorni, che ci sono voluti dalle Canarie a qua.

Ci avviciniamo a questa spiaggia, ci sono altre barche, ma sono tutti a dormire, c’è un odore di flora molto forte, sono sicuramente queste piante da frutto tropicali, è umido e si sentono i canti degli uccelli notturni, sopra la testa e dietro le foglie di quelle palme in spiaggia, tantissime stelle. Un unico rumore sovrasta tutto per qualche minuto, è il verricello dell’ancora di Big Cormy, che sta calando catena, il motore adesso è in folle, la barca si gira al vento, la catena va in tensione, l’ancora tiene. Spengo il motore, siamo fermi, siamo arrivati! Dopo quasi due mesi di navigazione, siamo qua. Riposa Big Cormy, questa è la tua notte da sogno, questi sono i tropici, questo è il paradiso, di chi come te, si chiama barca a vela.

Dov’è il tesoro di questa nave.. la grinta, la resistenza, non l’ho ancora capito. Questo viaggio ha sciolto molti punti fermi della mia mente, dove troverò le risposte a tutte le domande che mi sono fatto, ancora non so, forse continuando a navigare, forse invecchiando, forse nell’ultimo viaggio, dimenticando il tempo, i giochi di luce, d’acqua, i giochi di sale sulla pelle, il vento nei capelli. Un marinaio deve trovare e capire il suo tesoro, deve trovare la ragione della sua nomade vita, deve trovare la rotta della nave che trasporta la sua anima, un’anima legata al nodo dei sentimenti. Anche se capire e scegliere, è sempre la cosa più difficile.

Adesso a me e a Big Cormy, ci aspetta una stagione di crociere tra le isole dei Caraibi. Faremo le Grenadine, le Isole Vergini, le Leeward Island, poi le regate di Antigua, ed a maggio 2006 penseremo al rientro in Mediterraneo. Partirò da St. Martin 8-9 maggio, per ripetere tutta la navigazione al contrario, stavolta passando dalle Azzorre. Arrivato in Italia, alla fine di giugno, per tutta l’estate, navigherò tra la Corsica, la Sardegna e l’Arcipelago Toscano.

Buon Vento a tutti, buon vento nella vita, da me e Big Cormy, buon vento a tutte le persone che leggeranno semplicemente queste righe, capendo l’importanza di questo viaggio.

                                                                                                         Dabs

2 risposte a “Traversata Oceanica Est-Ovest”

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