Isole Eolie in barca a Vela.

La Navigazione alle Isole Eolie è sempre stata considerata dai velisti della nostra epoca insidiosa, questo pensiero errato è dato da alcuni fattori importanti ma ben risolvibili con la conoscenza del territorio marino e terrestre. Uno dei principali motivi sono i fondali spesso profondi anche a ridosso della costa, il secondo è l’assenza dei porti, ve ne sono due per sette Isole, ovvero Pignataro a Lipari e Porto delle Eolie a Salina, il resto sono solo pontili galleggianti installati provvisoriamente nel periodo estivo, ma da non considerare porti sicuri. Altre soluzioni sono i campi boe, dove il gavitello sostituisce l’ancora, ma anche in questo caso solo in situazioni di tempo buono. La navigazione e la conoscenza creatasi in questi anni di navigazione alle Eolie per le nostre proposte di crociera ha fatto si che scoprissimo i dettagli di queste isole, che si sono trasformati in comodità, praticità. Infatti esistono ancoraggi sicuri con tutti i venti, anche di burrasca, esistono possibilità di navigare in sicurezza senza mai rinunciare alla visita dei luoghi ed agli ancoraggi più suggestivi. Vorrei parlarvi di quelle che sono le possibilità per i diportisti di arrivare su qualsiasi isola delle Eolie e goderne al massimo sfruttando le baie per i bagni diurni, sino agli ancoraggi più sicuri per la notte o con tempo brutto.

Partiamo da Lipari l’isola maggiore, il paese che prende il nome dell’isola offre diverse soluzione, infatti al di la del molo degli aliscafi che non è praticabile per le imbarcazioni da diporto ne tanto meno con venti del primo e secondo quadrante, vi sono lungo la passeggiata di Marina Lunga una serie di pontili galleggianti installati nel periodo estivo che offrono ormeggio, acqua e luce a natanti e imbarcazioni sino a quaranta metri di lunghezza. Questi pontili a conduzione familiare si distinguono con nomi diversi: il primo che si incontra il più a sud, quindi lato paese è La Buona Fonda, dopodiché salendo di pochi metri a nord troviamo Yacht Harbour pontile specializzato per ospitare grandi Yacht a motore, a seguire Pontile Portosalvo uno dei più attrezzati anche per il noleggio di piccole barche e gommoni oltre ai posti barca per ospitare i transiti, come ultimo ma non per questo meno degli altri Lipari Service, che come dice il nome stesso offre servizi di vendita ricambi e assistenza motori fuori bordo. Ma il vero porto turistico di Lipari è Pignataro con molo frangi frutti dove vi è la possibilità di permanere con tutti i tempi, all’interno la gestione dei due pontili è in mano a Giovanni e Angela per quanto riguarda il pontile principale, l’altro invece è la Società Eolmare con il titolare Luca. Questi i servizi legati al paese per la visita serale o per rifugiarsi con tempi brutti provenienti dal terzo e quarto quadrante. Ma intorno a tutta l’isola sono i molti ancoraggi in baie naturali arricchite da grotte marine, faraglioni e scogliere mozzafiato a renderla unica. Infatti ad ovest di Lipari ci sono dei luoghi come Valle Muria, dove si respira un’atmosfera particolare, qua a dirittura ci vive Attila un eremita che da venti anni ha deciso di vivere in solitario, prima con il suo cane, ma da quando è morto è rimasto completamente solo su questa spiaggia fantastica non raggiungibile via terra, che si affaccia verso i tramonti più belli delle Eolie.  

Isola di Vulcano, due pontili galleggianti che porti sicuri non si possono definire, anche qua  in questa Baia di Levante cos’ chiamata perché aperta ed est ha traversie dal primo e secondo quadrante, il campo boe è presente sempre davanti al paese principale tra i due pontili. Ma qua quando il tempo è brutto si va sull’altro lato con ancoraggio sicuro nella Baia di Ponente, solo ancora ma in cinque metri d’acqua con fondo sabbioso, se non è agosto la baia è praticabile, nei periodi caldi diventa una trappola per le troppe barche e gli ancoraggi spesso fatti non in modo esperto possono diventare pericolosi quando le ancore spedano. Intorno all’isola tantissimi siti jurassici di baie incontaminate dall’aspetto preistorico e naturalmente vulcanico. Grotte e scogliere particolari sono visibili una dietro l’altra, come la Grotta del Cavallo, le Piscine di Venere, Gelso ed il suo romanticissimo Faro punto più a sud di tutto l’arcipelago eoliano. Davanti a Gelso c’è la possibilità di ancorare in due baie, di fianco anche Cannitello offre un fondale generoso. Un ristorante ed un piccolo bar in spiaggia sono due luoghi caratteristici da visitare. Anche la piccola Cappella dietro il pontile per emergenze  di evacuazione dell’isola è un piccolo gioiello di questo angolo nascosto e poco turistico.

Panarea la più piccola di tutte come isola, in realtà offre moltissimi ancoraggi ed almeno tre campi boe gestiti da famiglie dell’isola, Enzino e Marco papà e figlio che hanno il campo boe a nord del pontile sono i più organizzati di tutti, offrono un servizio h24 di gommo taxi dalle barche per il paese e ritorno compreso nel prezzo della boa. Dietro l’isola allo Scoglio Nave una baia bellissima permette di fare dei bagni stupendi, ancoraggio non valido per la notte ma da non perdere. Altri fantastici ancoraggi sono nelle tante isolette e scogli davanti al paese, Dattilo, I Panarelli, Lisca Nera e Lisca Bianca dove vi è un’attività vulcanica sottomarina sono ancoraggi diurni, oppure si dorme con tempo molto bello. Si da fondo in fondi che non superano i dieci metri, spesso pietra e alga posidonia. Basiluzzo l’isolotto più grande in assoluto davanti a Panarea offre due ancoraggi, ad est, fantastici ma sempre solo per bagni diurni. A sud ovest dell’isola baie come Zimmari e Cala Junco offrono ancoraggi validi per la notte e sono riparate dai venti del quarto e primo quadrante, fondali di sabbia e posidonia, da qua con una passeggiata di circa venti minuti, molto panoramica si arriva al paese anche senza l’uso del gommone.

Nel prossimo articolo parleremo di servizi, ancoraggi e baie delle altre isole come Stromboli, Salina, Filicudi e Alicudi. Ogni isola potrà stupirvi e raccontandosi vi farà capire quanto sia facile poter navigare alle Eolie in sicurezza… Buon vento!!   

Combinazioni Isole Eolie.

Isole Eolie in Barca a Vela.

La Canna, Filicudi.

Il viaggio alle Isole Eolie è sinonimo di crociera, crociera è sinonimo di barca a vela e barca a vela di libertà. Quale miglior combinazione per una vacanza all’insegna del relax, delle attività balneari praticate direttamente da sopra a questi scafi spinti dal vento, che trasportano cose e persone da un’isola all’altra, attraversando stretti, golfi ed ancorando in baie protette da acque cristalline ti permetono di vivere la naturale bellezza di queste isole. Le Isole Eolie sono anche ben descritte in un libro che le racconta per il loro preistorico aspetto, il titolo “Il Mar di Pietra” dice già molto su come si presentano al turista che sbarca in questo mondo primordiale dai molteplici aspetti. Infatti queste isole hanno la capacità di farti vivere momenti di completa immersione nel mondo della natura, quella spesso più selvaggia, dove il verde diventa il colore di tutto ciò che ti circonda e questo verde lo ammiri magari proprio mentre ti trovi sul crinale di un vulcano, che in questo caso non è spento, ma attivo, come lo Stromboli che si fa sentire ogni dieci, venti minuti con eruzione esplosive. L’aspetto selvaggio di queste isole lo si può apprezzare anche in posti vicino al mare, scogliere a picco e faraglioni come ad ovest di Lipari e la limitrofe Valle Muria, dove a proposito di vita selvaggia qua possiamo trovare Attila, che vi abita da circa venti in completa solitudine. Un personaggio unico, un uomo che ha scelto di vivere da eremita per perdere la sua pazzia. Costruitosi una rudimentale abitazione, mista tra legno, muratura e foglie di palma, si è reso indipendente con pannelli solari e batterie, ha una piccola officina, una camera da letto con tetto in cemento armato per ripararsi dalle famose e frequenti frane sulla spiaggia di Valle Muria, un piccolo orto, la guest house e un bellissimo patio in legno e foglie di palma come terrazza sul mare dove spesso ospita turisti per cene a base di pesce. Si perché le Isole Eolie riescono anche ad evadere in qualche caso a quelle che sono le normative e far si che personaggi come Attila diventino se pur in modo abusivo un riferimento turistico, dove si parla di lui e solo con il passa parola si entra a conoscenza di un posto unico, che sinceramente quando ci arrivi, solo e rigorosamente via mare, la sensazione che ti assale è un misto tra esistenza selvaggia, malinconia e un pizzico di tristezza di fronte a tanta libertà accompagnata dalla solitudine di quest’uomo, soprattutto da quando un paio di anni fa il suo cane con omonimo nome  Attila Cane è morto per la vecchiaia.    

Lipari e Vulcano.

Ma le Isole Eolie, hanno migliaia di angoli dove si può sedersi e sentirsi catapultati in un epoca lontana, isole come Filicudi ed Alicudi sono rimaste ferme nel tempo, infatti non solo è possibile sentirsi in epoca giurassica soprattutto quando si fanno escursioni fuori dei piccoli paesi, ma anche quando si è in mezzo alle case ed alle persone si percepisce quanto qua il tempo sia rimasto fermo, basta considerare che ad Alicudi sino a venti anni fa ancora non vi era l’energia elettrica.

Basta però ancorare davanti al Raya, Isola di Panarea per capire quanto in un attimo questi posti possono diventare mondani e pieni di movida. Al di la delle discoteche notturne a Panarea si respira anche un’ottimo aria di aperitivi in una atmosfera di candele che sostituiscono l’illuminazione stradale creando una luce calda nei vicoli che trasmette romanticismo e calore, sia mentre si passeggia che mentre si sosta su queste panoramiche terrazze eoliane per sorseggiare l’aperitivo prima della cena. Locali come il The Bridge, Banacalì e Raya offrono un ottimo servizio in location ineguagliabili.

Quando arrivai su queste isole per la prima volta,  non riuscii da subito a darli la giusta interpretazione, perchè esse devono essere scoperte lentamente, tanti sono i luoghi ed i siti nascosti, e solo dopo anni di navigazione in questi isole che si è creata un’approfondita conoscenza, grazie anche alla nascita di tante amicizie con persone locali, che operano nel turismo, ma anche semplicemente che vivono qua, oggi possiamo dire di essere in grado di far vedere ai nostri ospiti in una settimana di crociera, la nostra classica, veramente il meglio di questo arcipelago eoliano. Tanto è vero che gli ospiti finita la navigazione settimanale e la scoperta delle isole, tornano a casa con gli occhi pieni di luce, colori e sapori di questa terra e spesso alle Eolie si torna proprio perché ci se ne innamora nel modo più spontaneo e naturale, le Isole Eolie sono sinonimo di Estate.

Tramonto Isole Eolie.

Arrivare alle Eolie può sembrare complicato, in realtà ci sono voli da tutta Italia per Catania, anche low cost e una volta atterrati i bus navetta di varie compagnie trasportano i turisti sino a Milazzo, lasciandoli al porto davanti agli aliscafi in partenza. Mezz’ora, quaranta minuti di navigazione e si arriva a Lipari, la prima e la più grande delle Isole. Una alternativa potrebbe essere un collegamento che c’è tra Lipari e Napoli via mare, sempre aliscafo della Snav in partenza tutti i giorni da Mergellina, arriva a Stromboli, poi prosegue tutto il tuor delle varie fermate, quindi Panarea, poi Salina e Vulcano, in fine approda a Lipari dove rimane fermo per la notte con ripartenza sempre per Mergellina la mattina successiva. Anche da Palermo nel periodo che va da giugno a settembre aggiungono una corsa di aliscafo sino a Lipari, tutti i giorni. Quindi si può atterrare a Punta Raisi di Palermo ed arriva sempre via mare a Lipari via Palermo.

Probabilmente un viaggio con qualche cambio di mezzi, ma proprio perché queste isole devono essere conquistate lentamente e non si viene catapultati dalla città, ma ci si avvicina lentamente ad una metà dove è necessario il tempo di ambientamento. Arrivare alle Eolie significa immergersi in mondo che rallenta, dove lo sciacquettio del mare sta al posto del tic toc dell’orologio, dove è la luce del sole a dare il ritmo della quotidianità e dove sono le parole sussurrate dai vulcani a farti capire che sei in posto speciale…     

Tribù galleggiante…

Cala Junco, Panarea

Cala Milazzese, la prima baia che incontriamo navigando da Lipari verso Panarea è forse la fotocopia di quelle piccole spiaggette rocciose di origine vulcanica che scorgi sfogliando qualche libro di viaggio in libreria. Si apre agli occhi con una luminosità inaudita e poichè il groviglio di rocce che si insinuano come fiordi è assolutamente inusuale, lo spettacolo si apre completamente alla vista solo quando a nuoto ed una volta che la barca a vela vi si è accostata in rada, raggiungi la parte più remota dove si trovano delle piccole piscinette di acqua limpida e blu che assomigliano ad acque termali tanto che in alcuni punti le esalazioni di zolfo sono così forti da far affiorare piccole bolle in superficie. In rada ad ancora calata sul fondo di posidonia il Margaux si erge in tutta la sua bellezza e luminosità e nuotarci attorno alla ricerca delle bellezze sottomarine è forse una delle esperienze più emozionanti…roba da velisti insomma quella di vivere il mare non più dalla spieggia come i comuni mortali ma tuffandosi nel blu cobalto di questo mare dalla plancia di poppa del Margaux che sfiora l’acqua ad ogni incresparsi di onda. Il momento del pranzo in barca a vela, a Panarea come in tutte le altre isole è caldo ed abbagliante, ma sempre sorprendente…tutti ci adoperiamo collaborando affinchè la tavola sia perfetta anche quelli che solitamente secondo me fanno poco caso a queste cose….credo sia per il fatto di rendere la nostra convivenza il più piacevole possibile per l’altro, per i tuoi compagni di viaggio fino a qualche ora fa sconosciuti ma con cui scopri di avere molte cose in comune…scegliere di fare una vacanza in barca a vela è sicuramente il frutto di una forma mentale particolare che l’amante dell’albergo e della stazionarietà non sceglierà mai , ma che accomuna invece noi e tutti coloro che abbiano scelto questo pazzesco mezzo di trasporto da cui faremo molta fatica a separarci a fine settimana.

All’ancora, Eolie

Lo skipper mette la sua parte in tutto questo, ma il rapporto di vicinanza che si instaura con la barca a vela, assolutamente Donna, e con i suoi spazi è elitario in ogni suo aspetto…non è tua certo, ma la scopri subito degna del più alto rispetto verso un oggetto che oggetto non è…sto involontariamente dando ragione a chi personifica questi capolavori di ingegneria e di fascino, è vero. Ma questa empatia con la barca a vela, credetemi è giustificata. I momenti di relax dopo il pranzo sono scanditi da minuti lenti, non c’è alcuna fretta ed ogni membro dell’equipaggio si addentra nei suoi pensieri o leggendo o godendosi il sole oppure nuotando. Ogni angolo degli spazi sopra coperta del Margaux risulta essere accogliente ed il pomeriggio scorre lento e piacevolissimo veleggiando verso l’isola che ci accoglierà per la notte. Le isole Eolie sono per fortuna scarne di porti e non ne vedremo nessuno tranne quello di Salina ed è un bene poiché ancorarsi fronte paese in uno specchio d’acqua luminoso e scuro di  notte, passare la nottata cullati dalle brezze serali è un momento che non si dimentica e che mi fa venire in mente le mie letture marinaresche, forse le pagine del Vecchio ed Il Mare e forse anche qualcosa letto qua e là di velisti che nel Mondo hanno fatto la storia, ma tutti accomunati da un unico particolare, l’amore per il mare e per tutto ciò che circonda questo mondo. Ci sentiamo dei fortunati, stiamo facendo la nostra doccia serale in mare, stiamo asciugando i nostri “panni” all’aria di mare, facciamo prendere aria e sole ai capelli senza usare alcun phon , ci prepariamo a scendere per la nostra serata a terra facendo poco caso ai vestiti che indossiamo, magari le signore anche senza trucco, tutti noi senza dubbio stupiti nel vederci gironzolare con un paio di ciabatte in mano che faremo fatica a mettere anche una volta arrivati a terra tanto siamo abituati a questo viaggiare lento ed assorto a piedi nudi sentendo il calore del sole e del teck.

Lipari
Panarea, Isole Eolie

Il tender del Margaux e l’abilità dello skipper portano anche i più imbranati di noi ad arrivare a terra sospinti da questo piccolo gommoncino, comodissimo, che sfreccia in baia tra le prue delle tante barche a vele che hanno scelto di passare la notte qui come noi. La spiaggia di Cala Junco attende il nostro arrivo inebriando immediatamente le nostre narici di quell’inconfondibile profumo di bouganville che impareremo pian piano a riconoscere a tutti i nostri arrivi sulle isole…misto al profumo del bianchissimo e candido fiore del cappero, quello che ha questo fiore a siepe di un rosa acceso è il sentore tipico di queste sette isole; fiore che cresce selvatico e rigoglioso in ogni dove e che ne diventa simbolo poiché ogni tetto, terrazza ed angolo di queste piccole casette bianche dal tetto piatto ne possiede almeno un po’. La passeggiata lungo le piccole strade di Panarea che decidiamo di fare all’imbrunire evitando di farci portare direttamente all’ormeggio del piccolo porticciolo ci dimostra quanto le dicerie sulla snobberia di quest’isola sia totalmente falso…Panarea è un isola molto chic nei suoi locali, nelle sue boutique, nel modo dei vacanzieri di presentarsi alla sera, ma allontanandosi dal frastuono degli innumerevoli happy hour si scopre anche un aspetto dell’isola che a molti rimane sconosciuto. Passeggiando i gatti appollaiati sulle finestre blu ci accolgono sornioni, il caldo della pavimentazione un po’ sconnessa fatta anch’essa di pietre laviche scalda i piedi quasi come se evaporasse di tutto il calore immagazzinato durante il giorno…la piccola chiesta affacciata sul mare che incontriamo è un capolavoro artistico di minuteria; i piccoli dipinti, le pochissime panche, i libri delle letture, la piccola terrazza, la piccola croce, un silenzio assoluto turbato solo in parte

Isole Eolie

dall’arrivo di qualche turista…Panarea è anche questo e anche se talvolta durante la passeggiate possono sentirsi in lontananza i frastuoni degli aperitivi in corso, sembra, e lo è, tutto perfettamente equilibrato; la mente che si è rilassata camminando si prepara pian piano a gestire il movimento della serata glamour che sta per cominciare. Panarea è insomma un ottimo compresso tra ogni esigenza e non c’è niente che risulti, come invece mi aspettavo, grezzo o poco elegante. Se è vero che “lessi s more”, allora quest’Isola ne è l’emblema e sembra paradossale addossarle queste caratteristiche, ma così è…si cena a lume di candela, si brinda, si balla anche e si gode di un happy hour lontanissimo da quello conosciuto su una terrazza che ti fa scorgere lo Stromboli con il suo pennacchio di fumo all’orizzonte….c’è qualcosa di più inebriante? Sta qui forse un po’ dell’essere snob: l’essere unica ed il saperlo perfettamente.[…] to be continued

Vulcano, Vulcano dei Vulcani

Dumas Viaggio nelle Eolie

Un canale, largo appena tre miglia, separa Lipari da Vulcano. Grazie all’abilità dei nostri rematori, riuscimmo a percorrere questo tragitto in meno di quaranta minuti.

Vulcano, l’antica Vulcania, è l’isola eletta da Virgilio a succursale dell’Etna e fucina di Vulcano.

Insula Sicanium Juxta latus Eoliemque

Erigitur Liparem, fumantibus ardua saxis;

Quan Subter specus et cyclopum exesa caminis

Antra Aetnea tonant, validique incudibus ictus

Auditi referunt gemitum, striduntque cavernis

Stricturae chalybum, et fornacibus ignis anhelat

Vulcani domus et Vulcania nomine tellus

I crateri di Vulcano, Isole Eolie.

Del resto, l’isola è proprio degna di tale onore perché, se ben sia evidente che dopo 19 secoli abbia perduto un po’ del suo calore, una bellissima fumata è succeduto al fuoco che sicuramente a quel tempo usciva dai crateri. Vulcano simile all’ultima vestigia di un mondo bruciato, si spense dolcemente in mezzo al mare che sibilava, bolliva e gorgogliava tutto intorno. E’ impossibile, anche a volerla dipingere, dare un idea di questa terra in preda alle convulsioni, ardente ed in quasi fusione.

A questa strana apparizione, non sapevamo se questo nostro viaggio fosse un sogno e se questa terra fantastica si sarebbe dissolta davanti a noi nel momento in cui credevamo di metterci piede sopra.

Fortunatamente eravamo svegli e sbarcammo su quest’isola per strana che fosse. Scesi a terra ed il nostro primo pensiero fu quello di informarsi da due o tre passanti, accorsi a vedere la nostra barca arrivare al molo, dove fossero i figli del generale Nunziante.

Non solo ci mostrarono immediatamente la casa sul mare dove essi abitavano, che del resto era l’unica sull’isola, ma ancora meglio, uno degli isolani a cui ci eravamo rivolti corse avanti sulla lunga spiaggia ad avvisare i fratelli del nostro arrivo.

In quel momento ce ne era uno solo, quello maggiore, vedemmo venirci incontro un giovanotto siculo sui ventidue, ventiquattro anni che, ancor prima che mi fossi presentato ci accolse con una incantevole cortesia.

Stava finendo di fare colazione e ci invito a mettersi a tavola con lui. Sfortunatamente avevamo avuto l’accorgimento di fare altrettanto un ora prima: dico, sfortunatamente visto che la tavola era imbandita di prodotti eoliani, con una magnifica aragosta che faceva gola solo a guardarla, soprattutto a chi non ne aveva più mangiata dopo la partenza da Palermo. Tanto che non potei trattenermi dal chiederli dove avrei potuto trovare all’interno dell’arcipelago eoliano quel prelibato crostaceo. Ci rispose che si pescavano davanti a Panarea, di fronte a quella miriade di scogli, ogni scoglio aveva un nome diverso, Basiluzzo, Dattilo, Lisca Bianca, Panarelli, formiche di Panarea, Lisca Nera, Bottaro ed altri, ma la maggior concentrazione di aragoste era sul lato nord ovest dell’isola dopo Cala Junco ad ovest dello scoglio della Nave, sarebbe bastato dirlo al nostro capitano, e lui sicuramente con i marinai avrebbe provveduto a pescarne a volontà per rifornire la nostra cambusa, la credenza della barca.

Presi nota di quelle importanti informazioni sul mio diario di bordo. Non appena il nostro ospite si alzò da tavola, arrivo il fratello minore: un ragazzo con meno di venti anni. Il maggiore ce lo presentò subito ed il minore ci rinnovo il benvenuto che avevamo già ricevuto. I due fratelli vivevano insieme soli ed isolati, in mezzo a quella gente che in quest’epoca non godeva di eleganza, ma povertà, fu allora che venimmo a sapere che sull’isola vivevano deportati, lasciati li ai lavori forzati per crimini commessi.

I nostri ospiti vollero assolutamente farci gli onori di casa, l’ultimo si sbrigò con due uova e quello che rimaneva dell’aragosta, dopodiché i due giovanotti si misero a nostra disposizione.

Il primo luogo curioso che ci proposero di visitare fu un piccolo vulcano sottomarino, che in un raggio di sessanta-ottanta metri scaldava l’acqua a temperature che si aggiravano intorno ai settanta gradi. Era proprio la che lasciavano cuocere le loro uova. E poiché si accorsero dei nostri sorrisi increduli per via di quel dettaglio culinario, fecero un cenno ad uno dei forzati perché portasse un paniere con dentro delle uova per fare seduta stante del piccolo esperimento.

Il piccolo paniere sostituiva ramaioli e pentole; adagiandolo sull’acqua il peso delle uova lo faceva affondare per metà, quindi lo si lasciava, orologio alla mano per tre minuti immerso nel mare ed ecco che le uova erano cotte a puntino.

Grotta sotto il cratere, Isole Eolie

Dopodiché iniziammo ad inerpicarci su per il cratere del primo vulcano. Ad ogni passo sentivamo rimbombare la terra sotto nostri piedi come se stessimo camminando su delle catacombe: non si ha idea dei una fatiche simile per l’ascensione  alle undici del mattino, sopra un terreno rovente e sotto un sole infuocato. La scalata durò circa quarantacinque minuti e ci ritrovammo sul bordo del cratere, era spento e non offriva niente di particolarmente curioso, così ci incamminammo verso il secondo cratere a circa un migliaio di metri sopra il primo ed in piena attività. Durante il tragitto costeggiammo una montagna piena di grotte; alcune erano chiuse da una porta ed anche da una finestra; altre somigliavano a delle vere e proprie tane per bestie selvatiche: era il villaggio dei forzati. Circa quattrocento uomini vivevano su quella montagna ed a secondo se fossero più o meno industriosi o più o meno lascivi, lasciavano abbrutire la loro dimora, oppure tentavano di renderla più accogliente e confortevole.

Dopo una salita durata circa un ora ci ritrovammo sulla bocca dell’altro vulcano, in fondo al quale nel bel mezzo della fumata che usciva, scorgemmo un cantiere intorno al quale si dibatteva una intera popolazione. La forma di questa profonda fossa era ovale e nel punto più largo poteva misurare mille passi di lunghezza; vi si poteva scendere per un agevole pendio, di forma circolare, prodotto dallo smottamento di una parte delle scorie vulcaniche ed abbastanza dolce da essere praticabile da carriole e barelle.

Ci vollero quasi venti minuti per raggiungere il fondo di questa immensa caldaia, mano a mano che scendevamo il calore del sole e di questa immensa caldaia aumentava. Arrivati alla fine del pendio ci dovemmo fermare perché l’aria era a stento respirabile. Nel giro di pochi minuti iniziammo ad abituarci alle esalazioni solforose emanate dal cratere del vulcano, e dalle pareti del cratere ricoperte da una miriade di crepe da cui usciva fuori questi soffioni maleodoranti di zolfo. Tuttavia eravamo costretti a salire sulle rocce più alte per tentare di respirare un po’ di aria più pura. Quanto alla gente intorno a noi sembrava abituata ed a non soffrirne più l’effetto sgradevole.

Dopo un ora di esplorazione, risalimmo sempre accompagnati dalle due nostre giovani guide che non ci vollero abbandonare un solo istante. Dopodiché una volta arrivati nuovamente in spiaggia, uno ci lasciò per andare a pescare alla Baia di Vulcanello, mentre l’altro doveva andare a sbrigare alcune pratiche alla piccola fattoria che si trovava a sud dell’isola in una località chiamata Gelso, e da quel che ci disse sembrava che la producessero anche dell’ottimo vino isolano chiamato Inzolia.

Più tardi durante la cena a cui eravamo stati invitati ne avremmo degustati alcuni ottimi bicchieri…