Il risveglio dei vulcani…

Attività vulcanica e cambiamenti climatici: c’è connessione?

Tutte e sette le Isole Eolie sono , o sono state in tempi remoti, vulcani attivi e la loro camera magmatica a tutt’oggi si estende per gran parte del bacino del Mediterraneo del Sud. Le isole (Vulcano, Lipari, Salina, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi) sono di origine vulcanica ed il loro apparato vulcanico si erge dagli abissi a circa 2000 metri di profondità, quindi le isole che vediamo sono soltanto l’apice emerso di strutture imponenti. Oltre a questi vulcani emersi ci sono altri vulcani sommersi (seamount) localizzati alle estremità delle isole (Sisifo, Enarete, Eolo, Lamentini, Alcione). I vulcani delle Isole Eolie sono un laboratorio a cielo aperto per geologi e naturalisti sin da tempi più remoti; Mandralisca e Deondant Dolomieu sono stati tra i primi che si sono interfacciati con la natura di questi ambienti. Tuttora queste isole sono studiate e monitorate in quanto presentano evidenze di attività vulcanica primaria come le esplosioni ritmiche dello Stromboli e secondaria come l’attività fumarolica a Vulcano, Lipari e nei fondali di Panarea. L’allerta gialla delle ultime settimane in seguito alla ripresa di un attività prepotente ed inusuale di Vulcano lo dimostra. E’ dal punto di vista geologico che si spiega l’attività vulcanica delle Isole Eolie tutte. Le isole Eolie sono un arco vulcanico, la disposizione geografica Alicudi, Filicudi, Salina, Panarea e Stromboli sono disposte a forma di arco orientato all’incirca est-ovest che intercetta in corrispondenza di Salina una linea immaginaria tra quest’ultima Lipari e Vulcano. La disposizione della suddetta linea delle isole maggiori è da ricondurre ad una faglia regionale molto importante che rappresenta un via preferenziale di risalita del magma e che si sviluppa dalle Isole Eolie e Malta. Il risultato nella forma dell’arcipelago eoliano è una sorta di Y. E’ recente uno studio condotto proprio in seguito al risvegliarsi dell’attività di Vulcano da un team di ricercatori dell’Università di Catania, dell’Università della Calabria e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Lithos” nel campo delle Scienze della Terra. Il punto nodale su cui si focalizza l’attenzione è il netto contrasto tra lo stile dell’attività eruttiva di Vulcano dell’Arcipelago delle Isole Eolie e i lunghi tempi di quiescenza che si registrano sull’isola, anche nell’ordine dei 100-200 anni tra un’eruzione e la successiva. Le eruzioni che scaturiscono dalla ‘Fossa di Vulcano’ sono state di taglia abbastanza modesta e sporadica nelle ultime centinaia di anni e questo risulta strano rispetto ad altri contesti geodinamici con le medesime caratteristiche dove invece l’attività vulcanica risulta tra le più distruttive del pianeta. Come si spiega questo?

Gli studiosi ci spiegano che il magma rimane confinato per lungo tempo a grandi profondità nella crosta terrestre (intorno ai 15-20 chilometri) e che viene messo in movimento verso la superficie solo pochi anni prima di un’eruzione. La risalita del magma avviene attraverso una vera e propria reazione a catena, che è capace di attivare camere magmatiche a profondità progressivamente decrescenti in cui è presente poco magma. Ciò comporta che i tempi di stazionamento del magma a livelli superficiali sono molto brevi, anche solo un paio di anni. Il tempo piuttosto limitato speso nella crosta terrestre inibisce l’evoluzione del magma stesso che, non perdendo in modo significativo calore, differenzia poco e non si arricchisce in volatili.

Guardando oltre l’arcipelago delle Isole Eolie non è difficile notare come negli ultimi anni le attività eruttive nel Mondo si siano moltiplicate non solo nella frequenza, ma anche e soprattutto nelle violenza e ci siamo chiesti, noi come molti altri, se questo progressivo risveglio possa essere i qualche modo legato al fenomeni ,piu o meno virulenti, di cambiamenti climatici. La domanda cruciale è se l’aumentare dei fenomeni di eruzioni vulcaniche anche in siti “quiescenti” sia una delle molteplici conseguenze del risaldamento globale. Se fosse così, il riscaldamento globale di oggi potrebbe significare eruzioni vulcaniche sempre più grandi in futuro.

La frequenza delle eruzioni vulcaniche diminuisce nei periodi più freddi e aumenta nei più caldi, anche per variazioni di temperatura abbastanza lievi, come quella che caratterizzò l’Europa tra 5500 e 4500 anni fa. Lo afferma un nuovo studio che ha analizzato le eruzioni dei vulcani islandesi dell’epoca, lanciando l’allarme su ciò che potrebbe accadere per effetto del riscaldamento climatico globale in molte parti del mondo. Quando i ricercatori hanno confrontato le registrazioni eruttive di molti vulcani islandesi prima, durante e dopo un era glaciale, con la copertura dei ghiacci, hanno scoperto che il numero di eruzioni è calato in modo significativo via via che il clima si è raffreddato e il ghiaccio si è espanso. Quando poi il nuovo studio si è concentrato sui più piccoli cambiamenti climatici non nel lungo periodo ma nel breve periodo allora si è scoperto che questo cambiamento in un periodo interglaciale significa che c’è una relazione tra cambiamento climatico e vulcanismo ancora più sottile di quanto si pensasse. Secondo Julie Schindlbeck, vulcanologa all’Università di Heidelberg, in Germania, il lavoro mostra “che forse anche piccoli cambiamenti nel volume del ghiaccio possono davvero influenzare il vulcanismo”. In realtà la meccanica di questa correlazione sembra anche piuttosto semplice. Quando i ghiacciai si espandono, tutto quel ghiaccio esercita un’immensa pressione sulla superficie terrestre. Questo può influenzare il flusso del magma, i volumi vuoti attraverso cui esso fluisce verso la superficie, così come la quantità di magma che la crosta può effettivamente contenere. Quindi quando i ghiacciai si ritirano, la pressione cresce e l’attività vulcanica aumenta. Dopo la rimozione dei ghiacciai, la pressione superficiale diminuisce, i magmi si propagano più facilmente in superficie e quindi eruttano.

Non sappiamo con certezza se ci sia reale connessione tra ripresa fervente dell’attività vulcanica nei siti geodinamici nel Mondo e riscaldamento globale, ma è senza dubbio vero che questi due fenomeni sono strettamente consequenziali dal punto di vista delle tempistiche e quindi la domanda è lecita.

Ed è vero anche che Vulcano, assieme allo Stromboli, per il potenziale che rappresentano in termini vulcanologici e di vicinanza al continente, valgono la pena essere monitorati e con molta attenzione.

Aria, Acqua, Terra e Fuoco…

Aria, Acqua, Terra, Fuoco. Tutto il necessario alla Vita è qui.

Esiste un “ramo attivo” delle isole Eolie, quello dove la fervente attività vulcanica è ancora in atto, in alcune nel sottosuolo in altre, come Stromboli, ben visibile anche al di sopra. Le Isole Eolie sono la porzione emersa di sette edifici vulcanici situati a largo della costa settentrionale siciliana. Le isole formano un arcipelago con forma di “i greca” rivolta verso nord ed è possibile distinguere tra isole vulcaniche dove l’attività è ancora in corso (Vulcano, Lipari, Panarea e Stromboli) ed isole in cui essa è da considerarsi estinta (Alicudi, Filicudi e Salina).

Vulcano, anticamente chiamata Therasίa = “terra calda” e poi ribattezzata Hierá = “sacra”, poiché qui si supponeva vi fossero le fucine di Efesto e dunque “sacra” al dio Vulcano, per chi viene dalla Sicilia l’isola di Vulcano è la porta d’ingresso all’Arcipelago Eoliano. Formatasi negli ultimi 120mila anni attraverso eruzioni effusive e fortemente esplosive, Vulcano è la porzione emersa di un edificio che si innalza dal fondo del Tirreno per circa 1500 metri. L’ultima eruzione è avvenuta tra il 2 agosto 1888 ed il 22 marzo 1890, un evento studiato e descritto da numerosi studiosi tra cui Giuseppe Mercalli e caratterizzato da una particolare attività, poi ribattezzata appunto “vulcaniana”, per indicare un tipo di eruzione con forti esplosioni e lancio di bombe incandescenti anche a grande distanza. Oggi il vulcano è in stato di quiescenza, tuttavia l’orlo de La Fossa e la zona della Spiaggia di Levante sono interessate da campi fumarolici, con gas anche di alta temperatura, a testimonianza della presenza di una sorgente magmatica profonda ancora attiva. Fluidi e gas magmatici risalgono ancora oggi lungo le numerose fratture riscaldando il tratto di mare antistante la zona del Porto di Levante: qui infatti è possibile fare il bagno, anche in pieno inverno, immersi nelle calde acque del golfo, magari ammirando con una maschera gli spettacolari treni di bolle che risalgono dal fondale. L’interazione tra mare e magma ha creato inoltre grotte e particolari formazioni rocciose disseminate lungo le coste dell’isola. Come non citare le Cale del Formaggio e di Mastro Minico, dove l’acqua assume toni sfavillanti, degni di una località esotica o ancora Punta Monaco, dove le pareti di Monte Lentia si tuffano in mare formando la piccola baia verde smeraldo conosciuta come ‘Piscina di Venere’: un vero paradiso in cui fare il bagno. In fondo alla stessa cala si trova poi la Grotta del Cavallo, un anfratto dove stalagmiti, pozze e concrezioni nate dall’azione combinata di vapori e acque sulfuree diventano arabeschi scintillanti quando gli ultimi raggi di sole filtrano all’interno della cavità. Più a sud, a Punta del Grillo, si trova una sorgente di acqua calda dove poter fare il bagno guardando l’intera costa settentrionale siciliana, qui dominata dalla mole impressionante dell’Etna. Vulcano però non offre solo splendide località di mare: l’isola è caratterizzata da un ambiente estremamente variegato, che invita ad interessanti trekking alla scoperta di punti panoramici, canyon e coni vulcanici. Il tour dell’isola in barca a vela con ormeggio a Ponente o alla Baia di Vulcanello è senza dubbio da preferirsi.

Tra questi per esempio è d’obbligo una gita alla Valle dei Mostri di Vulcanello, un luogo dove le colate di lava hanno disegnato figure mostruose, oggi colonizzate da ginestre e macchia mediterranea. Tra i punti panoramici più conosciuti, Capo Grillo è senza dubbio la località da cui è possibile abbracciare con lo sguardo quasi tutte le isole Eolie, mentre la zona di Lentia offre i tramonti più belli dell’isola. La Gola di Rio Grande, invece, è la meta ideale per un trekking impegnativo – soprattutto per il caldo e per le zecche – ma sorprendente: si tratta di uno spettacolare canyon scavato dalle acque nei depositi vulcanici, che conduce in un tratto di costa poco. Imperdibile poi è l’ascesa al cono de “La Fossa”. Piuttosto faticosa nelle giornate assolate, l’escursione consente di camminare sulla storia geologica più recente dell’isola, tra l’ampio cratere e le grandi bombe vulcaniche dell’ultima eruzione. Lo sguardo abbraccia tutte le Eolie, mentre il campo fumarolico dipinge il suolo bollente con il giallo dello zolfo ed il bianco dell’allume.

Separata da un braccio di mare di appena 800 metri da Vulcano, Lipari è la più grande e popolosa delle isole Eolie. Porzione emersa di un complesso vulcanico geologicamente connesso a quello di Vulcano, Lipari ha avuto un’articolata storia eruttiva, suddivisa in diversi cicli di attività subaerea, iniziata 223mila anni fa e conclusasi tra il 780 ed il 1230 d.C. con le due poderose eruzioni del Monte Pilato. Oggi in alcune zone dell’isola, sia subacquee che subaeree, sono presenti numerose manifestazioni di vulcanismo secondario come emissioni gassose e termalismo, a conferma che la sorgente magmatica è ancora attiva. Lipari è stata abitata sin dal Neolitico, come confermano i numerosi ritrovamenti archeologici a testimonianza della presenza di una fiorente civiltà basata sull’agricoltura e sull’estrazione dell’ossidiana (il prezioso vetro vulcanico) ed ha seguito le vicende storiche della vicina Sicilia, ad eccezione di alcuni periodi in cui è rimasta presumibilmente disabitata. A conferma della lunghissima e densa storia, all’interno del complesso dell’antico Castello che domina il porto, è possibile visitare lo splendido Museo Archeologico Eoliano che raccoglie non soltanto i reperti dal periodo preistorico al periodo classico ma anche un’interessante collezione di rocce delle Eolie e di fossili del Quaternario. Il centro abitato principale dell’isola è costituito da un dedalo di chiassose stradine dov’è possibile trovare bar, ristoranti e negozi anche lussuosi: famosissima la piazzetta di Marina Corta con vista sul mare. Lipari possiede inoltre altre piccole frazioni disseminate nella campagna isolana o sulla costa come Canneto, sempre sulla costa orientale, o Quattropani, con vista eccezionale sulle isole più occidentali dell’arcipelago. Una visita è obbligatoria alle terme di San Calogero, ad alcuni chilometri di distanza dal principale centro abitato; il centro termale è chiuso dagli anni ’70 ma è presente un’area museale visitabile. Le coste di Lipari offrono tantissime spiagge anche selvagge ed incontaminate, dove poter passare una splendida giornata di mare tra snorkeling e relax. Bellissima la spiaggia di Vinci, raggiungibile solo in barca si trova vicino Punta Crepazza, oppure ancora la spiaggia Valle Muria, con la vista sui Faraglioni di Pietra Lunga e Pietra Menalda, infine la spiaggia di Acquacalda, situata difronte all’omonima frazione. Chiusa purtroppo per rischio idrogeologico la spiaggia Bianca, costituita dalle bianchissime pomici di Monte Pilato e che ha reso Lipari famosa in tutto il mondo.

E poi situata a metà strada tra Salina e Stromboli, con i suoi 3,4 kmq di superficie c’è Panarea, la più piccola delle isole Eolie. Anch’essa, insieme agli isolotti di Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, Bottaro, Dattilo, Panarelli e le Formiche, è la porzione emersa di un complesso apparato vulcanico per lo più sommerso che si è edificato negli ultimi 150mila anni. L’ultima attività eruttiva dovrebbe aver coinvolto un centro eruttivo posto in prossimità dell’attuale Basiluzzo, tuttavia ancora oggi sono presenti vigorose manifestazioni di vulcanismo secondario in forma di attività fumarolica sottomarina, nei pressi dei piccoli isolotti satelliti e presso la spiaggia della Calcara sotto forma di emissioni gassose. La sorgente magmatica di Panarea è dunque ancora attiva. L’isola è diventata nel tempo una delle più rinomate destinazioni del turismo internazionale, è infatti spesso visitata da numerosi personaggi famosi e da un turismo di massa con cui il delicato habitat naturale deve necessariamente fare i conti. Tra feste, bar e locali alla moda, il patrimonio ambientale e soprattutto culturale dell’isola sembra passare in secondo piano, eppure Panarea ha tantissimo da offrire, soprattutto fuori stagione. L’isola è attraversata da una fitta rete di sentieri che risalgono le lussureggianti pendici di Pizzo Corvo, tra capperi, ginestre e una profumata macchia mediterranea. Tappa obbligatoria è il villaggio dell’età del Bronzo di Capo Milazzese, dove sono visibili i resti di alcune capanne e di antiche strutture all’interno dello stretto promontorio che disegna la bellissima Cala Junco. Alcune abitazioni conservavano resti di pavimentazione ed arredi costituiti da mortai, macine, tavoli e lastre utilizzate come sedili; i materiali rinvenuti durante gli scavi così come i relitti delle navi sono oggi esposti al Museo Archeologico di Lipari. Tra le località di mare più belle dell’isola, oltre alla suddetta Cala Junco, sono da annoverare la Cala degli Zimmari, nel versante meridionale dell’isola, la bollente spiaggia della Calcara e la Cala Bianca, lungo la costa occidentale, raggiungibile solo con la barca. Appuntamento poi su una delle terrazze di San Pietro al calar del sole, quando la notte di Panarea è illuminata dalle spettacolari esplosioni dello Stromboli che domina l’orizzonte a nord-est.

Stromboli ovvero ‘Iddu’, come lo chiamano i suoi abitanti, è l’isola più orientale delle Eolie nonché un meraviglioso vulcano che emerge per circa 900 metri dalle acque del Tirreno. 12 chilometri quadrati in cui sono riassunti tutti i colori della Sicilia: dal rosso del magma, lanciato in aria ogni 10-20 minuti, al blu profondo del mare che ne bagna le coste, fino al giallo intenso delle ginestre.

Il vulcano attuale, di cui ne vediamo soltanto un venticinquesimo – il resto è sommerso -, è frutto di almeno 160mila anni di attività eruttiva. Dimensioni veramente imponenti e paragonabili soltanto a quelle dell’Etna. Prima che il vulcano emergesse nella posizione attuale, doveva esistere però un altro edificio poi estintosi ed eroso dal mare: l’unica testimonianza fisica è lo scoglio di Strombolicchio ovvero il condotto solidificato dell’antico vulcano. Oggi l’attività dello Stromboli è contraddistinta da esplosioni frequenti di medio-bassa energia, caratterizzate dal lancio di brandelli di magma incandescente che ricadono in prossimità dell’area craterica: è la cosiddetta attività stromboliana, uno spettacolo unico che richiama turisti da tutto il mondo. Quando l’attività lo consente, è possibile raggiungere la sommità del vulcano, obbligatoriamente accompagnati dalle guide locali, per raggiungere il Pizzo Sopra La Fossa, un balcone naturale posto a circa 900 m di quota da cui si domina la terrazza craterica, posta più in basso di circa 200 metri. Dalla cima del vulcano è possibile dunque ammirare in tutta sicurezza i getti di magma incandescente illuminare il cielo del tramonto: una delle esperienze più emozionanti per chiunque visiti la Sicilia. Non solo montagna a Stromboli, le coste dell’isola regalano angoli veramente incontaminati, come la lunghissima spiaggia della Forgia Vecchia, a sud del porto, un paradiso raggiungibile solamente a piedi (o in barca) e posto proprio all’uscita dell’immenso pendio omonimo, o ancora la più frequentata spiaggia di Piscità, posta proprio in prossimità delle case più esclusive dell’isola. Se siete amanti delle atmosfere tranquille, lontane dal tipico caos delle località turistiche, Ginostra è il luogo che fa per voi. Un pugno di case dislocate tra capperi e macchia mediterranea: un paradiso raggiungibile solo in barca, dove il tempo sembra essersi fermato. Per apprezzare appieno l’isola è però necessario circumnavigarla, soltanto così è possibile scoprire coste disabitate, come la zona di Punta Lena con i suoi uliveti abbandonati, o ancora l’impressionante Sciara del Fuoco, l’enorme pendio su cui rotolano le scorie incandescenti eruttate dal vulcano. Occhi dunque sempre puntati in alto a Stromboli, soprattutto di notte, per osservare il rossore dei brandelli di magma incandescente affievolirsi nel profondo cielo stellato come meteore d’agosto.

L’isola del pane cunzato…

Salina, l’isola verde del pane cunzato

I vigneti della malvasia…

Abbiamo tempo da perdere a bordo, da assaporare direi ed il momento in cui tutto si acquieta per lasciare spazio al silenzio, ai pensieri, ai racconti di fine giornata è senza dubbio quello dell’imbrunire. Uno delle più belle immagini di fine giornata lo vivo prima dell’ancoraggio per la notte davanti a Santa Marina di Salina, a Lingua di fronte al faro con poche centinaia di metri che ci separano da Lipari. Il sole tramonta sul fronte opposto dell’isola, ma il rosso del crepuscolo poiché siamo quasi sulla punta dell’isola ci raggiunge e così il Margaux all’ancora fa da divisori tra luce ed ombra. Salina con le sue due alte colline rigogliose di verde copre ben presto il sole, uno parte dello scafo della nostra barca a vela rimane illuminato dalla luce del sole e ci permette un ultimo bagno nella zona in cui il fondale è ancora visibile; l’altra parte dello scafo è già in ombra ed il fondale scuro allieta i membri del nostro equipaggio più temerari che si tuffano in un mare, di fatto, ormai scuro. Ma siamo alla fonda e la prua che si mette a vento fa automaticamente ruotare l’imbarcazione attorno al suo perno. Mi soffermo ad osservare questi ritmi della natura che nella vita reale, quotidiana scandiscono poco le nostre decisioni, il nostro da fare, ma che oggi, in questo preciso istante, quando mi immergo velocemente in acqua per poi godere degli ultimi raggi di sole, capisco essere fondamentali per il nostro equilibrio fisico. Sono passati tre giorni da quando ci siamo imbarcati in questa avventura e letteralmente su questa barca a vela ed i nostri ritmi si sono allineati perfettamente allo scandire delle ore, notturne e diurne. Sappiamo a che ore il sole tramonta e ci adeguiamo di conseguenza per poterci asciugare i capelli al vento. Sappiamo quando il Margaux è in procinto di rollare e quindi troviamo un punto di appoggio per non perdere l’equilibrio, sappiamo come disporci sul tender quando lo skipper ci porta a terra ed abbiamo capito una cosa importante. In barca a vela ogni cosa ha il suo tempo ed il suo momento, il mare ha il suo linguaggio che non permette distrazioni , ma che per chi lo rispetta, offre sensazioni inamovibili. Il faro di lingua con le sue saline intorno, non ancora del tutto dismesse fanno da cornice a tutto l’equipaggio che è in procinto di prepararsi per scendere a terra.

Granite al pistacchio, e brioche!!

Abbiamo da gustare qui a Salina due delle specialità enogastronomiche per cui tutta la Sicilia è famosa nel Mondo, la Malvasia ed il “pane cunzatu”. Salina è l’isola che più delle altre ha saputo salvaguardare la sua anima rurale, e mantenere la tipicità, genuinità e autenticità della propria economia tradizionale, basata sulla coltura del cappero e la produzione di questo famoso vino. Il porto di santa Marina di Salina, l’unico tra l’altro a parte quello di Lipari è una deliziosa passerella di piccoli pescherecci in legno dei locali che si alternano alle numerose barche a vela da charters che ormeggiano qui per la notte; un andirivieni di turisti ed eoliani che ci accompagnano fino alla piazza che ci apre la vista su Panarea e che ci accogli con uno dei manifesti di quest’isola: il Postino, girato alla baia di Pollara e di cui Salina conserva gelosamente in ogni dove qualche piccoli rimasuglio od oggetto. All’ingresso del paese la bicicletta con cui Troisi girovagava per l’isola è incastonata in un frammento a grandezza naturale del manifesto cinematografico del film. Le brezze di termica che arrivano in piazzetta sono piacevoli e ci invitano a fermarci qui per il nostro aperitivo serale. Tutti gli equipaggi con cui ci troviamo a navigare durante la settimana si fermano e la piazza in pochi minuti comincia a pullulare di gente, di musica, di fermento…ma è un’invasione pacifica e gli isolani si mescolano volentieri a noi con tutto il calore siciliano tipico di questi luoghi ed ancor più delle Isole Eolie. Passiamo una bella ora ad assaggiare i capperi misti che troviamo nell’happy hour in un mix di sapori tutti eoliani: pomodorini, cipolla, salse accompagnate da vini bianchi locali che sono solo un ottimo preludio per la nostra cena.

Alfredo, storico locale di Lingua, Isola di Salina.

Lo skipper ci ricorda che dobbiamo spostarci al paesino di Lingua dove Alfredo ci aspetta con il suo famoso e pluripremiato pane cunzatu. Lingua è un piccolo e colorato borgo di pescatori caratterizzato dalla presenza di un laghetto naturale di acqua salmastra che riusciamo ad ammirare stasera anche grazie alla presenza di uno luminosa luna pieno che accompagna il n ostro girovagare. Questo laghetto dell’estremità sud-orientale di Salina conserva i resti di un antichissimo impianto per la produzione del sale, una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nell’arcipelago delle Eolie. Le vasche delle saline, interamente visibili fino al 1700 e oggi sommerse dall’acqua del lago, si presentano con la parte inferiore dei muri divisori costruiti con la tecnica dell’opus reticulatum, tecnica risalente alla primo periodo dell’età imperiale romana ed il pavimento anch’esso risalente al I-II secolo d.C., di calce magra e ghiaia. Il lago, sormontato da un pittoresco faro, è oggi riserva naturale protetta, di notevole interesse naturalistico. Qui infatti si recano gli appassionati di Bird Watching durante i periodi di migrazioni degli uccelli ed è per questo che anche in inverno le Isole Eolie sono meta prescelta soprattutto dai turisti stranieri che optano per mete in momenti non tradizionali dell’anno. Ho dimenticato di citare un sito che l’autista del nostro pulmino ci ha ricordato passando. Quello che percorriamo è l’antico tragitto che anche in tempi antichi si utilizzava per arrivare in questa piccola frazione e da non perdere è il ponte in pietra settecentesco in Località Vallone Zappini rimasto praticamente intatto. A pochi passi dal faro troviamo il famoso locale “Da Alfredo”, un’istituzione ed una tappa imprescindibile per tutti gli avventori dell’isola. I cavalli di battaglia del locale sono in realtà due: nel comparto salato primeggia il pane cunzatu mentre in quello dolce la granita. Il primo, che vorrei ordinare in tutti i gusti, mi viene servito come un disco di pane, dal diametro pari a quello di una pizza, tostato e “conciato”, ossia condito, con molteplici prodotti tipicamente isolani: tonno, pomodori, capperi, olive, mandorle per citarne alcuni. Tra i più scelti al nostro tavolo c’è il più famoso, “il Salina” con pesto di capperi e mandorle, pomodori, cucunci, melanzane grigliate, ricotta infornata e menta fresca.

pane cunzato salina isole eolie
Da Alfredo, granite siciliane e pane cunzato.

Lo skipper ci dice che un solo pane è sufficiente per due persone, ma mi convinco, a ragione, che il mio stomaco richiede benissimo una porzione intera e così ne godo appieno di questo piatto, il cui sapore riesco tutt’ora a ricordare. A fine pasto, a rinfrescare palato e spirito, ci sono le granite in più varianti, rigorosamente preparate a partire da frutta di stagione e materie prime locali. Fichi, fichi d’India, gelsi, limoni di Salina sono tra i frutti più usati. Poi c’è la classica mandorla, il pistacchio, il cioccolato e talvolta la granita alla ricotta. All’interno della coppa decidiamo tutti di mettere due gusti e di aggiungere la panna che ci dicono essere inconfondibile. Siamo soddisfatti, è una serata piacevole, il caldo della giornata ha fatto posto ad un venticello leggero che accompagna la nostra passeggiata di ritorno. Vediamo, passando, il Margaux all’ancora pronto ad accoglierci per la notte. Il cielo di stelle sopra di noi non inquinato da alcuna illuminazione pubblica è quanto di meglio si possa desiderare in questo fine serata. [to be continued…]

Quando Eolo beveva Malvasia.

Eolie Island and white wine.

Uve delle Eolie

Le Isole Eolie tutte sono una fucina di prodotti enogastronomici e vitivinicoli apprezzati in tutto il mondo. Ma tra le sette sorelle spicca senza dubbio Salina, la seconda più grande dell’arcipelago delle Isole Eolie per la produzione di ottimi vini, ma soprattutto di Malvasia e capperi.

“Appresso a l’Insula de Liparj per ponente a uno miglio vi è un’altra insula chiamata le Saline dove sono belissime vigne non da uve per far vino ma sollo da far zebibbi, dove se ne fa en grandissima quantità, de li quali li mercanti ne portano fino a Costantinopoli”.

E’ un abate, detto Maurando che scrive e che, giunto nell’arcipelago al seguito del pirata Ariadeno Barbarossa nell’estate del 1544, ci dà colorita testimonianza dell’esistenza di una florida attività economica a Salina, probabilmente sin dal basso Medioevo. La presenza delle vigne, tuttavia, non deve trarre in inganno facendo credere che, all’epoca, ci fossero sull’isola comunità organizzate. L’incombente e minacciosa presenza dei pirati, aveva spopolato l’isola sin dall’età bizantina e la persistente mancanza di fortificazioni aveva spinto i liparoti a frequentarla soltanto per le cure stagionali delle vigne e per i raccolti.

Lipari, Spiaggia di Canneto e Pomice

Il ripopolamento vero e proprio di Salina, dopo l’abbandono di molti secoli ricomincia a fine 1500 incoraggiato dalle concessioni di feudi  del Vescovo di Lipari, desideroso di mettere a coltura le fertili terre del versante orientale e quelle della sella tra i monti; si intensifica nell’ultimo scorcio del XVIII secolo e raggiunge l’apice nella metà dell’800. Nell’arco di 300 anni si ritrovano a vivere insieme, nelle embrionali comunità di uomini e famiglie provenienti dall’intero bacino del basso Tirreno. Attratti dal miraggio della piccola proprietà o soltanto dalla possibilità di un lavoro non episodico, portano con sè storie e motivazioni diverse. Altra è la condizione di coloro che, dal ‘700, si trovano già sull’isola ed hanno una posizione patrimoniale consolidata.  Certamente, la vita di Salina rimane legata a quella di Lipari per molti aspetti . È l’improvvisa crescita della domanda di malvasia nel primo decennio dell’Ottocento che permette ai salinari l’accumulo degli strumenti necessari per l’agognato salto di qualità nei rapporti di scambio. A richiedere la malvasia sono i 10.000 soldati inglesi che a Messina tentano di fronteggiare una possibile avanzata di Napoleone in Sicilia. Per 10 anni i commissari per gli approvvigionamenti dell’armata britannica richiedono il noto passito eoliano “la malvasia” e lo collocano sulle tavole degli ufficiali. Una commessa così duratura innesca il processo di sviluppo dell’economia locale. Nasce una marineria autoctona e una buona parte dei proventi viene reinvestita nella coltura di nuove terre e nel potenziamento dei collegamenti con l’intero Mediterraneo.

I piccoli armatori commerciano in tutto per investire sull’isola nell’impianto di nuovi vigneti. La crescente ricchezza consente anche alle piccole comunità di villaggio di affrancarsi, a metà dell’800, dal potere amministrativo di Lipari. Nella seconda metà del secolo, si costituiscono le piccole società marittime che armano velieri . Dopo 50 anni di sviluppo e crescente ricchezza la fine del ciclo, però, si avvicina drammaticamente.

Isola di Filicudi, acque cristalline.

Tra il 1870 e il 1885, un parassita delle piante invade l’intera Europa distruggendo i vigneti e, nella primavera del 1889, pone fine alle illusioni degli isolani. L’emigrazione parte emorragicamente ed in 15 anni la popolazione si dimezza. Il ‘900 innesca meccanismi nuovi.   Agli albori della nuova era gli eoliani, decimati da novant’anni di emigrazione, non hanno strumenti culturali sufficienti per affrontare i problemi creati dalla nuova tumultuosa risorsa. Appena giungono i primi guasti ambientali, però, c’è chi si rende conto che l’industria dell’ospitalità ha bisogno di seguire la medesima regola praticata dagli illuminati mercanti di un tempo, cioè di non disperdere il patrimonio e creare lavoro e ricchezza diffusa con le imprese familiari. Ed è su questa strada che oggi, giustamente, molti si incamminano.  

La produzione di Malvasia continua ad essere a Salina una delle risorse più redditizie. Le Isole Eolie ne sono uno degli esportatori principali in tutto il mondo.

Ci sono pochi vini che hanno una capacità immaginifica come la Malvasia delle Lipari. E’ sufficiente il nome, direbbe Montale, per agire. Evoca vigne in terrazzamenti a picco sul mare, vini di grande sapidità che prendono dal sole il tenore dolce e sapido di zucchero. E l’immaginazione ha ragione. La cantine di Salina devono la loro fama alla fertilità dei terreni vulcanici sui quali esse si ergono. Fu colonia dei Greci, che ne fecero l’isola del dio del vento, Eolo, e qui portarono la viticoltura. I suoi vini erano già celebri nell’antichità, quando proprio i vini dolci, speziati, conquistavano i palati. La loro fortuna crebbe insieme al mito dell’isola come luogo di vacanza da scoprire durante i viaggi compiuti dagli intellettuali dell’Ottocento. E non è un caso che proprio qui fosse approdato Guy de Maupassant che scoprì il fascino del luogo e contemporaneamente un delizioso vino di Salina.  Le cantine di Salina producono malvasia con l’uvaggio tradizionale che prevede una piccola quantità di uva corinto nero, apprezzata nell’appassimento perché priva di semi. Le uve vengono vendemmiate nella seconda decade di settembre che a queste latitudini significa avere già uve oltre la maturazione. Il mosto, ottenuto da una pressatura soffice, viene fermentato e successivamente affinato un anno in vasche di acciaio per poi passare in bottiglia. Al naso ha i profumi dell’albicocca, note di miele e la fascinazione della macchia mediterranea, non priva di sfumature balsamiche. Ma è in bocca dove si impone, non troppo dolce, buona mineralità e la consistenza della seta, con un tenore alcolico relativamente basso. Un vino che consigliano di servire alla temperatura di 18 °C ma che può tranquillamente essere apprezzato fresco.

Vulcano e Lipari, panoramica.

La malvasia in purezza è anche vinificata in versione secco nel vino Secca del Capo. E’ un vino delicato, dal naso non troppo intenso, con profumi floreali e di frutta esotica e una buona mineralità al palato, dov’è asciutto e armonico. Eleganza, in bocca e al naso, per il Salina Bianco. Qui cambiano le uve, che sono inzolia e cataratto vinificate in acciaio. Il campione 2015, di colore paglierino con riflessi verdognoli, ha profumi intensi di fiori, erba limoncina e polpa di pesca bianca. In bocca è estremamente piacevole, di buona acidità, una sapidità impressa come un marchio, armonico e asciutto. E’ un vino marino, da consumare fresco, in terrazza, di fronte a un misto di pesce crudo.

Panarea, Eolie Island, bianca di giorno, mondana e candele di notte…

Panarea. Oggi, Una Signora Isola.

La più piccola delle Isole Eolie, ma per fascino e bellezza davvero unica nel suo genere. L’evoluzione di Panarea in questi ultimi anni da isola elitaria e snob a Paradiso per tutti i tipi di vacanza è stata fortissima ed ha investito l’isola di un’aria nuova e più rilassata per alcuni versi .Ogni volta che una nave o un aliscafo giunge al molo del piccolo porto di San Pietro, si ripete un rituale. Centinaia di persone, tra villeggianti ed abitanti, sono lì per vedere chi arriva o per salutare chi parte. Si ha la sensazione di conoscersi un po’ tutti, anche perché ci si incontra più volte al giorno per le stradine dell’isola, percorribili solo a piedi (le auto, pensate, sono bandite!) o con “moto-ape” utilizzate per il trasporto dei bagagli. L’isola è meta di un turismo affascinato, a volte più silenzioso se si tratta di famiglia altre volte meno al calar della sera, ma sicuramente un turista attento quello che arriva a Panarea che sa di doverne rispettare i tempi e le esigenze…qui gli eoliani sono più esigenti che altrove ed il rispetto degli habitat naturali di Panarea è assoluto, così come lo è il silenzio. I turisti hanno anche, negli ultimi trent’anni, acquistato dagli abitanti terreni e ristrutturato vecchi ruderi, con cura particolare ma all’inizio in maniera indiscriminata. Recentemente invece quel “quid pluris” che caratterizza le abitazione delle Isole eolie, i loro colori ed il loro paesaggio circostante sono tornati a predominare. Lo stile Eoliano fin dai tempi antichi era caratterizzato dalla purezza delle linee e dall’essenzialità delle forme, grande economia di mezzi e dall’uso di materiali reperibili in gran parte sul luogo. L’elemento più tipico, il bianco, è invece relativamente più recente: in tempi antichi le pareti rimanevano senza intonaco, sia per una questione di risparmio sia per mimetizzarsi agli occhi dei pirati che infestavano a flotte queste acque. Tanto è vero che una delle contrade prenderà il nome dal temuto Pirata Draugh, che qui era solito ormeggiare le sue navi. Panarea deve il suo nome alle caratteristiche fisiche del terreno – Panaria ( tutta sconnessa) – che consentono comunque delle piacevolissime passeggiate tra hibiscus, piante di capperi e buganville, con lo sguardo sugli splendidi isolotti che le fanno da cornice: Basiluzzo, Dattero, Bottaro, Lisca Bianca, Lisca Nera, le Formiche, I Panarelli ed in lontananza Stromboli. Anticamente era chiamata Euonymos, testualmente “quella che sta alla sinistra” ovvero alla sinistra dei naviganti che da Lipari si dirigevano in Sicilia. eolie verde spazi sabbia e scordi panoramici eolieA monte del porto inizia la contrada di San Pietro, una miriade di casette  bianche disposte a semicerchio una accanto all’altra ed incastonate in una variopinta natura. Salendo sulla sinistra verso sud, una stradina porta in trenta minuti al villaggio preistorico di Cala Junco. Il viottolo si snoda ripido tra le abitazioni, passando accanto alla nuova chiesa di San Pietro con il suo pregevole mosaico e la terrazza da cui si gode di un panorama mozzafiato. Sotto il sagrato della chiesa ha sede la sezione distaccata del Museo Archeologico Eoliano che espone pregevoli reperti di epoca preistorica e classica di archeologia sottomarina. Si svolta a sinistra e dopo un tratto pianeggiante si oltrepassa l’abitato di Drautto, costeggiando la sua baia. In questo tratto si notano le cosiddette “spine” grandi formazioni rocciose resti di una colata lavica che arrivava sino a Capo Milazzese.  Si attraversa la bella spiaggia di Cala degli Zimmari , che consigliamo a chi vuole farsi il bagno senza doversi servire di una barca. Sulla destra del promontorio Cala Junco, forse l’insenatura più bella e suggestiva dell’intero arcipelago delle Isole Eolie.Una piscina naturale di acquea cristallina nella quale si combinano sempre più cangianti il verde, il blu, il turchese. Un tuffo nel blu attorniati da alti scogli di formazione basaltica, prismi di lava che sembrano scolpiti a bugnato, da una spiaggia di grandi ciottoli arrotondati a dallo scoglio Bastimento ed altri appena affioranti che le imbarcazioni a vela cercano di schivare prima di rilassarsi all’ora del tramonto dando ancora in questo meraviglioso spicchio di mare. Una sosta è d’obbligo anche per visitare i resti del villaggio preistorico. Sono state riportate alla luce 23 capanne ovali in pietra dell’età del bronzo, una di queste a pianta quadrangolare era forse il luogo di riunione e culto della comunità. Gli archeologi hanno rinvenuto ceramiche, mortai, macine, pentole e vasellame come se i nostri progenitori siano stati  all’improvviso assaliti e tutto sia rimasto lì esattamente come lo era allora. In ogni caso il posto da loro scelto non ha eguali: una vera fortezza naturale inespugnabile. Un braccio di roccia proteso in mare con le pareti a strapiombo che non ha niente da invidiare per la vista di cui gode a nessun superattico dei nostri giorni. sabbia isole eolieL’itinerario da scoprire alternativo a questo è di circa un’ora e si snoda da porto salendo e svoltando a destra verso Iditella e Calcara sino a Punta del Corvo. La stradina all’inzio si inerpica tra case bianche, bunganville e boutiques, ritrovi, piccoli ristoranti e registra uno strapo in salita all’altezza della vecchia chiesetta dell’Assunta. Più avanti sulla destra vale la pena di chiedere il permesso di entrare per poter godere del panorama del porto e degli isolotti da un terrazzino incastonato tra due grandi massi. Si prosegue in discesa ed andando sempre verso destra si presentano alla vista lo scoglio Spinazzola e l’isola di Basiluzzo. Sulla sinistra superata la trattoria Paolino, le case sono più distanziate ed il sentiero segue un muretto bianco di recinzione sino al bivio che a destra porta alla calcara, una splendida spiaggia di sassi dove affiorano le fumarole. La piana, pavimentata con ciottoli arrotondati, era probabilmente luogo di culto fin dall’età del bronzo. Si risale sulla strada a monte se sempre verso destra, dopo vari tornanti, si incontra Piana Palisi. Dal sentiero a quota 380 metri, si ha una buona veduta su Punta Scritta e dello scoglio Pietra La Nave. Finalmente si giunge alla vetta più alta, Punta del Corvo dalla quale si possono osservare i due versanti dell’isola con visioni d’insieme mozzafiato….. [to be continued]

Isole Eolie la luce del mare…

Isole Eolie, la luce, i colori, il mare di una volta!

Navigare alle Isole Eolie, non è come navigare in qualsiasi altro arcipelago del Mediterraneo. Infatti il mare e la terra di queste isole sono diverse, si respira un’aria particolare che sembra non sia presente in altri posti al mondo. Non si è ancora capito se a rendere così particolare queste isole siano le persone che vi abitano, gli isolani accoglienti, i loro modi di fare, la loro cucina basata sulla pesca, oppure i colori di questa terra che contrastano il blu di questi profondi fondali marini. Probabilmente è l’insieme di tutto questo con l’aggiunta della presenza di vulcani attivi e non, che rendono uniche queste isole. Anche la luce del sole qua sembra essere diversa, intensa e calda illumina paesi, baie e scorci di mare tra i canali che dividono e cuciono le isole, la luce illumina il verde intenso dei boschi di felci e le valli chiamate nei modi più strani.

Qua dove il vento e sempre moderato, l’acqua del mare limpida e scaldata da più fattori naturali, tra cui le attività vulcaniche, il sole ed il vento caldo, si respirano odori di mare e di terra siciliana. Tutto il contorno è costituito da barche all’ancora nelle baie più suggestive o davanti ai paesi che si preparano per la sera. Ristoranti aperti con le loro cucine da cui escono odori di cibo, locali sul mare per gli aperitivi, musiche di sottofondo ed arancini pronti per essere gustati… sono il quadro che si presenta davanti a chi sceglie questa meta. Le Isole Eolie sono un mix di natura, tradizione e divertimento che se frequentate ed attraversata con il mezzo giusto, ovvero la barca a vela, si possono scoprire e conoscere in un viaggio di sette giorni che vi riporterà al contatto e nell’essenza della vita di mare, della vita vera!

Un modo alternativo per arrivare alle Eolie.

I servizi di Panara, l’isola mondana…

Air Panarea è una società di servizi che ha sede nelle Isole Eolie con  base operativa a Panarea ed opera nel settore del trasporto passeggeri con elicotteri avvalendosi di vettori che rispondono alle normative vigenti in ambito JAR OPS 3.

Air Panarea effettua collegamenti tra gli aeroporti del Sud consentendo di raggiungere qualsiasi destinazione in tempi brevissimi.

La società organizza escursioni turistiche in elicottero in accordo con le normative vigenti.

Gli elicotteri, il personale di volo e gli equipaggiamenti istallati a bordo rispondono ai più severi standard di sicurezza per il tipo di missione richiesta.

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Il villaggio preistorico di Filicudi

Il villaggio preistorico

A Capo Graziano sulla Montagnola, a circa 174 mt s.l.m. sorge l’antico Villaggio preistorico risalente all’incirca all’età del Bronzo (periodo compreso tra il 1700 ed il 1500 a.c.). Gli scavi archeologici condotti tra il 1956 ed il 1969 da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier hanno portato alla luce 27 capanne costruite con blocchi di roccia locale.

Il pianoro della Montagnola è poco distante dal porto di Filicudi; con una passeggiata di una decina di minuti lungo la strada che dal porto conduce al centro dell’isola (e poi a Pecorini) si arriva ad un curvone sulla destra. Qui, sulla sinistra troverete le indicazioni per il Villaggio Preistorico e Le Macine.

L’isola di Filicudi è la quinta isola in ordine di grandezza dell’arcipelago delle Eolie e la seconda isola più occidentale dell’arcipelago (dopo Alicudi); è situata a circa 24 miglia nautiche a ovest di Lipari. È dominata dal monte Fossa Felci, un vulcano spento alto 773 m. Oltre ad esso, di vulcani ce ne sono ben altri sette (La Sciara, Montagnola – Piano Sardo, Monte Terrione (chiamato anche “Torrione”), Monte Guardia, Capo Graziano, Monte Chiumento, Riberosse), tutti spenti da molto tempo e di conseguenza fortemente segnati dall’erosione. La popolazione, circa 200 abitanti (che diventano 3000 nella stagione estiva), è distribuita tra i centri di Filicudi Porto, Valdichiesa, Pecorini, Pecorini a mare, Canale e Rocca di Ciavoli, collegati tra loro dall’unica strada asfaltata dell’isola e da una fitta trama di strade pedonali. La località di Stimpagnato, nel sud-est dell’isola, è abitata da turisti soltanto durante l’estate.

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Il Film – Stromboli Terra di Dio

Stromboli (Terra di Dio)

è un film del 1950, prodotto e diretto da Roberto Rossellini. È il primo film del regista girato con Ingrid Bergman, sua compagna per diversi anni.

Il film fu girato nell’isola di Stromboli, nell’arcipelago delle Eolie, e vide il coinvolgimento di molti dei veri abitanti dell’isola. Lo stesso Mario Vitale inizialmente era stato ingaggiato dalla produzione come manovale. Durante le riprese, un’eruzione del vulcano fornì alcuni spunti a Rossellini, che girava senza un vero copione, fissando giorno per giorno le idee su un semplice blocco per appunti.

Fu così possibile girare le scene di un’evacuazione della popolazione, che insieme a quelle della pesca costituivano una specie di “documentario nel film”.

Il ruolo della protagonista era destinato in origine ad Anna Magnani, con la quale Rossellini aveva una relazione. Vedendosi portar via la parte da Ingrid Bergman, la Magnani stessa per ripicca volle montare una produzione per girare a Lipari il film Vulcano, diretto da William Dieterle: la lavorazione, iniziata dopo, paradossalmente venne portata a termine prima di quella di Stromboli e il film poté usufruire di un’insperata pubblicità.

Per la sua interpretazione, la Bergman vinse il Nastro d’Argento. Gli altri attori erano quasi tutti non professionisti. La pellicola uscì nelle sale in prima nazionale l’8 ottobre 1950.

In Italia il film ebbe un discreto seguito, se non altro per l’enorme curiosità destata nel pubblico a proposito del legame sentimentale tra il regista e la famosa attrice svedese (che nel film recita con la propria voce in italiano, senza essere doppiata).

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Eventi e feste alle Eolie

Eventi Isole Eolie

festa di san bartolomeo LipariI latini ci hanno lasciato una tradizione linguistica sorprendente. Ci sono parole che suonano come dolce melodia per le nostre orecchie: Vacanza! Deriva da vacans, participio presente di “vacare” che vuol dire “essere sgombro, libero, senza occupazioni”. Che meraviglia! Il solo “vuoto utile” che allieta chiunque, andare in vacanza, andare verso una dimensione nella quale c’è spazio solo per la scoperta, per lo stupore, la meraviglia, uno spazio sgombro da ogni routine e pronto ad essere riempito di novità tutte da scovare senza tempi stressanti o scadenze imminenti. La vacanza è la dimensione del tempo “rallentato”, del tempo che si dona e ci dona tempo. Le Isole Eolie offrono non solo bellezza naturale, paesaggistica, divertimento notturno, relax in strutture termali favolose e nelle spiagge, cene o pranzi squisiti, sono lo scenario di una tradizione folkloristica antica e sempre riattualizzata, si offrono come palcoscenico per spettacoli, festival e feste che attirano turisti da ogni parte del mondo. La presente pagina soddisferà la vostra curiosità per tenervi aggiornati sui fantastici eventi eoliani, perché si sa, una vacanza, per farci innamorare di un posto, deve sempre sorprendere e lasciare più di un solo buono motivo per tornare.

Calendario eventi 

Luglio:

Seconda metà di Luglio Festa della Madonna di Porto Salvo

Terza/quarta domenica di Luglio Festa in Onore di San Cristoforo

Seconda metà di Luglio Rassegna Teatrale e Cinematografica Acropoli di Lipari

Prima domenica di Luglio Festa della Madonna delle Grazie

Ultima domenica di Luglio Festa di San Vincenzo

17 Luglio Festa in onore S. Marina Protettrice del comune di Santa Marina Salina

23 Luglio Festa della Madonna del Terzito a Val di chiesa, Leni, Salina

26 Luglio Festa in Onore di S. Anna, Malfa, Salina

20 Luglio Malvasia Day Capo Faro

Luglio Memorial  Troisi

Agosto:

7 Agosto  Festa in Onore di San Gaetano Acquacalda Lipari

21-24 Agosto  Festa di San Bartolomeo patrono dell’isola

31-14 Settembre Festa del Fuoco

4 Agosto Mare Festival Santa Marina Salina

7 Agosto Festa in onore di San Gaetano, Leni, Salina

10 Agosto Festa in onore di San Lorenzo

Agosto Rassegna Cinematografica

31 Agosto Sagra del totano, Malfa, Salina

Agosto Memorial Troisi

16 Agosto La Biennale più piccola al mondo, Pecorini, Filicudi

24 Agosto Festeggiamenti per San Bartolo protettore delle Isole Eolie

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