L’isola del pane cunzato…

Salina, l’isola verde del pane cunzato

I vigneti della malvasia…

Abbiamo tempo da perdere a bordo, da assaporare direi ed il momento in cui tutto si acquieta per lasciare spazio al silenzio, ai pensieri, ai racconti di fine giornata è senza dubbio quello dell’imbrunire. Uno delle più belle immagini di fine giornata lo vivo prima dell’ancoraggio per la notte davanti a Santa Marina di Salina, a Lingua di fronte al faro con poche centinaia di metri che ci separano da Lipari. Il sole tramonta sul fronte opposto dell’isola, ma il rosso del crepuscolo poiché siamo quasi sulla punta dell’isola ci raggiunge e così il Margaux all’ancora fa da divisori tra luce ed ombra. Salina con le sue due alte colline rigogliose di verde copre ben presto il sole, uno parte dello scafo della nostra barca a vela rimane illuminato dalla luce del sole e ci permette un ultimo bagno nella zona in cui il fondale è ancora visibile; l’altra parte dello scafo è già in ombra ed il fondale scuro allieta i membri del nostro equipaggio più temerari che si tuffano in un mare, di fatto, ormai scuro. Ma siamo alla fonda e la prua che si mette a vento fa automaticamente ruotare l’imbarcazione attorno al suo perno. Mi soffermo ad osservare questi ritmi della natura che nella vita reale, quotidiana scandiscono poco le nostre decisioni, il nostro da fare, ma che oggi, in questo preciso istante, quando mi immergo velocemente in acqua per poi godere degli ultimi raggi di sole, capisco essere fondamentali per il nostro equilibrio fisico. Sono passati tre giorni da quando ci siamo imbarcati in questa avventura e letteralmente su questa barca a vela ed i nostri ritmi si sono allineati perfettamente allo scandire delle ore, notturne e diurne. Sappiamo a che ore il sole tramonta e ci adeguiamo di conseguenza per poterci asciugare i capelli al vento. Sappiamo quando il Margaux è in procinto di rollare e quindi troviamo un punto di appoggio per non perdere l’equilibrio, sappiamo come disporci sul tender quando lo skipper ci porta a terra ed abbiamo capito una cosa importante. In barca a vela ogni cosa ha il suo tempo ed il suo momento, il mare ha il suo linguaggio che non permette distrazioni , ma che per chi lo rispetta, offre sensazioni inamovibili. Il faro di lingua con le sue saline intorno, non ancora del tutto dismesse fanno da cornice a tutto l’equipaggio che è in procinto di prepararsi per scendere a terra.

Granite al pistacchio, e brioche!!

Abbiamo da gustare qui a Salina due delle specialità enogastronomiche per cui tutta la Sicilia è famosa nel Mondo, la Malvasia ed il “pane cunzatu”. Salina è l’isola che più delle altre ha saputo salvaguardare la sua anima rurale, e mantenere la tipicità, genuinità e autenticità della propria economia tradizionale, basata sulla coltura del cappero e la produzione di questo famoso vino. Il porto di santa Marina di Salina, l’unico tra l’altro a parte quello di Lipari è una deliziosa passerella di piccoli pescherecci in legno dei locali che si alternano alle numerose barche a vela da charters che ormeggiano qui per la notte; un andirivieni di turisti ed eoliani che ci accompagnano fino alla piazza che ci apre la vista su Panarea e che ci accogli con uno dei manifesti di quest’isola: il Postino, girato alla baia di Pollara e di cui Salina conserva gelosamente in ogni dove qualche piccoli rimasuglio od oggetto. All’ingresso del paese la bicicletta con cui Troisi girovagava per l’isola è incastonata in un frammento a grandezza naturale del manifesto cinematografico del film. Le brezze di termica che arrivano in piazzetta sono piacevoli e ci invitano a fermarci qui per il nostro aperitivo serale. Tutti gli equipaggi con cui ci troviamo a navigare durante la settimana si fermano e la piazza in pochi minuti comincia a pullulare di gente, di musica, di fermento…ma è un’invasione pacifica e gli isolani si mescolano volentieri a noi con tutto il calore siciliano tipico di questi luoghi ed ancor più delle Isole Eolie. Passiamo una bella ora ad assaggiare i capperi misti che troviamo nell’happy hour in un mix di sapori tutti eoliani: pomodorini, cipolla, salse accompagnate da vini bianchi locali che sono solo un ottimo preludio per la nostra cena.

Alfredo, storico locale di Lingua, Isola di Salina.

Lo skipper ci ricorda che dobbiamo spostarci al paesino di Lingua dove Alfredo ci aspetta con il suo famoso e pluripremiato pane cunzatu. Lingua è un piccolo e colorato borgo di pescatori caratterizzato dalla presenza di un laghetto naturale di acqua salmastra che riusciamo ad ammirare stasera anche grazie alla presenza di uno luminosa luna pieno che accompagna il n ostro girovagare. Questo laghetto dell’estremità sud-orientale di Salina conserva i resti di un antichissimo impianto per la produzione del sale, una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nell’arcipelago delle Eolie. Le vasche delle saline, interamente visibili fino al 1700 e oggi sommerse dall’acqua del lago, si presentano con la parte inferiore dei muri divisori costruiti con la tecnica dell’opus reticulatum, tecnica risalente alla primo periodo dell’età imperiale romana ed il pavimento anch’esso risalente al I-II secolo d.C., di calce magra e ghiaia. Il lago, sormontato da un pittoresco faro, è oggi riserva naturale protetta, di notevole interesse naturalistico. Qui infatti si recano gli appassionati di Bird Watching durante i periodi di migrazioni degli uccelli ed è per questo che anche in inverno le Isole Eolie sono meta prescelta soprattutto dai turisti stranieri che optano per mete in momenti non tradizionali dell’anno. Ho dimenticato di citare un sito che l’autista del nostro pulmino ci ha ricordato passando. Quello che percorriamo è l’antico tragitto che anche in tempi antichi si utilizzava per arrivare in questa piccola frazione e da non perdere è il ponte in pietra settecentesco in Località Vallone Zappini rimasto praticamente intatto. A pochi passi dal faro troviamo il famoso locale “Da Alfredo”, un’istituzione ed una tappa imprescindibile per tutti gli avventori dell’isola. I cavalli di battaglia del locale sono in realtà due: nel comparto salato primeggia il pane cunzatu mentre in quello dolce la granita. Il primo, che vorrei ordinare in tutti i gusti, mi viene servito come un disco di pane, dal diametro pari a quello di una pizza, tostato e “conciato”, ossia condito, con molteplici prodotti tipicamente isolani: tonno, pomodori, capperi, olive, mandorle per citarne alcuni. Tra i più scelti al nostro tavolo c’è il più famoso, “il Salina” con pesto di capperi e mandorle, pomodori, cucunci, melanzane grigliate, ricotta infornata e menta fresca.

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Da Alfredo, granite siciliane e pane cunzato.

Lo skipper ci dice che un solo pane è sufficiente per due persone, ma mi convinco, a ragione, che il mio stomaco richiede benissimo una porzione intera e così ne godo appieno di questo piatto, il cui sapore riesco tutt’ora a ricordare. A fine pasto, a rinfrescare palato e spirito, ci sono le granite in più varianti, rigorosamente preparate a partire da frutta di stagione e materie prime locali. Fichi, fichi d’India, gelsi, limoni di Salina sono tra i frutti più usati. Poi c’è la classica mandorla, il pistacchio, il cioccolato e talvolta la granita alla ricotta. All’interno della coppa decidiamo tutti di mettere due gusti e di aggiungere la panna che ci dicono essere inconfondibile. Siamo soddisfatti, è una serata piacevole, il caldo della giornata ha fatto posto ad un venticello leggero che accompagna la nostra passeggiata di ritorno. Vediamo, passando, il Margaux all’ancora pronto ad accoglierci per la notte. Il cielo di stelle sopra di noi non inquinato da alcuna illuminazione pubblica è quanto di meglio si possa desiderare in questo fine serata. [to be continued…]