I tramonti delle Isole Eolie

Tramonti alle Isole Eolie.

I tramonti delle Isole Eolie sono sempre diversi, possono cambiare a secondo dell’isola dove vi trovate, dal meteo del momento, dal vostro umore. I più belli e più fotografati sono quelli visti dall’isola di Vulcano dalla Baia di Ponente dove il sole che ha maturato luce e colori per tutto il giorno, pian piano scende dietro l’orizzonte tra le Isole antistanti, ovvero Alicudi e Filicudi. Il sole si tuffa nel mare dopo averci scaldato tutto il giorno. La storia antica di queste isole ha fatto si che tutti i piccoli centri abitati, piccoli paesi, nascessero ad est sulle coste orientali, questo perché i venti forti predominanti creano forti mareggiate da ovest / nord Ovest pertanto le coste più riparate sono quelle che guardano la Calabria. Questo però fa si che dai paesi non si possa vedere il tramonto in mare, il sole infatti tramonta dietro le colline o le piccole montagne delle stesse isole pertanto solo navigando intorno all’isola si riesce a scrutare un tramonto in mare, oppure come detto dalla Baia di Ponente che dal nome stesso si intuisce essere aperta ad ovest. Navigheremo facendo il periplo delle isole all’inseguimento dei tramonti più belli…la barca a vela e l’esperienza dei nostri skipper permette di accedere alle baie più belle e talvolta inaccessibili via terra in modo che  possiate godere di un esclusivo fine giornata facendo ciò che più vi piace, rilassandovi, leggendo oppure preparandovi ad uscire per la sera. Le Isole Eolie sono una fucina di sorprese sia dal punto di vista naturalistico che enogastronomico  ed ovviamente dal punto di vista dell’accoglienza. I nostri skipper che navigano qui da anni per tutto il periodo estivo conoscono gran parte delle persone che vivono a terra e quindi sarà per loro facilissimo consigliarvi ed anche accompagnarvi alla scoperta dei siti più belli da visitare e luoghi da scoprire. La barca a vela ancorata in baia è un punto di appoggio stabile per tutta la giornata. Dal mattino, momento in cui ci sveglieremo e prepareremo una suggestiva colazione ammirando i colori tenui delle prime ore del giorno e godendo delle brezze leggere che cullano la barca a vela alla fonda. Proseguiremo poi mollando gli ormeggi ed avviandoci con una breve navigazione verso l’isola successiva dove il vostro skipper avrà organizzato l’ancoraggio per la sera. Ma prima ci soffermeremo per il pranzo, rigorosamente in mezzo al mare e lontano dai luoghi più turistici per godere di un fresco brunch tutti insieme. Un bagno è d’obbligo e soprattutto vi consigliamo di armarvi di pinne, maschera e boccaglio per divertirvi a fare u po’ di snorkeling. La “tabella di marcia” ed il tour settimanale delle isole eolie è studiato in modo che posiate ammirare anche via mare quello che di pìù bello le isole offrono. Il giorno dell’ancoraggio serale a Panarea ad esempio sarà doveroso portarvi a fare una nuotata a Lisca Bianca, isola vulcanica anch’essa che offre lo spettacolo subacqueo delle esalazioni sulfuree che creano uno flusso ininterrotto di bollicine che esalano  dal terreno verso la superficie come se ci trovassimo sopra un camino vulcanico, ma totalmente innocuo. I fondali di Panarea, ma anche quelli di Vulcano, Lipari, Salina sono in parte rocciosi ed in parte sabbiosi e creano anfratti spettacolari e dai colori che niente hanno da invidiare a quelli caraibici e d’oltreoceano. Le acque molto calde delle isole eolie per via sia della loro origine vulcanica ed il loro ergersi immediatamente sopra una camera magmatica che abbraccia la Sicilia tutta, sia anche in parte per riscaldamento climatico che interessa tutti i mari, Mediterraneo compreso  ospitano una grande varietà di specie marine in fondali non profondi e vicino alla costa. Calarsi in mare direttamente dalla scaletta della barca a vela vi darà un senso del godimento del mare totalmente nuovo. Un altro sito da non perdere assolutamente è l’immersione anche e solo a pelo della superficie dell’acqua per i non temerari  nelle grotte sulla costa ad ovest di Lipari…gli skipper della nostra flottiglia le hanno recentemente “avvistate” durante le loro settimane di charter e le hanno ribattezzate “le grotte di Baia Meraviglia”. Rispetto alle più conosciute Grotte di Filicudi sono sicuramente meno frequentate e sono molto più suggestive perché più profonde e dove è possibile con facilità arrivare in tender accompagnati dal vostro skipper. Un altro sito accessibile solo via mare che vi lascerà senza fiato per il suo specchio di acqua trasparente dovuto ad un fondale sabbioso chiaro e finissimo è la baia della Pomice sulla costa est di Lipari a cui arriveremo proprio il primo giorno come inaugurazione della nostra crociera. Sullo sfondo un vecchio sito di estrazione della pomice, tutto intorno barche a vela alla fonda con la prua al vento ed un totale relax. Anche dal punto di vista enograstronomico le Isole eolie su retaggio dei sapori della Sicilia ha una cultura culinaria invidiabile fatta di sapori semplici, profumi della terra ed aromi avvolgenti in cui sono le materie prime di indiscussa qualità a creare piatti semplici ma estremamente d’effetto. I primi di mare dove il pesce spada e la spatola accompagnati da una base di olio evo, capperi e pomodorini creano sapori sublimi., Uno dei nostri preferiti che sarà meta del vostro tour settimanale è il ristorante Pescecane sul corso di Lipari. L’ambente familiare e sinceramente cordiale  assieme ai piatti della tradizione eoliana rimarranno senza dubbio in memoria e palato. Una delle nostre location preferite per piatti, simpatia ed originalità di impostazione culinaria è il The King of Fish a Vulcano gestito dal nostro caro amico Gianluca e dal suo entourage che, nato come semplice pescheria in riva alla costa di Levante di Vulcano ha cominciato un  girono dopo l’altro ad offrire assaggi agli avventori della pescheria creando cosi un incessante andirivieni di clienti pronti a fare incetta di assaggi e spesa di pesce freschissimo ed appena pescato…negli anni si è trasformato in uno dei ristoranti di crudità di mare più rinomati di tutte le isole. Per ultimo, ma solo per assoluta reverenza nei confronti di questo locale che è una vera e propria istituzione nell’arcipelago delle isole eolie e conosciuto anche in continente è “Alfredo” a Salina, l’isola tinta di un verde lussureggiante e quasi tropicale i cui paesini sono intervallati da colline coltivate a capperi e vitigni di malvasia a perdita d’occhio. Alfredo è il nome del proprietario storico nonchè fondatore di questo locale affacciato sul mare nel paesino di Lingua vicino alle saline e al faro. Famoso pe le sue ineguagliabili granite da gustare al mattino accompagnate dalla Briosche “cu u’ tuppu” oppure come dessert alla sera dopo aver cenato con l’assaggio del famoso “Pane Cunzatu”, letteralmente pane condito…ma ad essere sinceri questo appellativo non rende giustizia a questa fetta di pane croccante condito con olio evo del posto e sormontato letteralmente da una cupola di ingredienti sapientemente abbinati che spazia dai pomodorini, alla crema di ricotta, ai capperi, alla cipolla, al tonno rosso affumicato che creano un’armonia di sapori sublime. Un morso Di Isole Eolie ad ogni assaggio. Questo e tanto altro in una settimana in barca a vela con noi […]

Storiche varie…

Il mare è un grande amplificatore dei sentimenti. Ho sempre sostenuto che se stai bene e vai per mare starai benissimo, ma se stai male e vai per mare starai malissimo. Isolarsi su di una barca in mezzo a tanta acqua dove le immagini davanti ai tuoi occhi sono ripetitive, stimolanti per la riflessione ed il pensiero, inizia immancabilmente una ricerca di te stesso o di quello che non vorresti e la dove niente può distrarre il tuo stato d’animo, ma può essere solo alimentato in senso positivo o negativo, inizia il viaggio e la resa dei conti, perché in mare si diventa lo specchio di noi stessi, in mare ti ritrovi faccia a faccia con i tuoi demoni ed è qua che gli devi sconfiggere. Quando varcherai il molo del prossimo porto, sarai tu al comando della tua imbarcazione o saranno loro, non vi sarà nessun compromesso!  Navigare alle Eolie tra terre ciclopiche, vulcaniche dalla lunga e ricca storia di popoli e di avventurieri che sono passati da qua, può aiutare a capire il mare, il posto e soprattutto noi stessi. La vita è una navigazione senza sosta, e la navigazione in queste isole siciliane può essere un concentrato di esperienze che ripetono in breve la vita di tutti noi.

Infatti:

Odissea di Omero:

si narra che le Isole Eolie ospitarono Ulisse reduce dalla guerra di Troia. Si racconta che Eolo lo ospitò e gli donò un otre di pelle dentro la quale erano chiusi i venti contrari per la navigazione. La leggenda dice che, durante il viaggio, Ulisse fece soffiare solo il dolce Zefiro ma mentre egli dormiva, i suoi compagni, credendo che l’otre fosse piena di tesori, l’aprirono liberandone i venti che scatenarono una terribile tempesta dalla quale si salvò solo la nave di Ulisse.

“E giungemmo all’isola Eolia. Qui dimorava Eolo, caro agli dei, figlio di Ippota. L’ isola errava nuotando. Un muro la cinge bronzeo; e liscia s’innalza una rupe. Dodici figli con lui nel palazzo vivevano. La casa odorosa riecheggia al suono dei flauti finchè il giorno dilegua; Poi quando licenza gli chiesi di andarmene non rifiutò, ma prese a cuore il mio viaggio; spogliò delle cuoia un bove novenneun otre ne fece, e dentro vi chiuse dei venti ululanti le vie: custode l’aveva dei venti fatto il cronide, e poteva quieti tenerli o incitarli a sua voglia. Nella concava nave con lucida fune, argentea, l’otre legò, di guisa che fuori neppure un alito uscisse; ma solo il soffio di Zefiro per me liberò che la nave benigno spingesse per noi”.

Alexandre Dumas:

Fece il suo primo viaggio in Italia del 1835 durante il quale passò da Genova, Livorno, Roma, Napoli dopodiché raggiunse la Sicilia e le isole Eolie. Rientrava in un più grande progetto che aveva come obiettivo la scoperta delle radici della cultura mediterranea. Dopo analoghe richieste al governo francese non andate a buon fine, fu finanziato da sottoscrittori privati fra i quali c’era anche Victor Hugo.

L’escursione alle Eolie si svolge dal 6 al 9 settembre 1835. Fra i compagni di viaggio citati nel diario ci furono l’amico Jadin e il cane Milord, ma è storicamente dimostrato che il gruppo fu accompagnato anche da Ida Ferrier, l’amante di Dumas, che però stranamente non viene mai citata. Come in un giallo, anche Dumas stesso viaggiò sotto falso nome.

Il viaggio si compie a bordo di una barca, chiamata speronana un tipo di imbarcazione lignea leggera e veloce lunga circa 15 metri dotata di una carena affilata che terminava con uno sperone (o tagliamare). Era attrezzata con una vela latina e dotata di quattro rematori al comando del capitano Arena, il personaggio che ha ispirato il titolo originale dell’opera.

Il Viaggio

La speronara lascia il porto di Palermo nella mattinata di lunedì 6 settembre, il martedì mattina sosta brevemente ad Alicudi e nel pomeriggio giunge a Lipari tramite il canale tra Lipari e Vulcano. Sbarcati con non poche difficoltà, i nostri viaggiatori vengono accolti nel convento dei Francescani poiché ai tempi a Lipari non c’erano alberghi. Qui conoscono il Governatore della città e visitano le cave di pomice.

Il mercoledì 8 settembre mattina partono per Vulcano dove saranno ospiti dei figli del generale Nunziante e ritornano a Lipari nel pomeriggio per poi fare rotta in serata verso Panarea, dove arrivano la mattina di giovedì, 9 settembre. Qui sostano a lungo presso lo scoglio di Lisca Bianca, poi fanno incetta di gamberi e aragoste a Panarea, cacciano conigli a Basiluzzo e verso sera arrivano a Stromboli per ammirare col favore del buio lo spettacolo pirotecnico del vulcano lungo la sciara di fuoco. La mattina del venerdì, 10 settembre, effettuano la scalata al cratere per riprendere infine la strada del ritorno.

Altre notizie:

Dopo il periodo fiorente dello stile di Diana, in cui l’ossidiana era stata la fonte di ricchezza per l’isola, la rivoluzione conseguente all’avvento della metallotecnica comporta due fattori di impoverimento per Lipari e tutte le Eolie. Il primo, immediato, è la sostituzione dell’ossidiana con il bronzo più facilmente lavorabile, meno fragile e non dipendente da una singola fonte di approvvigionamento. Il secondo fattore consegue al miglioramento della marineria dotata di navi più moderne, anch’esse legate alla disponibilità del metallo, che consentono di intraprendere navigazioni più lunghe e non più legate ai percorsi costieri o limitate agli spostamenti a vista. Quindi, pur partendo sempre dalla Anatolia, le rotte commerciali non passavano più obbligatoriamente per lo Stretto di Messina e le isole Eolie ma, attraverso Malta ed il Canale di Sicilia, aprivano nuovi mercati in Sardegna, in Francia ed in Spagna e da qui, oltre le Colonne d’Ercole, sino alle lontane Bretagna e Cornovaglia.

“La Sicilia è il paese ricco di risorse non sfruttate e abitato dai Ciclopi selvaggi, i pericoli dello stretto sono emblematizzati nella leggenda dai due mostri Scilla e Cariddi che ne ostacolano il passaggio ai naviganti. Al di là dello Stretto sono le Planctai, le isole vaganti, le cui fosche cime sono sempre avvolte da una nera nube, il paese dei Lestrigoni mangiatori di uomini, le sirene incantatrici dei naviganti, l’isola della maga Circe. Ma vi è anche Eolia, l’isola galleggiante circondata da un muro di bronzo nella quale regna Eolo il re giusto ed ospitale, dispensatore dei venti, che accoglie benignamente Ulisse e gli dona l’otre del vento favorevole perché possa tornare in patria”.

Infatti sfruttando la capacità di navigare acquisita mediante i commerci di ossidiana, la conformazione dell’arcipelago che sembra strutturato ad arte per raccogliere i naviganti provenienti dal Nord e per proteggerli da ogni vento, la presenza di Stromboli che ancora i Romani definivano il Faro del Mediterraneo per la sua visibilità sia di giorno che di notte nonché la posizione geografica centrale rispetto al Mediterraneo, sfruttando tutto ciò la popolazione eoliana ha raggiunto in questo periodo una posizione preminente nel commercio dello stagno proveniente dalla lontanissima Cornovaglia.

In questo periodo, a partire da XVI secolo a.C., si assiste ad una larga diffusione in tutte le isole dei prodotti egei e contemporaneamente ad uno spostamento dei villaggi dalle amene posizioni dei secoli precedenti a posizioni fortificate più difendibili. Sono frequenti i ritrovamenti di macine per il grano, di trituratori e di altri oggetti di chiaro utilizzo sociale; nel Castello di Lipari è stata trovata, databile intorno al 1580 a.C. una forma di arenaria per la fusione di oggetti in bronzo. Nel suo complesso la prima età del bronzo nelle isole Eolie va dal XVIII secolo a.C. sino alla fine del XV con una durata di circa 400 anni. Il periodo successivo, tra il 1400 ed il 1300 a.C., detto della media Età del bronzo, è caratterizzato da inumazioni singole rannicchiate entro grandi vasi (pithoi) normalmente chiusi da una lastra di pietra; di esse sono stati trovati molti esempi in una zona ai piedi del Castello (oggi piazza Monfalcone) attualmente conservati nel Museo archeologico di Lipari. Le ceramiche sono molto lavorate e assumono la forma di orci globulari e bottiglie ma anche di amuleti in terracotta e monili. A Lipari è stata ritrovata una forma di fusione per spade mentre a Panarea una per braccialetti. Gli scambi non sono più solo con l’area di cultura greca od orientale ma anche con quella italica ed egiziana: nella tomba di Amenophis IV (1372-1355) sono state trovate ceramiche di tipo identico a quello sopra citato, sono state anche ritrovate diverse ceramiche nuragiche nelle isole, che testimoniano un traffico commerciale tra la Sardegna e Lipari. Intorno al 1250 tutto ciò si interrompe bruscamente. Delle isole Eolie non rimane altra traccia se non il ricordo persistente nel mondo greco di cui risuona larga eco nei racconti dell’Odissea.

Eolie Island.

Isole Eolie

Stromboli Island

Quando il vento soffia, le singole raffiche che ti avvolgono sembrano messaggi per te, messaggi dal mare. E’ come se tanti suggerimenti volessero cogliere la tua attenzione, quella della tua mente, esse potrebbero essere paragonate a delle carezze, delle lievi spinte che tendono a darti la direzione! Si, perché il vento caldo delle Eolie è questo, un susseguirsi di suggerimenti su dove mettere la prua della tua barca, il vento non devi contrastarlo, ma assecondarlo, ascoltarlo e trarne tutti i vantaggi che può regalare. Un soffio, una spinta per andare sempre più avanti e sarà lui a farti fare vela verso la nuova isola, che se pur conosciuta sarà sempre una nuova emozione tornare e ritrovare tutto quello che hai lasciato l’ultima volta!

Una delle sensazioni più grandi di libertà che si prova, è la navigazione tra l’Isola di Salina e Filicudi quando nel primo pomeriggio dopo una sosta a Pollara per il pranzo ed il bagno nella baia del postino, si salpa con prua a ovest – sud ovest di fianco alla scia del sole. Là dove la brezza di maestrale è la padrona del canale, il mare ed il vento ti permettono di fare rotta a vela verso l’isola che ormai è così definita per eccellenza, Filicudi.

L’odore del vento, che si direbbe inodore ma non lo è, stimola in modo inconfondibile l’olfatto che trasmette al tuo corpo quel mix inconfondibile di iodio, sale e odore del sole; si perché lo si voglia o no i raggi del sole hanno il loro odore basta saperne cogliere l’essenza, la loro luce non è uguale in ogni angolo del mondo e quando la luce cambia, cambia anche l’essenza.

Chissà se Josef Conrad ha mai pensato di scrivere qualcosa sulle Isole Eolie, sarebbe stato fantastico poter leggere le sue parole su questo arcipelago eoliano, parole così descrittive le sue da dare vita ad ogni cosa di cui parlasse, era capace di dare vita ed anima ad una bitta di ferro piuttosto che a un argano di legno, ed è così che questo articolo continuerà a cercare di descrivere queste isole, imitando nei limiti del possibile la sua scrittura, anche se la sua bravura rimane ineguagliabile.

Le Isole Eolie, Lipari la maggiore, Salina la più verde, Panarea la notturna, Stromboli la potente, Filicudi ed Alicudi le selvagge e lontane, l’ultima Vulcano, Jurassica se pur la più vicina al mondo reale per la sua posizione situata a poche miglia dalla Sicilia. Là, guardando a sud come un maestro dietro la cattedra si erge con tutta la sua maestà l’Etna, come se fosse il grande papà di queste sette isole sorte sempre grazie alle eruzioni di altri vulcani, e anche se in modo fantasioso sembra e piace pensare essere le sue figlie, le figlie di lui Vulcano dei Vulcani, sorvegliate dall’alto.

Arcipelago delle Eolie.

Abitare alle Eolie e non passarci solo periodi vacanzieri non è cosa facile, bisogna avere un grande spirito di adattamento e saper sfruttare al meglio la natura, le loro risorse naturali, che non sono poche ma vanno intercettate e messe in condizioni di poter migliorare la tua vita. Si perché se non riesci a trovare la chiave di lettura dei vantaggi che puoi avere vivendo su queste isole, rischieresti di avere a tuo discapito solo le scomodità che non sono poche. Al contrario le stesse scomodità diventano nulle se valorizzi l’aspetto naturale delle isole stesse, e tutte quelle meravigliose sensazioni che possono trasmetterti anche nei periodi invernali, quando il turismo è assente e si vive a ritmi veramente lenti e privi di distrazioni. Cinema, teatri e locali non vi sono, in alcune isole gli abitanti si riducono a meno di 40/50 persone e nelle isole maggiori dove ci sono più abitanti anche nel periodo invernale i servizi rimangono comunque scarsi, anche uscire e trovare posto in una delle poche pizzerie che rimangono aperte non è poi così scontato.

Ville, case e rustici in collina, vengono chiusi e chi rimane svolge una sorta di guardianaggio e manutenzione per chi non c’è, tutto si ferma, il tempo quasi, l’inverno è lungo dai colori grigi, ma anche dai fantastici tramonti tersi che nel periodo estivo non vi sono. Cielo stellato nelle notti di tramontana, chiaro di mare nei riflessi della luna, per lei, la luna, le stagioni sono tutte uguali, presenzia sempre sopra le isole, sia che ci siano o no i turisti a guardarla. Le luci delle case viste da lontano tremolano mischiate a stelle nel tetto del cielo, orizzonti traditi dalla luce della luna e contorni montagnosi delle isole disegnano linee e curve a trecento sessanta gradi, l’acqua mormora sugli scogli, perché non vi è burrasca, ma quiete notturna, invernale, fresca, quasi immobile, come se fosse disegnata e scritta per i pochi che rimangano, gli isolani, gli abitanti delle Isole Eolie.

Descrivere le Eolie anche quando si crede di aver trovato le parole giuste è pressoché impossibile, rileggendole si capisce che qualcosa sfugge comunque, sono Isole dal fascino e dalla natura unica, non si possono raccontare, si devono vivere il più a lungo possibile nelle giornate calde estive, quando la notte tarda ad arrivare, anche se la notte alle Eolie non è fatta per dormire, o meglio per dormire in casa. Alle Eolie si dorme all’aperto, fuori sul ponte della barca, sulla spiaggia, in riva al mare più che si può, sulle colline e perché no, nei vicoli dei paesi dove la tranquillità regna sovrana. Le Isole Eolie vanno interpretate in ogni momento della giornata, solo così si possono capire e ricevere da loro, il meglio di quello che possono offrire in modo incondizionato, regalo dopo regalo.

Filicudi Island.

Chissà se anche Josef Conrad la penserebbe così, chissà se mai è passato da queste isole, sicuramente no, altrimenti non avrebbe potuto fare a meno di raccontarle, di trasformale con la sua penna in qualcosa di vivo e inaspettato, avrebbe raccontato le Eolie come sono veramente, ma soprattutto gli avrebbe regalato quell’anima che solo lui era capace di dare.

Una vacanza alle Eolie e sempre non solo un’avventura, ma anche cultura, attività fisica, buona cucina e divertimento, solo chi c’è stato può capire queste parole e per chi ancora non lo avesse fatto, il consiglio e di non aspettare ancora, venite e provate a raccontarle voi… ma solo dopo averle conosciute!!

Tradizione e persone.

Barche in Rada per la sera.

…navigare alle Isole Eolie significa incontrare un’atmosfera avvolgente, il clima fa la sua parte, ma quello che si avverte su queste Isole è qualcosa che nasce dal profondo di questa terra, nel vero senso della parola, ovvero il suo carattere vulcanico. Tutto arriva dalla profondità, il calore, le attività che emergono in superficie in svariati modi, le più evidenti tra il cratere attivo di Stromboli, le esalazioni di zolfo sottomarine a  Lisca Bianca, i fanghi sull’Isola di Vulcano, le sua acque termali sulle spiagge di Levente. Queste attività amiche dell’uomo ormai da decenni, rendono questa terra così affascinante da far si che migliaia di turisti ogni anno arrivino sin qua per poterle vivere personalmente. C’è comunque  da dire che questa atmosfera è elevata in maniera esponenziale grazie alla grande ospitalità degli isolani che abitano e vive su queste isole, se non che dalla sua cucina eoliana, che spesso rispecchia quella siciliana rivisitata, il vero Gourmet siciliano è alle Isole Eolie. Navigare in barca a vela tra queste isole è una continua scoperta, equivale a passeggiare in una grande città, ed a ogni passo puoi vedere qualcosa di nuovo, incontrare qualcosa di interessate. Tanto è vero che arrivando da un’isola all’altra i cambiamenti sono evidenti, anche senza dover fare un paragone tra il meglio ed il peggio, perché questo è solo una questione di gusti, abbiamo riscontrato nelle osservazioni dei nostri clienti velisti, che non vi è una regola del bello, spesso le persone si innamorano di un isola diversa, ma anche di una cala o una spiaggia sempre opposte tra loro, settimana in settimana la crociera non viene mai uguale grazie alla moltitudine di situazioni che le Isole Eolie possono proporre.  L’offerta della ristorazione è ampia, il pesce viene servito prettamente cotto, ottimi ristoranti come il Vicolo di Lipari, La Kasbah, ed il Pescecane ne sono testimoni, ma in un paio di ristoranti si mangia del crudo che credo non abbia eguali sulla terra, ad esempio The King of Fish a Lipari ed il Sirena a Filicudi. Parola di chi ha navigato sino ai caraibi attraversando l’oceano più volte in dieci anni, vivendo tutte le situazioni che ne concernano. Ci sono anche delle ottime pizzerie dove la pizza è prettamente napoletana, ma la si può gustare sulla terrazza di Ingrid a Stromboli oppure alla Pizzeria la Piazzetta di Lipari. In realtà quello che conta è la materia prima, in questa terra del sud i pomodori e la verdura in generale se nonché la frutta hanno un sapore eccezionale. Per questo motivo anche i manicaretti cucinati a bordo dagli skipper sono sempre un successo e permettono agli ospiti di assaporare alcuni piatti locali dai sapori eccezionali.

Natura Vulcanica Isole Eolie.

Veleggiare, il mare, lo splendore delle roccie vulcanine, le baie e gli abitanti con la loro cucina rendono le isole Eolie un posto unico. Il pesce alle Eolie viene pescato localmente vi è una grande tradizione della pesca al tonno ed al pesce spada, alcuni pescatori locali hanno incrementato i loro guadagni occupandosi della vendita del pesce al dettaglio aprendo alcune pescherie di famiglia che ha sua volta sono diventate ristoranti o rosticcerie con piatti da asporto. Queste pescherie presenti nei paesi dell’isola di Lipari e Vulcano quando hanno iniziato a fare ristorazione si presentavano in modo molto spartano, addirittura con tavoli apparecchiati con piatti e bicchieri diversi tra loro perché recuperati in casa, ma il punto forte ovvero la bontà del loro pesce fresco a fatto si che incrementassero i loro affari e spesso sono diventati dei ristoranti degni, se pur mantenendo un aspetto ed una atmosfera casalinga e cordiale data dalla gestione sempre familiare e informale. In altre isole come Filicudi ed Alicudi sono invece nati alcuni Home-Restaurant. Questo perché nei piccoli paesi di queste piccole isole, non hanno c’è offerta che possa soddisfare il numero di turisti che ogni sera scende a terra dalle loro barche a vela che si ancorano davanti alle loro spiagge. Tento è vero che dopo l’aperitivo spesso gli equipaggi tornano a cena a bordo per la mancanza di disponibilità negli unici due a volte anche un solo ristorante. Le famiglie sempre di pescatori che godono di case generose, con terrazze a picco sul mare lungo i crinali delle colline sovrastanti si sono attrezzate per poter mettere a tavola quindici, venti persone in suggestive location panoramiche, spesso ricavate anche sui tetti piatti delle case. Qua oltre a mangiare prodotti locali, pescati e cucinati con la tradizione di famiglie che vivono da generazioni su queste isole, si entra in contatto proprio con la cultura isolana, le porte che si aprano sono quelle delle case dei locali, gli odori ed i sapori di una tradizione tutta del sud, non dimentichiamo che le Isole Eolie sono delle Isole di un Isola più grande che è la Sicilia e questi passaggi in riduzione del territorio creano proprio quell’essenza quella concentrazione del buono, dell’utile del non spreco ed è qua che si possono imparare tanti piccoli trucchi per capire come si può ancora oggi vivere nella semplicità con il massimo della dignità.

Il Viaggio a Vela.

Viaggiare è sempre un insegnamento, ed è in posti come queste isole che ci rendiamo conto quanto si può essere lontani se pur vicini alla modernità che tanto ci piace, ma ci mette anche alla prova ogni giorno chiedendoci di sostenere dei ritmi faticosi. Al contrario arrivando su queste Isole dell’arcipelago Eoliano che sono solo a 40 minuti di aliscafo da Messina, si percepisce da subito il rallentamento della quotidianità, della vita vissuta nel presente. Probabilmente tante persone che si sono trasferite su queste isole pur essendo nate in grandi città hanno apprezzato, cercato e trovato la tranquillità in questi luoghi dove il rapporto umano ed i valori della famiglia e dell’amicizia, nonché della solidarietà sono forti e si percepiscono già dai primi momenti che si frequentano questi posti. Probabilmente merito anche di tutti i marinai che sono passati, che passano tutt’oggi da questi porti, che dopo navigazioni impegnative hanno la necessità di scambiare cordialità e rapporti sinceri con le persone del posto. Così facendo sicuramente hanno ampliato lo spirito di cordialità e solidarietà già presente tra gli abitanti di questi luoghi… le Isole Eolie!!

…il tour prosegue!

Il pranzo a Pollara è forse uno dei più suggestivi che vivremo durante la crociera in barca a vela. Alla fonda in uno specchio d’acqua cristallina come poche se ne vedono nelle migliori location caraibiche circondati da una muraglia di pietra tufaria dalle colorazioni diversificate, si sente possente la presenza della natura selvatica delle isole assieme a quella pacifica del mare. E’ inevitabile tuffarsi anche subito dopo aver pranzato…l’acqua delle Isole Eolie è così piacevolmente fresca che non si rischia mai di avere noie. Intorno alla barca e fin sotto la spiaggetta di roccia arenaria bianca una miriade di specie marine nuotano alla ricerca di cibo anche forse incuriositi dalle presenza delle imbarcazioni e per niente infastiditi dai nuotatori muniti di maschera e cannello. Avventurarsi  per catturare l’immagine di un fondale quasi incontaminato o anche solo per ammirare le chiglie dei monoscafi che ondeggiano scure a pelo d’acqua è un’esperienza che da sola vale l’intera giornata. Per chi si gode il caffè sotto l’ombra del bimini è tempo, una volta trascorse le ore più calde del primo pomeriggio, di aiutare il comandante a sistemare il  pozzetto per poter partire poi con calma alla volta di Filicudi. Nelle giornate meno calde alcuni prima di salpare definitivamente da Salina ci chiedono di poter salire su dalla scalinata laterale all’arco del Perciato per curiosare…Pollara è magica anche da lassù. Appartata per tradizione, il borgo di Pollara si stende su una baia naturale, in realtà un antico cratere vulcanico. Ed è a Pollara che si trova Il Villaggio dei Pescatori, un luogo unico per trascorrere una giornata tra mare e terra, accessibile dopo un sentiero e alcune rampe di scale. Anche lì l’organizzazione non manca ed è possibile ricevere le cure ed i servizi organizzati dal punto di ristoro che si trova nella piazza principale del paesino. Al rientro, il belvedere posto nei pressi dell’osservatorio, è un appuntamento obbligatorio.

Significa concludere la visita di Salina con una vista mozzafiato su Alicudi e Filicudi che si stagliano all’orizzonte. Una giornata unica di mare, colori e luci che se sei a Salina non si può perdere. Veleggiare verso Filicudi ci permette sempre di godere di brezze leggere che ci sospingono all’Isola con una certa calma; è un pomeriggio di vela, di vento, di sole e di relax. Assieme ad Alicudi, Filicudi è l’Isola più dislocata dell’arcipelago delle Sette Sorelle e sono le due Isole che forse hanno risentito meno nel tempo dell’afflusso e dei cambiamenti che il turismo inevitabilmente infonde anche ai luoghi più appartati. Navigando si gode appieno di quello che la barca a vela ed il mare offrono perché è una navigazione “di avvicinamento”, pomeridiana ed apparentemente senza aspettative…è in realtà il momento in cui più spesso si incontrano branchi di delfini che affascinati dallo scorrere leggere dello scafo sulle onde si avvicinano ala prua e veloci ci accompagnano per brevi tratti anche dando spettacolo di sé e delle loro agilità a tutti i nostri equipaggi; si dice che i delfini scambino lo scafo delle imbarcazioni che navigano a vela e che per questo sono per natura silenziose per il ventre di alcuni grandi mammiferi e che si avvicinino per il loro innato spirito di curiosità e di “branco”. Capiscono poi di essersi sbagliati, ma intuiscono anche di non essere affatto in pericolo e per questo ci seguono finche la sensazione del nuovo non li affascina. Per chi non è avvezzo alla navigazione, ma in realtà anche per chi è un habituè del mare lo spettacolo di questi animali affabili e intelligenti che danzano veloci sulle onde è impagabile ed assolutamente fuori da ogni schema tanto che ipnotizzati non si riesce neanche per un attimo a distogliere lo sguardo per accaparrarsi una bella foto o bel filmato…

La visione di Filicudi all’orizzonte nei giorni di cielo terso e limpido, senza foschia abbaglia letteralmente. Quella sua morfologia impervia che si percepisce solo avvicinandosi si perde quando la si guarda da lontano e quelle rocce impervie diventano all’occhio umano e a distanza le forme sinuose ed ammaglianti di una donna sdraiata con i ventre gravido che sembra adagiata sul mare per godersi le onde; non si vede subito, ma è una sorpresa quando si riesce a distaccarsi dai particolari dell’isola e ne si percepisce una visione d’insieme. Filicudi è amore a prima vista oppure non amore, ma mai lascia indifferenti…forse è l’isola per eccellenza, quella dove si concentra tutto l’immaginario di chi, cittadino, si avvicino ad un posto quasi sperduo del Mediterraneo ed assapora una cosa nuova che si è dimenticato : la solitudine. E’ condividendo con la gente del posto la vita di un’isola che, lontano dalla costa, ma anche lungo la costa stessa, svela il lato più autentico e selvaggio. L’isola dell’arcipelago eoliano è un continuo saliscendi di sentieri sterrati accompagnato solo dal frinire delle cicale e dal rumore secco delle onde sulle rocce. Sono le antiche mulattiere percorribili a piedi. Quasi incredibile da credere quando lo si racconta a chi viene dalla città. La barca a vela e le sue navigazioni sono questo in sostanza: l’avvicinarsi a realtà, mondi, persone, luoghi, suoni o che si erano dimenticati o che non si erano mai conosciuti.

La barca e l’ambiente…

A pensarci bene è un luogo accessibile solo via mare o dove, se il mare non lo permette, non si arriva. Questo concetto per una civiltà abituata a raggiungere tutto e subito è quasi inconcepibile, fa strano, fa antico…ma conoscendolo è la riscoperta assoluta e vivace di tutto il bello che c’è nella mancanza di frastuono, rumore, velocità…”lessi s more” è tutto ciò di cui di diventa consapevoli qui e che serve davvero. Le case di Filicudi si allineano sull’unica strada asfaltata che collega i due borghi marinari dell’isola, il Porto da un lato e Pecorini dall’altro lato dell’Isola per poi disseminarsi aggrappate ai crinali tra sciare color ruggine, pareti vulcaniche e terreni terrazzati su cui si alternano mandorli, fichi, carrubi e melograni. L’isola è a forma leggermente ovale con un’appendice a sud-est costituita dalla penisola di Capo Graziano (m 174) mentre il suo punto più alto, la Fossa delle Felci, è a 773 metri. La zona del Porto è il centro nevralgico, dove trovate le piccole attività commerciali dell’isola. Il tratto costiero del porto, ospita una spiaggia di ciottoli abbastanza grande. Qui ha sede un piccolo museo, che conserva a piano terra gli antichi utensili dei contadini e al primo piano ritrovamenti archeologici sottomarini. Il nostro punto di arrivo è però in primis Capo Graziano…sopra e sotto il mare, ma anche via terra Capo Graziano è un rigoglio di natura incontaminata rimasta davvero legata ad epoche ancestrali. L’ancoraggio alla fonda è d’obbligo prima di arrivare alle boe definitive dove poter passare la notte. Una tappa da non perdere è scalarne il promontorio… Capo Graziano è uno dei luoghi più importanti per l’archeologia eoliana. A circa 100 metri sul livello del mare, ospita i resti del cosiddetto “Villaggio di Capo Graziano”, una trentina di capanne a forma ovale datate nel 1.700 a.C. di epoca neolitica, con un altare miceneo e terrazzamenti. Da qui, si arriva anche alle antiche “Cave di Macine” dove, proprio sulla costa dell’isola bagnata dal mare, si scorgono alcuni resti di macine. E’ un percorso poco impegnativo, ma ricco di emozioni e che offre una visuale davvero imponente sulla baia sottostante. Anche per gli amanti di diving, a largo di Capo Graziano, vi è un sito archeologico d’importanza mondiale per le numerose imbarcazioni di epoca antica presenti nei fondali. Oltre ad essere sito d’interesse culturale, è anche un luogo prediletto per gli appassionati della natura, poiché presenta un habitat ricco e rigoglioso grazie anche alle normative che vietano, da dieci anni a questa parte, la pesca e le immersioni se non accompagnati dal personale autorizzato……

To be continued […]

…solo e sempre Isole Eolie!

Navigare alle Isole Eolie è come passeggiare sul mare attraversando piccoli stretti che le separano e le rendono accessibili con poche miglia di navigazione. L’arcipelago è un misto di storia, sapori, divertimento e marinità che si è espressa in passato con navigatori esploratori e trasporti di cabotaggio, poi come marinai pescatori che tutt’oggi vivono di pesca ed abitano i paesi presenti su ogni isola, ma quello che ha portato ricchezza e benessere per tutti gli isolani che hanno resistito senza migrare negli anni duri verso l’America è il turismo. Lipari è il centro di raccolta e smistamento di tutti gli arrivi, questo paese sotto il Monastero, permette di dirigersi verso tutte le località balneari non solo dell’isola stessa ma anche delle sorelle, Panarea, Stromboli, Salina, Filicudi e Vulcano… e perché no! Alicudi la più lontana ed eremita di tutte.

Perché quando i velisti parlano delle Isole Eolie, si preoccupano subito della sicurezza e della praticità degli ancoraggi? Perché quando si parla delle Isole Eolie da visitare in barca a vela, sembra che siano Isole per conoscitori dei luoghi o di esperti velisti? Un motivo c’è, ed è dovuto al fatto che le Isole non si sono mai trasformate per accogliere un turismo di massa, ma sono rimaste come erano 100 anni fa, senza porti turistici, senza grandi complessi turistici sia a terra che in mare come aree attrezzate. Questo però non significa che non sia possibile visitarle in sicurezza. Le nostre barche come quelle di altre società di charter che sono presenti da oltre venti anni sulle Isole, navigano in sicurezza grazie alla conoscenza dei luoghi, infatti è possibile trovare ancoraggi in bassi fondali di sabbia dove trascorrere la notte, baie riparate dai venti predominanti del periodo estivo come il maestrale, il ponente e quando vuol fare un po’ di brutto tempo lo scirocco. Muoversi alle Isole Eolie con discrezione come se fosse una danza tra le isole, rispettando il loro modo di accoglierti diventa piacevole e divertente, solo così ti senti parte integrante di questi luoghi che straordinari sono grazie al loro aspetto primordiale, jurassico.

Si, perché le Eolie sono isole che offrono paesaggi che se pur legati tra loro dal mare e dal paesaggio vulcanico hanno delle differenze importanti tra di loro, queste possono essere legate alle spiagge presenti solo su alcune isole come Panarea, Vulcano, Lipari e Stromboli, ma completamente assenti su isole come Salina, Filicudi ed Alicudi. Le loro differenze sono importanti anche selle dimensioni dei paese, che si distinguono tra piccoli borghi di pescatori dove non sono presenti più di dieci / quindici case con pochissime persone che vi abitano come Ginostra di Stromboli oppure Pecorini a Mare di Filicudi, a cittadine se pur contenute come il paese principale di Lipari dove si può trovare oltre ad una popolazione numerosa come diecimila abitanti a tutti i servici di cui si necessita per viverci in estate come di inverno. C’è inoltre da dire che questo paese è collegato alla Sicilia con aliscafi e traghetti con partenze ogni ora nel periodo estivo con una graduale diminuzione nel periodo invernale.

Passare una vacanza alle Isole Eolie, vissute in mare su di una barca a vela che naviga nell’Arcipelago piuttosto che a terra nei resort, nelle case vacanza, negli alberghi, significa poter entrare in contatto con la loro realtà naturale, vulcanica, marina e perché no culinaria. Gli isolani ormai abituati ad ospitare il turista sono molto ospitali e riescono con poco a farti sentire a casa, l’accoglienza legata alla loro presenza ma anche alle strutture ben organizzate permettono di passare una vacanza soggiornando in modo comodo, elegante e piacevole.

La danza delle barche che navigano e gli alberi che come aghi cucino gli stretti, le verdi vette dei vulcani ormai spenti, oppure attivi ed importanti come Stromboli e Isola di Vulcano, i boschi delle felci, i golfi che offrono riparo alle barche che riposano come gusci di noci, i capi bianchi di pomice, camminare su sentieri e raccogliere le ossidiane, pietre lucide vitree uscite dai crateri durante le eruzioni, spiagge miste tra ciottoli e sabbia nera, sabbia bianche, le rocce laviche che per la loro forma sempre assomigliano o ricordano qualcosa, a volte fiamme, altre dinosauri, gli archi marini subacquei, gli archi che come finestre si affacciano sul mare, nel cielo stellato di una notte speciale. Piccoli paesi attaccati ai versanti più scoscesi arrivano sino al mare, piccoli moli, piccole barche di pescatori, i vicoli dei paesini così stretti dove la brezza marina abnita e rinforza, i sapori dei tipici piatti Eoliani, i frutti della terra le viti della Malvasia, i capperi, i fichi d’india, la frutta, la pesca del tonno, le cruditè di crostacei, i ricci. Le luci di notte, tenue timide di questi paesi dove l’illuminazione stradale non esiste, candele al vento sui muretti dei locali più di moda, luci soffuse che regalano atmosfere irripetibili, i locali per gli aperitivi, i ristoranti tipici, il pane cunzato da Alfredo a Lingua Isola di Salina, le granite siciliane, pasta con pane tostato, le due trattorie di Santa Maria di Salina ed i locali della movida di Lipari e Panarea, la terrazza dell’Ingrid a Stromboli con un panorama unico al mondo dove con un colpo d’occhio puoi vedere il sole tramontare all’orizzonte su di un mare calmo ed il crinale che sale al tuo fianco sino alla vetta del cratere che brontola, sbuffa, si fa sentire è lui “Iddù” il vulcano più attivo d’Europa.

Queste sono le Isole Eolie, un mix di meraviglie concentrato in poche miglia di mare, tutto quello che potresti trovare in un giro del mondo in barca a vela è qua a portata di mano, le Eolie, la Sicilia, l’Italia …

Passare una settimana partecipando ad una crociera in barca a vela è alla portata di tutti, sia sotto l’aspetto economico che pratico. Per navigare con noi non è richiesto mai, nessun tipo di esperienza, nessuna dote di marineria, nessuna attitudine velica, ma solo voglia di natura, mare, vento e naturalmente spirito di adattamento che verrà subito ripagato dalla gentilezza del mare, dall’accoglienza della barca, dal cullare delle onde amiche…          

L’isola del pane cunzato…

Salina, l’isola verde del pane cunzato

I vigneti della malvasia…

Abbiamo tempo da perdere a bordo, da assaporare direi ed il momento in cui tutto si acquieta per lasciare spazio al silenzio, ai pensieri, ai racconti di fine giornata è senza dubbio quello dell’imbrunire. Uno delle più belle immagini di fine giornata lo vivo prima dell’ancoraggio per la notte davanti a Santa Marina di Salina, a Lingua di fronte al faro con poche centinaia di metri che ci separano da Lipari. Il sole tramonta sul fronte opposto dell’isola, ma il rosso del crepuscolo poiché siamo quasi sulla punta dell’isola ci raggiunge e così il Margaux all’ancora fa da divisori tra luce ed ombra. Salina con le sue due alte colline rigogliose di verde copre ben presto il sole, uno parte dello scafo della nostra barca a vela rimane illuminato dalla luce del sole e ci permette un ultimo bagno nella zona in cui il fondale è ancora visibile; l’altra parte dello scafo è già in ombra ed il fondale scuro allieta i membri del nostro equipaggio più temerari che si tuffano in un mare, di fatto, ormai scuro. Ma siamo alla fonda e la prua che si mette a vento fa automaticamente ruotare l’imbarcazione attorno al suo perno. Mi soffermo ad osservare questi ritmi della natura che nella vita reale, quotidiana scandiscono poco le nostre decisioni, il nostro da fare, ma che oggi, in questo preciso istante, quando mi immergo velocemente in acqua per poi godere degli ultimi raggi di sole, capisco essere fondamentali per il nostro equilibrio fisico. Sono passati tre giorni da quando ci siamo imbarcati in questa avventura e letteralmente su questa barca a vela ed i nostri ritmi si sono allineati perfettamente allo scandire delle ore, notturne e diurne. Sappiamo a che ore il sole tramonta e ci adeguiamo di conseguenza per poterci asciugare i capelli al vento. Sappiamo quando il Margaux è in procinto di rollare e quindi troviamo un punto di appoggio per non perdere l’equilibrio, sappiamo come disporci sul tender quando lo skipper ci porta a terra ed abbiamo capito una cosa importante. In barca a vela ogni cosa ha il suo tempo ed il suo momento, il mare ha il suo linguaggio che non permette distrazioni , ma che per chi lo rispetta, offre sensazioni inamovibili. Il faro di lingua con le sue saline intorno, non ancora del tutto dismesse fanno da cornice a tutto l’equipaggio che è in procinto di prepararsi per scendere a terra.

Granite al pistacchio, e brioche!!

Abbiamo da gustare qui a Salina due delle specialità enogastronomiche per cui tutta la Sicilia è famosa nel Mondo, la Malvasia ed il “pane cunzatu”. Salina è l’isola che più delle altre ha saputo salvaguardare la sua anima rurale, e mantenere la tipicità, genuinità e autenticità della propria economia tradizionale, basata sulla coltura del cappero e la produzione di questo famoso vino. Il porto di santa Marina di Salina, l’unico tra l’altro a parte quello di Lipari è una deliziosa passerella di piccoli pescherecci in legno dei locali che si alternano alle numerose barche a vela da charters che ormeggiano qui per la notte; un andirivieni di turisti ed eoliani che ci accompagnano fino alla piazza che ci apre la vista su Panarea e che ci accogli con uno dei manifesti di quest’isola: il Postino, girato alla baia di Pollara e di cui Salina conserva gelosamente in ogni dove qualche piccoli rimasuglio od oggetto. All’ingresso del paese la bicicletta con cui Troisi girovagava per l’isola è incastonata in un frammento a grandezza naturale del manifesto cinematografico del film. Le brezze di termica che arrivano in piazzetta sono piacevoli e ci invitano a fermarci qui per il nostro aperitivo serale. Tutti gli equipaggi con cui ci troviamo a navigare durante la settimana si fermano e la piazza in pochi minuti comincia a pullulare di gente, di musica, di fermento…ma è un’invasione pacifica e gli isolani si mescolano volentieri a noi con tutto il calore siciliano tipico di questi luoghi ed ancor più delle Isole Eolie. Passiamo una bella ora ad assaggiare i capperi misti che troviamo nell’happy hour in un mix di sapori tutti eoliani: pomodorini, cipolla, salse accompagnate da vini bianchi locali che sono solo un ottimo preludio per la nostra cena.

Alfredo, storico locale di Lingua, Isola di Salina.

Lo skipper ci ricorda che dobbiamo spostarci al paesino di Lingua dove Alfredo ci aspetta con il suo famoso e pluripremiato pane cunzatu. Lingua è un piccolo e colorato borgo di pescatori caratterizzato dalla presenza di un laghetto naturale di acqua salmastra che riusciamo ad ammirare stasera anche grazie alla presenza di uno luminosa luna pieno che accompagna il n ostro girovagare. Questo laghetto dell’estremità sud-orientale di Salina conserva i resti di un antichissimo impianto per la produzione del sale, una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nell’arcipelago delle Eolie. Le vasche delle saline, interamente visibili fino al 1700 e oggi sommerse dall’acqua del lago, si presentano con la parte inferiore dei muri divisori costruiti con la tecnica dell’opus reticulatum, tecnica risalente alla primo periodo dell’età imperiale romana ed il pavimento anch’esso risalente al I-II secolo d.C., di calce magra e ghiaia. Il lago, sormontato da un pittoresco faro, è oggi riserva naturale protetta, di notevole interesse naturalistico. Qui infatti si recano gli appassionati di Bird Watching durante i periodi di migrazioni degli uccelli ed è per questo che anche in inverno le Isole Eolie sono meta prescelta soprattutto dai turisti stranieri che optano per mete in momenti non tradizionali dell’anno. Ho dimenticato di citare un sito che l’autista del nostro pulmino ci ha ricordato passando. Quello che percorriamo è l’antico tragitto che anche in tempi antichi si utilizzava per arrivare in questa piccola frazione e da non perdere è il ponte in pietra settecentesco in Località Vallone Zappini rimasto praticamente intatto. A pochi passi dal faro troviamo il famoso locale “Da Alfredo”, un’istituzione ed una tappa imprescindibile per tutti gli avventori dell’isola. I cavalli di battaglia del locale sono in realtà due: nel comparto salato primeggia il pane cunzatu mentre in quello dolce la granita. Il primo, che vorrei ordinare in tutti i gusti, mi viene servito come un disco di pane, dal diametro pari a quello di una pizza, tostato e “conciato”, ossia condito, con molteplici prodotti tipicamente isolani: tonno, pomodori, capperi, olive, mandorle per citarne alcuni. Tra i più scelti al nostro tavolo c’è il più famoso, “il Salina” con pesto di capperi e mandorle, pomodori, cucunci, melanzane grigliate, ricotta infornata e menta fresca.

pane cunzato salina isole eolie
Da Alfredo, granite siciliane e pane cunzato.

Lo skipper ci dice che un solo pane è sufficiente per due persone, ma mi convinco, a ragione, che il mio stomaco richiede benissimo una porzione intera e così ne godo appieno di questo piatto, il cui sapore riesco tutt’ora a ricordare. A fine pasto, a rinfrescare palato e spirito, ci sono le granite in più varianti, rigorosamente preparate a partire da frutta di stagione e materie prime locali. Fichi, fichi d’India, gelsi, limoni di Salina sono tra i frutti più usati. Poi c’è la classica mandorla, il pistacchio, il cioccolato e talvolta la granita alla ricotta. All’interno della coppa decidiamo tutti di mettere due gusti e di aggiungere la panna che ci dicono essere inconfondibile. Siamo soddisfatti, è una serata piacevole, il caldo della giornata ha fatto posto ad un venticello leggero che accompagna la nostra passeggiata di ritorno. Vediamo, passando, il Margaux all’ancora pronto ad accoglierci per la notte. Il cielo di stelle sopra di noi non inquinato da alcuna illuminazione pubblica è quanto di meglio si possa desiderare in questo fine serata. [to be continued…]

Girovagare, pallido e assorto…

Girovagare, pallido e assorto…

Sabbie nere, Isola di Vulcano.

“Che hai stamattina Giorgio?””Mah, non so, mi sono svegliato carico dei pensieri di casa, lavoro, conti, pubbliche relazioni. Mi sembrava tutto così lontano ieri ed invece stanotte le preoccupazioni è tornato ad assillarmi…” “Prova ad andare su in pozzetto..guarda fuori…mi sono spostato a Cala Junco stanotte, un tratto brevissimo, volevo farvi ammirare questa baia al mattino…dormivate, ho pensato fosse il momento giusto”. Lo skipper ha ragione e mi riporta alla mia realtà, quella che nottetempo mi ero dimenticato nel dormiveglia. Mi sporgo appena dal tambuccio e sento la brezza della mattina inebriarmi e smuovermi i capelli, l’odore del salmastro acre nelle narici ed il promontorio di Cala Junco di fronte a me…è un tutt’uno pensare, salire, fare e tuffarmi. La sensazione del fresco dell’acqua sulla pelle mi sveglia dal torpore del sonno e dopo poche bracciate anche la sensazione di freddo se ne va. La temperatura dell’acqua delle Isole Eolie è a tal punto mite da sembrare di godere di un riscaldamento del sole anche nelle ore notturne ed invece sono le esalazioni vulcaniche che provengono dal fondo a renderla tale e piacevolissima anche di prima mattina. La spiaggia è vicina, l’ancoraggio è perfetto e quindi decido di allontanarmi dalla plancia di poppa del Margaux per avventurarmi verso la piccola costa davanti a me. I miei compagni di viaggio stanno ancora dormendo, lo skipper organizza la giornata ed io ho tutto il tempo di godermi questa nuotata. L’acqua mossa sul fondo dalla posidonia dona a questo specchio di mare caratteristiche tutte particolari ed il blu profondo va scemando mano a mano che mi avvicino alla piccola spiaggetta che porta poi in paese. Metto i piedi a terra camminando nell’acqua e li vedo limpidi sotto la superficie quasi nitidi tanto il mare è pulito…chissà quando ricapiterà di vederne uno simile.

Isola di Stromboli, Ginostra.

La testa di nuovo sgombra e leggera ha modo di ammirare il paesaggio intorno a me e gli occhi cercando di catturare ed immagazzinare più immagini possibili; il verde lussureggiante sopra le rocce, la spiaggia nera e finissima sotto di me e quell’inconfondibile profumo di bouganville misto ai sentori dei fiori del cappero che solo su quest’isola non svaniscono mai. Dalla prua del Margaux in lontananza scorgo la ciurma che richiama la mia attenzione facendomi cenna di avvicinarmi. Immagino che la colazione sia pronta e mi avvio quindi ad ampie bracciate a preparare con loro. La mattina scorre placida e poco prima di pranzo salpiamo tirando su l’ancora alla volta di Lisca Bianca, di cui mi pare di ricordare aver letto su molte guide come uno dei luoghi naturalistici più spettacolari delle Isole Eolie. Sono in sostanza due grandi scogli dalla cima piatta di un bianco abbagliante misto al giallo sulfureo che esala dalle pendici; scogli in mezzo ai quali lungo una specie di corridoio di acque cristalline le imbarcazioni della nostra flottiglia trovano posto per ancorarsi. Lo skipper prepara subito il tender per portarci ad ammirare lo spettacolo della solfatare sottomarine e quindi ci prepariamo con la nostra attrezzatura da snorkeling per raggiungere il tappeto di “bolle” di cui abbiamo tanto sentito parlare. Alcuni di noi, me compreso, decidono di avviarsi a nuoto e lo spettacolo delle esalazioni di zolfo che fuoriescono dal terreno in una colonna di microscopiche bollicine è davvero emozionante; se ne riesce a sentire perfino l’odore sott’acqua e come dei bambini vi nuotiamo in mezzo senza curarci del tempo che passa. Il pomeriggio ci aspetta una bella ora abbondante di navigazione verso Stromboli e contiamo che una brezza pomeridiana ci aiuti a tirar su le vele per godere del veleggiare del Margaux. La flottiglia in navigazione crea un estemporaneo quanto divertente gareggiare a suon di colpi di winch ed anche noi, neofiti, non ci sottraiamo a questa ora di scuola d’altura inaspettata e molto gradita. Lo skipper, dall’alto della sua esperienza oceanica ci coinvolge volentieri nelle manovre di bordo cercando di condurre il Margaux verso i 10 nodi al traverso ed è sempre emozionante il momento in cui, a motore spento, si riesce a godere del sibilo del vento che scorre sulla randa e sul fiocco a prua. Lasciandoci alle spalle lisca bianca e Panarea la visuale sullo Stromboli si fa subito nitida; l’isola appare maestosa e la sua inconfondibile forma vulcanica ne descrive, già da sola, la sua natura .

I fanghi, attività vulcanica naturale.

Vulcano attivissimo per le sue eruzioni appunto dette “strombolane”, le sue pendici si animano a cadenze regolari ogni circa venti minuti, disegnando un pennacchio nel cielo. Le eruzioni dello Stromboli, visibili di giorno sotto forma di fumate nerastre, mostrano tutta la loro imponente natura al calar della sera lungo il lato della Sciara del fuoco, versante lungo il quale il vulcano ha formato, eruttando dal suo cratere più grande, una lingua di detriti e magma che scende fino al mare. Già da questa distanza l’imponenza del cratere ci abbaglia ed avvicinandosi sottocosta Iddu si erge in  tutta la sua prorompente audacia alla nostra sinistra dove possiamo notare il susseguirsi di tante piccole spiagge di detriti magmatici nero pece che il vulcano ha accumulato negli anni. Ci avviciniamo a San Vincenzo, il piccolo borgo di case bianchissime che senza paura ed imperterrito, abitato anche in inverno resiste alla paura…anzi no, rilutta la paura ed ama il suo compagno rumoroso come se fosse parte di una quotidianità a noi comuni mortali assolutamente sconosciuta. Non è un luogo semplice quest’isola e proprio queste sue contraddizioni la rendono forse, ai miei occhi, la più attraente in assoluto. Come si può pensare di lasciare la civiltà così come noi la conosciamo per trasferirsi, come alcuni mi raccontano di aver fatto, in un luogo isolato per gran parte dell’inverno in cui alla tue spalle il sentore di dover all’improvviso scappare, si alimenta sempre più ogni volta che lui erutta? Non lo so, davvero. Non so darmi risposta sensata, ma sul volto e nelle parole di chi mi racconta aver fatto tutto ciò non leggo ne sento note di rammarico ne di insoddisfazione. Sembra che quest’isola e gli isolani che la abitano bastino a sé stessi ed abbiano creato un rapporto di convivialità tale che la paura ha lasciato lo spazio al rispetto profondo per la natura e per le sue manifestazioni anche violente. Mi spiace non capirlo,  mi spiace non poter varcare le soglia della poca confidenza con queste persone perché se potessi chiederei loro come fanno e perché. Mi rendo conto mentre scrivo che forse qualcuno si offenderebbe e mi direbbe semplicemente di fare silenzio e di guardare lui.

Lipari
Arcipelago Isole Eolie.

Ed io che sono da poco più di due ore qui e che non riesco a smettere di sussultare ad ogni crepitio, magari, forse, capirei. O magari no. Che importa. Mi sembra di essermi innamorato di questo posto non da ora, ma di esserlo sempre stato. [….to be continued]

Stromboli terra di Dio…

La mia prima visione dell’isola di Stromboli me la offre il Margaux, il nostro Beneteau 57 nel 2011 arrivando dopo 24 ore di navigazione dalla costa….già viste Capraia, Elba, Giglio, Ponza, Egadi…tutte straordinariamente belle ed indubbiamente fascinose. Eppure Stromboli alle persone gli va incontro, non le aspetta, le assale. E te le fa dimenticare tutte all’istante…Si sa, gli arrivi in barca a vela su di un’isola, l’avvicinamento lento a suon di regolamenti di vela, il sibilo del vento sono visioni che tutti una volta nella vita dovremmo provare perché questi arrivi sono una conquista e questa sensazione su Stromboli la avverti chiara e limpida come il cielo terso che fa da cornice ad suo cono “presuntuoso”.

Stromboli e’ un’isola “sui generis” in tutto e per tutto, ma in realta’ non e’ un’isola, e’ un cono vulcanico che spunta dal mare ed i suoi pochi abitanti, 400 nei mesi invernali, vivono, nelle loro case bianche, abbarbicati sulle sue pendici, consci e felici del pericolo che li sovrasta, ma non curanti: “chi comincia a vivere qui non se può andare”…questa è la frase che in questi giorni mi sentirò ripetere più spesso. La natura e’ verde intenso, rigogliosissima forse per il clima temperato e per la fertilita’ dei terreni vulcanici. I colori dei fiori hanno tonalità mai viste altrove, sono dovunque e tantissimi, di dimensioni oserei direi geneticamente modificate se non sapessi che qui nulla fa l’uomo con le sue mani per ostacolare la natura dei luoghi; mi stordisce il profumo, quello del fiori biancolatte del cappero e delle bounganville che mi penzolano intorno in ogni dove;  profumi che non ricordi, a memoria, di aver mai sentito. Ci sbatti il naso ovunque se non guardi avanti…e non riesci a guardare dove vai, perché ogni angolo cattura l’attenzione come una calamita. “A Strmboli l’amore è gieco..” leggo in ogni dove. Sorriso di rito, sonore risate dell’equipaggio e due coppie di piccoli gechi abbarbicati sui muretti che sembrano cosi essere abituati alla presenza dell’uomo da rimanere pressochè immobili. Ora che sono a terra capisco cos’era quel sentore che ho avuto annusando l’aria quando la nostra barca a vela ha dato ancora davanti a Ginostra. I fiori, erano i fiori. Penso che la Bergman ne sia rimasta affascinata; la casa in cui visse per un breve periodo con Rossellini è “abbracciata” su ogni lato dai fiori. Io ne sono rimasta affascinata.

Il mare e’ molto bello, ma il primo impatto è terrificante. Impressiona. I fondali calano a picco a pochi metri dalla spiaggia e quando ti butti dalla plancia della barca a vela nel blu intenso, sai che sotto di te quel cono vulcanico che vedi spuntare dall’acqua si inabissa in essa per altri 2000 metri e l’impatto è caldissimo sulla pelle, ma gelido nel cuore. Ti ci devi abituare a Stromboli, devi capire che lui comanda e tu ne devi subire il fascino. Le poche spiagge sono di cenere lavica, nere, la maggior parte inaccessibili via terra…Margaux ancorata nelle baie più rilucenti sembra piccina piccina ed allontanandosi un pochino a nuoto, guardandola, sembra che i fumi del vulcano, la inghiottano. Pare quieto talvolta lo Stromboli, ma quei 20 minuti soltanto che intercorrono tra un’eruzione e l’altra…poi tutti sussultano, la terra trema sotto i piedi ed il mare ne attutisce le sonore, piccole e continue sciare di ciottoli che rotolano da lassù….

Il vulcano ha due crateri costantemente attivi, che eruttano a cadenza regolare, uno dopo l’altro, quasi a scandire il tempo; ci potresti regolare l’orologio. Prima ti batte il cuore dalla paura, paura vera;  poi ci fai l’abitudine e ad ogni botto sorridi. Andando via, quando lo guardi da poppa, ne avrai per sempre nostalgia.

Quella notte, il mio Comandante, lo Skipper, l’”Uomo di Margaux” decide di fare uno strappo alla regola, salpare l’ancora ed affrontare mezzo periplo dell’isola verso la sciara del fuoco. Un grande e ripido pendio che riversa in mare la lava del vulcano; nottetempo, quando il sole non ci oscura la visione con la sua luce, lo spettacolo e’ impressionante, le esplosioni ed il lancio di lapilli si susseguono e nel momento in cui il magma incandescente tocca l’acqua, i ciottoli freddano improvvisamente e formano alte colonne di vapore acqueo.

Vorrei vedere Ginostra, antistante la sciara ed dalla parte opposta rispetto a San Vincenzo, il paese principale di Stromboli. Il fascino tutto particolare di un paese a cui senza barca, sia essa a vela, motore o remi, non si può arrivare. Conta trenta abitanti, non ha mai avuto energia elettrica tranne da un ultimo breve periodo. Gli abitanti ne saranno forse felici…oppure no.  Il sentiero che si snoda lungo le pendici del vulcano e’ in parte franato e percorrerlo e’ pericolosissimo. E comunque sarebbero quattro ore. Penso che raggiungerlo via mare sarà facile…non è così. L’ancoraggio per Margaux, visti gli alti fondali, è precario ed  il suo porto, detto il “Pertuso”, e’ il piu’ piccolo esistente al mondo…batte quello storico di Ventotene. Chi abita qui, chi sceglie coraggiosamente questo posto anche nei mesi invernali è, di fatto, isolato per lunghi periodi durante l’anno.

Io che nel 2011, alla mia prima vacanza in barca a vela, non sono ancora propriamente avvezza al mare da questa prospettiva, mi rendo conto che raggiungere Ginostra è stata una decisione azzardata. Solo secondo me, lo skipper è baciato dal solito ottimismo. Non vi e’ nessuna possibilita’, in caso di emergenza, di approdare; se il motore si guastasse saremmo in balia del mare. Mi dicono che in questo punto il segnale al cellulare svanisce. Margaux ancora senza indugiare e con il gommone raggiungiamo il pertuso…dieci metri quadrati forse…o forse è la mia prospettiva ad essere sfalsata perché anche le case, la gente, la trattoria e tutto di questo paese mi sembra piccolo piccolo. Ed io ancora più piccina. Mi accorgo che non potrei mai fare la scelta che queste persone hanno fatto neanche per un mese forse. Rinunciare a tutto in pratica. Ma a loro, se tu glielo chiedessi, non sembrerebbe affatto di aver rinunciato a tutto, bensì di aver guadagnato un “nuovo tutto”. Glielo leggi negli occhi, non c’è bisogno che parlino. Forse se soggiornassimo qui per alcuni giorni capiremmo. Io l’ho solo “intuito” ed in parte lo Stromboli….dopo averlo visto consecutivamente ogni settimana per quattro mesi l’anno per sei anni. E oggi è sempre una sorpresa. Quella che i nostri equipaggi mi leggono negli occhi ogni volta che ci approdiamo chiedendomene il perchè. Non lo so perché, lo amo e basta. Secondo me le altre Isole, tutto nel mio cuore, gli fanno solo da cornice. E’ la mia Isola, lo è sempre stato fino dal primo momento, anche se ne avevo terrore.

Mi tuffo in mare per testare il mio coraggio, vedere se a distanza di qualche ora la paura di Iddu si è placata. Si sta bene, l’acqua è tiepida, mi sembra di essere rilassata anche sola in acqua qui; piano piano l’animo si acquieta e se stai calmo ed ascolti, le eruzioni le puoi sentire tutte intorno a te. Il pranzo in trattoria è piacevole, il silenzio ammutolisce tutti e godere di una vista così è un assoluto privilegio. L’equipaggio decide di rientare in gommone. Io preferisco provare a nuoto. Cerco di raggiungere Margaux e durante la piccola traversata sotto di me un’ancora incagliata nei massi a circa 5 metri di profondità attrae luccicante la mia attenzione; chissà perché nessuno si è preso la briga di recuperarla, mi chiedo. L’ancora mi distrae, ma quando riprendo a nuotare l’istinto è di voltarmi…vedo le pareti delle Stromboli che poco più in là si gettano negli abissi scurissimi…ho un sussulto, vado su, ma ingoio acqua salata, tossisco e ancora tossisco, mi tolgo la maschera strappandomi anche i capelli dalla fretta che mi è presa. Il tempo di riprendermi un po’ e salgo al volo su Margaux. Ovviamente tutti a bordo ridono…assistendo alla scena dalla tuga sicura della barca a vela tutto è più semplice. Ma io ho sentito Stromboli cosi esplicitamente e sonoramente sussultare che il cuore è salito in gola.

 

Ti ho lasciato così la prima volta e ti rivedo oggi con occhi diversi e più sereni, ma sempre ed ogni volta con il cuore in gola.

Simona

 

Alicudi…forse il periplo di un’isola, possibile a nuoto…

Alicudi Island…

fuori dalle rotte commerciali, con pochi abitanti e senza il turismo di massa che le altre isole conoscono, Alicudi conserva ancora il suo fascino naturale. Chi arriva ad Alicudi si immerge in una dimensione di vita ormai altrove perduta. Qui persino le grandi cernie non sembrano diffidenti e si fanno osservare senza ritrarsi. La risacca del mare e lo stormire del vento sulla vegetazione sono gli unici suoni. Arrivando in barca a vela da Filicudi, l’isola non offre ripari…dall’alto sembrerebbe quasi un ovale privo di qualsivoglia ansa od insenatura atta a permettere un ancoraggio degno di tale nome. Per cui ci accontentiamo di un approdo alla fonda precario che ci permetta di godere del fondale scuro e delle sensazioni che solo un’isola decentrata e quasi “persa” possono offrire. Data la particolare conformazione del terreno, mancano del tutto strade o viottoli carrozzabili e pertanto anche le auto, i motorini o le biciclette. Per affrontare le scalinate di pietra lavica che si inerpicano dappertutto, ci si affida ai propri piedi e ai simpatici asinelli che sono allevati sull’isola e che sopportano il peso delle merci e dei bagagli dal porto alle case sparse sul pendio. Niente discoteche, pizzerie, tavole calde, birrerie, boutiques, barbieri, paninoteche e sale giochi, solo un albergo bar ristorante e due negozi di alimentare..una rivendita di giornali e prodotti artigianali….ma è un luogo incantevole dove rifugiarsi ed assaporare una vacanza diversa. Il periplo dell’isola è un viaggio nella “preistoria” delle isole Eolie e sicuramente la barca a vela, se Eolo ce ne darà l’occasione, è il mezzo principe per affrontarlo. Partendo in senso antiorario dall’approdo di Palomba, si costeggia la spiaggia di Alicudi Porto. Le coste sono quasi tutte a picco sul mare e seguono un profilo uniforme, senza formare cale o punte accentuate, ma solo qualche piccola spiaggetta assolata. Dal mare, affacciandosi a prua della barca a vela se ne scorge una visione d’insieme: l’abitato, i terrazzamenti incolti, la Chiesa di San Bartolo in alto, la contrada Bazzina dove la costa si fa più dolce. In corrispondenza di questo tratto il fondale si trova a soli 5/10 mt…tali da poterci permettere di calare l’ancora per qualche ora prima che le brezze serali ci spingano verso la scogliera. E dove è possibile anche immergersi in apnea se lo si desidera, quasi un gradino prima di maggiori profondità. Più avanti dopo Punta Rossa, in direzione del versante occidentale, si possono osservare un’ alternanza di sottili colonne di lava detti Fili che spesso intersecano, dalla cima al mare, l’intera sequenza di rocce vulcaniche e grandi valloni di detriti lavici sgretolati detti Sciare. La parte occidentale totalmente inospitale e disabitata, è a picco sul mare. Ogni angolo ha forme e colori propri, sempre diversi e da l’impressione dell’inizio del mondo, del momento che ha preceduto l’apparizione della vita sulla terra. Si passa davanti a piccoli scogli coperti dal guano degli uccelli, la Sciara della Galera e lo Scoglio galera ricco di flora e fauna marina, dalle acque cristalline ed incontaminate. Qui i fondali hanno una pendenza più dolce:meritano una sosta ed un’immersione. Lo scoglio si protende come una spada dal mare verso la costa e ne è la continuazione. Proseguendo incontriamo un vallone molto profondo, la Sciara dell’Arpa che scende in mare direttamente dalla cima della  montagna . Dopo Punta Roccazza di nuovo i terrazzamenti ed una piccola grotta con un pilastro, detta della Palumba, scavata dal mare. Proseguendo si costeggiano la Punta dello Scario Vecchio, non un vero e proprio scale, ma piuttosto un riparo dai venti di tramontana, la Rupe del Perciato, un arco di roccia naturale, lo Scoglio della Palumba e ci si ritrova di nuovo al punto di partenza. E’ un periplo breve, ma affascinante e silenzioso che le vele della barca a vela spiegate all’occorrenza accompagnano con docilità seguendo perfettamente i ritmi e la mancanza di “pressioni” d quest’isola che di fatto è “una perla” del Mediterraneo. Con i piedi a terra, c’ di che inerpicarsi poichè nessuna strada costeggia le rive dell’isola, di cui non è infatti possibile fare il giro via terra. Solo una stretta litoranea conduce dal porto alla piana della Bazzina e nell’altro senso verso lo scoglio Palumba nei pressi del Pirciatu, roccia bucata ad arco sulla spiaggia, che si erge davanti all’hotel Ericusa. bagni in mare isole eolieLe scale sono mulattiere con ampi scalini in pietra che conducono fino alla vetta dell’isola, Piano Filo dell’Arpa. La vegetazione spontanea ed il disuso degli antichi sentieri rendono addirittura difficile il senso di orientamento nei viottoli. Per raggiungere il cratere bisogna prevedere circa due7tre ore di salita ed attrezzarsi di scarpe comode per camminare, senza troppa difficoltà sulle lastre di pietra chiamate “i princhi” che formano la strada. Dal porto si prende una stradina lastricata che sale costeggiando alcune abitazioni sino al vecchio molo detto scoglio palomba. E’ pittoresco questo paesino dalla case bianche che si inerpica, terrazzamento dopo terrazzamento, sulle ripide ed aguzze pendici del vulcano, immerso tra piante di erica, canne, cannicci, fichi d’india, cespugli di capperi e buganvillee. Superati la Chiesa del Carmine ed il Piano Fucile, al primo bivio si va a destra e dopo una serie di tornanti panoramici ed un tratto pianeggiante, la mulattiera arriva a circa 400 metri di altezza, sino alla Chiesa di San Bartolo, unico monumento di rilievo, ricostruita nel 1821 sugli intatti resti della seicentesca sacrestia. Sul retro vi è una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Dopo pochi passi, lasciato il sentiero principale andando a sinistra si sale, tra ali di terrazzamenti, su una scalinata grandiosa che raggiunge un piano a quota 500 metri. In questo tratto pianeggiante quanto resta della cima di un cratere crollato, troviamo il villaggio di Montagna oggi abbandonato ed in rovina, antico insediamento edificato in alto per meglio difendersi dai corsari. Dall’altopiano si può salire sulla Fossa Gebbia e al Piano Filo dell’Arpa un antico cratere ormai colmo del vulcano. Da qui panorama è veramente stupendo. Un’escursione meno impegnativa consiste nel salire dal Porto verso la Chiesa del Carmine lungo una strada quasi orizzontale che domina il porto e conduce alla Tonna, un agglomerato pittoresco, rannicchiato al riparo di una vallata e tuttora abitato, da dove si può nuovamente scendere verso il porto. Una particolarità unica al mondo forse è la presenza dei “Rifriscaturi”, soffioni freddi emessi da cavità sotterranee e non caldi come quelli del vulcano usati anticamente dagli abitanti dell’isola come frigoriferi naturali per conservare cibi o raffreddare bevande. Mancano molte cose ad Alicudi, forse tutte agli occhi di chi la guarda e viene dal continente o anche solo dalle altre isole. Ma in effetti basta a se stessa e quando il mare, nei giorni di burrasca,la fa da padrone impedendo agli aliscafi di raggiungerla, Lei vive comunque. Non sopravvive, ma vive. Con poco e con lo scorrere lentissimo del tempo, ma lo fa.