Aria, Acqua, Terra e Fuoco…

Aria, Acqua, Terra, Fuoco. Tutto il necessario alla Vita è qui.

Esiste un “ramo attivo” delle isole Eolie, quello dove la fervente attività vulcanica è ancora in atto, in alcune nel sottosuolo in altre, come Stromboli, ben visibile anche al di sopra. Le Isole Eolie sono la porzione emersa di sette edifici vulcanici situati a largo della costa settentrionale siciliana. Le isole formano un arcipelago con forma di “i greca” rivolta verso nord ed è possibile distinguere tra isole vulcaniche dove l’attività è ancora in corso (Vulcano, Lipari, Panarea e Stromboli) ed isole in cui essa è da considerarsi estinta (Alicudi, Filicudi e Salina).

Vulcano, anticamente chiamata Therasίa = “terra calda” e poi ribattezzata Hierá = “sacra”, poiché qui si supponeva vi fossero le fucine di Efesto e dunque “sacra” al dio Vulcano, per chi viene dalla Sicilia l’isola di Vulcano è la porta d’ingresso all’Arcipelago Eoliano. Formatasi negli ultimi 120mila anni attraverso eruzioni effusive e fortemente esplosive, Vulcano è la porzione emersa di un edificio che si innalza dal fondo del Tirreno per circa 1500 metri. L’ultima eruzione è avvenuta tra il 2 agosto 1888 ed il 22 marzo 1890, un evento studiato e descritto da numerosi studiosi tra cui Giuseppe Mercalli e caratterizzato da una particolare attività, poi ribattezzata appunto “vulcaniana”, per indicare un tipo di eruzione con forti esplosioni e lancio di bombe incandescenti anche a grande distanza. Oggi il vulcano è in stato di quiescenza, tuttavia l’orlo de La Fossa e la zona della Spiaggia di Levante sono interessate da campi fumarolici, con gas anche di alta temperatura, a testimonianza della presenza di una sorgente magmatica profonda ancora attiva. Fluidi e gas magmatici risalgono ancora oggi lungo le numerose fratture riscaldando il tratto di mare antistante la zona del Porto di Levante: qui infatti è possibile fare il bagno, anche in pieno inverno, immersi nelle calde acque del golfo, magari ammirando con una maschera gli spettacolari treni di bolle che risalgono dal fondale. L’interazione tra mare e magma ha creato inoltre grotte e particolari formazioni rocciose disseminate lungo le coste dell’isola. Come non citare le Cale del Formaggio e di Mastro Minico, dove l’acqua assume toni sfavillanti, degni di una località esotica o ancora Punta Monaco, dove le pareti di Monte Lentia si tuffano in mare formando la piccola baia verde smeraldo conosciuta come ‘Piscina di Venere’: un vero paradiso in cui fare il bagno. In fondo alla stessa cala si trova poi la Grotta del Cavallo, un anfratto dove stalagmiti, pozze e concrezioni nate dall’azione combinata di vapori e acque sulfuree diventano arabeschi scintillanti quando gli ultimi raggi di sole filtrano all’interno della cavità. Più a sud, a Punta del Grillo, si trova una sorgente di acqua calda dove poter fare il bagno guardando l’intera costa settentrionale siciliana, qui dominata dalla mole impressionante dell’Etna. Vulcano però non offre solo splendide località di mare: l’isola è caratterizzata da un ambiente estremamente variegato, che invita ad interessanti trekking alla scoperta di punti panoramici, canyon e coni vulcanici. Il tour dell’isola in barca a vela con ormeggio a Ponente o alla Baia di Vulcanello è senza dubbio da preferirsi.

Tra questi per esempio è d’obbligo una gita alla Valle dei Mostri di Vulcanello, un luogo dove le colate di lava hanno disegnato figure mostruose, oggi colonizzate da ginestre e macchia mediterranea. Tra i punti panoramici più conosciuti, Capo Grillo è senza dubbio la località da cui è possibile abbracciare con lo sguardo quasi tutte le isole Eolie, mentre la zona di Lentia offre i tramonti più belli dell’isola. La Gola di Rio Grande, invece, è la meta ideale per un trekking impegnativo – soprattutto per il caldo e per le zecche – ma sorprendente: si tratta di uno spettacolare canyon scavato dalle acque nei depositi vulcanici, che conduce in un tratto di costa poco. Imperdibile poi è l’ascesa al cono de “La Fossa”. Piuttosto faticosa nelle giornate assolate, l’escursione consente di camminare sulla storia geologica più recente dell’isola, tra l’ampio cratere e le grandi bombe vulcaniche dell’ultima eruzione. Lo sguardo abbraccia tutte le Eolie, mentre il campo fumarolico dipinge il suolo bollente con il giallo dello zolfo ed il bianco dell’allume.

Separata da un braccio di mare di appena 800 metri da Vulcano, Lipari è la più grande e popolosa delle isole Eolie. Porzione emersa di un complesso vulcanico geologicamente connesso a quello di Vulcano, Lipari ha avuto un’articolata storia eruttiva, suddivisa in diversi cicli di attività subaerea, iniziata 223mila anni fa e conclusasi tra il 780 ed il 1230 d.C. con le due poderose eruzioni del Monte Pilato. Oggi in alcune zone dell’isola, sia subacquee che subaeree, sono presenti numerose manifestazioni di vulcanismo secondario come emissioni gassose e termalismo, a conferma che la sorgente magmatica è ancora attiva. Lipari è stata abitata sin dal Neolitico, come confermano i numerosi ritrovamenti archeologici a testimonianza della presenza di una fiorente civiltà basata sull’agricoltura e sull’estrazione dell’ossidiana (il prezioso vetro vulcanico) ed ha seguito le vicende storiche della vicina Sicilia, ad eccezione di alcuni periodi in cui è rimasta presumibilmente disabitata. A conferma della lunghissima e densa storia, all’interno del complesso dell’antico Castello che domina il porto, è possibile visitare lo splendido Museo Archeologico Eoliano che raccoglie non soltanto i reperti dal periodo preistorico al periodo classico ma anche un’interessante collezione di rocce delle Eolie e di fossili del Quaternario. Il centro abitato principale dell’isola è costituito da un dedalo di chiassose stradine dov’è possibile trovare bar, ristoranti e negozi anche lussuosi: famosissima la piazzetta di Marina Corta con vista sul mare. Lipari possiede inoltre altre piccole frazioni disseminate nella campagna isolana o sulla costa come Canneto, sempre sulla costa orientale, o Quattropani, con vista eccezionale sulle isole più occidentali dell’arcipelago. Una visita è obbligatoria alle terme di San Calogero, ad alcuni chilometri di distanza dal principale centro abitato; il centro termale è chiuso dagli anni ’70 ma è presente un’area museale visitabile. Le coste di Lipari offrono tantissime spiagge anche selvagge ed incontaminate, dove poter passare una splendida giornata di mare tra snorkeling e relax. Bellissima la spiaggia di Vinci, raggiungibile solo in barca si trova vicino Punta Crepazza, oppure ancora la spiaggia Valle Muria, con la vista sui Faraglioni di Pietra Lunga e Pietra Menalda, infine la spiaggia di Acquacalda, situata difronte all’omonima frazione. Chiusa purtroppo per rischio idrogeologico la spiaggia Bianca, costituita dalle bianchissime pomici di Monte Pilato e che ha reso Lipari famosa in tutto il mondo.

E poi situata a metà strada tra Salina e Stromboli, con i suoi 3,4 kmq di superficie c’è Panarea, la più piccola delle isole Eolie. Anch’essa, insieme agli isolotti di Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, Bottaro, Dattilo, Panarelli e le Formiche, è la porzione emersa di un complesso apparato vulcanico per lo più sommerso che si è edificato negli ultimi 150mila anni. L’ultima attività eruttiva dovrebbe aver coinvolto un centro eruttivo posto in prossimità dell’attuale Basiluzzo, tuttavia ancora oggi sono presenti vigorose manifestazioni di vulcanismo secondario in forma di attività fumarolica sottomarina, nei pressi dei piccoli isolotti satelliti e presso la spiaggia della Calcara sotto forma di emissioni gassose. La sorgente magmatica di Panarea è dunque ancora attiva. L’isola è diventata nel tempo una delle più rinomate destinazioni del turismo internazionale, è infatti spesso visitata da numerosi personaggi famosi e da un turismo di massa con cui il delicato habitat naturale deve necessariamente fare i conti. Tra feste, bar e locali alla moda, il patrimonio ambientale e soprattutto culturale dell’isola sembra passare in secondo piano, eppure Panarea ha tantissimo da offrire, soprattutto fuori stagione. L’isola è attraversata da una fitta rete di sentieri che risalgono le lussureggianti pendici di Pizzo Corvo, tra capperi, ginestre e una profumata macchia mediterranea. Tappa obbligatoria è il villaggio dell’età del Bronzo di Capo Milazzese, dove sono visibili i resti di alcune capanne e di antiche strutture all’interno dello stretto promontorio che disegna la bellissima Cala Junco. Alcune abitazioni conservavano resti di pavimentazione ed arredi costituiti da mortai, macine, tavoli e lastre utilizzate come sedili; i materiali rinvenuti durante gli scavi così come i relitti delle navi sono oggi esposti al Museo Archeologico di Lipari. Tra le località di mare più belle dell’isola, oltre alla suddetta Cala Junco, sono da annoverare la Cala degli Zimmari, nel versante meridionale dell’isola, la bollente spiaggia della Calcara e la Cala Bianca, lungo la costa occidentale, raggiungibile solo con la barca. Appuntamento poi su una delle terrazze di San Pietro al calar del sole, quando la notte di Panarea è illuminata dalle spettacolari esplosioni dello Stromboli che domina l’orizzonte a nord-est.

Stromboli ovvero ‘Iddu’, come lo chiamano i suoi abitanti, è l’isola più orientale delle Eolie nonché un meraviglioso vulcano che emerge per circa 900 metri dalle acque del Tirreno. 12 chilometri quadrati in cui sono riassunti tutti i colori della Sicilia: dal rosso del magma, lanciato in aria ogni 10-20 minuti, al blu profondo del mare che ne bagna le coste, fino al giallo intenso delle ginestre.

Il vulcano attuale, di cui ne vediamo soltanto un venticinquesimo – il resto è sommerso -, è frutto di almeno 160mila anni di attività eruttiva. Dimensioni veramente imponenti e paragonabili soltanto a quelle dell’Etna. Prima che il vulcano emergesse nella posizione attuale, doveva esistere però un altro edificio poi estintosi ed eroso dal mare: l’unica testimonianza fisica è lo scoglio di Strombolicchio ovvero il condotto solidificato dell’antico vulcano. Oggi l’attività dello Stromboli è contraddistinta da esplosioni frequenti di medio-bassa energia, caratterizzate dal lancio di brandelli di magma incandescente che ricadono in prossimità dell’area craterica: è la cosiddetta attività stromboliana, uno spettacolo unico che richiama turisti da tutto il mondo. Quando l’attività lo consente, è possibile raggiungere la sommità del vulcano, obbligatoriamente accompagnati dalle guide locali, per raggiungere il Pizzo Sopra La Fossa, un balcone naturale posto a circa 900 m di quota da cui si domina la terrazza craterica, posta più in basso di circa 200 metri. Dalla cima del vulcano è possibile dunque ammirare in tutta sicurezza i getti di magma incandescente illuminare il cielo del tramonto: una delle esperienze più emozionanti per chiunque visiti la Sicilia. Non solo montagna a Stromboli, le coste dell’isola regalano angoli veramente incontaminati, come la lunghissima spiaggia della Forgia Vecchia, a sud del porto, un paradiso raggiungibile solamente a piedi (o in barca) e posto proprio all’uscita dell’immenso pendio omonimo, o ancora la più frequentata spiaggia di Piscità, posta proprio in prossimità delle case più esclusive dell’isola. Se siete amanti delle atmosfere tranquille, lontane dal tipico caos delle località turistiche, Ginostra è il luogo che fa per voi. Un pugno di case dislocate tra capperi e macchia mediterranea: un paradiso raggiungibile solo in barca, dove il tempo sembra essersi fermato. Per apprezzare appieno l’isola è però necessario circumnavigarla, soltanto così è possibile scoprire coste disabitate, come la zona di Punta Lena con i suoi uliveti abbandonati, o ancora l’impressionante Sciara del Fuoco, l’enorme pendio su cui rotolano le scorie incandescenti eruttate dal vulcano. Occhi dunque sempre puntati in alto a Stromboli, soprattutto di notte, per osservare il rossore dei brandelli di magma incandescente affievolirsi nel profondo cielo stellato come meteore d’agosto.

…poi le Isole Eolie!

Sembra, o così è in effetti, che la barca a vela sia il mezzo che Iddu accoglie più volentieri; meglio se a motore spento e sospinta dal gonfiarsi delle vele di prua. Il corridoio di mare che si percorre allontanandosi da Panarea è tutto uno sbirciare verso di lui e la sua forma conica e simmetrica che si staglia possente sotto le foschie che ne nascondono la cima anche nei giorni di cielo terso e limpido. D’altra parte alla luce del giorno le eruzioni si nascondono dietro la luce del sole, ma visibili sempre nei fumacchi periodici e puntuali che ogni venti minuti ne animano i contorni.

Insomma c’è  quest’isola perduta, al largo del Tirreno, emersa dal mare e sputata dalla bocca di un vulcano, i cui pennacchi infuocati hanno guidato le rotte dei marinai nelle antiche notti senza stelle: Stromboli. Faro del Mediterraneo, regno di Efesto, qui si approda se il mare lo concede, ascoltando la voce della montagna e lasciandosi traghettare dall’afflato di Eolo. Figlia di Strombolicchio, secondo la leggenda tappo del vulcano lanciato in mezzo al mare durante una violenta esplosione 200 mila anni fa, Stromboli emerge 100 mila anni dopo.

La più orientale e luminosa della costellazione delle sette sorelle isole del vento, le Eolie. Tra le più strampalate fantasticaggini, ne narrava Omero nell’Odissea, la porta degli Inferi dalla quale discese Zarathustra nel pensiero di Nietzsche, la vorticosa via d’uscita dal mondo sotterraneo nel Viaggio al centro della Terra di Jules Verne; appartata e solitaria, la gemma nera del Tirreno è avvolta da mito e leggenda. Il manto, una volta nudo e brullo per la totale assenza di acqua sull’isola, come un miracolo, dischiude alla vista e all’olfatto un tripudio di odori e colori contrastanti, dolci, erotici. Nelle croste aspre della roccia lavica si insinuano macchie di fucsia bouganville, essenze di gelsomino e oleandro, capperi  in fiore, dirompenti fiordalisi, artemisie, distese di ginestre, che nutrite dal calore nella pancia della terra madre, pregna di sali minerali, crescono rigogliose, temprate dai venti di mare.

Dall’alto, Stromboli appare come una trottola di ossidiana di forma trapezoidale alta 920 metri, dal cui cono lavico, a 750 metri, traboccano le sue lingue di lava che discendendo lungo la parete scoscesa della Sciara del Fuoco, cristallizzano, inabissandosi per 2000 metri nel profondo blu. Capovolgendosi a testa in giù, ci si immerge in un altro mondo dove tutto ciò che stava nelle viscere della montagna, assume nuova vita. Dal fuoco all’acqua. Quelle che erano incandescenti rocce magmatiche, ingioiellate di anemoni, spugne, ricci saetta e gorgonie rosso lava, diventano tana di cernie e murene. Le acque limpide e profonde di questo mare custodiscono una biodiversità ricca di vita non ancora depauperata dalla mano dell’uomo che, qui, nutre verso il mare una silenziosa riverenza.

Uomini di mare, i cui volti antichi, scolpiti dai venti, sembrano raccontare storie di sirene e di tritoni. Le case a Stromboli valicano il concetto stesso di casa. Unità, anime, piccoli templi dalle forme cubiche e morbide, essenziali e senza pretesa alcuna nell’urtare l’integrità del paesaggio. Di bianco per combattere la paura del buio, se le guardi bene, mostrano senza imbarazzo la parte più intima di chi le vive.

Come una barca in mezzo al mare, a Stromboli la natura dà il tempo alla vita. Un luogo che non permette nessuna mediazione, dove il corpo subisce la violenza delle pietre così come queste subiscono la violenza di una mareggiata. Un rapporto di intima sensualità tra uomo e natura che, qualora accolto, ti scava, ti plasma dentro e fuori, costringendoti a capovolgere le tue stesse priorità. In questa terra mi sono spogliata per avvicinarmi alla mia autenticità di essere umano. Il respiro del vulcano come respiro di vita, di fronte al quale ne ho percepito la schiacciante prepotenza, la commovente bellezza.

Si racconta che a causa di varie vicissitudini familiari Eolo scappò verso occidente, fermandosi presso un gruppo di isole del Mar Tirreno, che in suo onore furono chiamate Isole Eolie. Si racconta che Eolo fosse pio, giusto e ospitale verso i forestieri, che avrebbe insegnato l’uso della vela ai naviganti e che riusciva a predire i venti agli abitanti. Eolo, quindi, riuscì ad ottenere da Zeus il ruolo di consigliere degli dei e domatore dei venti. Quest’ultimi, custoditi in un’otra nella sua reggia a Lipari venivano liberati in base alla richiesta degli dei o dei suoi abitanti, causando a volte anche danni dovuti alla loro forza impetuosa e tra cui le leggende annoverano il distaccamento della Sicilia dal resto del continente.

Qui tutto parla di vento, di barche, di naviganti per caso o per mestiere, di rotte vacanziere e di tragitti verso baie nascoste. L’isola col suo tempo variabile, i suoi venti e le sue correnti, detta il ritmo della giornata. E incatena a sé i molti che lasciano la città e si trasferiscono qui. Beatrice Fassi, bergamasca, coordinatrice di Magmatrek, vive a Stromboli da 23 anni. «Ho scelto di rimanere perché mi piaceva la semplicità dell’isola, ci trovavo una certa autenticità, una giusta lontananza dalla frenesia della vita in città e dal consumismo. L’isola per me è stata una scuola di vita, ho imparato tanto, ci passa il mondo. Vorrei che Stromboli, questo punto di vita perso in mezzo al mare, trovasse la forza di tornare al meglio del suo passato: coltivazioni, scambi tra le persone, essenzialità». Il vulcano, intanto, respirando a intervalli regolari, emette cenere e lapilli.

…il vento bambino!!

Le Isole Eolie e il Vento Bambino.

Cosa succede quando un piccolo vento decide di mettersi in viaggio verso un arcipelago sconosciuto? Scopriamolo insieme soffiando sul mare insieme a lui, ma attenti: il vento sa essere molto dispettoso, soprattutto quando si tratta di un vento bambino! Se gli sarete simpatici però, farà con voi un girotondo per portarvi poi in cima ai crateri dei vulcani a far volare i cappelli ai turisti o a sparpagliare nel cielo una candida nuvola, mentre scoprirete insieme le meraviglie delle Isole Eolie.

Un piccolo vento che amava viaggiare un giorno decise di voler visitare le Isole Eolie dove il suo bis nonno era nato e di cui gli aveva sempre raccontato. Così partì e verso il mare soffiò, montagne e colline velocemente attraversò. Dopo un giorno, una notte e tre minuti di viaggio, arrivò a Filicudi in un bel giorno di Maggio.

Sorvolò la piazza e vide una chiesetta. S’infilò nel campanile da una porta stretta, stretta. Le campane suonarono svegliando gli abitanti che pensarono: “Che Chiasso!” “Son già qua i villeggianti?”

Dal ridere il vento cominciò a rotolare a rotolare ed arrivò ad Alicudi volando sul mare. Soffio caldo tra le case ed i giardini, sciogliendo i gelati di tutti i bambini. Un asinello saliva per delle lunghe scale, gli disse: “Sono stanco, il caldo mi fa star male”. Il vento allora si fece fresca brezza ed in un attimo soltanto portò via la sua stanchezza.

Passò una grande nuvola ed il vento ci si tuffò, sparpagliandola nell’aria un po’ si riposò. Ma un vento più grande lo fece svegliare, spingendolo lontano sul quel grande mare.

Non so per quanto tempo soffiò quel duo strano, so solo che arrivarono all’isola di Vulcano.

Il vento si fermò all’istante davanti a quel cratere grande e fumante. Poi lo attraverso così velocemente da far volafre il cappello di tutta la gente.

Pian piano riscese verso il vulcanico paese ma poi vide all’orizzonte un maestoso e bianco monte. Era Lipari, grande e bella circondata dal mare, il vento fù curioso e l’andò a visitare.

Quanti colori in quell’isola meravigliosa, ossidiana nera, pomice bianca, tufo rosa. La percorse in lungo e in largo e raggiunse dei bambini che giocavano in un parco su altalene e cavallini.

Era un piccolo giocherellone in fondo e così con loro volle fare un girotondo.

Ad un tratto il vento si sentì chiamare da una voce stanca che sapeva di mare:

“Sono lo scirocco su Salina sto soffiando, vieni a portarmi via che mi sto annoiando”.

Subito partì il piccolo vento, sulle cime dell’isola fece un giro lento. Le felci profumate accarezzò, lungo i verdi fianchi dei monti planò.

Raccolse le sue forse e con un soffio portentoso, spazzo via lo Scirocco e quel caldo afoso.

La gente guardò in alto dalla pianura, ringraziandolo felice per quella frescura.

Il vento sulle Isole Eolie continuò a viaggiare ed il sole all’orizzonte cominciava a tramontare.

Arrivando a Panarea iniziò a sbadigliare, era giunto il momento di riposare. Tra le fronde di un ulivo si cullò pian piano, ma venne svegliato da un sonoro baccano.

I grilli cantavano la loro musica  a perdifiato. Il vento scosse le canne e sé ne andò adirato.

Stromboli era l’ultima isola da visitare, dove il suo bisnonno aveva una casa in riva al mare.

La raggiunse all’imbrunire e restò meravigliato, davanti allo spettacolo del cratere infuocato. Piccole case bianche riposavano tranquille, sotto il cielo blu tempestato di stelle.

Soffio piano per non farsi sentire, cercando un posto dove poter dormire. Quando vide la grotta di Eolo in un baleno ci entrò e sbadigliando felice, come un bimbo si addormentò.   

BIBi’ e ZAZU’, GATTI STROMBOLANI”

In una casa con la porta blu

Vivono due gatti, Bibì e Zazù.

Sono gatti strombolani, giocherelloni

Che amano il vulcano e le sue stagioni…

Quando arriva il freddo invernale,

al calduccio del camino è meglio restare;

mentre Zazù gioca a far l’altalena,

Bibì accanto al fuoco sonnecchia serena.

I gatti amano il profumo del Natale

“spicchitedda” e “vastiduzzi” la ricetta sai è speciale

Son dolci prelibati dai contorni ricamati…

In primavera fioriscono le viole

Ed i nostri amici gatti si godono il sole,

sdraiati sui bisuoli all’ombra dei limoni,

li senti anche russare i due dormiglioni!

Zagare, ginestre, non ti scordar di me,

la primavera mille fiori porta con sé

e nel giardino quali li annaffi

dei nostri amici spuntano i baffi!

D’estate i pescatori son loro amici

Non sanno resistere a due teneri mici,

un gamberetto, un pesciolino,

non mancano mai per uno spuntino…

La coda nell’acqua, le zampe nei colori,

Bibì e Zazù diventano pittori,

vorrebbero dipingere il mare e le barchette…

ma farlo è difficile con le loro zampette!

L’autunno si sa è sempre un po’ triste

Ma la voglia di giocare tra i gatti resiste

E la giara rotta in mezzo al giardino diventa perfetta

Come nascondino!

Bibì e Zazù la notte stan sui tetti e ai piccoli gechi fanno i dispetti

Saltano e corrono a non finire

Non han proprio voglia di andare a dormire…

Un anno è passato sull’isola di fuoco

Dove per i gatti la vita è un bel gioco.

Ogni stagione ha i suoi giorni colorati,

i nostri amici gatti sono proprio fortunati!

Marcella di Benedetto è nata a Torino nell’agosto del 1975 e vive ancor oggi a Stromboli.

Si dedica alla scrittura e all’illustrazione di libri per bambini e alla creazione di oggetti artistici

Ispirandosi alla natura strombolana.

Isole Eolie in barca a vela, sono la vera essenza della navigazione, quella intesa per eccellenza, dove il cuore entra in contatto con la natura, il mare lo consola, il vento lo coccola, il caldo lo fa battere tranquillo. L’arcipelago eoliano offre a tutti la possibilità di vivere il mare, la vela, le baie incontaminate, fondali da esplorare, cibo da gustare, granite da mangiare. Isole Eolie in barca a vela, il charter che fa innamorare tutti anche i più duri, anche se qua i veri duri sono i vulcani!!

La Brezza delle Eolie, carezza di mamma.

La brezza delle Eolie e una carezza della mamma.

Isole Vulcaniche
Terre Eoliane.

Le Isole Eolie, il nome dato a questo arcipelago le fa sembrare figlie del vento, isole ventose e burrascose, inaccessibili scogliere vulcaniche che impervie respingano ogni suo visitatore o colui che decide di andarci a vivere, colui che dovrà fare i conti con tutte le traversie marine. Ma chi le conosce sa che non è così, perché il nome è dato da un concetto di riposo del vento, ovvero dove Eolo va a riposare e non a soffiare.

Ma immaginiamoci solo per un momento di essere una brezza che attraversa queste fantastiche Isole, cosa potrebbe trovare, quali angoli di paesi, quali vicoli stretti, quali colline o vette vulcaniche, spiagge o scogliere, crinali coltivati a viti o case di pescatori…

La brezza le attraversa tutte le isole Eolie, avvicinandosi sfiora l’acqua del mare, ne respira lo iodio, ne assapora e si carica di salinità per poi portarla a terra e dare quel tocco salmastro ad ogni cosa che sfiora. Il suo primo impatto sulle bianche scogliere di pomice, irta la roccia la brezza che sale ed entra nel verde rigoglioso dei pendii, spiana la costa e diventa collina, la brezza avvolge e si divide tra filari di viti di Malvasia, assorbe profumi e umori delle uve arse al sole della Sicilia, ne esce rigogliosa e prosegue il suo viaggio sfiorando sassi di una piccola strada bianca sterrata, sono le stesse strade percorse dal Postino in bicicletta, si proprio lui Massimo Troisi, adesso la brezza detiene anche un pizzico di spirito e di anima di questo attore che proprio su queste isole girò il suo ultimo film. La brezza si arricchisce ancora di più metro dopo metro sale, sale, sale sin sulla vetta dello Stromboli, ecco il cratere uno dei più importanti, il più attivo d’Europa, e la sua attività che da il nome ad un fenomeno eruttivo “Attività Stromboliana” famosa in tutto il mondo. La brezza si scalda attraversa il cratere i suoi fumi la colmano, il calore la scalda adesso è il momento di volare verso questo cielo così ricco di stelle, nessun inquinamento luminoso qua alle Eolie. Ma non è ancora il momento di lasciare questa terra, la brezza decide di tornare verso il mare ed avvolge Ginostra, piccolo paesino a sud ovest di Stromboli, lasciando sui tetti delle case una coltre di nera cenere, sembra magia e fumo, sembra polvere magica, qualcosa che nessuno sa da dove proviene e da quanto tempo manchi alla superficie. E’ l’essenza di lui, “Iddù” come lo chiamano qua, il Vulcano.

Natura delle Isole Eolie.

Il viaggio tra queste terre vicine e diverse è appena iniziato, adesso sono gli scogli frastagliati di Panarea a destare curiosità alla brezza e così dopo aver scoperto le antiche terme romane su Basiluzzo si spinge verso Cala Junco dove i resti di un antico villaggio dell’età del bronzo arricchisce la brezza del sapere, della storia, della vita passata su queste terre. La brezza ormai è in paese a Panarea c’è voglia di leggerezza, profumi di gelsomino notturno ed aperitivo, perché no, la brezza si dirige ed attraversa locali come il Raya, il The Bridge, il Bacanalì e si inebria di spritz, mojito e malvasia, arancine, capperi e crudi di pesce… la brezza adesso è le Isole Eolie, la brezza adesso è l’arcipelago…

Ma non è ancora abbastanza, la brezza è insaziabile, la brezza non vuole un assaggio delle Eolie le vuole completamente, le vuole scoprire tutte e quindi si spinge più avanti arrivando a Salina l’isola per le famiglie, l’eccellenza della granita, da gustare a Lingua da Alfredo, il suo pane “Cunsato” potrebbe dare un sapore culinario in più a questa brezza che sarà testimonial di un posto così particolare come questo particolare arcipelago italiano.

La brezza, sa, la brezza vuole, la brezza da e così che adesso si diverte a spingere queste barche a vela che con i loro fiocchi, rande e spinnaker stanno tentando di raggiungere Filicudi, che ormai da tutti è definita l’isola che non c’è come direbbe Bennato. La brezza arriva insieme a queste imbarcazioni che spinte da lei si avvicinano alle sue coste, e adesso possono ancorarsi nelle baie di questo primordiale paesaggio, Filicudi, in posti come la Grotta del Bue Marino, la Canna, lo scoglio Gianfante, Capo Graziano. Le barche all’ancora adesso sono alla ruota, in rada, e la brezza sa come pettinarle, tutte il linea, tutte con la prua al vento… curate dalla brezza!!

Ma non è ancora finito il viaggio di questa brezza, che dopo aver viaggiato così a lungo finisce sui tavolini dell’Hotel Sirena, proprio sopra la piazzetta dell’aperitivo di Filicudi, dove la persone si lasciano accarezzare viso e capelli da lei, mentre sorseggiano un aperitivo servito da Antonio del Saloon, o magari mangiando arancine ed i fritti della signora di Pecorini a Mare.

La brezza al tramonto…

La brezza adesso è soddisfatta, ormai è passata la mezzanotte e in giro ci sono poche persone, qualcuno ancora in spiaggia a guardare le stelle si fa da lei attraversare, e lei passa lasciando un brivido di freddo sulla pelle abbronzata di questi turisti arrivati per caso o per scelta, ma che comunque non dimenticheranno mai l’atmosfera magica che si respira su isole come queste, le Isole Eolie.

La brezza deve salutare Lipari ed anche se già notte soffia leggera verso est, deve arrivare alla Necropoli, al Monastero, alle Terme Di Lipari. Adesso la brezza tra i vicoli del paese respira aria di qualcosa lasciato in sospeso, il Corso di Lipari, i negozi, le attività come i ristoranti, hanno bisogno di lei, troppo caldo sino ad oggi in questi posti. La brezza entra in un giardino di una vecchia casa, accarezza un limone con i suoi frutti appesi, la c’è una finestra, prova ad entrare, c’è una bianca tenda da spostare e poi subito dentro, è una cameretta di un bambino, lui sta dormendo nel suo lettino, non deve prendere freddo, le accarezza il viso, le sfiora una guancia, lui se ne accorge sorride dormendo, sorride perché sogna una giornata in spiaggia, sulla riva del mare, le piccole onde sui piccoli piedi, la sabbia sulle caviglie, la mamma lo guarda gli sorride è lei che lo accarezza è la brezza che più di ogni cosa ti ama, ti avvolge, ti fa sentire vivo… è la brezza amica delle Isole Eolie, dove Eolo va a riposare…

Filicudi a piedi nudi…

Filicudi a piedi nudi…

Grotta del Bue Marino Isola di Filicudi.

I risvegli sul Margaux, questa grande ed accogliente barca a vela di diciotto metri, sono sempre placidi ed assorti, lenti, quasi a dimenticare i ritmi solerti che accompagnano invece le tipiche giornate di tutto il resto dell’anno. Colazione, bagno, relax, chiacchere nel “quadrato”, impressioni sulle cose viste, ammirate, assaporate. Alfredo ci ha regalato una serata strepitosa, siamo tutti d’accordo su questo ed invitiamo lo skipper ad accompagnarci per gustare l’ultima vera granita di questa nostra settimana di vacanza, ma ovviamente lui ci anticipa ed è già pronto con il tender sulla plancetta di prua che ci incita a sbrigarci per non perdere attimi preziosi di questa nuova giornata che ha in serbo per noi. La tipica colazione al bar con cornetto e cappuccino è un rito “assoluto” a cui noi cittadini non  sappiamo rinunciare, ma qui in Sicilia tutto si fa possibile ed anche una granita con panna al mattino, accompagnata da una morbida brioche lo è. Approfittiamo del fatto che lo skipper è immerso nelle chiacchere sulle condizioni metereologiche della giornata con gli altri membri della flottiglia e decidiamo di fare una breve passeggiata verso le saline ed il faro che abbiamo ammirato dal Margaux all’ancora.  Dai racconti degli isolani, avvicinandoci al faro apprendiamo che alla fine del 2009,  alcune terribili mareggiate avevano eroso completamente la spiaggia antistante il Fanale di Punta Lingua, compromettendo la torretta luminosa che assicura la navigazione notturna tra Lipari e Salina. A causa del maltempo i primi “soccorsi al  Faro” furono apportati dalle ditte edili locali che con grande senso di impegno e abnegazione, lavorando notte e giorno, riuscirono a posizionare del pietrame per contenere il distacco della torretta. Dopo alcuni giorni, grazie all’intervento del Comando Zona Fari di Messina e dell’Ufficio Opere Marittime di Palermo in breve tempo fu realizzata e completata nel gennaio 2010 una scogliera a protezione del faro che ne ha salvato l’integrità fino ad oggi.

La Canna, Isola di Filicudi.

Dal 2011 il Fanale di Punta Lingua è stato affidato in concessione per cinquant’anni al Comune di Santa Marina Salina allo scopo di creare al proprio interno il Museo del Mare e del Sale. E nonostante il tempo sia poco decidiamo di visitarlo e di rendere omaggio a questa ristrutturazione finalmente avvenuta con successo. All’interno del Museo si possono visitare tre sale: la prima dedicata al laghetto di Lingua e alla storia della salina esistente all’interno con riproduzioni di foto e stampe che permettono di apprendere l’evoluzione dell’intera area; la seconda sala è dedicata al Fanale di Punta Lingua in cui è raccontata la storia del Faro, con esposizione di documenti originali posseduti dai diversi fanalisti che abitarono nell’immobile fino al 1973 (collezione G. Imbruglia) nonché esposizione di diverse tipologie di segnalamento (in prestito dal Comando Zona Fari di Messina); la terza sala è dedicata alle mostre temporanee ed è attrezzata per attività multimediali grazie alla presenza di computer, video proiettore e schermo. In questa sala fino al 31 agosto è esposta la mostra fotografica di Rosanna Foti interamente dedicata al Fanale di Punta Lingua. Un itinerario davvero ricco che , soprattutto per me, amante dei “percorsi fotografici” a testimonianza dei lavori fatti qui, lascia grande soddisfazione. Torniamo, su, sollecitazione dello skipper, sui nostri passi poichè la navigazione della giornata sarà lunga e ci porterà verso Filicudi. Salpati da Lingua, il momento i cui partecipiamo alle manovre di bordo per tirare sul l’ancora, ci vedono sempre tutti molto partecipativi e lo skipper sembra, e dico sembra, aver bisogno di noi che, galvanizzati da questo coinvolgimento, ci sentiamo utili e senza volerlo apprendiamo molte cose su questa vita di bordo che, fino a qualche giorno fa, ci sembrava tanto estranea.

Capo Graziano, Isola di Filicudi.

E’ una bella mattinata di sole tiepido e la leggera brezza da nord ovest ci permette di aprire randa e fiocco e di godere per queste ore di navigazione del silenzio che accompagna il vento ed il rollare delle cime sul winch durante la regolazione delle vele. Direzione Capo Graziano; le miglia da percorrere oggi sono più del solito e cosi decidiamo di saltare la sosta alla baia di Pollara che abbiamo già avuto occasione di ammirare e di pranzare in navigazione per arrivare più velocemente a Filicudi. La mattina scorre lenta tra i più di noi che dividono il tempo tra i racconti delle traversate oceaniche dello skipper ed i momenti di relax sul ponte a godersi sole e vento cullati dallo scafo del Margaux che solca le onde di prua. Racconti che ci sembrano talmente surreali da sembrare inventati sul momento, ma che lui smentisce prontamente con video pazzeschi da mostrarci a dimostrazione che tutto è davvero accaduto; burrasche, attraversamento dello stretto di Gibilterra in  notturna con il terrore delle reti da pesca calate dalle navi e non segnalate. Un percorso ad ostacoli la Traversata Atlantica che parte dall’Italia, attraversa il Mediterraneo affrontando i temibili venti del Golfo del Leone e che prosegue inarrestabile verso il mare aperto sospinti dai venti alisei di poppa in quella che è l’avventura della vita in quasi 40 giorni di solo mare. Ci emozioniamo, tutti, indistintamente, anche quelli di noi che il mare lo temono e che hanno scelto la barca a vela come un semplice mezzo di trasporto per godere al meglio del periplo delle Isole Eolie. “Pochi uomini possono dare del “Tu” al mare e quei pochi non lo fanno”…mi sovviene alla memoria questa frase letta non  so dove che calza a pennello a questi racconti, di uomini che decidono, con la sorte affidata al mare e alla loro esperienza, che però, ahime, in alcune occasioni poco conta, di sospendere per un mese e mezzo la propria vita da tutto, da qualsiasi collegamento con il mondo e le sue regole accompagnati da un equipaggio anche inesperto, ma appassionato, che decide di regalarsi il viaggio per eccellenza, l’impresa velica che tutti gli amanti di questo sport vorrebbero compiere una volta nella vita.

Gianfante e le aragoste… Filicudi Island.

Per noi che stiamo attraversando il piccolo e relativamente breve tratto di mare che separa Salina da Filicudi questi racconti ci appaiono distanti e carichi di pericoli e punti interrogativi. Per chi sta di fronte a noi a raccontarceli traspare solo emozione, sentimento, passione, voglia di ripartire, amore e rispetto assoluto per il mare che è e resta una scelta di vita. A bocca aperta come dei bambini che seguono per la prima volta la lettura di un libro tra i più avventurosi, seguiamo i racconti del nostro skipper quando all’orizzonte la sagoma di Filicudi appare e si, hanno ragione i racconti sui blog che ho spulciato prima di imbarcarmi: ella assomiglia ad un corpo di donna incinta coricata supina, con il ventre pronunciato verso il cielo che quella mattina è ornato da pennacchi di nuvole basse quasi a proteggerla….

L’isola del pane cunzato…

Salina, l’isola verde del pane cunzato

I vigneti della malvasia…

Abbiamo tempo da perdere a bordo, da assaporare direi ed il momento in cui tutto si acquieta per lasciare spazio al silenzio, ai pensieri, ai racconti di fine giornata è senza dubbio quello dell’imbrunire. Uno delle più belle immagini di fine giornata lo vivo prima dell’ancoraggio per la notte davanti a Santa Marina di Salina, a Lingua di fronte al faro con poche centinaia di metri che ci separano da Lipari. Il sole tramonta sul fronte opposto dell’isola, ma il rosso del crepuscolo poiché siamo quasi sulla punta dell’isola ci raggiunge e così il Margaux all’ancora fa da divisori tra luce ed ombra. Salina con le sue due alte colline rigogliose di verde copre ben presto il sole, uno parte dello scafo della nostra barca a vela rimane illuminato dalla luce del sole e ci permette un ultimo bagno nella zona in cui il fondale è ancora visibile; l’altra parte dello scafo è già in ombra ed il fondale scuro allieta i membri del nostro equipaggio più temerari che si tuffano in un mare, di fatto, ormai scuro. Ma siamo alla fonda e la prua che si mette a vento fa automaticamente ruotare l’imbarcazione attorno al suo perno. Mi soffermo ad osservare questi ritmi della natura che nella vita reale, quotidiana scandiscono poco le nostre decisioni, il nostro da fare, ma che oggi, in questo preciso istante, quando mi immergo velocemente in acqua per poi godere degli ultimi raggi di sole, capisco essere fondamentali per il nostro equilibrio fisico. Sono passati tre giorni da quando ci siamo imbarcati in questa avventura e letteralmente su questa barca a vela ed i nostri ritmi si sono allineati perfettamente allo scandire delle ore, notturne e diurne. Sappiamo a che ore il sole tramonta e ci adeguiamo di conseguenza per poterci asciugare i capelli al vento. Sappiamo quando il Margaux è in procinto di rollare e quindi troviamo un punto di appoggio per non perdere l’equilibrio, sappiamo come disporci sul tender quando lo skipper ci porta a terra ed abbiamo capito una cosa importante. In barca a vela ogni cosa ha il suo tempo ed il suo momento, il mare ha il suo linguaggio che non permette distrazioni , ma che per chi lo rispetta, offre sensazioni inamovibili. Il faro di lingua con le sue saline intorno, non ancora del tutto dismesse fanno da cornice a tutto l’equipaggio che è in procinto di prepararsi per scendere a terra.

Granite al pistacchio, e brioche!!

Abbiamo da gustare qui a Salina due delle specialità enogastronomiche per cui tutta la Sicilia è famosa nel Mondo, la Malvasia ed il “pane cunzatu”. Salina è l’isola che più delle altre ha saputo salvaguardare la sua anima rurale, e mantenere la tipicità, genuinità e autenticità della propria economia tradizionale, basata sulla coltura del cappero e la produzione di questo famoso vino. Il porto di santa Marina di Salina, l’unico tra l’altro a parte quello di Lipari è una deliziosa passerella di piccoli pescherecci in legno dei locali che si alternano alle numerose barche a vela da charters che ormeggiano qui per la notte; un andirivieni di turisti ed eoliani che ci accompagnano fino alla piazza che ci apre la vista su Panarea e che ci accogli con uno dei manifesti di quest’isola: il Postino, girato alla baia di Pollara e di cui Salina conserva gelosamente in ogni dove qualche piccoli rimasuglio od oggetto. All’ingresso del paese la bicicletta con cui Troisi girovagava per l’isola è incastonata in un frammento a grandezza naturale del manifesto cinematografico del film. Le brezze di termica che arrivano in piazzetta sono piacevoli e ci invitano a fermarci qui per il nostro aperitivo serale. Tutti gli equipaggi con cui ci troviamo a navigare durante la settimana si fermano e la piazza in pochi minuti comincia a pullulare di gente, di musica, di fermento…ma è un’invasione pacifica e gli isolani si mescolano volentieri a noi con tutto il calore siciliano tipico di questi luoghi ed ancor più delle Isole Eolie. Passiamo una bella ora ad assaggiare i capperi misti che troviamo nell’happy hour in un mix di sapori tutti eoliani: pomodorini, cipolla, salse accompagnate da vini bianchi locali che sono solo un ottimo preludio per la nostra cena.

Alfredo, storico locale di Lingua, Isola di Salina.

Lo skipper ci ricorda che dobbiamo spostarci al paesino di Lingua dove Alfredo ci aspetta con il suo famoso e pluripremiato pane cunzatu. Lingua è un piccolo e colorato borgo di pescatori caratterizzato dalla presenza di un laghetto naturale di acqua salmastra che riusciamo ad ammirare stasera anche grazie alla presenza di uno luminosa luna pieno che accompagna il n ostro girovagare. Questo laghetto dell’estremità sud-orientale di Salina conserva i resti di un antichissimo impianto per la produzione del sale, una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nell’arcipelago delle Eolie. Le vasche delle saline, interamente visibili fino al 1700 e oggi sommerse dall’acqua del lago, si presentano con la parte inferiore dei muri divisori costruiti con la tecnica dell’opus reticulatum, tecnica risalente alla primo periodo dell’età imperiale romana ed il pavimento anch’esso risalente al I-II secolo d.C., di calce magra e ghiaia. Il lago, sormontato da un pittoresco faro, è oggi riserva naturale protetta, di notevole interesse naturalistico. Qui infatti si recano gli appassionati di Bird Watching durante i periodi di migrazioni degli uccelli ed è per questo che anche in inverno le Isole Eolie sono meta prescelta soprattutto dai turisti stranieri che optano per mete in momenti non tradizionali dell’anno. Ho dimenticato di citare un sito che l’autista del nostro pulmino ci ha ricordato passando. Quello che percorriamo è l’antico tragitto che anche in tempi antichi si utilizzava per arrivare in questa piccola frazione e da non perdere è il ponte in pietra settecentesco in Località Vallone Zappini rimasto praticamente intatto. A pochi passi dal faro troviamo il famoso locale “Da Alfredo”, un’istituzione ed una tappa imprescindibile per tutti gli avventori dell’isola. I cavalli di battaglia del locale sono in realtà due: nel comparto salato primeggia il pane cunzatu mentre in quello dolce la granita. Il primo, che vorrei ordinare in tutti i gusti, mi viene servito come un disco di pane, dal diametro pari a quello di una pizza, tostato e “conciato”, ossia condito, con molteplici prodotti tipicamente isolani: tonno, pomodori, capperi, olive, mandorle per citarne alcuni. Tra i più scelti al nostro tavolo c’è il più famoso, “il Salina” con pesto di capperi e mandorle, pomodori, cucunci, melanzane grigliate, ricotta infornata e menta fresca.

pane cunzato salina isole eolie
Da Alfredo, granite siciliane e pane cunzato.

Lo skipper ci dice che un solo pane è sufficiente per due persone, ma mi convinco, a ragione, che il mio stomaco richiede benissimo una porzione intera e così ne godo appieno di questo piatto, il cui sapore riesco tutt’ora a ricordare. A fine pasto, a rinfrescare palato e spirito, ci sono le granite in più varianti, rigorosamente preparate a partire da frutta di stagione e materie prime locali. Fichi, fichi d’India, gelsi, limoni di Salina sono tra i frutti più usati. Poi c’è la classica mandorla, il pistacchio, il cioccolato e talvolta la granita alla ricotta. All’interno della coppa decidiamo tutti di mettere due gusti e di aggiungere la panna che ci dicono essere inconfondibile. Siamo soddisfatti, è una serata piacevole, il caldo della giornata ha fatto posto ad un venticello leggero che accompagna la nostra passeggiata di ritorno. Vediamo, passando, il Margaux all’ancora pronto ad accoglierci per la notte. Il cielo di stelle sopra di noi non inquinato da alcuna illuminazione pubblica è quanto di meglio si possa desiderare in questo fine serata. [to be continued…]

Rumoroso silenzio…

Rumoroso Silenzio.

C’è da dire che pensavo che in un equipaggio composto anche da donne avrei sofferto dei loro ritardi, delle loro richieste ed esigenze! Ovviamente sto scherzando…sapevo che avrei sofferto più della presenza degli uomini invece. Ma anche questo non è successo. Ci siamo accorti, e direi tutti con grandissima sorpresa, che, salendo a bordo di questa splendida barca a vela, ognuno di noi ha lasciato il proprio background a casa e si è completamente spogliato di tutte le proprie convinzioni, anche quelle che aveva sulla vita di bordo, su come gestirla, su cosa dire e come relazionarsi. Una vacanza in barca a vela è effettivamente un “lasciare tutto” alle spalle e cominciare una settimana in navigazione verso se stessi. La location delle Isole Eolie poi ha fatto tutto il resto…se fossimo stati altrove probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso, ma questo mix di natura, convivialità e rapporti umani strettissimi ci ha davvero un po’ cambiati. Stromboli e la serata passata a San Vincenzo ed ancor prima la passeggiata per arrivarvi ci hanno fatto parlare, sorridere, stupire gli uni degli altri e contemporaneamente del luogo stupire del luogo che stavamo attraversando. Lo skipper, attento ed innamorato di questo posto mal cela il suo amore assoluto per questo luogo e per i suoi assordanti silenzi. Stromboli è un’isola da piedi scalzi, di poche parole e poche apparenze, ma rispettosa sempre. Percorriamo un vicolo unico che porta alla piccola Chiesa in cima al paese dove non vi è illuminazione pubblica e dove  l’incedere dei passi lento ed incerto è appena illuminato dalle luci che arrivano dalle case ai lati del vicolo stretto. Alzando il naso all’insù notiamo con meraviglia le lucine di coloro che si sono avventurati alla salita del vulcano e che stanno per arrivare alla cima per goderne dello spettacolo più cruento e violento, l’eruzione dal cratere della Sciara, passeggiata che ho deciso di fare la prossima settimana per godermi stasera l’aperitivo tanto agognato all’Ingrid Bar. Lungo la camminata ciarliamo un po’ e ci mescoliamo agli altri turisti ed isolani che silenziosi si soffermano nei tanti piccoli negozietti di souvenirs dove campeggia in ogni dove la figura stilizzata dello Stromboli, protagonista assoluto. E’ ancora presto e decidiamo di salire ancora per poi riscendere verso la casa dove Ingrid Bergman e Rossellini convissero, dopo essersi innamorati proprio qui, durante le riprese del film “Stromboli”. Una casetta bella e curata come tutte le altre dove non ci sono particolari o immagini e resti di quello che qui è stato. E di tutto quello che è successo su quest’isola. Un’isola selvatica, rimasta i primordi dove l’essenziale è visibile agli occhi e niente di superfluo c’è. E’ l’isola che ha coronato questo film e questo amore che prima fu difficile o quasi impossibile e che poi divenne un capolavoro, un frammento memorabile del neorealismo; è il 1948, sono gli anni delle donne vestite ancora di nero, i tempi delle case senza servizi e degli spostamenti sugli asini…qui, in parte, le cose sono ancora così. Erano gli anni del grande cinema senza colori, ma tanta passione, non ancora raffinato dagli effetti studiati alla perfezione. Erano gli anni della vita messa in scena con la verità di uomini e donne che di copioni non sapevano nulla e diventavano, ciò nonostante, struttura portante di film passati alla storia come capolavori. Stromboli, lontanissima dalle luci di Hollywood ne diventa protagonista tutto d’un tratto; l’isola partorita dalle acque del mare, così appariva ed appare anche oggi ai miei occhi, un immenso scoglio imponente che spezza il blu cristallino delle acque che lo circondano, la avvolgono. Una terra che si lascia amare dal mare ed abbracciare dal fuoco. La passeggiata è un andirivieni di persone che percorrono i vicoli stretti, ma ad una certa ora tutti gli equipaggi delle barche a vela con cui da inizio settimana abbiamo formato una specie di flottiglia spontanea si riuniscono nella piazzetta davanti all’Ingrid bar di questo personaggio amatissimo qui che è Massi, non solo proprietario ma anche e soprattutto curatore di tutte le relazioni interpersonali che si formano ogni sera qui. E’ un ambiente quasi surreale dove i tavolini ornati e dipinti da maioliche siciliane coloratissime la fanno da padrone, dove alzando il nasò all’insù lo Stromboli prorompe quasi a caderci addosso con tutti i suoi sospiri e dove, guardando giù, la baia si illumina di tanti piccole lucciole di centinaia di alberi galleggianti che alla fonda ornano questo lembo di spiaggia quasi addobbato a festa. Si, facciamo festa…il buffet eoliano e dai tipici profumi è invitante ed abbondante e Massimiliano cura nei minimi dettagli il nostro happy hour e tutto ciò che esce dalla cucina prima che arrivi sui tavoli. Gli equipaggi delle barche a vela si riuniscono qui lo stesso giorno do ogni settimana ed il clima conviviale e casereccio che si respira ci fa capire che qui gli skippers sono di casa e capiamo perchè ognuno di loro, quando ci parla dei suoi esordi alle Isole Eolie, ha eletto queste sette isole come metà preferita in tutto il Mediterraneo. Si naviga, si vedono posti, si ammira tutto, ma si riesce a rimanere legati solo ad alcuni luoghi e tutti qui sembrano aver scelto le isole Eolie come luogo non solo di lavoro, ma anche come dimora personale di amicizie, svago, divertimento. Sono perfettamente in grado di capire il perché. Passiamo una bella serata, ma lo skipper, fiero del programma che ha preparato per noi, ci riporta all’ordine ricordandoci il nostro appuntamento per la Sciara del Fuoco in notturna; quindi , percorrendo a ritroso la via che ci ha portato alla cima torniamo al molo in attesa del nostro gommone che Ando, abilmente, condurrà verso il lato nord ovest dell’isola facendoci anche da cicerone ed illustrandoci tutti gli aspetti più romantici di questo versante. E’ uno spettacolo prorompente quello che si apre ai nostri occhi e anche inaspettato perché nessuno può immaginare che ciò che si vede alla luce del giorno e pare così pacato alla sera assomigli in tutto e per tutto ad una vera e propria esplosione che ogni venti minuti quasi esatti ci fa sobbalzare dallo stupore. Ma lo Stromboli è così in tutti i suoi aspetti, nel fascino che emana sopra e sotto il mare, di notte quanto di giorno ed è sicuramente l’isola che alla fine della settimana eleggerò come prediletta. La notte scorre con il rollare placido del Margaux alla fonda ed anche alla mattina quando cominciamo a navigare verso Panarea per poi proseguire verso Salina e costeggiamo la Sciara, la magia notturna seppur un po’ sbiadita dalla luce del giorno, mi riporta alla mente le sensazioni, perlopiù di impotenza provata la sera precedente, davanti alla Natura che qui, in ogni dove, regna sovrana.

Girovagare, pallido e assorto…

Girovagare, pallido e assorto…

Sabbie nere, Isola di Vulcano.

“Che hai stamattina Giorgio?””Mah, non so, mi sono svegliato carico dei pensieri di casa, lavoro, conti, pubbliche relazioni. Mi sembrava tutto così lontano ieri ed invece stanotte le preoccupazioni è tornato ad assillarmi…” “Prova ad andare su in pozzetto..guarda fuori…mi sono spostato a Cala Junco stanotte, un tratto brevissimo, volevo farvi ammirare questa baia al mattino…dormivate, ho pensato fosse il momento giusto”. Lo skipper ha ragione e mi riporta alla mia realtà, quella che nottetempo mi ero dimenticato nel dormiveglia. Mi sporgo appena dal tambuccio e sento la brezza della mattina inebriarmi e smuovermi i capelli, l’odore del salmastro acre nelle narici ed il promontorio di Cala Junco di fronte a me…è un tutt’uno pensare, salire, fare e tuffarmi. La sensazione del fresco dell’acqua sulla pelle mi sveglia dal torpore del sonno e dopo poche bracciate anche la sensazione di freddo se ne va. La temperatura dell’acqua delle Isole Eolie è a tal punto mite da sembrare di godere di un riscaldamento del sole anche nelle ore notturne ed invece sono le esalazioni vulcaniche che provengono dal fondo a renderla tale e piacevolissima anche di prima mattina. La spiaggia è vicina, l’ancoraggio è perfetto e quindi decido di allontanarmi dalla plancia di poppa del Margaux per avventurarmi verso la piccola costa davanti a me. I miei compagni di viaggio stanno ancora dormendo, lo skipper organizza la giornata ed io ho tutto il tempo di godermi questa nuotata. L’acqua mossa sul fondo dalla posidonia dona a questo specchio di mare caratteristiche tutte particolari ed il blu profondo va scemando mano a mano che mi avvicino alla piccola spiaggetta che porta poi in paese. Metto i piedi a terra camminando nell’acqua e li vedo limpidi sotto la superficie quasi nitidi tanto il mare è pulito…chissà quando ricapiterà di vederne uno simile.

Isola di Stromboli, Ginostra.

La testa di nuovo sgombra e leggera ha modo di ammirare il paesaggio intorno a me e gli occhi cercando di catturare ed immagazzinare più immagini possibili; il verde lussureggiante sopra le rocce, la spiaggia nera e finissima sotto di me e quell’inconfondibile profumo di bouganville misto ai sentori dei fiori del cappero che solo su quest’isola non svaniscono mai. Dalla prua del Margaux in lontananza scorgo la ciurma che richiama la mia attenzione facendomi cenna di avvicinarmi. Immagino che la colazione sia pronta e mi avvio quindi ad ampie bracciate a preparare con loro. La mattina scorre placida e poco prima di pranzo salpiamo tirando su l’ancora alla volta di Lisca Bianca, di cui mi pare di ricordare aver letto su molte guide come uno dei luoghi naturalistici più spettacolari delle Isole Eolie. Sono in sostanza due grandi scogli dalla cima piatta di un bianco abbagliante misto al giallo sulfureo che esala dalle pendici; scogli in mezzo ai quali lungo una specie di corridoio di acque cristalline le imbarcazioni della nostra flottiglia trovano posto per ancorarsi. Lo skipper prepara subito il tender per portarci ad ammirare lo spettacolo della solfatare sottomarine e quindi ci prepariamo con la nostra attrezzatura da snorkeling per raggiungere il tappeto di “bolle” di cui abbiamo tanto sentito parlare. Alcuni di noi, me compreso, decidono di avviarsi a nuoto e lo spettacolo delle esalazioni di zolfo che fuoriescono dal terreno in una colonna di microscopiche bollicine è davvero emozionante; se ne riesce a sentire perfino l’odore sott’acqua e come dei bambini vi nuotiamo in mezzo senza curarci del tempo che passa. Il pomeriggio ci aspetta una bella ora abbondante di navigazione verso Stromboli e contiamo che una brezza pomeridiana ci aiuti a tirar su le vele per godere del veleggiare del Margaux. La flottiglia in navigazione crea un estemporaneo quanto divertente gareggiare a suon di colpi di winch ed anche noi, neofiti, non ci sottraiamo a questa ora di scuola d’altura inaspettata e molto gradita. Lo skipper, dall’alto della sua esperienza oceanica ci coinvolge volentieri nelle manovre di bordo cercando di condurre il Margaux verso i 10 nodi al traverso ed è sempre emozionante il momento in cui, a motore spento, si riesce a godere del sibilo del vento che scorre sulla randa e sul fiocco a prua. Lasciandoci alle spalle lisca bianca e Panarea la visuale sullo Stromboli si fa subito nitida; l’isola appare maestosa e la sua inconfondibile forma vulcanica ne descrive, già da sola, la sua natura .

I fanghi, attività vulcanica naturale.

Vulcano attivissimo per le sue eruzioni appunto dette “strombolane”, le sue pendici si animano a cadenze regolari ogni circa venti minuti, disegnando un pennacchio nel cielo. Le eruzioni dello Stromboli, visibili di giorno sotto forma di fumate nerastre, mostrano tutta la loro imponente natura al calar della sera lungo il lato della Sciara del fuoco, versante lungo il quale il vulcano ha formato, eruttando dal suo cratere più grande, una lingua di detriti e magma che scende fino al mare. Già da questa distanza l’imponenza del cratere ci abbaglia ed avvicinandosi sottocosta Iddu si erge in  tutta la sua prorompente audacia alla nostra sinistra dove possiamo notare il susseguirsi di tante piccole spiagge di detriti magmatici nero pece che il vulcano ha accumulato negli anni. Ci avviciniamo a San Vincenzo, il piccolo borgo di case bianchissime che senza paura ed imperterrito, abitato anche in inverno resiste alla paura…anzi no, rilutta la paura ed ama il suo compagno rumoroso come se fosse parte di una quotidianità a noi comuni mortali assolutamente sconosciuta. Non è un luogo semplice quest’isola e proprio queste sue contraddizioni la rendono forse, ai miei occhi, la più attraente in assoluto. Come si può pensare di lasciare la civiltà così come noi la conosciamo per trasferirsi, come alcuni mi raccontano di aver fatto, in un luogo isolato per gran parte dell’inverno in cui alla tue spalle il sentore di dover all’improvviso scappare, si alimenta sempre più ogni volta che lui erutta? Non lo so, davvero. Non so darmi risposta sensata, ma sul volto e nelle parole di chi mi racconta aver fatto tutto ciò non leggo ne sento note di rammarico ne di insoddisfazione. Sembra che quest’isola e gli isolani che la abitano bastino a sé stessi ed abbiano creato un rapporto di convivialità tale che la paura ha lasciato lo spazio al rispetto profondo per la natura e per le sue manifestazioni anche violente. Mi spiace non capirlo,  mi spiace non poter varcare le soglia della poca confidenza con queste persone perché se potessi chiederei loro come fanno e perché. Mi rendo conto mentre scrivo che forse qualcuno si offenderebbe e mi direbbe semplicemente di fare silenzio e di guardare lui.

Lipari
Arcipelago Isole Eolie.

Ed io che sono da poco più di due ore qui e che non riesco a smettere di sussultare ad ogni crepitio, magari, forse, capirei. O magari no. Che importa. Mi sembra di essermi innamorato di questo posto non da ora, ma di esserlo sempre stato. [….to be continued]

Tribù galleggiante…

Cala Junco, Panarea

Cala Milazzese, la prima baia che incontriamo navigando da Lipari verso Panarea è forse la fotocopia di quelle piccole spiaggette rocciose di origine vulcanica che scorgi sfogliando qualche libro di viaggio in libreria. Si apre agli occhi con una luminosità inaudita e poichè il groviglio di rocce che si insinuano come fiordi è assolutamente inusuale, lo spettacolo si apre completamente alla vista solo quando a nuoto ed una volta che la barca a vela vi si è accostata in rada, raggiungi la parte più remota dove si trovano delle piccole piscinette di acqua limpida e blu che assomigliano ad acque termali tanto che in alcuni punti le esalazioni di zolfo sono così forti da far affiorare piccole bolle in superficie. In rada ad ancora calata sul fondo di posidonia il Margaux si erge in tutta la sua bellezza e luminosità e nuotarci attorno alla ricerca delle bellezze sottomarine è forse una delle esperienze più emozionanti…roba da velisti insomma quella di vivere il mare non più dalla spieggia come i comuni mortali ma tuffandosi nel blu cobalto di questo mare dalla plancia di poppa del Margaux che sfiora l’acqua ad ogni incresparsi di onda. Il momento del pranzo in barca a vela, a Panarea come in tutte le altre isole è caldo ed abbagliante, ma sempre sorprendente…tutti ci adoperiamo collaborando affinchè la tavola sia perfetta anche quelli che solitamente secondo me fanno poco caso a queste cose….credo sia per il fatto di rendere la nostra convivenza il più piacevole possibile per l’altro, per i tuoi compagni di viaggio fino a qualche ora fa sconosciuti ma con cui scopri di avere molte cose in comune…scegliere di fare una vacanza in barca a vela è sicuramente il frutto di una forma mentale particolare che l’amante dell’albergo e della stazionarietà non sceglierà mai , ma che accomuna invece noi e tutti coloro che abbiano scelto questo pazzesco mezzo di trasporto da cui faremo molta fatica a separarci a fine settimana.

All’ancora, Eolie

Lo skipper mette la sua parte in tutto questo, ma il rapporto di vicinanza che si instaura con la barca a vela, assolutamente Donna, e con i suoi spazi è elitario in ogni suo aspetto…non è tua certo, ma la scopri subito degna del più alto rispetto verso un oggetto che oggetto non è…sto involontariamente dando ragione a chi personifica questi capolavori di ingegneria e di fascino, è vero. Ma questa empatia con la barca a vela, credetemi è giustificata. I momenti di relax dopo il pranzo sono scanditi da minuti lenti, non c’è alcuna fretta ed ogni membro dell’equipaggio si addentra nei suoi pensieri o leggendo o godendosi il sole oppure nuotando. Ogni angolo degli spazi sopra coperta del Margaux risulta essere accogliente ed il pomeriggio scorre lento e piacevolissimo veleggiando verso l’isola che ci accoglierà per la notte. Le isole Eolie sono per fortuna scarne di porti e non ne vedremo nessuno tranne quello di Salina ed è un bene poiché ancorarsi fronte paese in uno specchio d’acqua luminoso e scuro di  notte, passare la nottata cullati dalle brezze serali è un momento che non si dimentica e che mi fa venire in mente le mie letture marinaresche, forse le pagine del Vecchio ed Il Mare e forse anche qualcosa letto qua e là di velisti che nel Mondo hanno fatto la storia, ma tutti accomunati da un unico particolare, l’amore per il mare e per tutto ciò che circonda questo mondo. Ci sentiamo dei fortunati, stiamo facendo la nostra doccia serale in mare, stiamo asciugando i nostri “panni” all’aria di mare, facciamo prendere aria e sole ai capelli senza usare alcun phon , ci prepariamo a scendere per la nostra serata a terra facendo poco caso ai vestiti che indossiamo, magari le signore anche senza trucco, tutti noi senza dubbio stupiti nel vederci gironzolare con un paio di ciabatte in mano che faremo fatica a mettere anche una volta arrivati a terra tanto siamo abituati a questo viaggiare lento ed assorto a piedi nudi sentendo il calore del sole e del teck.

Lipari
Panarea, Isole Eolie

Il tender del Margaux e l’abilità dello skipper portano anche i più imbranati di noi ad arrivare a terra sospinti da questo piccolo gommoncino, comodissimo, che sfreccia in baia tra le prue delle tante barche a vele che hanno scelto di passare la notte qui come noi. La spiaggia di Cala Junco attende il nostro arrivo inebriando immediatamente le nostre narici di quell’inconfondibile profumo di bouganville che impareremo pian piano a riconoscere a tutti i nostri arrivi sulle isole…misto al profumo del bianchissimo e candido fiore del cappero, quello che ha questo fiore a siepe di un rosa acceso è il sentore tipico di queste sette isole; fiore che cresce selvatico e rigoglioso in ogni dove e che ne diventa simbolo poiché ogni tetto, terrazza ed angolo di queste piccole casette bianche dal tetto piatto ne possiede almeno un po’. La passeggiata lungo le piccole strade di Panarea che decidiamo di fare all’imbrunire evitando di farci portare direttamente all’ormeggio del piccolo porticciolo ci dimostra quanto le dicerie sulla snobberia di quest’isola sia totalmente falso…Panarea è un isola molto chic nei suoi locali, nelle sue boutique, nel modo dei vacanzieri di presentarsi alla sera, ma allontanandosi dal frastuono degli innumerevoli happy hour si scopre anche un aspetto dell’isola che a molti rimane sconosciuto. Passeggiando i gatti appollaiati sulle finestre blu ci accolgono sornioni, il caldo della pavimentazione un po’ sconnessa fatta anch’essa di pietre laviche scalda i piedi quasi come se evaporasse di tutto il calore immagazzinato durante il giorno…la piccola chiesta affacciata sul mare che incontriamo è un capolavoro artistico di minuteria; i piccoli dipinti, le pochissime panche, i libri delle letture, la piccola terrazza, la piccola croce, un silenzio assoluto turbato solo in parte

Isole Eolie

dall’arrivo di qualche turista…Panarea è anche questo e anche se talvolta durante la passeggiate possono sentirsi in lontananza i frastuoni degli aperitivi in corso, sembra, e lo è, tutto perfettamente equilibrato; la mente che si è rilassata camminando si prepara pian piano a gestire il movimento della serata glamour che sta per cominciare. Panarea è insomma un ottimo compresso tra ogni esigenza e non c’è niente che risulti, come invece mi aspettavo, grezzo o poco elegante. Se è vero che “lessi s more”, allora quest’Isola ne è l’emblema e sembra paradossale addossarle queste caratteristiche, ma così è…si cena a lume di candela, si brinda, si balla anche e si gode di un happy hour lontanissimo da quello conosciuto su una terrazza che ti fa scorgere lo Stromboli con il suo pennacchio di fumo all’orizzonte….c’è qualcosa di più inebriante? Sta qui forse un po’ dell’essere snob: l’essere unica ed il saperlo perfettamente.[…] to be continued

Navigare alle Isole Eolie

Lipari Island

Navigare alle Isole Eolie, navigare nel mare delle Eolie significa ripercorrere rotte antiche conducendo barche a vela di epoca moderna. Navigare sotto le coste imponenti e rocciose, sotto vette di vulcani alti dai quattrocento ai mille metri. Cave di pomice bianca come il bianco sale di salina, spiagge, rocce nere e pietre come vetro di ossidiana, leggera, a tratti come la pomice che il vento sposta e la fa galleggiare in acqua, pietre che non vanno affondo! Fondali che riposano in calme acque cristalline, pesci che nuotano tra i colori di un mare antico, incontaminato. La luce del sole riflette sull’acqua ed unisce i canali che separano le isole, barche a vela che cuciono gli stretti, rifratto ricamo del marinaio. Luce d’arancio maturata durante la settimana, colora i paesi, li rende caldi ed accoglienti insieme ai profumi del gelsomino notturno, del fico, della Buganvilla. Vele bianche sugli orizzonti brevi tra le isole dell’arcipelago, ciclopici vulcani spendi, dormienti, solforosi o pieni di attività, eruzioni e magma color rosso come il sole dei propri tramonti.

Sapori, odori della tradizione di una terra povera di un tempo, ricca in un tempo più antico, quando la ricchezza era la certezza di avere un posto dove stare, una barca per pescare e la possibilità di sfamare le bocche della famiglia, avere una casa. Case bianche, basse con il tetto a terrazza, piatto per la raccolta l’acqua piovana, ornate di tipiche colonne rotonde eoliane, i portici delle Eolie, le pergole.

Vicoli delle eolie, stretti lunghi ma con lo scorcio del mare blu in fondo, alla fine di ogni vicolo la via di uscita il mare, il vento la libertà…

Lipari
Vulcano Island

Le Isole Eolie di pietra lavica nera, si vivono di giorno in un ritmo scandito dalle onde provocate dalle sue brezze marine quasi sempre amichevoli, luci timide di notte, aria calda, profumi notturni scorci di vita mondana… Panarea!

Il faro abbandonato a sud di Vulcano, Gelso. La piccola Cappella Sacra che lo affianca, un momento di riflessione in contrasto tra la sensazione di spensieratezza in spazi aperti, immensi e l’atmosfera Sacra di quattro mura e profumo di candele, una piccola finestra, si vede il mare anche da qua, in lontananza la costa di Lipari, pensieri, riflessioni e voglia di vivere, queste sono le Isole Eolie.

Verde delle Felci di Salina, la Baia di Pollara il cono vulcanico a metà, i suoi capperi, la sua Malvasia da bere insieme ai suoi cannoli ripieni di ricotta e la cassata siciliana… Rinella i suoi piccoli negozi di porcellane, Leni uno dei suoi tre comuni. Santa Marina di Salina, il paese delle famiglie, per le famiglie… il porto, rifugio dei marinai. La sua punta di sud est, Lingua, piccolo lungo mare noto al mondo per la granita più buona della Sicilia, si quella che si gusta da Alfredo all’inizio ed alla fine della giornata.

Gli asini di Alicudi, i gradoni, le mulattiere per salire alle case, i loro numeri civici in base ai gradini saliti, gli antichi insediamenti i suoi terrazzamenti per l’agricoltura, l’unico ristorante la mini spiaggia di ciottoli la sua unicità, eremita e cara a tutti, soprattutto ai suoi soli cento cinquanta abitanti.

Stomboli

Pecorini a Mare di Filicudi, la piccola festa del Saloon, l’aperitivo sulla balaustra, una birra per un tramonto, un amaro per un cielo pieno di stelle. La sua grotta più famosa, quella del bue marino, la Canna che sfida il cielo e il mare con i suoi settantaquattro metri di altezza. Gianfante, lo scoglio delle aragoste… Nino di Filicudi Porto ed il suoi piatti prelibati dell’unico ristorante che puoi incontrare.

Candele, musica soft da aperitivo, vicoli, piazzette e ristoranti eleganti. Banacalì, Raya e The Bridge possono offrirti un aperitivo suggestivo, le persone si raggruppano, parlano, si conoscono, si innamorano del posto, un posto chiamato Panarea. Enzino il suo campo boe davanti al paese, la sua ospitalità… il taxi boat h24.

Cala Junco, Punta Milazzese, Drauto, Dattilo, Bottaro, Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, i Panarelli e le sue Formiche, lo Scoglio della Nave sono i luoghi che Panarea offre, Panarea ti invita, ti ospita per i bagni all’ancora.

A nord est il vulcano dei vulcani “Iddù” Stromboli fuma, borbotta e sbotta, lancia lapilli dai suoi crateri, mille metri di fuochi d’artificio che in questo caso hanno tutto di naturale e niente di artificiale. La piazza della sua Chiesa dominante a Ficogrande, lungo la costa Piscità la Villa di Dolce e Gabbana, il locale Igrid la pizza e l’aperitivo più social del tour in barca a vela, Strombolicchio con il faro più mistico e dominante delle Isole Eolie, la sua lunga scalinata, le sue forme naturalmente preistoriche, il drago, il cavallo, la magia di un posto solo per chi lo sa apprezzare. La Sciara di Fuoco, le gite notturne sui gommoni escursioni nelle emozioni, il fresco della sera in mare, l’incognita le piccole luci all’orizzonte rosse e verdi, i fanali. Ginostra il porto il paese più piccolo, solo poco di tutto, ma tante sfumature di colori e di mare calmo, ai piedi del vulcano più attivo di Europa, Stromboli.

Lipari, il Monastero il suo Museo Archeologico, la storia dei Vulcani delle Eolie, le Catacombe il Corso Vittorio Emanuele, la Kasbha, Pescecane, Subba, Epulera, Il Filippino ristoranti per scoprire cosa si mangia, cosa si mangiava alle Isole Eolie. Valle Muria, Attila, I Faraglioni di Lipari, Vinci e le Bocche di Vulcano, navigare per scoprire, nuotare in acque di un isola che si fa amare….    

Barche a Vela

Le Isole Eolie in barca a Vela, le crociere per visitarle tutte, le baie, le cale, i paesi, navigare, veleggiare nei canali, respirare l’atmosfera serale, l’ospitalità degli isolani, il turismo, i servizi, la voglia di mare, di sole e di vento… quello giusto! La cucina preziosa, il pesce, la carne, gli involtini messinesi, gli involtini di pesce spada, i dolci, bevendo vino bianco Grillo, Inzolia, Donna Fugata, Leone D’Almerita, Passito di Malvasia si assaporano mille anni di storia, la storia che ha il destino di continuare ad essere il presente, il futuro di posti unici dove solo venendo di persona si possano capire, respirare, conoscere, apprezzare… le Isole Eolie Patrimonio dell’Unesco!!