Combinazioni Isole Eolie.

Isole Eolie in Barca a Vela.

La Canna, Filicudi.

Il viaggio alle Isole Eolie è sinonimo di crociera, crociera è sinonimo di barca a vela e barca a vela di libertà. Quale miglior combinazione per una vacanza all’insegna del relax, delle attività balneari praticate direttamente da sopra a questi scafi spinti dal vento, che trasportano cose e persone da un’isola all’altra, attraversando stretti, golfi ed ancorando in baie protette da acque cristalline ti permetono di vivere la naturale bellezza di queste isole. Le Isole Eolie sono anche ben descritte in un libro che le racconta per il loro preistorico aspetto, il titolo “Il Mar di Pietra” dice già molto su come si presentano al turista che sbarca in questo mondo primordiale dai molteplici aspetti. Infatti queste isole hanno la capacità di farti vivere momenti di completa immersione nel mondo della natura, quella spesso più selvaggia, dove il verde diventa il colore di tutto ciò che ti circonda e questo verde lo ammiri magari proprio mentre ti trovi sul crinale di un vulcano, che in questo caso non è spento, ma attivo, come lo Stromboli che si fa sentire ogni dieci, venti minuti con eruzione esplosive. L’aspetto selvaggio di queste isole lo si può apprezzare anche in posti vicino al mare, scogliere a picco e faraglioni come ad ovest di Lipari e la limitrofe Valle Muria, dove a proposito di vita selvaggia qua possiamo trovare Attila, che vi abita da circa venti in completa solitudine. Un personaggio unico, un uomo che ha scelto di vivere da eremita per perdere la sua pazzia. Costruitosi una rudimentale abitazione, mista tra legno, muratura e foglie di palma, si è reso indipendente con pannelli solari e batterie, ha una piccola officina, una camera da letto con tetto in cemento armato per ripararsi dalle famose e frequenti frane sulla spiaggia di Valle Muria, un piccolo orto, la guest house e un bellissimo patio in legno e foglie di palma come terrazza sul mare dove spesso ospita turisti per cene a base di pesce. Si perché le Isole Eolie riescono anche ad evadere in qualche caso a quelle che sono le normative e far si che personaggi come Attila diventino se pur in modo abusivo un riferimento turistico, dove si parla di lui e solo con il passa parola si entra a conoscenza di un posto unico, che sinceramente quando ci arrivi, solo e rigorosamente via mare, la sensazione che ti assale è un misto tra esistenza selvaggia, malinconia e un pizzico di tristezza di fronte a tanta libertà accompagnata dalla solitudine di quest’uomo, soprattutto da quando un paio di anni fa il suo cane con omonimo nome  Attila Cane è morto per la vecchiaia.    

Lipari e Vulcano.

Ma le Isole Eolie, hanno migliaia di angoli dove si può sedersi e sentirsi catapultati in un epoca lontana, isole come Filicudi ed Alicudi sono rimaste ferme nel tempo, infatti non solo è possibile sentirsi in epoca giurassica soprattutto quando si fanno escursioni fuori dei piccoli paesi, ma anche quando si è in mezzo alle case ed alle persone si percepisce quanto qua il tempo sia rimasto fermo, basta considerare che ad Alicudi sino a venti anni fa ancora non vi era l’energia elettrica.

Basta però ancorare davanti al Raya, Isola di Panarea per capire quanto in un attimo questi posti possono diventare mondani e pieni di movida. Al di la delle discoteche notturne a Panarea si respira anche un’ottimo aria di aperitivi in una atmosfera di candele che sostituiscono l’illuminazione stradale creando una luce calda nei vicoli che trasmette romanticismo e calore, sia mentre si passeggia che mentre si sosta su queste panoramiche terrazze eoliane per sorseggiare l’aperitivo prima della cena. Locali come il The Bridge, Banacalì e Raya offrono un ottimo servizio in location ineguagliabili.

Quando arrivai su queste isole per la prima volta,  non riuscii da subito a darli la giusta interpretazione, perchè esse devono essere scoperte lentamente, tanti sono i luoghi ed i siti nascosti, e solo dopo anni di navigazione in questi isole che si è creata un’approfondita conoscenza, grazie anche alla nascita di tante amicizie con persone locali, che operano nel turismo, ma anche semplicemente che vivono qua, oggi possiamo dire di essere in grado di far vedere ai nostri ospiti in una settimana di crociera, la nostra classica, veramente il meglio di questo arcipelago eoliano. Tanto è vero che gli ospiti finita la navigazione settimanale e la scoperta delle isole, tornano a casa con gli occhi pieni di luce, colori e sapori di questa terra e spesso alle Eolie si torna proprio perché ci se ne innamora nel modo più spontaneo e naturale, le Isole Eolie sono sinonimo di Estate.

Tramonto Isole Eolie.

Arrivare alle Eolie può sembrare complicato, in realtà ci sono voli da tutta Italia per Catania, anche low cost e una volta atterrati i bus navetta di varie compagnie trasportano i turisti sino a Milazzo, lasciandoli al porto davanti agli aliscafi in partenza. Mezz’ora, quaranta minuti di navigazione e si arriva a Lipari, la prima e la più grande delle Isole. Una alternativa potrebbe essere un collegamento che c’è tra Lipari e Napoli via mare, sempre aliscafo della Snav in partenza tutti i giorni da Mergellina, arriva a Stromboli, poi prosegue tutto il tuor delle varie fermate, quindi Panarea, poi Salina e Vulcano, in fine approda a Lipari dove rimane fermo per la notte con ripartenza sempre per Mergellina la mattina successiva. Anche da Palermo nel periodo che va da giugno a settembre aggiungono una corsa di aliscafo sino a Lipari, tutti i giorni. Quindi si può atterrare a Punta Raisi di Palermo ed arriva sempre via mare a Lipari via Palermo.

Probabilmente un viaggio con qualche cambio di mezzi, ma proprio perché queste isole devono essere conquistate lentamente e non si viene catapultati dalla città, ma ci si avvicina lentamente ad una metà dove è necessario il tempo di ambientamento. Arrivare alle Eolie significa immergersi in mondo che rallenta, dove lo sciacquettio del mare sta al posto del tic toc dell’orologio, dove è la luce del sole a dare il ritmo della quotidianità e dove sono le parole sussurrate dai vulcani a farti capire che sei in posto speciale…     

Tradizione e persone.

Barche in Rada per la sera.

…navigare alle Isole Eolie significa incontrare un’atmosfera avvolgente, il clima fa la sua parte, ma quello che si avverte su queste Isole è qualcosa che nasce dal profondo di questa terra, nel vero senso della parola, ovvero il suo carattere vulcanico. Tutto arriva dalla profondità, il calore, le attività che emergono in superficie in svariati modi, le più evidenti tra il cratere attivo di Stromboli, le esalazioni di zolfo sottomarine a  Lisca Bianca, i fanghi sull’Isola di Vulcano, le sua acque termali sulle spiagge di Levente. Queste attività amiche dell’uomo ormai da decenni, rendono questa terra così affascinante da far si che migliaia di turisti ogni anno arrivino sin qua per poterle vivere personalmente. C’è comunque  da dire che questa atmosfera è elevata in maniera esponenziale grazie alla grande ospitalità degli isolani che abitano e vive su queste isole, se non che dalla sua cucina eoliana, che spesso rispecchia quella siciliana rivisitata, il vero Gourmet siciliano è alle Isole Eolie. Navigare in barca a vela tra queste isole è una continua scoperta, equivale a passeggiare in una grande città, ed a ogni passo puoi vedere qualcosa di nuovo, incontrare qualcosa di interessate. Tanto è vero che arrivando da un’isola all’altra i cambiamenti sono evidenti, anche senza dover fare un paragone tra il meglio ed il peggio, perché questo è solo una questione di gusti, abbiamo riscontrato nelle osservazioni dei nostri clienti velisti, che non vi è una regola del bello, spesso le persone si innamorano di un isola diversa, ma anche di una cala o una spiaggia sempre opposte tra loro, settimana in settimana la crociera non viene mai uguale grazie alla moltitudine di situazioni che le Isole Eolie possono proporre.  L’offerta della ristorazione è ampia, il pesce viene servito prettamente cotto, ottimi ristoranti come il Vicolo di Lipari, La Kasbah, ed il Pescecane ne sono testimoni, ma in un paio di ristoranti si mangia del crudo che credo non abbia eguali sulla terra, ad esempio The King of Fish a Lipari ed il Sirena a Filicudi. Parola di chi ha navigato sino ai caraibi attraversando l’oceano più volte in dieci anni, vivendo tutte le situazioni che ne concernano. Ci sono anche delle ottime pizzerie dove la pizza è prettamente napoletana, ma la si può gustare sulla terrazza di Ingrid a Stromboli oppure alla Pizzeria la Piazzetta di Lipari. In realtà quello che conta è la materia prima, in questa terra del sud i pomodori e la verdura in generale se nonché la frutta hanno un sapore eccezionale. Per questo motivo anche i manicaretti cucinati a bordo dagli skipper sono sempre un successo e permettono agli ospiti di assaporare alcuni piatti locali dai sapori eccezionali.

Natura Vulcanica Isole Eolie.

Veleggiare, il mare, lo splendore delle roccie vulcanine, le baie e gli abitanti con la loro cucina rendono le isole Eolie un posto unico. Il pesce alle Eolie viene pescato localmente vi è una grande tradizione della pesca al tonno ed al pesce spada, alcuni pescatori locali hanno incrementato i loro guadagni occupandosi della vendita del pesce al dettaglio aprendo alcune pescherie di famiglia che ha sua volta sono diventate ristoranti o rosticcerie con piatti da asporto. Queste pescherie presenti nei paesi dell’isola di Lipari e Vulcano quando hanno iniziato a fare ristorazione si presentavano in modo molto spartano, addirittura con tavoli apparecchiati con piatti e bicchieri diversi tra loro perché recuperati in casa, ma il punto forte ovvero la bontà del loro pesce fresco a fatto si che incrementassero i loro affari e spesso sono diventati dei ristoranti degni, se pur mantenendo un aspetto ed una atmosfera casalinga e cordiale data dalla gestione sempre familiare e informale. In altre isole come Filicudi ed Alicudi sono invece nati alcuni Home-Restaurant. Questo perché nei piccoli paesi di queste piccole isole, non hanno c’è offerta che possa soddisfare il numero di turisti che ogni sera scende a terra dalle loro barche a vela che si ancorano davanti alle loro spiagge. Tento è vero che dopo l’aperitivo spesso gli equipaggi tornano a cena a bordo per la mancanza di disponibilità negli unici due a volte anche un solo ristorante. Le famiglie sempre di pescatori che godono di case generose, con terrazze a picco sul mare lungo i crinali delle colline sovrastanti si sono attrezzate per poter mettere a tavola quindici, venti persone in suggestive location panoramiche, spesso ricavate anche sui tetti piatti delle case. Qua oltre a mangiare prodotti locali, pescati e cucinati con la tradizione di famiglie che vivono da generazioni su queste isole, si entra in contatto proprio con la cultura isolana, le porte che si aprano sono quelle delle case dei locali, gli odori ed i sapori di una tradizione tutta del sud, non dimentichiamo che le Isole Eolie sono delle Isole di un Isola più grande che è la Sicilia e questi passaggi in riduzione del territorio creano proprio quell’essenza quella concentrazione del buono, dell’utile del non spreco ed è qua che si possono imparare tanti piccoli trucchi per capire come si può ancora oggi vivere nella semplicità con il massimo della dignità.

Il Viaggio a Vela.

Viaggiare è sempre un insegnamento, ed è in posti come queste isole che ci rendiamo conto quanto si può essere lontani se pur vicini alla modernità che tanto ci piace, ma ci mette anche alla prova ogni giorno chiedendoci di sostenere dei ritmi faticosi. Al contrario arrivando su queste Isole dell’arcipelago Eoliano che sono solo a 40 minuti di aliscafo da Messina, si percepisce da subito il rallentamento della quotidianità, della vita vissuta nel presente. Probabilmente tante persone che si sono trasferite su queste isole pur essendo nate in grandi città hanno apprezzato, cercato e trovato la tranquillità in questi luoghi dove il rapporto umano ed i valori della famiglia e dell’amicizia, nonché della solidarietà sono forti e si percepiscono già dai primi momenti che si frequentano questi posti. Probabilmente merito anche di tutti i marinai che sono passati, che passano tutt’oggi da questi porti, che dopo navigazioni impegnative hanno la necessità di scambiare cordialità e rapporti sinceri con le persone del posto. Così facendo sicuramente hanno ampliato lo spirito di cordialità e solidarietà già presente tra gli abitanti di questi luoghi… le Isole Eolie!!

Eolie in primavera…

Isole Eolie il risveglio della loro primavera!

Cappero, Isole Eolie.

Le Isole Eolie in questo periodo di inizio primavera iniziano lentamente a risvegliarsi, profumi della natura che si riprendono gli spazi sospesi nell’aria, il mare cambia colore e ed i riflessi tenui ed azzurri si rispecchiano su questi piccoli bianchi paesini sospesi tra terra e mare, dove è difficile trovare la linea di confine. Piccoli animali nel loro habitat isolano che riprendono le attività di riproduzione, ricerca del cibo e ripresa degli spostamenti in tutta libertà. Si perché come dice la parola stessa “natura” ovvero processo di nascita, che deriva dalla volontà di descrivere qualcosa che nasce, che cresce, NATURA la trasformazione del niente in tutto quello che ci circonda. Per questo voglio legare questo processo all’arcipelago eoliano che è lo specchio di questa trasformazione continua e perpetua, completamente naturale, dove ancora in modo primordiale si possono notare costantemente processi, attività e trasformazioni completamente naturali sulla superficie del mare, delle coste, delle loro piccole montagne spesso vulcaniche. I gabbiani iniziano a nidificare sugli isolotti disabitati come Bottaro e Lisca Bianca a Panarea, uno strepitio di versi legati al corteggiamento e all’atteggiamento tenuto durante la costruzione dei nidi, se non che per la difesa del loro territorio. Nel frattempo le piante iniziano a germogliare su Lipari e Salina, piccoli alberi da frutto come susini, peschi ed albicocchi mettono i primi bianchi fiori e le api cominciano a frequentarli andando a prelevare i primi pollini dopo un inverno lungo e senza cibo. In mare il periodo dell’amore è già iniziato da circa un mese, si perché come è solito dire il 21 febbraio inizia la primavera in mare, ovvero il periodo di corteggiamento e riproduzione della maggior parte delle specie di pesci.

Ovest di Filicudi, Montessori e la Canna.

Nelle Isole più lontane come Filicudi ed Alicudi  le porte le porte e le finestre azzurre delle case che sono rimaste chiuse per tutto l’inverno iniziano ad aprirsi lentamente con l’arrivo di chi in inverno non ha potuto dimorare sull’isola. I paesi come Pecorini a Mare e Filicudi Porto riprendono vita, le loro attività di piccoli negozi come l’unico panificio, la piccola alimentari, i ristoranti aprano e riprendono le loro attività lentamente in attesa dell’arrivo dei turisti. Nella baie gestite dai locali con attrezzature per l’attracco delle imbarcazioni vengono allestite per la stagione, si vedono i primi gavitelli a Milazzese, Drautto, davanti a Ficogrande, Isola di Stromboli, ma anche davanti a Marina Lunga a Lipari c’è fermento, le famiglie rinomate che montano i pontili galleggianti per l’attacco delle barche da charter sono già a lavoro. I sommozzatori stendono catenarie per serrare i pontili al fondo marino, con le loro piccole barche in legno dai colori marini sono già all’opera davanti alla spiaggia che ospita ormai da più di venti anni queste strutture puramente estive che veri porti non sono, ma permettono alle barche dato l’assenza di Marina attrezzati, di poter attraccare e poter scendere in paese. Paese di Lipari che forse è l’unico che nel periodo invernale non subisce un forte letargo, ma mantiene dato i suoi 10.000 abitanti presenti tutto l’anno, la maggior parte delle attività in funzione.

Viti, Malvasia delle Isole Eolie.

Sull’Isola di Salina le aziende vinicole seguono con attenzione le loro viti, per la Malvasia che dovrà crescere e maturare durante tutto il periodo estivo quando il sole e la terra di questi posti renderanno unica la vendemmia di settembre e come ogni anno ci sarà la possibilità di assaporare questi vini, quindi in questo periodo possiamo parlare anche del risveglio e delle crescita del vino che arriverà presto sulle tavole di tutti.

A breve su Isole come Salina, Filicudi, Panarea e Lipari si inizierà anche la raccolta del cappero, rigorosamente a mano ogni 8/10 giorni, il tempo che la NATURA impiega per rifiorire una pianta a cui vengono precedentemente raccolti i capperi e così avanti sino ad agosto. I capperi una volta raccolti vengono messi ad asciugare su teli di juta al fresco in modo da impedirne la sbocciatura, il cappero delle Isole Eolie è il re della cucina italiana.

Il risveglio delle Eolie è anche dato dal lento salire delle temperature che se pur miti anche in inverno, con l’arrivo della primavera si riesce ancor di più a godere di questo fantastico clima. La temperatura del mare sale ed i bagni in queste acque diventano piacevoli anche quando il tuffo si prolunga, infatti si possono passare anche ore in acqua nel periodo estivo senza mai avvertire una sensazione di freddo. L’acqua limpida ed i fondali molto ricchi di flora e di fauna sono un ottimi intrattenitori per lo snorkeling che spesso prevede anche la visita di meravigliose grotte marine e sottomarine. Alla Canna località dell’estremo lembo ovest di Filicudi, si può infatti visitare questo scoglio irto, alto ben 74 metri, emerge dritto fuori dall’acqua a mezzo miglio di distanza dalla costa dell’isola, creatosi grazie ad una eruzione verticale qualche milione di anni fa, dove anche l’erosione del mare e del vento a reso questa sua forma unica. Accanto a lui una piccola isola di pietra, Montessori, uno scoglio di modeste dimensioni con sopra un fanale per i naviganti. Questo isolotto dalla forma insolita, “la lava sembra aver creato delle lingue di fuoco color nero”, permette ai nuotatori arrivati in barca a vela, di fare un tuffo con maschera e pinne, facendone il giro in senso orario, per facilitare a chi nuota la fatica data spesso da una corrente locale, in modo da incontrare e di vedere anche alcuni passaggi sottomarini.

La Canna Isola di Filicudi.

Archi di pietra che permettono ai più esperti apneisti di entrare da un lato ed uscire dall’altro seguendo la luce del sole, con una immersione modesta di pochi secondi, ma di gran fascino!

Il risveglio estivo delle Isole Eolie è dato da tantissimi segnali, essi possono essere colori, sapori, odori e riflessi, ma anche dalle espressioni degli abitanti, dal loro fare, il rimettere in moto una piccola azienda di divertimento, cultura e tanta, tanta natura! Si perché l’aspetto fondamentale a cui fa riferimento questo articolo è la natura, intesa come parola di ripartenza, la rinascita di una estate come simbolo, come metafora della vita, delle nostre vite che troppo spesso in questi ultimi tempi sono state messe alla prova!!

Buon vento… Dabs

Filicudi a piedi nudi…

Filicudi a piedi nudi…

Grotta del Bue Marino Isola di Filicudi.

I risvegli sul Margaux, questa grande ed accogliente barca a vela di diciotto metri, sono sempre placidi ed assorti, lenti, quasi a dimenticare i ritmi solerti che accompagnano invece le tipiche giornate di tutto il resto dell’anno. Colazione, bagno, relax, chiacchere nel “quadrato”, impressioni sulle cose viste, ammirate, assaporate. Alfredo ci ha regalato una serata strepitosa, siamo tutti d’accordo su questo ed invitiamo lo skipper ad accompagnarci per gustare l’ultima vera granita di questa nostra settimana di vacanza, ma ovviamente lui ci anticipa ed è già pronto con il tender sulla plancetta di prua che ci incita a sbrigarci per non perdere attimi preziosi di questa nuova giornata che ha in serbo per noi. La tipica colazione al bar con cornetto e cappuccino è un rito “assoluto” a cui noi cittadini non  sappiamo rinunciare, ma qui in Sicilia tutto si fa possibile ed anche una granita con panna al mattino, accompagnata da una morbida brioche lo è. Approfittiamo del fatto che lo skipper è immerso nelle chiacchere sulle condizioni metereologiche della giornata con gli altri membri della flottiglia e decidiamo di fare una breve passeggiata verso le saline ed il faro che abbiamo ammirato dal Margaux all’ancora.  Dai racconti degli isolani, avvicinandoci al faro apprendiamo che alla fine del 2009,  alcune terribili mareggiate avevano eroso completamente la spiaggia antistante il Fanale di Punta Lingua, compromettendo la torretta luminosa che assicura la navigazione notturna tra Lipari e Salina. A causa del maltempo i primi “soccorsi al  Faro” furono apportati dalle ditte edili locali che con grande senso di impegno e abnegazione, lavorando notte e giorno, riuscirono a posizionare del pietrame per contenere il distacco della torretta. Dopo alcuni giorni, grazie all’intervento del Comando Zona Fari di Messina e dell’Ufficio Opere Marittime di Palermo in breve tempo fu realizzata e completata nel gennaio 2010 una scogliera a protezione del faro che ne ha salvato l’integrità fino ad oggi.

La Canna, Isola di Filicudi.

Dal 2011 il Fanale di Punta Lingua è stato affidato in concessione per cinquant’anni al Comune di Santa Marina Salina allo scopo di creare al proprio interno il Museo del Mare e del Sale. E nonostante il tempo sia poco decidiamo di visitarlo e di rendere omaggio a questa ristrutturazione finalmente avvenuta con successo. All’interno del Museo si possono visitare tre sale: la prima dedicata al laghetto di Lingua e alla storia della salina esistente all’interno con riproduzioni di foto e stampe che permettono di apprendere l’evoluzione dell’intera area; la seconda sala è dedicata al Fanale di Punta Lingua in cui è raccontata la storia del Faro, con esposizione di documenti originali posseduti dai diversi fanalisti che abitarono nell’immobile fino al 1973 (collezione G. Imbruglia) nonché esposizione di diverse tipologie di segnalamento (in prestito dal Comando Zona Fari di Messina); la terza sala è dedicata alle mostre temporanee ed è attrezzata per attività multimediali grazie alla presenza di computer, video proiettore e schermo. In questa sala fino al 31 agosto è esposta la mostra fotografica di Rosanna Foti interamente dedicata al Fanale di Punta Lingua. Un itinerario davvero ricco che , soprattutto per me, amante dei “percorsi fotografici” a testimonianza dei lavori fatti qui, lascia grande soddisfazione. Torniamo, su, sollecitazione dello skipper, sui nostri passi poichè la navigazione della giornata sarà lunga e ci porterà verso Filicudi. Salpati da Lingua, il momento i cui partecipiamo alle manovre di bordo per tirare sul l’ancora, ci vedono sempre tutti molto partecipativi e lo skipper sembra, e dico sembra, aver bisogno di noi che, galvanizzati da questo coinvolgimento, ci sentiamo utili e senza volerlo apprendiamo molte cose su questa vita di bordo che, fino a qualche giorno fa, ci sembrava tanto estranea.

Capo Graziano, Isola di Filicudi.

E’ una bella mattinata di sole tiepido e la leggera brezza da nord ovest ci permette di aprire randa e fiocco e di godere per queste ore di navigazione del silenzio che accompagna il vento ed il rollare delle cime sul winch durante la regolazione delle vele. Direzione Capo Graziano; le miglia da percorrere oggi sono più del solito e cosi decidiamo di saltare la sosta alla baia di Pollara che abbiamo già avuto occasione di ammirare e di pranzare in navigazione per arrivare più velocemente a Filicudi. La mattina scorre lenta tra i più di noi che dividono il tempo tra i racconti delle traversate oceaniche dello skipper ed i momenti di relax sul ponte a godersi sole e vento cullati dallo scafo del Margaux che solca le onde di prua. Racconti che ci sembrano talmente surreali da sembrare inventati sul momento, ma che lui smentisce prontamente con video pazzeschi da mostrarci a dimostrazione che tutto è davvero accaduto; burrasche, attraversamento dello stretto di Gibilterra in  notturna con il terrore delle reti da pesca calate dalle navi e non segnalate. Un percorso ad ostacoli la Traversata Atlantica che parte dall’Italia, attraversa il Mediterraneo affrontando i temibili venti del Golfo del Leone e che prosegue inarrestabile verso il mare aperto sospinti dai venti alisei di poppa in quella che è l’avventura della vita in quasi 40 giorni di solo mare. Ci emozioniamo, tutti, indistintamente, anche quelli di noi che il mare lo temono e che hanno scelto la barca a vela come un semplice mezzo di trasporto per godere al meglio del periplo delle Isole Eolie. “Pochi uomini possono dare del “Tu” al mare e quei pochi non lo fanno”…mi sovviene alla memoria questa frase letta non  so dove che calza a pennello a questi racconti, di uomini che decidono, con la sorte affidata al mare e alla loro esperienza, che però, ahime, in alcune occasioni poco conta, di sospendere per un mese e mezzo la propria vita da tutto, da qualsiasi collegamento con il mondo e le sue regole accompagnati da un equipaggio anche inesperto, ma appassionato, che decide di regalarsi il viaggio per eccellenza, l’impresa velica che tutti gli amanti di questo sport vorrebbero compiere una volta nella vita.

Gianfante e le aragoste… Filicudi Island.

Per noi che stiamo attraversando il piccolo e relativamente breve tratto di mare che separa Salina da Filicudi questi racconti ci appaiono distanti e carichi di pericoli e punti interrogativi. Per chi sta di fronte a noi a raccontarceli traspare solo emozione, sentimento, passione, voglia di ripartire, amore e rispetto assoluto per il mare che è e resta una scelta di vita. A bocca aperta come dei bambini che seguono per la prima volta la lettura di un libro tra i più avventurosi, seguiamo i racconti del nostro skipper quando all’orizzonte la sagoma di Filicudi appare e si, hanno ragione i racconti sui blog che ho spulciato prima di imbarcarmi: ella assomiglia ad un corpo di donna incinta coricata supina, con il ventre pronunciato verso il cielo che quella mattina è ornato da pennacchi di nuvole basse quasi a proteggerla….

Isole Eolie per caso…

Le Isole Eolie, per caso, attorno ad un albero galleggiante.

Lipari

Non lo so se sia il destino oppure il caso o magari un misto di volontà e sorte, ma le Isole Eolie sono apparse all’improvviso sulla cartina quando meno le avrei cercate ed il primo pensiero è stato – ma dove cavolo sono queste isole e perché io non ero a conoscenza della loro esistenza? I migliori viaggi cominciano così, nella testa e si fanno veri già dal momento in cui programmi tragitto, meta e cose da fare in un ipotetico libro bianco che per adesso stai compilando solo nella tua testa. Intanto queste isole sono Sette scopro…eh già, perchè altrimenti le Sette Sorelle, perle del Mediterraneo. Non posso sicuramente optare per l’albergo ovviamente essendo poi gli spostamenti piuttosto noiosi via mare per visitarli tutti. Il web da sempre una mano quando si tratta di risolvere dubbi, ma talvolta ne fa venire di nuovi e più grandi. Poi, ancora per caso, trovo Davide, uno skipper professionista nel settore del charter e mi domando ancora una volta perché dovrei scegliere un toscano per fare una vacanza in Sicilia. Non mi resta che chiamare ed anche se sono un uomo e mi piacciono assai le donne con Davide la scelta della barca a vela per il mio viaggio l’ho già fatta a pelle anche senza rendermene conto ed il Benteau 57 sarà la mia scelta per settembre, un mese che per spendere le mie vacanze trovo assolutamente perfetto. Le isole Eolie le raggiungi difficilmente, aereo, aliscafo, navette con tutti i trasferimenti del caso, ma nel ricordo di quella vacanza la fatica di arrivare è svanita nel momento stesso in cui ho rimesso piede a terra…anzi nel momento in cui ho preso il mare in barca a vela.

Lipari
Valle Muria, Eolie

La mia prima esperienza, la mia prima barca, il mio primo skipper ed il mio primo equipaggio, il mio primo tutto…avrebbe potuto essere un disastro annunciato ed invece è stato il viaggio della mia vita. La barca a vela è un albero galleggiante attorno a cui ruota in piccola , si fa per dire, casa di 19 metri fatta di bellezza assoluta, timoneria, teck, acciai brillanti, tecnicismi che non sai assolutamente cosa siano, ma che di prendono alla pancia non appena quelle vele blu cobalto si spiegano al soffiare delle prime brezze che alle Isole Eolie sono tanto leggere quanto piacevoli da offrirti una navigazione tanto emozionante quanto pacifica. Si forse è questo, queste isole tutte, dal vulcano in eruzione dello stromboli alle felci di Salina fino ad arrivare alle acque cristalline delle Pomice miste al silenzio del veleggiare riappacificano testa e cuore con il Mondo e con chi lo abita. Non la definirei vacanza, ma una serie affastellata di momenti di relax e di amicizia conviviale che mi hanno fatto perdere piacevolmente i contatti con il Mondo reale e con tutte le mia vicissitudini, lavorative, familiari, interpersonali. Lo skipper incontrato sul molo è un vero e proprio Comandante che con le sue barche ha un rapporto simbiotico dovuto agli anni di convivenza…rapporto forse che noi persone comuni non riusciremmo ad instaurare neanche con una donna, ma a parte gli scherzi il mio rapporto con lui e con il resto dell’equipaggio, perlopiù di estranei è subito amichevole. Salpare alla volta delle Spiagge di Pomice di prima mattina ed il primo giorno è stato come aprire un libro mai letto…sembro poetico, ma non lo sono, soltanto mi sono emozionato perché questo mezzo così lento che è la barca a vela che aspetta il vento per addentrarsi nelle baie mi ha fatto pensare a quanto la fretta sia nemica della bellezza e del piacere ed al fatto che scoprire una cosa piano piano come una spiaggia bianchissima e le sue acque sarebbe stato totalmente diverso se fosse stato fatto via terra…questa baia inaccessibile appunto per via terricola è forse, assieme a Cala Junco di Panarea una delle più selvatiche, come amo dire poiché il selvaggio appartiene a molti, ma qui alle isole Eolie poche cose, anzi nessuna è mai inflazionata.

Vacanze in barca a vela…

Poche barche sempre, il silenzio ed il frangere impercettibile del movimento delle acque sullo scafo del Margaux ci accompagnano durante i nostri pranzi in baia che definirei luculliani e tutt’altro che frugali come invece ci si potrebbe aspettare dalla cucina di una barca a vela…anche in questo Davide è un maestro di ospitalità ed i momenti conviviali nel “quadrato” riparati dal sole caldo delle Eolie sono di una spensieratezza unica; l’atmosfera è quella di una dimensione sospesa tra cielo e terra ed ogni barca a vela attorno a noi è un piccolo universo di quelli antichi dove riesci a tenerti stretto le persone che ti parlando tenendo stretto tra le mani un calice di vino anziché un telefonino….sembra banale, ma arrivando da quel frastuono caotico di Milano io questa cosa l’ho notata e me la sono nascosta sotto pelle, impossibile da rimuovere. Anche il caffè fatto come si faceva fino a qualche anno fa naturalmente con la moka riesce a trasformarsi in un momento sopra le righe dove ognuno tende la mano all’altro per portare su zucchero, bicchieri e caffè bollente che in barca può essere una vera e propria bomba da evitare con cura di rovesciare…beh, io le isole le ho amate tutte in egual misura e di ognuna di loro conservo un’immagine nitida in testa, ma sono soprattutto queste cose piccolissime ed apparentemente insignificanti che mi sono rimaste in testa come cunei e sono le piccole immagini che conservo con gelosia di ogni viaggio, quelle che solo io ho potuto assaporare come individuo, come Paolo, come esploratore del Mondo. Il pomeriggio assorto nel veleggiare verso l’isola che ci accoglierà per la notte, Panarea è un misto di regata e cazzeggio vero e proprio, passatemi il termine che seppur improprio rende la mia idea di quello svago senza meta che da tempo non provavo in vacanza, come ve la spiego una sensazione così?

Faro, Gelso Isola di Vulcano. Eolie

Quando non sei in barca a vela, ma viaggi in aereo, in treno, in macchina la meta è ben precisa e fissa davanti ai tuoi occhi e l’obbiettivo è raggiungerla, ma quando ci sei poi l’ansia dei preparativi e la voglia di arrivare si smonta un po’ quando non si più “alla volta di”, ma sei “arrivato a”…..qui invece è diverse, la barca a vela è un itinerario senza metà dove si cala l’ancora in rada , ma ti sembra di non essere mai arrivato, dove l’essere per sua natura itinerante di questo vascello moderno ti porta a seguire con lei il flusso del moto ondoso, delle brezze dei venti…non ti fermi mai, eppure sembri sempre immobile in mezzo ad un Paradiso delineato da un orizzonte poco lontano […] to be continued

“IL MIO VIAGGIO ALLE ISOLE EOLIE” Paolo, settembre 2018

Navigare alle Isole Eolie

Lipari Island

Navigare alle Isole Eolie, navigare nel mare delle Eolie significa ripercorrere rotte antiche conducendo barche a vela di epoca moderna. Navigare sotto le coste imponenti e rocciose, sotto vette di vulcani alti dai quattrocento ai mille metri. Cave di pomice bianca come il bianco sale di salina, spiagge, rocce nere e pietre come vetro di ossidiana, leggera, a tratti come la pomice che il vento sposta e la fa galleggiare in acqua, pietre che non vanno affondo! Fondali che riposano in calme acque cristalline, pesci che nuotano tra i colori di un mare antico, incontaminato. La luce del sole riflette sull’acqua ed unisce i canali che separano le isole, barche a vela che cuciono gli stretti, rifratto ricamo del marinaio. Luce d’arancio maturata durante la settimana, colora i paesi, li rende caldi ed accoglienti insieme ai profumi del gelsomino notturno, del fico, della Buganvilla. Vele bianche sugli orizzonti brevi tra le isole dell’arcipelago, ciclopici vulcani spendi, dormienti, solforosi o pieni di attività, eruzioni e magma color rosso come il sole dei propri tramonti.

Sapori, odori della tradizione di una terra povera di un tempo, ricca in un tempo più antico, quando la ricchezza era la certezza di avere un posto dove stare, una barca per pescare e la possibilità di sfamare le bocche della famiglia, avere una casa. Case bianche, basse con il tetto a terrazza, piatto per la raccolta l’acqua piovana, ornate di tipiche colonne rotonde eoliane, i portici delle Eolie, le pergole.

Vicoli delle eolie, stretti lunghi ma con lo scorcio del mare blu in fondo, alla fine di ogni vicolo la via di uscita il mare, il vento la libertà…

Lipari
Vulcano Island

Le Isole Eolie di pietra lavica nera, si vivono di giorno in un ritmo scandito dalle onde provocate dalle sue brezze marine quasi sempre amichevoli, luci timide di notte, aria calda, profumi notturni scorci di vita mondana… Panarea!

Il faro abbandonato a sud di Vulcano, Gelso. La piccola Cappella Sacra che lo affianca, un momento di riflessione in contrasto tra la sensazione di spensieratezza in spazi aperti, immensi e l’atmosfera Sacra di quattro mura e profumo di candele, una piccola finestra, si vede il mare anche da qua, in lontananza la costa di Lipari, pensieri, riflessioni e voglia di vivere, queste sono le Isole Eolie.

Verde delle Felci di Salina, la Baia di Pollara il cono vulcanico a metà, i suoi capperi, la sua Malvasia da bere insieme ai suoi cannoli ripieni di ricotta e la cassata siciliana… Rinella i suoi piccoli negozi di porcellane, Leni uno dei suoi tre comuni. Santa Marina di Salina, il paese delle famiglie, per le famiglie… il porto, rifugio dei marinai. La sua punta di sud est, Lingua, piccolo lungo mare noto al mondo per la granita più buona della Sicilia, si quella che si gusta da Alfredo all’inizio ed alla fine della giornata.

Gli asini di Alicudi, i gradoni, le mulattiere per salire alle case, i loro numeri civici in base ai gradini saliti, gli antichi insediamenti i suoi terrazzamenti per l’agricoltura, l’unico ristorante la mini spiaggia di ciottoli la sua unicità, eremita e cara a tutti, soprattutto ai suoi soli cento cinquanta abitanti.

Stomboli

Pecorini a Mare di Filicudi, la piccola festa del Saloon, l’aperitivo sulla balaustra, una birra per un tramonto, un amaro per un cielo pieno di stelle. La sua grotta più famosa, quella del bue marino, la Canna che sfida il cielo e il mare con i suoi settantaquattro metri di altezza. Gianfante, lo scoglio delle aragoste… Nino di Filicudi Porto ed il suoi piatti prelibati dell’unico ristorante che puoi incontrare.

Candele, musica soft da aperitivo, vicoli, piazzette e ristoranti eleganti. Banacalì, Raya e The Bridge possono offrirti un aperitivo suggestivo, le persone si raggruppano, parlano, si conoscono, si innamorano del posto, un posto chiamato Panarea. Enzino il suo campo boe davanti al paese, la sua ospitalità… il taxi boat h24.

Cala Junco, Punta Milazzese, Drauto, Dattilo, Bottaro, Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, i Panarelli e le sue Formiche, lo Scoglio della Nave sono i luoghi che Panarea offre, Panarea ti invita, ti ospita per i bagni all’ancora.

A nord est il vulcano dei vulcani “Iddù” Stromboli fuma, borbotta e sbotta, lancia lapilli dai suoi crateri, mille metri di fuochi d’artificio che in questo caso hanno tutto di naturale e niente di artificiale. La piazza della sua Chiesa dominante a Ficogrande, lungo la costa Piscità la Villa di Dolce e Gabbana, il locale Igrid la pizza e l’aperitivo più social del tour in barca a vela, Strombolicchio con il faro più mistico e dominante delle Isole Eolie, la sua lunga scalinata, le sue forme naturalmente preistoriche, il drago, il cavallo, la magia di un posto solo per chi lo sa apprezzare. La Sciara di Fuoco, le gite notturne sui gommoni escursioni nelle emozioni, il fresco della sera in mare, l’incognita le piccole luci all’orizzonte rosse e verdi, i fanali. Ginostra il porto il paese più piccolo, solo poco di tutto, ma tante sfumature di colori e di mare calmo, ai piedi del vulcano più attivo di Europa, Stromboli.

Lipari, il Monastero il suo Museo Archeologico, la storia dei Vulcani delle Eolie, le Catacombe il Corso Vittorio Emanuele, la Kasbha, Pescecane, Subba, Epulera, Il Filippino ristoranti per scoprire cosa si mangia, cosa si mangiava alle Isole Eolie. Valle Muria, Attila, I Faraglioni di Lipari, Vinci e le Bocche di Vulcano, navigare per scoprire, nuotare in acque di un isola che si fa amare….    

Barche a Vela

Le Isole Eolie in barca a Vela, le crociere per visitarle tutte, le baie, le cale, i paesi, navigare, veleggiare nei canali, respirare l’atmosfera serale, l’ospitalità degli isolani, il turismo, i servizi, la voglia di mare, di sole e di vento… quello giusto! La cucina preziosa, il pesce, la carne, gli involtini messinesi, gli involtini di pesce spada, i dolci, bevendo vino bianco Grillo, Inzolia, Donna Fugata, Leone D’Almerita, Passito di Malvasia si assaporano mille anni di storia, la storia che ha il destino di continuare ad essere il presente, il futuro di posti unici dove solo venendo di persona si possano capire, respirare, conoscere, apprezzare… le Isole Eolie Patrimonio dell’Unesco!!  

Quando Eolo beveva Malvasia.

Eolie Island and white wine.

Uve delle Eolie

Le Isole Eolie tutte sono una fucina di prodotti enogastronomici e vitivinicoli apprezzati in tutto il mondo. Ma tra le sette sorelle spicca senza dubbio Salina, la seconda più grande dell’arcipelago delle Isole Eolie per la produzione di ottimi vini, ma soprattutto di Malvasia e capperi.

“Appresso a l’Insula de Liparj per ponente a uno miglio vi è un’altra insula chiamata le Saline dove sono belissime vigne non da uve per far vino ma sollo da far zebibbi, dove se ne fa en grandissima quantità, de li quali li mercanti ne portano fino a Costantinopoli”.

E’ un abate, detto Maurando che scrive e che, giunto nell’arcipelago al seguito del pirata Ariadeno Barbarossa nell’estate del 1544, ci dà colorita testimonianza dell’esistenza di una florida attività economica a Salina, probabilmente sin dal basso Medioevo. La presenza delle vigne, tuttavia, non deve trarre in inganno facendo credere che, all’epoca, ci fossero sull’isola comunità organizzate. L’incombente e minacciosa presenza dei pirati, aveva spopolato l’isola sin dall’età bizantina e la persistente mancanza di fortificazioni aveva spinto i liparoti a frequentarla soltanto per le cure stagionali delle vigne e per i raccolti.

Lipari, Spiaggia di Canneto e Pomice

Il ripopolamento vero e proprio di Salina, dopo l’abbandono di molti secoli ricomincia a fine 1500 incoraggiato dalle concessioni di feudi  del Vescovo di Lipari, desideroso di mettere a coltura le fertili terre del versante orientale e quelle della sella tra i monti; si intensifica nell’ultimo scorcio del XVIII secolo e raggiunge l’apice nella metà dell’800. Nell’arco di 300 anni si ritrovano a vivere insieme, nelle embrionali comunità di uomini e famiglie provenienti dall’intero bacino del basso Tirreno. Attratti dal miraggio della piccola proprietà o soltanto dalla possibilità di un lavoro non episodico, portano con sè storie e motivazioni diverse. Altra è la condizione di coloro che, dal ‘700, si trovano già sull’isola ed hanno una posizione patrimoniale consolidata.  Certamente, la vita di Salina rimane legata a quella di Lipari per molti aspetti . È l’improvvisa crescita della domanda di malvasia nel primo decennio dell’Ottocento che permette ai salinari l’accumulo degli strumenti necessari per l’agognato salto di qualità nei rapporti di scambio. A richiedere la malvasia sono i 10.000 soldati inglesi che a Messina tentano di fronteggiare una possibile avanzata di Napoleone in Sicilia. Per 10 anni i commissari per gli approvvigionamenti dell’armata britannica richiedono il noto passito eoliano “la malvasia” e lo collocano sulle tavole degli ufficiali. Una commessa così duratura innesca il processo di sviluppo dell’economia locale. Nasce una marineria autoctona e una buona parte dei proventi viene reinvestita nella coltura di nuove terre e nel potenziamento dei collegamenti con l’intero Mediterraneo.

I piccoli armatori commerciano in tutto per investire sull’isola nell’impianto di nuovi vigneti. La crescente ricchezza consente anche alle piccole comunità di villaggio di affrancarsi, a metà dell’800, dal potere amministrativo di Lipari. Nella seconda metà del secolo, si costituiscono le piccole società marittime che armano velieri . Dopo 50 anni di sviluppo e crescente ricchezza la fine del ciclo, però, si avvicina drammaticamente.

Isola di Filicudi, acque cristalline.

Tra il 1870 e il 1885, un parassita delle piante invade l’intera Europa distruggendo i vigneti e, nella primavera del 1889, pone fine alle illusioni degli isolani. L’emigrazione parte emorragicamente ed in 15 anni la popolazione si dimezza. Il ‘900 innesca meccanismi nuovi.   Agli albori della nuova era gli eoliani, decimati da novant’anni di emigrazione, non hanno strumenti culturali sufficienti per affrontare i problemi creati dalla nuova tumultuosa risorsa. Appena giungono i primi guasti ambientali, però, c’è chi si rende conto che l’industria dell’ospitalità ha bisogno di seguire la medesima regola praticata dagli illuminati mercanti di un tempo, cioè di non disperdere il patrimonio e creare lavoro e ricchezza diffusa con le imprese familiari. Ed è su questa strada che oggi, giustamente, molti si incamminano.  

La produzione di Malvasia continua ad essere a Salina una delle risorse più redditizie. Le Isole Eolie ne sono uno degli esportatori principali in tutto il mondo.

Ci sono pochi vini che hanno una capacità immaginifica come la Malvasia delle Lipari. E’ sufficiente il nome, direbbe Montale, per agire. Evoca vigne in terrazzamenti a picco sul mare, vini di grande sapidità che prendono dal sole il tenore dolce e sapido di zucchero. E l’immaginazione ha ragione. La cantine di Salina devono la loro fama alla fertilità dei terreni vulcanici sui quali esse si ergono. Fu colonia dei Greci, che ne fecero l’isola del dio del vento, Eolo, e qui portarono la viticoltura. I suoi vini erano già celebri nell’antichità, quando proprio i vini dolci, speziati, conquistavano i palati. La loro fortuna crebbe insieme al mito dell’isola come luogo di vacanza da scoprire durante i viaggi compiuti dagli intellettuali dell’Ottocento. E non è un caso che proprio qui fosse approdato Guy de Maupassant che scoprì il fascino del luogo e contemporaneamente un delizioso vino di Salina.  Le cantine di Salina producono malvasia con l’uvaggio tradizionale che prevede una piccola quantità di uva corinto nero, apprezzata nell’appassimento perché priva di semi. Le uve vengono vendemmiate nella seconda decade di settembre che a queste latitudini significa avere già uve oltre la maturazione. Il mosto, ottenuto da una pressatura soffice, viene fermentato e successivamente affinato un anno in vasche di acciaio per poi passare in bottiglia. Al naso ha i profumi dell’albicocca, note di miele e la fascinazione della macchia mediterranea, non priva di sfumature balsamiche. Ma è in bocca dove si impone, non troppo dolce, buona mineralità e la consistenza della seta, con un tenore alcolico relativamente basso. Un vino che consigliano di servire alla temperatura di 18 °C ma che può tranquillamente essere apprezzato fresco.

Vulcano e Lipari, panoramica.

La malvasia in purezza è anche vinificata in versione secco nel vino Secca del Capo. E’ un vino delicato, dal naso non troppo intenso, con profumi floreali e di frutta esotica e una buona mineralità al palato, dov’è asciutto e armonico. Eleganza, in bocca e al naso, per il Salina Bianco. Qui cambiano le uve, che sono inzolia e cataratto vinificate in acciaio. Il campione 2015, di colore paglierino con riflessi verdognoli, ha profumi intensi di fiori, erba limoncina e polpa di pesca bianca. In bocca è estremamente piacevole, di buona acidità, una sapidità impressa come un marchio, armonico e asciutto. E’ un vino marino, da consumare fresco, in terrazza, di fronte a un misto di pesce crudo.

Dumas e le Isole Eolie

Filicudi Isole Eolie
Eolie di Dumas

Gli uomini dell’equipaggio, abituati com’erano a quello spettacolo, ci chiesero se avevamo bisogno di qualcosa, ma alla nostra risposta negativa scesero sotto coperta senza che i bagliori che illuminavano l’aria a giorno o le esplosioni che le facevano vibrare riuscissero a distrarli dal proprio sonno. Rimanemmo sul ponte fino alle due del mattino fino a che stremati dalla fatica e dal sonno, ci decidemmo ad andare in cabina. Quanto a Milord nulla riuscì ad indurlo a fare altrettanto e rimase tutta la notte sul ponte della barca a vela a ringhiare ed abbaiare contro la voce tumultuosa del vulcano. La notte restante passo lenta, lo scafo dell’imbarcazione rollava al passare delle tonnare che all’alba si avviavano verso la giornata consueta di pesca. L’indomani ci svegliammo non appena la barca a vela iniziò a muoversi: alla luce del giorno la montagna aveva perso parte della sua fantasmagoria, ma la maschera che portava di giorno e che riusciva a distoglierti dalle sensazione notturne era tutt’altro che dimessa. L’imponenza era la stessa. Si udivamo sempre le esplosioni, ma la fiamma non era più visibile e quella lava, ruscello incandescente di notte, di giorno si confondeva con quella cenere rossastra sulla quale scorreva. Dieci minuti dopo eravamo nuovamente davanti al porto e questa volta non ci fecero alcuna difficoltà per entrare. Pietro e Giovanni scesero con noi e ci fecero presente che volevano accompagnarci nella nostra ascensione. Entrammo non in un albergo poichè a Stromboli ed in gran parte delle isole eolie tutte non ne esistono, ma in una casa i cui proprietari erano lontani parenti del nostro capitano. Non essendo prudente e neanche salutare metterci in cammino a stomaco vuoto, Giovanni chiese ai nostri ospiti il permesso di fare colazione da loro, mentre Pietro andava a cercare delle guide. Non solo accettarono la proposta con la stessa cortesia che caratterizza gli isolani, ma ancora meglio il padrone di casa uscì ed entrò un attimo dopo con la più bella uva ed i più squisiti fichi d’india che avremmo mai potuto mangiare.

Eolie Antiche
Eolie antiche…

Appena finimmo la nostra colazione, Pietro arrivò con due strombolani che per mezza piastra ciascuno, si erano offerti di farci da guide. Erano poco più delle otto del mattino e ci mettemmo subito in marcia per evitare di compiere l’ascensione durante le ore più calde. La vetta imponente dello Stromboli si trovava più o meno a mille, millecinquecento piedi sul livello del mare, ma la sua pendenza è talmente erta che non si può evitare di compiere la salita senza deviazioni e pertanto dovemmo continuamente zizzagare. Da principio, all’uscita del borgo marinaro, il sentiero si presentava agevole; saliva in mezzo a delle vigne cariche di uva che costituisce a quanto capimmo il principale commercio dell’isola e dalle quali i grappoli pendevano in abbondanza tale che ognuno ne prendeva a piacimento senza doverne chiedere il permesso al proprietario. Ma una volta superati i vigneti non trovammo più nessun sentiero e dovemmo avventurarci cercando il passaggio migliore per risalire e le chine per noi meno scoscese. Malgrado tutte queste precauzioni ci fu un momento in cui dovemmo salire a carponi e la cosa non fu facile tale che pensammo anche di dover desistere dall’impresa. Ma salire non era niente giacchè superato quel punto riconosco che non appena mi rigirai e lo vidi inclinato quasi a picco sul mare chiese pieno di terrore come avremmo fatto per scendere. Le nostre guide ci dissero però che la discesa l’avremmo effettuata da un altro sentiero e ciò mi tranquillizzò un po’.Coloro che, come me, sfortunatamente soffrono di vertigini non appena vedono il vuoto sotto i loro piedi, mi potranno capire ma soprattutto comprenderanno l’importanza che io attribuivo al problema della discesa.  Superato quel dirupo per circa un quarto d’ora la salita divenne più agevole; ben presto però arrivammo ad u punto in cui la salita parve insormontabile. Era una cresta perfettamente aguzza che formava l’orifizio del primo vulcano e che da un lato si stagliava a picco dal cratere e dall’altro scendeva al mare con una china talmente erta che, da una parte mi sembrava di dover precipitare, e dall’altra di dover rotolare giù dall’alto in basso. Lo stesso Jadin che solitamente si arrampicava in ogni dove come un camoscio senza mai preoccuparsi delle asperità del terreno arrivò in quel punto e si fermò di botto guardandomi come a chiedermi se fosse possibile evitarlo. Come avevamo ben immaginato era impossibile.

Isole Vulcaniche
I vulcani delle Eolie

Dovemmo rassegnarci. Per fortuna il pendio di cui dicevo era composto da cenere nella quale ci si sprofondava fino alle ginocchia e che, nonostante fosse friabile, opponeva una certa resistenza. Iniziammo ad avventurarci su per quel percorso ove un equilibrista avrebbe senz’altro chiesto il suo bilanciere, ma con l’aiuto dei nostri marinai e delle guide riuscimmo a superarlo senza incidenti. Voltandoci indietro vedemmo Milord che se ne stava dall’altra parte non per vertigini ne per il timore di cadere in mare o nel vulcano ma perchè aveva messo una zampa nella cenere per lui troppo calda e ci pensò due volte prima di procedere. Ma quando ci vide andare avanti si fece coraggio come noi, attraversò quel punto al galoppo e ci raggiunse visibilmente agitato per ciò che gli sarebbe successo in seguito.  Almeno per il momento le cose andarono meglio di come pensassimo; non dovemmo fare altro che scendere per un pendio assai dolce e così nel giro di dieci minuti arrivammo ad una piana che domina il vero cratere del vulcano e le isole eolie tutte dall’alto della sua maestosa cima. Giunti a questo punto assistemmo a tutte le sue evoluzioni a anche se lo avesse voluto a quel punto non avrebbe avuto nessun segreto per noi. Il  cratere dello Stromboli ha la forma di un grosso imbuto in fondo ed in mezzo al quale c’è un orifizio attraverso cui un uomo entrerebbe a malapena e che comunica con il camino interno del vulcano.

La metà di un cratere estinto...
La metà del vecchio cratere…

E’ questa fenditura che simile alla bocca di un cannone lancia una pioggia di proiettili che ricadendo nel cratere trasportano con sé pietre cenere e lava che ostruiscono questa specie di imbuto. Il vulcano sembra allora raccogliere le forze per alcuni minuti, compresso com’è dalla chiusura della sua valvola; ma nel giro di un attimo la sua fumata trepida come se fosse ansimante e si de scorrere nei fianchi incavati della montagna un sordo boato. Infine la cannonata esplode di nuovo, scagliando a duecento piedi sopra la vetta più elevata i nuovi sassi e la nuova lava che, ricadendo e ricostituendo la bocca del condotto eruttivo, prepareranno una nuova eruzione  [to  be continued ]

Viaggio nelle Eolie

di Alexndre Dumas

Vicolo di Panarea

…ci svegliammo di fronte a Panarea dove un breve tratto di navigazione in barca a vela, per tutta la notte il vento ci era stato contrario ed i nostri uomini si erano alternati ai remi: ma non avevamo fatto un gran percorso ed eravamo appena a dieci miglia dalle coste di Lipari. Siccome il mare era assolutamente calmo e le condizioni metereologiche favorevoli dissi al capitano di gettare l’ancora, di fare cambusa per la giornata e soprattutto di non dimenticare i miei amati crostacei. Infine scendemmo nel tender prendendo Pietro e Filippo come rematori e gli ordinammo di condurci su uno dei venti o trenta isolotti sparsi nel braccio di mare tra Panarea e Stromboli. Dopo un quarto d’ora di navigazione sbarcammo a Lisca Bianca, la barca a vela alla fonda ed il suo “albero galleggiante” che ondeggiava lievemente ci rassicurava da lontano. Jadin si sedette rimpianse il suo parasole, montò la sua camera bianca e si mise a fare un disegno generale delle isole.  Quanto a me, presi il mio fucile da e seguito da Pietro mi misi in cerca di avventure, che si limitirano all’incontro con due uccelli marini, della specie di Beccaccini che prendemmo entrambi. Era già più di quanto avessi potuto sperare visto che l’isolotto era completamente deserto e con rari ciuffi d’erba in qua e là. Voltandomi si stagliava vicina Panarea con il suo profilo leggermente spiovente e le vele delle barche in navigazione che ne contornivano il profilo. A valle dell’isola pochi e rari i caseggiati dei pescatori. A monte una fitta vegetazione bassa e scura tra me e Panarea poche centinania di metri, ma alla mia vista questi molti isolotti sembravano separarmi da essa come un sentiero di pochi passi. Voltandomi verso nord vedo con sorpresa quella che all’inizio mi parve nebbia. Stordito, aguzzando la vista capisco che all’orizzonte sto guardando lo Stromboli e che quella presunta nebbia altro non è che il misti di fumacchi e lapilli che circondano il cono vulcanico di “Iddù”, così come gli isolani amano chiamarlo.

Rivolgo di nuovo la mia attenzione a ciò che sto facendo e con Pietro, che aveva molta familiarità con tutte queste rocce piccole e grandi, decido di farmi guidare subito all’unica cosa curiosa che esiste sull’isola. Si tratta di una sorgente di gas idrogeno solforoso che si sprigiona dal mare in numerose bolle e che diffonde tutt’intorno quell’odore acre tipico di una cucina malconcia. Pietro ne raccolse per me una cera quantità in una bottiglia di cui si era appositamente munito e che pappò ermeticamente con la promessa di mostrarmi al nostro ritorno in barca a vela, una curiosità. Dopo una sosta di circa un ora a Lisca Bianca ci accorgemmo che la nostra barca si muoveva e si avvicinava a noi.

Panarea vista da Lisca Bianca

Giunse davanti all’isola proprio quando Jadin ultimò il suo disegno; così non dovemmo far altro che salire sul tender e remare per cinque minuti prima di essere nuovamente a bordo. Il capitano aveva seguito le mie disposizioni alla lettera, aveva raccolto così tanti gamberi ed aragoste che non sapevamo più dove mettere i piedi, tanto il ponte ne era pieno. Ordinai di raggrupparli e contarli: ce ne erano quaranta. Rimproverai il capitano e lo accusai di volerci rovinare, ma mi rispose che avrebbe preso per se ciò che non avrei voluto, visto che non si poteva trovare nient’altro ad un prezzo migliore. In effetti a conti fatti, l’importo ammontava ad una cifra così bassa che mi accorsi che aveva acquistato in blocco la pesca di una barca di pescatori dell’isola di Panarea, per due monete al chilo.

La nostra escursione a lisca bianca ci aveva svegliato un feroce appetito; di conseguenza ordinammo a Giovanni di mettere in pentola i sei esemplari più grandi del gruppo, per il pranzo nostro e per quello dell’equipaggio; facemmo poi portare sei bottiglie di vino dalla cambusa in modo che non mancasse nulla al nostro pasto. A fine pranzo Pietro ci allietò con una tarantella ed il lieve ondeggiare della barca al passaggio di altre imbarcazioni a vela ci rilassò quanto bastava per passare un lieto pomeriggio in compagnie nelle acque di questo arcipelago eoliano. Alla vista dei miei due beccaccini, il capitano mi rivelò che l’isola di Basiluzzo brulicava di conigli. Siccome da tempo non facevo una battuta di caccia in piena regola, e nulla ci metteva fretta decidemmo di ancorarci davanti a quest’isola e di mettere piedi a terra per un paio di ore. Il profilo di Basiluzzo, arcigno alla vista come le guglie di una cattedrale gotica incuteva un leggero timore. Fondali profondissimi tutt’intorno non permettevano di ancorare se non lanciando una cima a terra che sola ci dette il modo di sbarcare. Naso all’insù Basiluzzo altissima pareva una costruzione egizia e solo una lunghissimo sentiero conduceva alla piana centrale. Quando vi arrivammo erano quasi le tre, e la rada dove la nostra barca riuscì a trovare collocazione era piuttosto comoda: otto o dieci case coronavano allora la piana dell’isola. Poiché non volevo ledere il diletto dei proprietari, mandai Pietro a domandare loro se mi volessero concedere il permesso di abbattere qualcuno di quei conigli. Mi mandare a dire che erano ben lungi dall’opporsi a quella lodevole intensione: più ne avrei presi più avrei fatto loro un piacere, dato che questi insolenti predatori saccheggiavano impunemente i pochi ortaggi che coltivavano e che, non disponendo di fucili non potevano difendersi da essi. Iniziammo la caccia e fu molto proficua.

Scoglio di Basiluzzo

Esplorammo l’isola da un capo all’altro, c’eravamo accorti di alcune antiche vestige: mi ci accostai ma a colpo d’occhio mi resi conto che erano prive di importanza. Avevamo perduto o meglio guadagnato due ore e se bene si fosse levata una bella brezza di sud est dalla Sicilia probabilmente non saremmo arrivati in tempo al porto di Stromboli per poter scendere a terra.

Spiegammo ugualmente le vele per non avere nulla da rimproverarci e percorremmo quasi sei miglia in due ore; ad un tratto però il vento da sud cadde per lasciare posto al grecale da nord est, e poiché le nostre vele divennero più dannose che utili procedemmo nuovamente a remi. Nell’avvicinarci al vulcano di Stromboli la nebbia intravista prima si rarefaceva pian piano ed il profilo dello Stromboli diveniva sempre più nitido. Dai disegni di Jadin mi accorsi poi che questo poteva essere definito il vulcano per eccellenza, tanto la sua forma conica assomigliava alla perfezione a quello che gli studiosi chiamavano “vulcano”.        

Le Eolie agli occhi di Dumas

Il titolo originale dell’opera è “Impressions de voyage. Le capitaine Arena( Parigi, 1854 ) ed è accompagnato da illustrazioni di Jean Houel, Voyage pittoresque des îles de Sicile, de Malte et de Lipari ( Parigi, 1782 ) e da altre di Luigi Salvatore d’Austria. Ogni immagine a carboncino dei due artisti scandisce il viaggiare dei tre personaggi che seguono rotta, orme e pensieri del predecessore Ulisse: Dumas, l’amico pittore Louis-Godefroy Jadin e il cane Milord, che non è solo un personaggio, ma che rappresenta l’irrequietezza della scoperta di luoghi forse perigliosi come lo sono sempre quelli circondati da mare a perdita d’occhio.

Monastero di Lipari

Viaggio nelle Eolie di Alexandre Dumas è uno di quei piccoli libri che vanno letti tutti d’un fiato e su cui l’occhio si posa in libreria perché l’attenzione viene attratta irrimediabilmente da un nome. Per me quel nome è stato “Eolie” che mi riporta alla mente oltrechè un mestiere, quello di skipper di vacanze in barca a vela anche l’idea di “casa”. Le Eolie sono questa mistura di paesanità siciliana, di natura e di multiculturalità che difficilmente coabitano in un unico luogo. Il libretto  è una raccolta di impressioni ricavate da alcuni giorni trascorsi in questo arcipelago di Sette Sorelle ai “confini del mondo”: le Eolie, che sembrano così lontane, e che in effetti allora lo erano davvero per i mezzi a disposizione, dalla Sicilia che sta per essere stravolta dall’arrivo impetuoso dei garibaldini. 

Anche Guy de Maupassant nel 1835 si spinse fino all’Arcipelago delle isole Eoliei. Nel XIX secolo sono stati qui esploratori e viaggiatori di ogni tipo; costoro con i loro resoconti e diari, sono stati la fonte prima e necessaria per la diffusione di notizie riguardanti un luogo così remoto, oltre che una vera e propria attrazione per gli abitanti del luogo così abituati alla loro solitudine.

Un’ isola senza confini ai confini del Mondo, Alicudi

Vulcano verso Lipari

Con un po’ di nostalgia i tre avventurieri si lasciano Palermo alle spalle. Hanno attraversato Romagna, Calabria e Sicilia e così adesso la speranza li trasporta ondeggiando verso le rive di Alicudi, la prima isola che incontrano e di cui ahimè non riescono, se non a vista, dalle alture, a compiere il periplo. Ad Alicudi, la più isolata delle sette Eolie non si arriva, ancora oggi, se non con barche a vela o motore poiché non vi attraccano aliscafi e non esistono porti degni di tale nome. Dare ancora in rada ed essere sicuri che tenga è un miraggio a cui tutt’oggi, ogni volta che vi arrivo, miro poiché la sua forma senza insenature e senza zone non esposte ai venti, rende l’ancora sul fondale quantomai instabile e le mie visite  a terra si limitano a brevissimi “affacci”. Quando Dumas ed i suoi compagni vi poggiano piede li sovrasta un cielo che si confonde col mare, tanto è l’azzurro che lo impregna. Il tempo trascorso in movimento per Dumas è fresco e piacevole, mai guastato dai disagi e gli inconvenienti tipici del racconto d’esplorazione. «Erano quelle le ore dolci del viaggio, quando si sogna senza pensare, quando il ricordo del paese abbandonato e degli amici assenti torna alla memoria, come quelle nuvole dalle forme umane che scivolando dolcemente su un cielo azzurro cambiano d’aspetto; prendono forma, si disfano e riformano venti volte in un’ora». Alicudi era desolata allora ed in parte lo è ancora oggi, ma non tristemente, almeno per me. Il senso di quiete tutto intorno, le barca a vela solo leggermente cullate dalla brezza creano pensieri, ma non inquietudine. Non c’è vegetazione che riposi gli occhi, ma la sua miseria non intacca mai lo spirito dell’avventuriero che si interroga sulle esistenze, secondo lui, inconcepibili dei pescatori, anonime vite trascorse in una terra senza riposo: «Quando si vive in un certo mondo e in un certo modo, ci sono delle esistenze che diventano incomprensibili. Chi ha trattenuto questa gente su quel vulcano spento? Vi sono cresciuti come le eriche dalle quali prende il nome? Quale motivo impedisce loro di abbandonare quest’orribile soggiorno? Non vi è alcun angolo del mondo ove non starebbero meglio di lì. Ma questa roccia arsa dal fuoco, questa lava indurita dall’aria, queste scorie scalfite dall’acqua delle tempeste, possono essere una patria?».

La montagna di piuma, Lipari

Stromboli

Lipari, una delle più grandi dell’arcipelago delle isole Eolie e Vulcano vivevano separate, finché la lava non ha colmato la distanza fra loro. Dumas snocciola qualche informazione sull’isola di Lipari, l’antica Eolia e terra di Eolo, dove Ulisse sbarcò dopo l’incontro con Polifemo. Dopo una breve passeggiata, i tre assistono al frettoloso commiato di una famiglia al proprio figlio, un bambino morto e steso su un giaciglio. Attorniato dai propri parenti e amici, questi non sembrano però particolarmente affranti e continuano indisturbati le loro occupazioni. Dumas e i suoi compagni di viaggio seguono, unici presenti, la cerimonia funebre fino alla fossa comune dove il cadaverino viene buttato senza troppi riguardi. Rimangono tutti sconcertati dal trattamento riservato al piccolo, ma presto vengono distratti dall’arrivo dei francescani che li ospitano per la notte dimostrando loro gentilezza e accoglienza. L’autore non potrà dimenticare «[…] il piccolo convento dall’aria orientale e la sua bella calma che gli dava l’aspetto di una moschea più che di una chiesa». I francesi approdati da pochi giorni sono oggetto di curiosità, la popolazione eoliana infatti è abituata agli sbarchi dei marinai, ma altri non si fanno vedere spesso da quelle parti. Il governatore di Lipari e dell’arcipelago li ospita e li conduce per i territori desolati, contento di avere finalmente compagnia; si annoia a morte e passa la vita col cannocchiale in mano in cerca di piccole novità.

Una puntata all’inferno, Vulcano Eolie

Uno stretto di appena tre miglia separa Lipari da Vulcano, succursale dell’Etna descritta tanto bene da Virgilio. Questa, popolata solo da forzati e da due sorveglianti, diventa il luogo dove gli avventurieri non riescono a distinguere il loro viaggio da un sogno. Il gruppo visita un vulcano sottomarino che riscalda l’acqua per una piccola area circostante, dove vengono raggiunti gli 85 gradi e dove sperimentano la preparazione di due uova sode con grande gioia e divertimento del cane Milord.

Una corsa sulla brace, Stromboli Eolie

Attività Vulcaniche Eolie

Dopo aver preso una pausa dall’escursione dedicandosi alla caccia di beccaccini e conigli a Panarea (detta anche paradiso della pancia), gli stranieri sono accolti nel migliore dei modi. Anche se non sono in grado di comprendere le parole dette dagli isolani, una cosa è certa: nonostante la scarsità di chiarezza, capiscono senza problemi che si tratta di conversazioni amichevoli. Lo Stromboli è un vulcano tascabile che non delude e non tarda a farsi sentire. Attraversano un mare di cenere bollente con l’aiuto di due guide del posto ingaggiate sul momento, un “lago di Sodoma” che lascia tracce d’ustione su tutti i partecipanti. Dumas vorrebbe scrivere le memorie del cane Milord come Ernst Hoffmann scrisse quelle del gatto Murr, ma questo è l’ultimo vulcano con cui avrebbero fatto conoscenza e si avviano sulla strada del ritorno.