Guida alle Eolie

Lipari

 

L’isola normalmente viene usata come base di partenza per “emigrare” verso le altre dell’arcipelago. Bellissima, sopra e sotto il mare, con le sue spiagge di pomice finissima, le rocce granitiche, le insenature, i faraglioni e le grotte. La cittadina di Lipari si allarga a ventaglio intorno alla rocca, su cui sorge l’antico castello, proprio ai piedi del quale, sui due lati del promontorio, si trovano due dei tre porticcioli dell’isola. Sulla sinistra del promontorio del Castello la costa forma una piccola insenatura dove si trova il porto di Marina Corta, con la suggestiva Chiesa delle Anime del Purgatorio che separa i due piccoli bacini.

Una delle prime cose da fare, appena giunti a Lipari e magari prima di imbarcarsi, è il giro dell’isola. Partendo dal paese di Lipari, si segue il lungomare per Marina Lunga, si passa il porto Pignataro e si procede verso Canneto, situata in una insenatura delimitata a sud est dal Monte Pilato. Da Canneto, percorrendo la strada che conduce alla chiesetta di Pirrera, si arriva a Forgia Vecchia, le Rocche Rosse e Campo Bianco, cave di ossidiana e di pomice. Proseguendo a Porticello, sovrastata da giacimenti di roccia bianca e superato il promontorio di Punta Castagna, dove si può ammirare l’insolito spettacolo costituito dalle «sciare» di pomice che si tuffano in mare, si incontra la frazione di Acquacalda, con la grande spiaggia ed una splendida vista su Salina. Da qui inizia la salita verso la montagna fino al paese di Quattropani, e continuando ad andare si arriva a Pianoconte. A pochi minuti di strada si trovano le Terme di S. Calogero, edificate nel 1867 con la “stufa”, grotta sudatoria romana, che risale a circa 3.500 anni fa, ed il “Tholos” di civiltà Micenea. Proseguendo nel giro dell’isola si arriva al belvedere di Quattrocchi. Da qui si ammirano le pittoresche insenature ed i dirupi scoscesi che si buttano nel mare, l’incantevole panorama dei Faraglioni e lo sfondo dell’isola di Vulcano. Si continua poi di nuovo verso Lipari, seguendo la strada principale, ma vale la pena fare un’ultima deviazione, alla scoperta dell’Osservatorio Geofisico Internazionale, posto in cima a Monte Guardia. In paese avrete poi tutto il tempo di ammirare la Civita, con il parco del Castello, la Cattedrale, le ricostruzioni archeologiche dei siti ed il Museo Archeologico, uno dei più importanti d’Europa, che assolutamente merita una visita apposita. Ma è senza dubbio via mare che Lipari offre la sua parte migliore; dopo aver trascorso una piacevole serata a Lipari il giorno dell’imbarco, al mattino partiremo alla volta delle cave di pomice per un suggestivo bagno nelle acque cristalline ai piedi delle vecchie cave di estrazione della pomice che conferiscono al fondale sabbioso un aspetto caraibico. Ci rilasseremo qui per il pranzo prima di partire nel pomeriggio alla volta di Panarea. Costeggiando una costa a strapiombo che è tutta una varietà di colori e di toni suggestivi, si passa da “Cala Fico” alla imponente e caratteristica mole della “Pietra del Bagno” che fronteggia più giù le rocce rossastre della costa. Il versante meridionale dell’isola, di fronte a Vulcano, da cui è separata da uno stretto braccio di mare chiamato “Le Bocche di Vulcano”, che attraverseremo l’ultimo giorno di crociera rientrando a Lipari, è fronteggiato dalle sagome svettanti e caratteristiche dei due grandi faraglioni di Pietra Lunga e di Pietra Menalda. Il passaggio intorno ai faraglioni e la sosta in rada per un piacevole bagno al tramonto sarà il perfetto concludersi della settimana.

Panarea

 

Un’isola scenografica, una delle più incantevoli dell’arcipelago! È l’isola più snob delle Eolie dove le giornate trascorrono tra immersioni nei fondali colore dell’arcobaleno e il rito del buon vino in terrazza. Con vista sui bagliori dello Stromboli…è vero, ma non è tutto! La più piccola, la più mondana, presa d’assalto dalla gioventù che si diverte, che ascolta musica e che fa gruppo, che passa il pomeriggio in barca ancorata in rada, davanti a Cala Zimmari o a ridosso di Dattilo, a ballare sul ponte di prua a ritmo di musica e farsi gavettoni usando i tender. E’ bello mescolarsi ai giovani che passano da Panarea, è bello riunire dieci barche e dieci equipaggi in flottiglia per festeggiare il sole ed il mare dell’estate! Tutto questo prima di ritrovarsi insieme al tramonto per l’aperitivo sulla terrazza del Bridge Sushi Bar, per le notti tempestate di vip alla discoteca del Raya, e per il cornetto appena sfornato al Panea. Ma Panarea non è solo l’isola delle cenette a lume di candela dei vip, dei party sfrenati ed inaccessibili e delle passeggiate romantiche tra le viuzze buie di Drautto. Se si guarda bene e ci si libera dell’idea fantomatica che tutti hanno di Panarea, si scopre un’atmosfera accogliente, quasi familiare, una natura non ancora massacrata dagli abusi edilizi e un mare da incanto, con mille sfumature, dal verde smeraldo delle baie al bianco dei giorni di foschia e bonaccia, fino al blu più intenso quando soffia impetuoso il ponente. Insenature deserte e isolotti da raggiungere con il tender direttamente dalla barca, fondali spettacolari da esplorare in apnea o con le bombole. Imperdibili le acque turchesi e quasi sempre riparate di Cala Junco, forse il luogo più fotografato delle Eolie, specie dal promontorio di Capo Milazzese, sede di un villaggio dell’età del Bronzo, dove sono stati rinvenuti anche materiali di origine micenea (oggi conservati al Museo Archeologico di Lipari). Ma anche tutta la costa, a picco sul mare e frequentata solo da gabbiani e falchi della regina, che arriva fino allo scoglio La Nave, si presta benissimo allo snorkeling e alla pesca subacquea. Anche se saraghi, occhiate e cefali vi faranno impazzire tra le mille tane passanti della franata. I veri gioielli di Panarea sono gli isolotti che ha davanti, una sorta di arcipelago nell’arcipelago! Grandi come Basiluzzo o semplici scogli come i Panarelli e le Formiche, salgono da uno stesso basamento sottomarino, caratterizzato da curiosi fenomeni eruttivi che fanno ribollire l’acqua. Basiluzzo è, avvicinandosi e veleggiandogli attorno, un’imponente scoglio disabitato di origine vulcanica ed è ciò che resta delle antiche bocche eruttive appartenenti all’apparato di Panarea; le sue pareti rocciose sono ripidissime, su di esso esiste solo un piccolo scalo naturale nella punta più orientale, da dove un antico sentiero conduce ad un spiazzo. Fra le aspre rocce nascono rigogliosi rosmarino, capperi, garofani delle rupi, palme nane e il limone delle Eolie; la parte pianeggiante suddivisa da muretti a secco, un tempo sede di coltura di cereali è oggi invasa spontaneamente da erica, lentisco e da cipolla comune. Visitare Basiluzzo significa immergersi in un atmosfera unica dove l’assoluto silenzio è interrotto solo dall’infrangersi del mare sulla costa e dal fruscio del vento. Raggiunta la vetta è possibile godere di un meraviglioso panorama sugli altri scogli e su Panarea; Basiluzzo continua a regalare emozioni sotto costa, per cui durante il nostro giro le imbarcazioni lo circumnavigheranno totalmente per osservare la straordinaria ed aspra morfologia costiera composta da piccole grotte, alte pareti dove sono ben evidenti le stratificazioni laviche e le bizzarre formazioni rocciose che dal mare si ergono come monumenti. Nuotare nel breve stretto che separa Lisca Bianca da Lisca Nera, godere dello spettacolo delle esalazioni sulfuree dal fondo marino, oppure immergersi alla Secca dei Pesci per il passo delle ricciole o alla ricerca del relitto del cargo britannico affondato al largo di Lisca Bianca su un fondale che scende dai -25 ai -40 sono esperienze fantastiche. Ma per sentirsi in paradiso basta lasciarsi cullare dal dondolio della barca, con un bicchiere di Malvasia di Salina in mano, e gettare uno sguardo distratto verso gli altri sfortunati che tornano in porto! Con lo Stromboli sullo sfondo, che fuma ed erutta lapilli. Sia che stiate sorseggiando un coloratissimo drink sulla terrazza del Raya, sia che stiate assaporando un calice di Malvasia, lo spettacolo sarà da mozzare il fiato!

 

Stromboli

 

Dagli abissi del mare la mole dello Stromboli, dalle pendici slanciate, si staglia vigorosamente in un cielo di zaffiro. Sulle falde orientali, coperte da un manto di verde, spiccano tipiche casette bianche. Alcune, disposte lungo spiagge nere come l’ebano o presso scogli lavici, offrono strani contrasti di tinte. Altre case sono appollaiate attorno alle chiese o si celano tra uliveti centenari. Altre infine si inerpicano sulle pendici scoscese del monte; sono per lo più diroccate e un tempo offrirono rifugio agli abitanti vittime delle scorrerie notturne dei pirati saraceni. Attorno al paese si allineano lunghe siepi di fichi d’India, che segnano spesso il limite delle proprietà. Sparsi capricciosamente sulle balze o aggrappati ai muri, i capperi fanno bella mostra della loro forma di strani ombrelli verdeggianti che, nella stagione estiva, si ornano di vistosi, candidi fiori. In primavera i folti ulivi e i vigneti, a tratti intersecati da filari di glicine, di roveti e di ginestre, offrono un incantevole scenario. Completa il quadro idilliaco la nenia delle cicale ebbre di sole e di profumi.Procedendo verso Nord, doppiata punta Lena, si costeggia un lido addossato a una parete di tufo, dopo la quale si apre la spiaggia centrale dell’isola, detta Ficogrande, dove approdano i piroscafi che collegano Stromboli con la Sicilia e la Campania. Questa spiaggia, come pure quella di Scari, fino alla prima guerra mondiale, ospitava grossi velieri che rendevano la marina mercantile di Stromboli la più importante dell’arcipelago eoliano. Continuando il giro di circumnavigazione si profilano alte pareti rocciose che si avanzano decisamente nel mare. Doppiate queste si schiude, all’occhio meravigliato, la grandiosa visione della Sciara del Fuoco, ripido e ampio pendio solcato da torrenti di lava, che fluiscono verso il mare e percorso da enormi blocchi incandescenti, che rotolano a valle tra un turbinio di dense volute di vapore e folate di cenere. In cima alla sciara, a 700 m di quota, si osserva l’apparato eruttivo, che si apre, profondamente incassato, tra giganteschi dicchi e imponenti masse di conglomerato vulcanico spesso avvolti da caligine e bersagliati dal materiale rovente lanciato dalle bocche eruttive. Lo spettacolo che offre la Sciara assume particolare interesse nelle ore notturne: le colate sembrano allora fantastici torrenti di fuoco. Sarà questa una delle nostre mete, sia notturne che diurne. Ormeggeremo di fronte alla spiaggia di Ficogrande e scendendo in piazza potremmo avventurarci su fino in cima alla terrazza del paese per raggiungere l’”Ingrid bar and restaurant” e godere, sorseggiando ottimi aperitivi e prelibatezze gastronomiche locali, della vista delle pendici del vulcano, seguendo le piccole “lucciole” di coloro che, volenterosi, scendono il crinale dopo l’escursione notturna. Si. Perché mentre alcuni, curiosi, andranno alla ricerca della casa che ospitò gli incontri amorosi e fugaci di Ingrid Bergman e di Rossellini durante le riprese del film “Stromboli, terra di Dio”, altri, più audaci, potranno scegliere l’escursione che porta fino alla sommità del cratere dove si può, con le dovute accortezze e le guide, trascorrere anche parte della notte. Il cielo stellato di Stromboli, visto da lassù nelle notti di luglio, è un’emozione unica; il quasi inesistente inquinamento luminoso ne fa infatti uno dei pochi luoghi in Europa, dove è possibile osservare il maggior numero di corpi celesti. Dalla cima del vulcano si può osservare inoltre l’attività continua dello Stromboli, le esplosioni, dette Strombolane, fanno un po’ tremare l’isola e lanciano per aria la lava incandescente. E’ una gita che consigliamo sempre ai nostri ospiti: lo spettacolo che il vulcano offre è ineguagliabile. Considerando anche le condizioni metereologiche, sia del mare che del vento, potremmo anche decidere di abbandonare per qualche tempo la boa ed avviarci, in notturna, alla scoperta della sciara per poi rientrare una volta ammirato dal basso lo zampillio dello Stromboli. Allontanandoci dall’isola il mattino seguente, dopo avervi trascorso la notte, veleggeremo incontrando sulla nostra rotta Strombolicchio a poco meno di un miglio a nord/est che è la parte emersa della piattaforma sottomarina di Stromboli: un imponente scoglio costituito prevalentemente da rocce basaltiche, che i geologi definiscono “spina vulcanica”, proprio perché rappresenta l’antico residuo solidificato del camino vulcanico dell’isola madre, eroso nel tempo dall’azione degli agenti naturali. Eroso dal vento e dagli agenti atmosferici, il suo profilo ispido e ruvido tempestato di pinnacoli e guglie, lo fa sembrare una cupa ed affascinante cattedrale gotica! Lo scoglio, sormontato dal caratteristico faro, svetta maestoso verso il cielo con ripide pareti a strapiombo sulle limpide acque del Tirreno ed una ripida scala con oltre duecento scalini, in parte ricavati nella roccia consente l’accesso alla spianata dalla quale si ammira il suggestivo panorama di Stromboli e della Sicilia, quasi fino alla Calabria se il cielo è terso.

Salina

L’isola e’ suddivisa in tre Comuni: Santa Marina, Leni e Malfa. Lo scalo degli aliscafi e delle navi avviene al porto di Santa Marina e, sull’altro versante dell’isola, a Rinella. Una strada asfaltata collega Lingua, Santa Marina, Malfa e Pollara e una deviazione supera la sella tra i due vulcani raggiungendo Leni e Rinella. A Salina vi è un ottimo servizio di minibus che collega rapidamente tutti i centri, anche a sera inoltrata ed è inoltre possibile noleggiare scooter e quad per avventurarsi alla scoperta dell’isola verso il Bosco delle Felci su al Santuario, al caratteristico paesino di Rinella o verso la famosa baia di Pollara che raggiungeremo poi anche via mare circumnavigando l’isola. Da ricordare è il caratteristico centro abitato di Santa Marina, gremito di coloratissimi fiori che si adagiano naturalmente sui muretti medievali delle strette viuzze e di negozi infarciti di prodotti locali tipici.

Nella piazzetta, punto di ritrovo di chi scende dalla barca per godersi l’isola, si affacciano ristoranti e locali ricavati dalle antiche costruzioni eoliane, bianchissime e adornate di roccia viva. Le alte pendici dell’isola sono ammantate di felci, di pioppi, di castagni e della tipica macchia mediterranea costituita, in prevalenza, da ginestre, da mirti e da corbezzoli. Le medie e le basse pendici sono, sovente, terrazze e cosparse di cespugli di capperi, di fichi d’India e di colture varie quali: frutteti, oliveti e vigneti. Tra i prodotti merita particolare menzione il vino rosso notevole per il suo aroma e per la sua alta gradazione alcolica e, soprattutto, la Malvasia, rinomato vino bianco di cui Salina e’ l’unica produttrice dell’arcipelago. La Malvasia ha colore giallo dorato, intenso aroma con sapore delicatamente dolce;già chiamata da Diodoro Siculo “il nettare degli dei” è un bianco passito delizioso, ottenuto mediante l’essiccazione e la successiva pigiatura delle uva rotonde che maturano al sole dei vigneti isolani. Un vino antico, nato da uve importate dai mitici eroi omerici sbarcati su queste coste, se non addirittura dai pirati Fenici, che conserva ancora intatta la memoria dell’antica civiltà mediterranea. Sorseggiarlo, accompagnato da formaggi fini oppure dolci tipici (come consigliano gli esperti) significa riscoprire brani di quel passato lontano, intriso di mare trasparente e spiagge assolate. Assieme alla Malvasia, Salina è nota per la produzione di gustosi capperi. Il viaggio di circumnavigazione dell’isola offre colpi d’occhio indimenticabili per le sue coste alte, solenni, per i suoi caratteristici terrazzi di emersione, per le ridenti spiaggette e per i centri abitati, dalle tipiche casette bianche, adagiati lungo il mare o a mezza costa. L’architettura tipica delle case dell’isola, ancora oggi, non ha subito modificazioni notevoli. Il tipo prevalente delle abitazioni e’ dato da fabbricati a pianterreno con tetto a terrazzo, con pergolato sorretto da colonne. Soltanto nei centri abitati si notano case con il primo piano. Salina costituisce, durante la stagione estiva, centro di escursioni verso le altre isole dell’arcipelago. Nel suo insieme l’isola e’ molto pittoresca e riesce agevole ammirare le sue bellezze panoramiche per l’efficiente rete di strade, che mettono in comunicazione le varie localita’. Spettacolare è anche avventurarsi nel trekking che porta alla alla Fossa delle Felci, la cima più alta di tutto l’arcipelago nonchè riserva naturale. Partendo da Valdichiesa o da S. Marina Salina è possibile effettuare l’escursione al monte, dal quale si può ammirare un meraviglioso panorama con la vista dell’intero arcipelago, delle coste siciliane e, in lontananza, dell’Etna. Veleggiando lungo le coste di Salina e avvicinandoci a Lingua, non possiamo fare a meno di ancorarci alla fonda e cogliere l’occasione per scendere e gustare due dei prodotti più conosciuti e gustosi di tutte le Eolie, il “pane cunzato” e la granita del mitico e sempreverde Alfredo. Perchè “Da Alfredo” e non in altri locali???? Perché la granita di Alfredo ha il sapore dei limoni di Salina, grandi come lo sfusato amalfitano, dei fichi che piegano i rami degli alberi dietro ogni muretto dell’isola, come dei gelsi, delle mandorle e persino delle fragole che arrivano col traghetto. Le coppe di vetro raccontano tutta la sua consistenza pastosa: senza liquido sul fondo e senza per questo essere troppo fredda, c’è un trucco in questa granita che Alfredo custodisce gelosamente sul fondo delle sue macchine spremi frutti. Qui il sapore e il profumo della frutta non si nascondono, ma inebriano il palato già al primo assaggio. Fino a due gusti diversi nella stessa coppa, con o senza panna…anche questa, a dir poco sublime! Il “pane cunzato” (“conciato” o meglio condito) qui viene proposto non come da tradizione, ma rivisitato e reso unico! Ogni porzione di pane cunzato è arricchita sapientemente da erbe odorose locali che lo rendono pieno di diverse fragranze: il rosmarino, l’origano, il basilico, l’aglio, la nepitella, la menta uniti alla scorza dei verdelli, ai pomodorini “a pennula” ed, ovviamente, al cappero. Al posto del panino o della fetta c’è un disco di pane, tostato, e servito con farciture diverse, tutte a base dei sapori dell’isola: dai dolci pomodorini alle alici sott’olio, dalle cipolle rosse (intrecciate e appese su ogni balcone di Salina) ai capperi (semplici, in pasta o nella loro versione di “cucunci”, i fiori del cappero stesso), senza dimenticare le abbondanti grattugiate di ricotta salata al forno che viene dai caseifici della zona di Milazzo. Per cominciare conviene ordinarne uno in due, la montagna di ingredienti che sovrasta questi dischi di pane è un banco di prova per l’appetito di molti!

 

Dopo una bella serata tutti al tavolo è bene prendersi del tempo per una passeggiata in solitaria lungo il molo o per assaporare in compagnia le musiche ed i suoni dei gruppi locali che si avvicendano ogni settimana. Una delle tappe più emozionanti del periplo di Salina è la sosta in rada nell’anfiteatro roccioso della baia di Pollara, che si erge imponente ingurgitando le nostre minuscoli imbarcazioni alla fonda….”come si diventa poeti?” “Prova a camminare sulla riva fino alla baia, guardando intorno a te”. Così rispondeva Pablo Neruda a Mario Ruoppolo, il Postino che voleva imparare dal poeta cileno l’arte di scrivere versi d’amore; sospiri e tremiti tramutati in parole e frasi, per conquistare il cuore di una donna. Lettere in cambio di poesia, questo il commovente baratto suggerito al genio cinematografico di Massimo Troisi dal romanzo di Antonio Skàrmeta, “Ardente Paciencia”. Versi languidi e sensuali, a volte audaci, sussurrati in riva alla spiaggia, affidati alle onde placide che battono sulla costa di Pollara, angolo incantato dell’isola di Salina. La più schiva delle isole Eolie, ma anche la più sensuale: i greci la chiamavano Didyme, dal greco gemelli, per via del doppio profilo all’orizzonte dei suoi due vulcani gemelli, che ricordano le forme piene di un seno femminile. Un’isola verde, ricca d’acqua dolce e di foreste, castagni, pioppi ed altre specie dal profumo mediterraneo. Fra tutti gli angoli nascosti dell’isola, Pollara è davvero il nascondiglio più intimo e segreto, dove raccogliere le confessioni e le speranze di un amore. Una striscia di sabbia circondata da un arco di alte pareti bianche, parte visibile di un cratere sommerso, centro pulsante di vita e creazione, il cui nucleo si trova a pochi metri di profondità nel bel mezzo della baia. Nell’altra metà del cratere sorgono le case variopinte dei pescatori. Oltre ai colori, ai profumi misti al sentore di salsedine, sono i suoni a rendere Salina riconoscibile per sempre. Il fragore del mare, il fruscio del vento, le frasi appena mozzicate dei vecchi lupi di mare, gli sbuffi delle fumarole….ecco perché Mario registra tutti i suoni dell’isola per il Maestro lontano, per far rivivere a Neruda tutti i momenti vissuti insieme, e per dimostrargli di aver appreso la lezione. La bellezza genera bellezza e a Salina, un’isola che rimane nel cuore, questa bellezza si nutre dell’armonia di una natura incontaminata e antica!

Filicudi

L’ isola di Filicudi, aspra e selvaggia, mostra tutto il suo ammaliante splendore già da lontano, con quel profilo inequivocabile che la rende riconoscibile tra mille ed unica nel mondo. Le pendici e le falde dell’isola sono, in gran parte, ripide e rocciose. Le case sono raggruppate attorno al porto Pecorini a mare e, soprattutto, a Valdichiesa, dove sorge la chiesa di Santo Stefano. Le coste di Filicudi presentano bellezze non comuni. Declivi formati da terrazze rivestiti di boschi di ginestre e digradanti verso il mare, si alternano a strette valli, a dirupate scogliere e a coste ora severe, ora ridenti. A Pecorini a Mare, che porta questo nome in onore del suo aspetto che, da lontano, ai veleggianti e navigatori, appare come un gregge di pecore abbarbicato sul crinale dell’isola, ci ormeggeremo ad una boa e, dopo un rinfrescante bagno, chi lo vorrà potrà trascorrere un divertente happy hour a terra dove l’intraprendenza degli isolani ha creato negli anni un punto di ritrovo gremitissimo di gente soprattutto in agosto; due ridenti signore dell’isola imbandiscono un invitante banchetto, aprendo semplicemente le persiane delle loro case affacciate sul porticciolo per far gustare agli ospiti leccornie e piatti tipici.

Di grande interesse su questa isola la presenza di numerose, bellissime, grotte marine, la più famosa delle quali, detta del Bue Marino, si riteneva un tempo tana di mostruose creature; dalla particolare forma ad ogiva, si presta bene ad essere raggiunta con il tender per ispezionarne ogni angolo anche a nuoto e godere, dall’interno, del suggestivo silenzio che vi incombe. Sulla rotta per Alicudi non possiamo non fermarci per un bagno ed un pranzo all’ombra della “Canna”, un imponente faraglione di origine vulcanica alto ben 85 metri che domina dall’alto i profili acuminati degli scogli di Montenassari, del Mitra, del Notaro.

 Vulcano

 

Un bagliore rosso, fumo, cenere, lapilli. La terra si scuote, come un gigante inquieto, sbuffa, brontola, finchè lunghe e sinuose lingue di lava non iniziano a scendere i fianchi dell’officina sotterranea dove Vulcano, divino fabbro del fuoco, soffia il suo alito rovente! I vulcani hanno da sempre intimorito, meravigliato e scatenato le fantasie dei popoli. I tremori dei terremoti, il fumo, le ceneri, il fuoco e la roccia fusa danno voce all’anima tormentata della Terra. Un vulcano attivo è una porta aperta verso il centro del nostro mondo, sulle forze primordiali che lo hanno plasmato e che continuano incessanti a modificarlo! Vulcano, l’antica Hierà (sacra), Thermessa o Terasia, e’ un’isola molto interessante per i suoi svariati fenomeni vulcanici e post-vulcanici. La caratteristica peculiare di Vulcano e’ costituita da un altopiano, il più vasto delle Eolie, formato da lave, banchi di tufi, depositi quaternari e solcato da profondi valloni.

E’ cinto da colline ondulate e nude, che digradano verso il mare. Sulle alte pendici dell’isola il panorama si presenta pittoresco e selvaggio: picchi si alternano a estese zone di tufi e di arene. Il giro di circumnavigazione di Vulcano e’ un susseguirsi di fantastiche visioni, famose per varietà e bellezza di scenari. Nell’isola di Vulcano si distinguono tre unità morfologiche: la prima, a Sud, e’ costituita da numerosi strato vulcani (monte Aria (500m), monte Saraceno (481 m) e monte Luccia (n 188 m)) e dalla grande depressione, a forma di ferro di cavallo slabbrato verso Nord-Ovest, di Vulcano Piano (330m); la seconda al centro, costituita dalla Caldera di Vulcano, la cui parte centrale costituisce il cratere di Vulcano Fossa. Questo e’ fortemente inciso da barranchi e costituito da due crateri, la Fossa I e, 400 metri a Sud-Ovest dal primo, l’attuale cratere Fossa II; ha un diametro di circa 500 metri, una profondita’ di 200 metri e ha dato luogo ad eruzioni storicamente conosciute, caratterizzate da attivita’ prevalentemente esplosiva e da numerose colate di lava, una delle quali, la famosa colata di ossidiana di Pietre Cotte, si espande lungo il fianco Nord-Ovest in prossimità di due crateri avventizi di Forgia Vecchia superiore ed inferiore. La terza unita’ e’ costituita da Vulcanello (123 m) con i suoi tre crateri allineati in direzione Nord-Est/Sud-Ovest. Questo piccolo apparato ha emesso numerose colate di lava che costituiscono la piattaforma di Vulcanello e punta del Roveto. Vulcanello e’ congiunto a Vulcano da un sottile istmo, un metro circa al di sopra del livello del mare, sommerso dalle acque in condizioni meteorologiche particolarmente avverse. Nei mesi estivi il suolo si riveste di una bella e varia colorazione. Si tratta di efflorescenze (sublimazioni fumaroliche) a solfato di ferro e di alluminio trasudate dal terreno.Attorno ai faraglioni e dinanzi alla spiaggia, di fronte alla quale ormeggeremo, si verifica il tipico fenomeno del gorgoglio dell’acqua provocato da fumarole submarine. Sul fondo si scorgono depositi di zolfo colloidale sotto forma di esili filamenti fioccosi, che conferiscono al mare un aspetto lattiginoso. Il gas, erompendo, genera sulla superficie marina innumerevoli bolle. Il fenomeno si può osservare molto bene dall’alto dei faraglioni, quando il mare è calmo. Ma soprattutto sarà un’esperienza sicuramente curiosa immergersi in queste acque e goderne i benefici, come i locali sostengono, per la pelle e per i dolori articolari. Ancora, spostandosi di poche centinaia di metri, potremo ammirare lo sgorgare di una sorgente termale chiamata Acqua di Bagno con il suo noto potere terapeutico. L’ascensione sul vulcano e l’escursione al cratere sono una piacevole passeggiata, da fare nel primo mattino o alla sera e, anche se in salita, non è necessario affidarsi ad una guida per arrivare in vetta. Si può andare liberamente, partendo dalla zona del porto, dove ha inizio un sentiero ben segnato. Giunti alla vetta si godrà di un panorama magnifico e della vista totale, se l’emissione di gas lo permette, del tappo che blocca il cratere centrale. La strada è fattibile da tutti ed anche i bambini si divertiranno a salire in libertà; la discesa è semplice e con le dovute cautele, estremamente divertente se fatta sulle coste sabbiose che permettono i salti. Il cratere è alto circa 400 metri ed a passo normale si arriva in cima in meno di un’ora. Nessun pericolo, dunque…quindi, si parte! Ma anche in paese, Vulcano offre una grande varietà di scelta; pullula di negozi, boutique, ristoranti, punti di ritrovo e piccole discoteche sulla spiaggia chiamati “Ciringuiti” dove di solito ci ritroviamo al calar del sole per un aperitivo e della buona musica…non dimenticate prima di salpare alla volta di Lipari di fare un salto ad assaggiare la granita di Remigio, in un tipico locale anni ’60 affacciato sul piccolo porticciolo dell’isola.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.