Il risveglio di Vulcano!

Vulcano apre le porte anche ai non residenti. L’articolo del nostro direttore sulla Gazzetta del Sud del 31 Gennaio 2022.

Emissioni di gas al di sotto della soglia ritenuta pericolosa:

I Gas di Vulcano

Via libera, dopo oltre due mesi, all’ingresso a Vulcano ai non residenti. Lo prevede la nuova ordinanza di “Salute Pubblica” del Sindaco di Lipari Marco Giorgianni che entrerà in vigore da domani. Lo ha annunciato lo stesso cittadino eoliano durante un incontro tenutosi ieri con tutta la cittadinanza in noto locale dell’isola chiamato Bar del Porto.

I dati che arrivano in questo momento dalle strumentazioni poste sul cratere del Vulcano per quanto riguarda la CO2 nel centro abitato, ha evidenziato il Sindaco di Lipari seppure non siano ancora rientrati nella norma evidenziano che si è ben al di sotto della soglia individuata come pericolosa di, conseguenza, non ci sono più le condizioni per azioni esclusivamente tutelative e, quindi, di mantenere le precedenti restrizioni.

Ho anche preso contatto con la guardia medica per verificare se, in questo arco di tempo, ci sono stati abitanti che hanno accusato malesseri, collegati ai gas e la risposta è stata negativa.

La nuova ordinanza, definitiva di salute pubblica, che resterà in vigore per un mese (salvo mutazione dei dati) fissa di conseguenza tutta una serie di comportamenti ai quali attenersi e fare attenzione. Il provvedimento consentirà tra l’altro l’effettuazione da parte del Comune di Lipari, attraverso una ditta individuata di fare ulteriori rilievi di gas, in particolare in quelle abitazioni di non residenti che, proprio per il divieto di sbarco in vigore, in vigore sino ad oggi, sono rimaste chiuse e quindi non monitorate. Il Sindaco di Lipari Giorgianno ha anche annunciato che, nei prossimi giorni la Protezione Civile terrà un incontro con la cittadinanza dell’Isola di Vulcano per illustrare una propria ordinanza, in via di pubblicazione, “figlia” della dichiarazione dello stato di emergenza delle Eolie, deliberata a fine dicembre dal governo, con stanziamento di due milioni di euro. Ordinanza che prevede visto i fondi messi a disposizione, delle opportunità per il territorio, così come per quanto concerne l’acquisto di nuova strumentazione/implementazione dell’esistente per il monitoraggio del vulcano e la messa in sicurezza.

Stromboli al Tramonto

Le Isole Eolie non finiscono mai di stupirci, la loro attività vulcanica è in continuo cambiamento, infatti negli ultimi anni ci sono stati dei fenomeni che hanno destato interesse e preoccupazione. Anche l’ultima esplosione dello Stromboli fece preoccupare la popolazione sia per la sicurezza che per l’economia stessa dell’Isola. Tanto è vero che tutt’oggi le salite al cratere a piedi che si organizzavano con le agenzie locali, non sono ancora riprese. Per fortuna che i ragazzi della flottiglia delle barche a vela che ogni anno svolgono crociere nell’Arcipelago eoliano, si sono organizzati con imbarcazioni di alcuni locali e riescono anche di notte a far si che i loro ospiti, possano andare sotto la sciara di fuoco, e godere delle esplosioni e la caduta dei lapilli sino al mare. Stromboli di notte regala delle emozioni incredibili, se poi il vento è favorevole si sente anche il suo respiro e il gorgoglio prima di emettere un vero tuono e buttar fuori dal cratere magma, calore, luce e lapilli sino al mare, se non che tanto vapore acqueo…

Anche a Panarea nella fattispecie durante l’ancoraggio a Lisca Bianca si può godere di queste attività vulcaniche, facendo snorkeling proprio su di un fondale di 5 metri che dalle rocce emana una sorta di gas benefico, sembra termale, che nella risalita verso la superficie diventa uno spettacolo di colonne piene di bollicine, sembrano funi dal cielo, come a volte lo si può vedere nel cielo durante la pioggia.

Altri fenomeni si riscontrano in tutto l’Arcipelago eoliano, dato che ovunque si faccia un tuffo in mare si può vedere attività gassosa di risalita, oppure anche nelle località termali, quando camminando si incontrano esalazioni dall’odore acre, e pietre calde che spesso diventano ustionanti.

Le pietre alle Isole Eolie non sono come siamo abituati a vederle, infatti qua incontriamo piccoli frammenti di ossidiana nera e lucida come il vetro, pietre di zolfo friabili e puzzolenti, la pomice bianca e leggera da riuscire a galleggiare se la getti in mare. Spesso durante la navigazione si incontrano le pietre pomice in mare che galleggiano, questo accade dopo molta pioggia e vento, che attraverso corsi di acqua o piccole frane viene riversata in mare.

Le Isole Eolie parlano da sole, del loro passato, ovunque basta guardarle anche da lontano, o nei loro dettagli per capire quanto la loro natura selvaggia sia di origine vulcanica, origini vulcaniche in relazione continua con il mare che le ha volute modificare, modellare, renderle ancora più belle con la sua erosione. Anche il vento che nei mesi invernali non manca ha fatto la sua opera d’arte, gole e rocce sulle montagne piuttosto che scogliere interminabili e frastagliate, dove nel tempo lui, il vento, si è insinuato modellandone l’aspetto e rendendole cos’ meravigliosamente perfette da far si che il loro nome fosse proprio un inno al Dio del vento, ovvero Eolo, Isole Eolie. Tanto è vero che ho sempre pensato che questo nome li sia stato attributi proprio perché nel periodo estivo vi è poco vento, come se fosse il posto scelto da Eolo per andare a riposare.

Anche la cucina spesso è stata influenzata dalla presenza dei vulcani, infatti la terra lavica fertile ha dato prevalenza, insieme al clima ed alle temperature siciliane ad alcuni ortaggi e tipi di frutta che nascono e crescono in un modo irripetibile. I sapori che si incontrano in queste isole sono unici e come tali, quando vengono elaborati e inseriti nei piatti delle ricette tipiche eoliane, sia fatte in casa che nei ristoranti sono prelibatezze che non si possono gustare da nessuna altra parte.

Le Isole Eolie sono impervie, ma ti accolgono, ti coccolano ti ospitano con lo stesso calore del sole di questa terra, gli abitanti, li Eoliani sono ospitali e ben disposti a mettere a disposizione le loro isole al turista. Chi arriva alle Eolie non va via senza poi avere la nostalgia e la voglia di tornare, tornare dai temibili Vulcani….

Aria, Acqua, Terra e Fuoco…

Aria, Acqua, Terra, Fuoco. Tutto il necessario alla Vita è qui.

Esiste un “ramo attivo” delle isole Eolie, quello dove la fervente attività vulcanica è ancora in atto, in alcune nel sottosuolo in altre, come Stromboli, ben visibile anche al di sopra. Le Isole Eolie sono la porzione emersa di sette edifici vulcanici situati a largo della costa settentrionale siciliana. Le isole formano un arcipelago con forma di “i greca” rivolta verso nord ed è possibile distinguere tra isole vulcaniche dove l’attività è ancora in corso (Vulcano, Lipari, Panarea e Stromboli) ed isole in cui essa è da considerarsi estinta (Alicudi, Filicudi e Salina).

Vulcano, anticamente chiamata Therasίa = “terra calda” e poi ribattezzata Hierá = “sacra”, poiché qui si supponeva vi fossero le fucine di Efesto e dunque “sacra” al dio Vulcano, per chi viene dalla Sicilia l’isola di Vulcano è la porta d’ingresso all’Arcipelago Eoliano. Formatasi negli ultimi 120mila anni attraverso eruzioni effusive e fortemente esplosive, Vulcano è la porzione emersa di un edificio che si innalza dal fondo del Tirreno per circa 1500 metri. L’ultima eruzione è avvenuta tra il 2 agosto 1888 ed il 22 marzo 1890, un evento studiato e descritto da numerosi studiosi tra cui Giuseppe Mercalli e caratterizzato da una particolare attività, poi ribattezzata appunto “vulcaniana”, per indicare un tipo di eruzione con forti esplosioni e lancio di bombe incandescenti anche a grande distanza. Oggi il vulcano è in stato di quiescenza, tuttavia l’orlo de La Fossa e la zona della Spiaggia di Levante sono interessate da campi fumarolici, con gas anche di alta temperatura, a testimonianza della presenza di una sorgente magmatica profonda ancora attiva. Fluidi e gas magmatici risalgono ancora oggi lungo le numerose fratture riscaldando il tratto di mare antistante la zona del Porto di Levante: qui infatti è possibile fare il bagno, anche in pieno inverno, immersi nelle calde acque del golfo, magari ammirando con una maschera gli spettacolari treni di bolle che risalgono dal fondale. L’interazione tra mare e magma ha creato inoltre grotte e particolari formazioni rocciose disseminate lungo le coste dell’isola. Come non citare le Cale del Formaggio e di Mastro Minico, dove l’acqua assume toni sfavillanti, degni di una località esotica o ancora Punta Monaco, dove le pareti di Monte Lentia si tuffano in mare formando la piccola baia verde smeraldo conosciuta come ‘Piscina di Venere’: un vero paradiso in cui fare il bagno. In fondo alla stessa cala si trova poi la Grotta del Cavallo, un anfratto dove stalagmiti, pozze e concrezioni nate dall’azione combinata di vapori e acque sulfuree diventano arabeschi scintillanti quando gli ultimi raggi di sole filtrano all’interno della cavità. Più a sud, a Punta del Grillo, si trova una sorgente di acqua calda dove poter fare il bagno guardando l’intera costa settentrionale siciliana, qui dominata dalla mole impressionante dell’Etna. Vulcano però non offre solo splendide località di mare: l’isola è caratterizzata da un ambiente estremamente variegato, che invita ad interessanti trekking alla scoperta di punti panoramici, canyon e coni vulcanici. Il tour dell’isola in barca a vela con ormeggio a Ponente o alla Baia di Vulcanello è senza dubbio da preferirsi.

Tra questi per esempio è d’obbligo una gita alla Valle dei Mostri di Vulcanello, un luogo dove le colate di lava hanno disegnato figure mostruose, oggi colonizzate da ginestre e macchia mediterranea. Tra i punti panoramici più conosciuti, Capo Grillo è senza dubbio la località da cui è possibile abbracciare con lo sguardo quasi tutte le isole Eolie, mentre la zona di Lentia offre i tramonti più belli dell’isola. La Gola di Rio Grande, invece, è la meta ideale per un trekking impegnativo – soprattutto per il caldo e per le zecche – ma sorprendente: si tratta di uno spettacolare canyon scavato dalle acque nei depositi vulcanici, che conduce in un tratto di costa poco. Imperdibile poi è l’ascesa al cono de “La Fossa”. Piuttosto faticosa nelle giornate assolate, l’escursione consente di camminare sulla storia geologica più recente dell’isola, tra l’ampio cratere e le grandi bombe vulcaniche dell’ultima eruzione. Lo sguardo abbraccia tutte le Eolie, mentre il campo fumarolico dipinge il suolo bollente con il giallo dello zolfo ed il bianco dell’allume.

Separata da un braccio di mare di appena 800 metri da Vulcano, Lipari è la più grande e popolosa delle isole Eolie. Porzione emersa di un complesso vulcanico geologicamente connesso a quello di Vulcano, Lipari ha avuto un’articolata storia eruttiva, suddivisa in diversi cicli di attività subaerea, iniziata 223mila anni fa e conclusasi tra il 780 ed il 1230 d.C. con le due poderose eruzioni del Monte Pilato. Oggi in alcune zone dell’isola, sia subacquee che subaeree, sono presenti numerose manifestazioni di vulcanismo secondario come emissioni gassose e termalismo, a conferma che la sorgente magmatica è ancora attiva. Lipari è stata abitata sin dal Neolitico, come confermano i numerosi ritrovamenti archeologici a testimonianza della presenza di una fiorente civiltà basata sull’agricoltura e sull’estrazione dell’ossidiana (il prezioso vetro vulcanico) ed ha seguito le vicende storiche della vicina Sicilia, ad eccezione di alcuni periodi in cui è rimasta presumibilmente disabitata. A conferma della lunghissima e densa storia, all’interno del complesso dell’antico Castello che domina il porto, è possibile visitare lo splendido Museo Archeologico Eoliano che raccoglie non soltanto i reperti dal periodo preistorico al periodo classico ma anche un’interessante collezione di rocce delle Eolie e di fossili del Quaternario. Il centro abitato principale dell’isola è costituito da un dedalo di chiassose stradine dov’è possibile trovare bar, ristoranti e negozi anche lussuosi: famosissima la piazzetta di Marina Corta con vista sul mare. Lipari possiede inoltre altre piccole frazioni disseminate nella campagna isolana o sulla costa come Canneto, sempre sulla costa orientale, o Quattropani, con vista eccezionale sulle isole più occidentali dell’arcipelago. Una visita è obbligatoria alle terme di San Calogero, ad alcuni chilometri di distanza dal principale centro abitato; il centro termale è chiuso dagli anni ’70 ma è presente un’area museale visitabile. Le coste di Lipari offrono tantissime spiagge anche selvagge ed incontaminate, dove poter passare una splendida giornata di mare tra snorkeling e relax. Bellissima la spiaggia di Vinci, raggiungibile solo in barca si trova vicino Punta Crepazza, oppure ancora la spiaggia Valle Muria, con la vista sui Faraglioni di Pietra Lunga e Pietra Menalda, infine la spiaggia di Acquacalda, situata difronte all’omonima frazione. Chiusa purtroppo per rischio idrogeologico la spiaggia Bianca, costituita dalle bianchissime pomici di Monte Pilato e che ha reso Lipari famosa in tutto il mondo.

E poi situata a metà strada tra Salina e Stromboli, con i suoi 3,4 kmq di superficie c’è Panarea, la più piccola delle isole Eolie. Anch’essa, insieme agli isolotti di Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, Bottaro, Dattilo, Panarelli e le Formiche, è la porzione emersa di un complesso apparato vulcanico per lo più sommerso che si è edificato negli ultimi 150mila anni. L’ultima attività eruttiva dovrebbe aver coinvolto un centro eruttivo posto in prossimità dell’attuale Basiluzzo, tuttavia ancora oggi sono presenti vigorose manifestazioni di vulcanismo secondario in forma di attività fumarolica sottomarina, nei pressi dei piccoli isolotti satelliti e presso la spiaggia della Calcara sotto forma di emissioni gassose. La sorgente magmatica di Panarea è dunque ancora attiva. L’isola è diventata nel tempo una delle più rinomate destinazioni del turismo internazionale, è infatti spesso visitata da numerosi personaggi famosi e da un turismo di massa con cui il delicato habitat naturale deve necessariamente fare i conti. Tra feste, bar e locali alla moda, il patrimonio ambientale e soprattutto culturale dell’isola sembra passare in secondo piano, eppure Panarea ha tantissimo da offrire, soprattutto fuori stagione. L’isola è attraversata da una fitta rete di sentieri che risalgono le lussureggianti pendici di Pizzo Corvo, tra capperi, ginestre e una profumata macchia mediterranea. Tappa obbligatoria è il villaggio dell’età del Bronzo di Capo Milazzese, dove sono visibili i resti di alcune capanne e di antiche strutture all’interno dello stretto promontorio che disegna la bellissima Cala Junco. Alcune abitazioni conservavano resti di pavimentazione ed arredi costituiti da mortai, macine, tavoli e lastre utilizzate come sedili; i materiali rinvenuti durante gli scavi così come i relitti delle navi sono oggi esposti al Museo Archeologico di Lipari. Tra le località di mare più belle dell’isola, oltre alla suddetta Cala Junco, sono da annoverare la Cala degli Zimmari, nel versante meridionale dell’isola, la bollente spiaggia della Calcara e la Cala Bianca, lungo la costa occidentale, raggiungibile solo con la barca. Appuntamento poi su una delle terrazze di San Pietro al calar del sole, quando la notte di Panarea è illuminata dalle spettacolari esplosioni dello Stromboli che domina l’orizzonte a nord-est.

Stromboli ovvero ‘Iddu’, come lo chiamano i suoi abitanti, è l’isola più orientale delle Eolie nonché un meraviglioso vulcano che emerge per circa 900 metri dalle acque del Tirreno. 12 chilometri quadrati in cui sono riassunti tutti i colori della Sicilia: dal rosso del magma, lanciato in aria ogni 10-20 minuti, al blu profondo del mare che ne bagna le coste, fino al giallo intenso delle ginestre.

Il vulcano attuale, di cui ne vediamo soltanto un venticinquesimo – il resto è sommerso -, è frutto di almeno 160mila anni di attività eruttiva. Dimensioni veramente imponenti e paragonabili soltanto a quelle dell’Etna. Prima che il vulcano emergesse nella posizione attuale, doveva esistere però un altro edificio poi estintosi ed eroso dal mare: l’unica testimonianza fisica è lo scoglio di Strombolicchio ovvero il condotto solidificato dell’antico vulcano. Oggi l’attività dello Stromboli è contraddistinta da esplosioni frequenti di medio-bassa energia, caratterizzate dal lancio di brandelli di magma incandescente che ricadono in prossimità dell’area craterica: è la cosiddetta attività stromboliana, uno spettacolo unico che richiama turisti da tutto il mondo. Quando l’attività lo consente, è possibile raggiungere la sommità del vulcano, obbligatoriamente accompagnati dalle guide locali, per raggiungere il Pizzo Sopra La Fossa, un balcone naturale posto a circa 900 m di quota da cui si domina la terrazza craterica, posta più in basso di circa 200 metri. Dalla cima del vulcano è possibile dunque ammirare in tutta sicurezza i getti di magma incandescente illuminare il cielo del tramonto: una delle esperienze più emozionanti per chiunque visiti la Sicilia. Non solo montagna a Stromboli, le coste dell’isola regalano angoli veramente incontaminati, come la lunghissima spiaggia della Forgia Vecchia, a sud del porto, un paradiso raggiungibile solamente a piedi (o in barca) e posto proprio all’uscita dell’immenso pendio omonimo, o ancora la più frequentata spiaggia di Piscità, posta proprio in prossimità delle case più esclusive dell’isola. Se siete amanti delle atmosfere tranquille, lontane dal tipico caos delle località turistiche, Ginostra è il luogo che fa per voi. Un pugno di case dislocate tra capperi e macchia mediterranea: un paradiso raggiungibile solo in barca, dove il tempo sembra essersi fermato. Per apprezzare appieno l’isola è però necessario circumnavigarla, soltanto così è possibile scoprire coste disabitate, come la zona di Punta Lena con i suoi uliveti abbandonati, o ancora l’impressionante Sciara del Fuoco, l’enorme pendio su cui rotolano le scorie incandescenti eruttate dal vulcano. Occhi dunque sempre puntati in alto a Stromboli, soprattutto di notte, per osservare il rossore dei brandelli di magma incandescente affievolirsi nel profondo cielo stellato come meteore d’agosto.

Leggende delle Eolie…

Monastero di Lipari

La leggenda narra che quando nel resto del Mondo soffia forte il vento, alle Isole Eolie ci sia calma piatta. La stessa leggenda ci racconta che in uno degli anfratti delle grotte di Stromboli, Eolo abbia scelto di riposare. E qui alle Sette Isole di acqua, fuoco, terra e mare di vento ne troviamo sempre quanto basta per veleggiare placido ed assorto. Leggermente invelati con genoa a segno e randa aperta la navigazione da Panarea a Stromboli è quella che la flottiglia delle Isole Eolie ama di più. La sosta in baia per il pranzo a Cala Junco è un momento del tour delle Isole che rimane sempre nel cuore e nell’immaginario di tutti forse perché arrivando ci si aspetta sempre una Panarea diversissima da quella che poi in realtà si incontra e le calette di Milazzese e Junco ne sono l’esempio più calzante. Due anfratti rocciosi dalle guglie ispide scavate dall’acqua del mare e del vento che fanno da cornice ad uno specchio di mare iridescente di colori e forme di vita sottomarine. Una calma rilassante avvolge le barche a vela che all’ancora cullano gli equipaggi impegnati nella preparazione del pranzo. Il villaggio preistorico adagiato su una delle due penisole create da scogli sporgenti sovrasta entrambe le baie e Drautto davanti a chiudere il cerchio piccolissimo di questo anfiteatro naturale. I sup fanno slalom tra le barche in rada e raggiungono la piccola spiaggia di sabbia che da questo lato dell’isola è l’unica che permette una camminata per arrivare al centro del paese; è da qui che la strada piastrellata e non dotata di illuminazione parte per inerpicarsi nei vicoli più stretti fino a raggiungere il paese e la Panarea che di cui abbiamo sempre letto, quella snob e confusionaria degli aperitivi al Raya Club o al Banacalì.

Lipari e Vulcano

C’è molto da scoprire di queste Sette isole che spiazza e che lascia inaspettatamente esterrefatti. La bellezza delle Isole Eolie risiede si nelle sue meraviglie naturalistiche, ma soprattutto nelle loro capacità di sorprendere il visitatore ad ogni passaggio. La barca a vela è sicuramente ciò che più permette di godere dei luoghi e dei loro scenari. Siamo a Cala Junco. Salperemo alla volta di Stromboli nel pomeriggio. Cala Junco, senza inutile pretese è  senza dubbio una delle spiagge siciliane più suggestive. Il merito è, anzitutto, della sua suggestiva conformazione: una baia incastonata tra le rocce, una sorta di piscina naturale. Si caratterizza per la forma ad anfiteatro, delimitato da formazioni rocciose. Queste, insieme ai fondali e all’azione dei raggi del sole, danno al mare splendide sfumature. L’acqua va dal blu intenso al verde smeraldo. E lo spettacolo n on finisce qui. La sua fama rende Cala Junco una delle spiagge di Panarea più gettonate, soprattutto nel mese di agosto. Se volete godere appieno di questo spettacolo della natura, il consiglio è visitarla in momenti meno affollati. Una visita è d’obbligo, perché regala indimenticabili momenti di relax. Pare che, ai tempi del villaggio preistorico, fosse utilizzata come darsena. Raggiungere la spiaggia di Cala Junco è facile. Tutto ciò che dovete fare è imboccare un antico sentiero che parte dal Drautto e, in circa 30 minuti, vi porta a destinazione. Questo se partite dal paese lato porto, altrimenti è la barca a vela il mezzo più adatto a raggiungerla poiché l’ancoraggio è facile e sicuro, ottimo anche per la notte. La piccola isola di Panarea offre tanti scorci suggestivi, insenatura affascinanti e paesaggi da scoprire. È perfetta per coloro che cercano relax, ma anche per gli appassionati di snorkeling ed immersioni. Non mancano le attrattive in termini di vita mondana. Le spiagge raggiungibili a piedi dal centro abitato si trovano tutte sul versante orientale e meridionale dell’isola. La parte restante dell’isola è scoscesa e quasi totalmente inaccessibile. Le altre spiagge presenti si trovano nei vicini isolotti di Basiluzzo e Lisca Bianca. Sono tutti isolotti che gravitano attorno a Panarea e che formano un mini arcipelago all’interno dell’arcipelago stesso. Appaiono all’orizzonte come grandi scogli o poco più, ma sono quello che resta di antichi vulcani che con la loro forza hanno sconquassato il mare e la terra circostante nelle ere passate, prima di estinguersi ed inabissarsi: sono gli isolotti minori che si trovano di fronte Panarea i cui principali sono Basiluzzo, Dattilo, Bottaro, Lisca Bianca, Lisca Nera, Spinazzola, Panarelli e le Formiche.

Litografie delle Eolie

Poco più che scogli abbiamo detto, ma in alcuni casi micromondi complessi e delicati che sembrano ferire il mare con i loro artigli di pietra lavica, e che meritano di essere approfonditi. Basiluzzo è la più grande di queste isolette-scoglio e per questo è chiamata spesso “l’ottava isola delle Eolie”. Situata a 3,5 km da Panarea con una superficie di 0,3 chilometri quadrati, formatosi circa 50.000 anni fa ed eroso come gli altri isolotti, dai fenomeni atmosferici e tellurici che hanno scolpito riolite, ossidiana e pomice in queste fortezze che sbucano dall’acqua. Basiluzzo è formata da ripidi bordi a picco sul mare, con una altezza massima di 165 metri, mentre su un lato si trova una sorta di pianoro, che per molto tempo è stato usato come pascolo e coltivazione di capperi. La caratteristica più interessante però è che quest’isola doveva essere una dimora di lusso ai tempi dell’antica Roma, dato che ci sono i resti di una villa romana e di una darsena. La villa, situata proprio sulla sommità dell’isola e dotata di una terrazza con i pavimenti a mosaico gode di una vista privilegiata su Stromboli: sembra che il ricco romano volesse godersi le spettacolari eruzioni con un posto in prima fila! Davanti a Basiluzzo si trova lo scoglio di Spinazzola, ampio oltre 5 metri quadri ed alto 79, completamente a picco sul mare ed inaccessibile. Un tempo Spinazzola doveva essere tutt’uno con Basiluzzo: l’erosione deve averne fatto franare una parte separando per sempre le due isolette. Dattilo, con 287 mq di superficie si erge con la sua caratteristica forma di dito (da cui il nome che in greco antico significa dito) sul mare. La sua forma caratteristica ricorda anche una cattedrale medievale uscita da qualche fantasia sfrenata di chi può immaginare un colosso architettonico in mezzo al mare cristallino. Lisca Bianca deve il suo nome al colore conferitole dalle reazioni chimiche causate dalla fumarole acide, ed è stata usata in passato come cava di allume. Lisca Nera invece non è che un piccolo scoglio che affiora a pelo d’acqua. Bottaro è famosa per un punto nelle sue vicinanze in cui il mare ribolle a causa di una particolare fumarola fredda, che emette bolle di anidride carbonica ma non riscalda l’acqua come in altri punti delle Eolie.

Eolie selvagge

Tutti gli isolotti minori, probabilmente, un tempo erano uniti dalla terraferma e forse addirittura costituivano una grande isola insieme alla stessa Panarea. Oggi sono dichiarati riserva naturale ed è proibito lo sbarco se non per scopi scientifici: sono variamente abitati da specie uniche come la Lucertola Campestre, diverse varietà di gechi, come il geco comune ed il geco verrucoso, e sono zone di nidificazione del Gabbiano Reale. Sulle isole più grandi sono diffusi anche i conigli selvatici che vivono tra varie piante di vegetazione mediterranea come il Fiordaliso delle Eolie, il lentisco, l’atriplex portulacoides, il garofano delle rupi, il finocchio selvatico. Una “misticanza” di profumi, odori, visioni, sapori che rincuorano corpo e anima. Tutte le Isole Eolie hanno bisogno di essere guardate e viste dall’occhio del visitatore attento per coglierne gli aspetti che ad una vista superficiale sfuggirebbero. E questo succede anche e soprattutto a Panarea.

…poi le Isole Eolie!

Sembra, o così è in effetti, che la barca a vela sia il mezzo che Iddu accoglie più volentieri; meglio se a motore spento e sospinta dal gonfiarsi delle vele di prua. Il corridoio di mare che si percorre allontanandosi da Panarea è tutto uno sbirciare verso di lui e la sua forma conica e simmetrica che si staglia possente sotto le foschie che ne nascondono la cima anche nei giorni di cielo terso e limpido. D’altra parte alla luce del giorno le eruzioni si nascondono dietro la luce del sole, ma visibili sempre nei fumacchi periodici e puntuali che ogni venti minuti ne animano i contorni.

Insomma c’è  quest’isola perduta, al largo del Tirreno, emersa dal mare e sputata dalla bocca di un vulcano, i cui pennacchi infuocati hanno guidato le rotte dei marinai nelle antiche notti senza stelle: Stromboli. Faro del Mediterraneo, regno di Efesto, qui si approda se il mare lo concede, ascoltando la voce della montagna e lasciandosi traghettare dall’afflato di Eolo. Figlia di Strombolicchio, secondo la leggenda tappo del vulcano lanciato in mezzo al mare durante una violenta esplosione 200 mila anni fa, Stromboli emerge 100 mila anni dopo.

La più orientale e luminosa della costellazione delle sette sorelle isole del vento, le Eolie. Tra le più strampalate fantasticaggini, ne narrava Omero nell’Odissea, la porta degli Inferi dalla quale discese Zarathustra nel pensiero di Nietzsche, la vorticosa via d’uscita dal mondo sotterraneo nel Viaggio al centro della Terra di Jules Verne; appartata e solitaria, la gemma nera del Tirreno è avvolta da mito e leggenda. Il manto, una volta nudo e brullo per la totale assenza di acqua sull’isola, come un miracolo, dischiude alla vista e all’olfatto un tripudio di odori e colori contrastanti, dolci, erotici. Nelle croste aspre della roccia lavica si insinuano macchie di fucsia bouganville, essenze di gelsomino e oleandro, capperi  in fiore, dirompenti fiordalisi, artemisie, distese di ginestre, che nutrite dal calore nella pancia della terra madre, pregna di sali minerali, crescono rigogliose, temprate dai venti di mare.

Dall’alto, Stromboli appare come una trottola di ossidiana di forma trapezoidale alta 920 metri, dal cui cono lavico, a 750 metri, traboccano le sue lingue di lava che discendendo lungo la parete scoscesa della Sciara del Fuoco, cristallizzano, inabissandosi per 2000 metri nel profondo blu. Capovolgendosi a testa in giù, ci si immerge in un altro mondo dove tutto ciò che stava nelle viscere della montagna, assume nuova vita. Dal fuoco all’acqua. Quelle che erano incandescenti rocce magmatiche, ingioiellate di anemoni, spugne, ricci saetta e gorgonie rosso lava, diventano tana di cernie e murene. Le acque limpide e profonde di questo mare custodiscono una biodiversità ricca di vita non ancora depauperata dalla mano dell’uomo che, qui, nutre verso il mare una silenziosa riverenza.

Uomini di mare, i cui volti antichi, scolpiti dai venti, sembrano raccontare storie di sirene e di tritoni. Le case a Stromboli valicano il concetto stesso di casa. Unità, anime, piccoli templi dalle forme cubiche e morbide, essenziali e senza pretesa alcuna nell’urtare l’integrità del paesaggio. Di bianco per combattere la paura del buio, se le guardi bene, mostrano senza imbarazzo la parte più intima di chi le vive.

Come una barca in mezzo al mare, a Stromboli la natura dà il tempo alla vita. Un luogo che non permette nessuna mediazione, dove il corpo subisce la violenza delle pietre così come queste subiscono la violenza di una mareggiata. Un rapporto di intima sensualità tra uomo e natura che, qualora accolto, ti scava, ti plasma dentro e fuori, costringendoti a capovolgere le tue stesse priorità. In questa terra mi sono spogliata per avvicinarmi alla mia autenticità di essere umano. Il respiro del vulcano come respiro di vita, di fronte al quale ne ho percepito la schiacciante prepotenza, la commovente bellezza.

Si racconta che a causa di varie vicissitudini familiari Eolo scappò verso occidente, fermandosi presso un gruppo di isole del Mar Tirreno, che in suo onore furono chiamate Isole Eolie. Si racconta che Eolo fosse pio, giusto e ospitale verso i forestieri, che avrebbe insegnato l’uso della vela ai naviganti e che riusciva a predire i venti agli abitanti. Eolo, quindi, riuscì ad ottenere da Zeus il ruolo di consigliere degli dei e domatore dei venti. Quest’ultimi, custoditi in un’otra nella sua reggia a Lipari venivano liberati in base alla richiesta degli dei o dei suoi abitanti, causando a volte anche danni dovuti alla loro forza impetuosa e tra cui le leggende annoverano il distaccamento della Sicilia dal resto del continente.

Qui tutto parla di vento, di barche, di naviganti per caso o per mestiere, di rotte vacanziere e di tragitti verso baie nascoste. L’isola col suo tempo variabile, i suoi venti e le sue correnti, detta il ritmo della giornata. E incatena a sé i molti che lasciano la città e si trasferiscono qui. Beatrice Fassi, bergamasca, coordinatrice di Magmatrek, vive a Stromboli da 23 anni. «Ho scelto di rimanere perché mi piaceva la semplicità dell’isola, ci trovavo una certa autenticità, una giusta lontananza dalla frenesia della vita in città e dal consumismo. L’isola per me è stata una scuola di vita, ho imparato tanto, ci passa il mondo. Vorrei che Stromboli, questo punto di vita perso in mezzo al mare, trovasse la forza di tornare al meglio del suo passato: coltivazioni, scambi tra le persone, essenzialità». Il vulcano, intanto, respirando a intervalli regolari, emette cenere e lapilli.

L’isola del pane cunzato…

Salina, l’isola verde del pane cunzato

I vigneti della malvasia…

Abbiamo tempo da perdere a bordo, da assaporare direi ed il momento in cui tutto si acquieta per lasciare spazio al silenzio, ai pensieri, ai racconti di fine giornata è senza dubbio quello dell’imbrunire. Uno delle più belle immagini di fine giornata lo vivo prima dell’ancoraggio per la notte davanti a Santa Marina di Salina, a Lingua di fronte al faro con poche centinaia di metri che ci separano da Lipari. Il sole tramonta sul fronte opposto dell’isola, ma il rosso del crepuscolo poiché siamo quasi sulla punta dell’isola ci raggiunge e così il Margaux all’ancora fa da divisori tra luce ed ombra. Salina con le sue due alte colline rigogliose di verde copre ben presto il sole, uno parte dello scafo della nostra barca a vela rimane illuminato dalla luce del sole e ci permette un ultimo bagno nella zona in cui il fondale è ancora visibile; l’altra parte dello scafo è già in ombra ed il fondale scuro allieta i membri del nostro equipaggio più temerari che si tuffano in un mare, di fatto, ormai scuro. Ma siamo alla fonda e la prua che si mette a vento fa automaticamente ruotare l’imbarcazione attorno al suo perno. Mi soffermo ad osservare questi ritmi della natura che nella vita reale, quotidiana scandiscono poco le nostre decisioni, il nostro da fare, ma che oggi, in questo preciso istante, quando mi immergo velocemente in acqua per poi godere degli ultimi raggi di sole, capisco essere fondamentali per il nostro equilibrio fisico. Sono passati tre giorni da quando ci siamo imbarcati in questa avventura e letteralmente su questa barca a vela ed i nostri ritmi si sono allineati perfettamente allo scandire delle ore, notturne e diurne. Sappiamo a che ore il sole tramonta e ci adeguiamo di conseguenza per poterci asciugare i capelli al vento. Sappiamo quando il Margaux è in procinto di rollare e quindi troviamo un punto di appoggio per non perdere l’equilibrio, sappiamo come disporci sul tender quando lo skipper ci porta a terra ed abbiamo capito una cosa importante. In barca a vela ogni cosa ha il suo tempo ed il suo momento, il mare ha il suo linguaggio che non permette distrazioni , ma che per chi lo rispetta, offre sensazioni inamovibili. Il faro di lingua con le sue saline intorno, non ancora del tutto dismesse fanno da cornice a tutto l’equipaggio che è in procinto di prepararsi per scendere a terra.

Granite al pistacchio, e brioche!!

Abbiamo da gustare qui a Salina due delle specialità enogastronomiche per cui tutta la Sicilia è famosa nel Mondo, la Malvasia ed il “pane cunzatu”. Salina è l’isola che più delle altre ha saputo salvaguardare la sua anima rurale, e mantenere la tipicità, genuinità e autenticità della propria economia tradizionale, basata sulla coltura del cappero e la produzione di questo famoso vino. Il porto di santa Marina di Salina, l’unico tra l’altro a parte quello di Lipari è una deliziosa passerella di piccoli pescherecci in legno dei locali che si alternano alle numerose barche a vela da charters che ormeggiano qui per la notte; un andirivieni di turisti ed eoliani che ci accompagnano fino alla piazza che ci apre la vista su Panarea e che ci accogli con uno dei manifesti di quest’isola: il Postino, girato alla baia di Pollara e di cui Salina conserva gelosamente in ogni dove qualche piccoli rimasuglio od oggetto. All’ingresso del paese la bicicletta con cui Troisi girovagava per l’isola è incastonata in un frammento a grandezza naturale del manifesto cinematografico del film. Le brezze di termica che arrivano in piazzetta sono piacevoli e ci invitano a fermarci qui per il nostro aperitivo serale. Tutti gli equipaggi con cui ci troviamo a navigare durante la settimana si fermano e la piazza in pochi minuti comincia a pullulare di gente, di musica, di fermento…ma è un’invasione pacifica e gli isolani si mescolano volentieri a noi con tutto il calore siciliano tipico di questi luoghi ed ancor più delle Isole Eolie. Passiamo una bella ora ad assaggiare i capperi misti che troviamo nell’happy hour in un mix di sapori tutti eoliani: pomodorini, cipolla, salse accompagnate da vini bianchi locali che sono solo un ottimo preludio per la nostra cena.

Alfredo, storico locale di Lingua, Isola di Salina.

Lo skipper ci ricorda che dobbiamo spostarci al paesino di Lingua dove Alfredo ci aspetta con il suo famoso e pluripremiato pane cunzatu. Lingua è un piccolo e colorato borgo di pescatori caratterizzato dalla presenza di un laghetto naturale di acqua salmastra che riusciamo ad ammirare stasera anche grazie alla presenza di uno luminosa luna pieno che accompagna il n ostro girovagare. Questo laghetto dell’estremità sud-orientale di Salina conserva i resti di un antichissimo impianto per la produzione del sale, una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nell’arcipelago delle Eolie. Le vasche delle saline, interamente visibili fino al 1700 e oggi sommerse dall’acqua del lago, si presentano con la parte inferiore dei muri divisori costruiti con la tecnica dell’opus reticulatum, tecnica risalente alla primo periodo dell’età imperiale romana ed il pavimento anch’esso risalente al I-II secolo d.C., di calce magra e ghiaia. Il lago, sormontato da un pittoresco faro, è oggi riserva naturale protetta, di notevole interesse naturalistico. Qui infatti si recano gli appassionati di Bird Watching durante i periodi di migrazioni degli uccelli ed è per questo che anche in inverno le Isole Eolie sono meta prescelta soprattutto dai turisti stranieri che optano per mete in momenti non tradizionali dell’anno. Ho dimenticato di citare un sito che l’autista del nostro pulmino ci ha ricordato passando. Quello che percorriamo è l’antico tragitto che anche in tempi antichi si utilizzava per arrivare in questa piccola frazione e da non perdere è il ponte in pietra settecentesco in Località Vallone Zappini rimasto praticamente intatto. A pochi passi dal faro troviamo il famoso locale “Da Alfredo”, un’istituzione ed una tappa imprescindibile per tutti gli avventori dell’isola. I cavalli di battaglia del locale sono in realtà due: nel comparto salato primeggia il pane cunzatu mentre in quello dolce la granita. Il primo, che vorrei ordinare in tutti i gusti, mi viene servito come un disco di pane, dal diametro pari a quello di una pizza, tostato e “conciato”, ossia condito, con molteplici prodotti tipicamente isolani: tonno, pomodori, capperi, olive, mandorle per citarne alcuni. Tra i più scelti al nostro tavolo c’è il più famoso, “il Salina” con pesto di capperi e mandorle, pomodori, cucunci, melanzane grigliate, ricotta infornata e menta fresca.

pane cunzato salina isole eolie
Da Alfredo, granite siciliane e pane cunzato.

Lo skipper ci dice che un solo pane è sufficiente per due persone, ma mi convinco, a ragione, che il mio stomaco richiede benissimo una porzione intera e così ne godo appieno di questo piatto, il cui sapore riesco tutt’ora a ricordare. A fine pasto, a rinfrescare palato e spirito, ci sono le granite in più varianti, rigorosamente preparate a partire da frutta di stagione e materie prime locali. Fichi, fichi d’India, gelsi, limoni di Salina sono tra i frutti più usati. Poi c’è la classica mandorla, il pistacchio, il cioccolato e talvolta la granita alla ricotta. All’interno della coppa decidiamo tutti di mettere due gusti e di aggiungere la panna che ci dicono essere inconfondibile. Siamo soddisfatti, è una serata piacevole, il caldo della giornata ha fatto posto ad un venticello leggero che accompagna la nostra passeggiata di ritorno. Vediamo, passando, il Margaux all’ancora pronto ad accoglierci per la notte. Il cielo di stelle sopra di noi non inquinato da alcuna illuminazione pubblica è quanto di meglio si possa desiderare in questo fine serata. [to be continued…]

Rumoroso silenzio…

Rumoroso Silenzio.

C’è da dire che pensavo che in un equipaggio composto anche da donne avrei sofferto dei loro ritardi, delle loro richieste ed esigenze! Ovviamente sto scherzando…sapevo che avrei sofferto più della presenza degli uomini invece. Ma anche questo non è successo. Ci siamo accorti, e direi tutti con grandissima sorpresa, che, salendo a bordo di questa splendida barca a vela, ognuno di noi ha lasciato il proprio background a casa e si è completamente spogliato di tutte le proprie convinzioni, anche quelle che aveva sulla vita di bordo, su come gestirla, su cosa dire e come relazionarsi. Una vacanza in barca a vela è effettivamente un “lasciare tutto” alle spalle e cominciare una settimana in navigazione verso se stessi. La location delle Isole Eolie poi ha fatto tutto il resto…se fossimo stati altrove probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso, ma questo mix di natura, convivialità e rapporti umani strettissimi ci ha davvero un po’ cambiati. Stromboli e la serata passata a San Vincenzo ed ancor prima la passeggiata per arrivarvi ci hanno fatto parlare, sorridere, stupire gli uni degli altri e contemporaneamente del luogo stupire del luogo che stavamo attraversando. Lo skipper, attento ed innamorato di questo posto mal cela il suo amore assoluto per questo luogo e per i suoi assordanti silenzi. Stromboli è un’isola da piedi scalzi, di poche parole e poche apparenze, ma rispettosa sempre. Percorriamo un vicolo unico che porta alla piccola Chiesa in cima al paese dove non vi è illuminazione pubblica e dove  l’incedere dei passi lento ed incerto è appena illuminato dalle luci che arrivano dalle case ai lati del vicolo stretto. Alzando il naso all’insù notiamo con meraviglia le lucine di coloro che si sono avventurati alla salita del vulcano e che stanno per arrivare alla cima per goderne dello spettacolo più cruento e violento, l’eruzione dal cratere della Sciara, passeggiata che ho deciso di fare la prossima settimana per godermi stasera l’aperitivo tanto agognato all’Ingrid Bar. Lungo la camminata ciarliamo un po’ e ci mescoliamo agli altri turisti ed isolani che silenziosi si soffermano nei tanti piccoli negozietti di souvenirs dove campeggia in ogni dove la figura stilizzata dello Stromboli, protagonista assoluto. E’ ancora presto e decidiamo di salire ancora per poi riscendere verso la casa dove Ingrid Bergman e Rossellini convissero, dopo essersi innamorati proprio qui, durante le riprese del film “Stromboli”. Una casetta bella e curata come tutte le altre dove non ci sono particolari o immagini e resti di quello che qui è stato. E di tutto quello che è successo su quest’isola. Un’isola selvatica, rimasta i primordi dove l’essenziale è visibile agli occhi e niente di superfluo c’è. E’ l’isola che ha coronato questo film e questo amore che prima fu difficile o quasi impossibile e che poi divenne un capolavoro, un frammento memorabile del neorealismo; è il 1948, sono gli anni delle donne vestite ancora di nero, i tempi delle case senza servizi e degli spostamenti sugli asini…qui, in parte, le cose sono ancora così. Erano gli anni del grande cinema senza colori, ma tanta passione, non ancora raffinato dagli effetti studiati alla perfezione. Erano gli anni della vita messa in scena con la verità di uomini e donne che di copioni non sapevano nulla e diventavano, ciò nonostante, struttura portante di film passati alla storia come capolavori. Stromboli, lontanissima dalle luci di Hollywood ne diventa protagonista tutto d’un tratto; l’isola partorita dalle acque del mare, così appariva ed appare anche oggi ai miei occhi, un immenso scoglio imponente che spezza il blu cristallino delle acque che lo circondano, la avvolgono. Una terra che si lascia amare dal mare ed abbracciare dal fuoco. La passeggiata è un andirivieni di persone che percorrono i vicoli stretti, ma ad una certa ora tutti gli equipaggi delle barche a vela con cui da inizio settimana abbiamo formato una specie di flottiglia spontanea si riuniscono nella piazzetta davanti all’Ingrid bar di questo personaggio amatissimo qui che è Massi, non solo proprietario ma anche e soprattutto curatore di tutte le relazioni interpersonali che si formano ogni sera qui. E’ un ambiente quasi surreale dove i tavolini ornati e dipinti da maioliche siciliane coloratissime la fanno da padrone, dove alzando il nasò all’insù lo Stromboli prorompe quasi a caderci addosso con tutti i suoi sospiri e dove, guardando giù, la baia si illumina di tanti piccole lucciole di centinaia di alberi galleggianti che alla fonda ornano questo lembo di spiaggia quasi addobbato a festa. Si, facciamo festa…il buffet eoliano e dai tipici profumi è invitante ed abbondante e Massimiliano cura nei minimi dettagli il nostro happy hour e tutto ciò che esce dalla cucina prima che arrivi sui tavoli. Gli equipaggi delle barche a vela si riuniscono qui lo stesso giorno do ogni settimana ed il clima conviviale e casereccio che si respira ci fa capire che qui gli skippers sono di casa e capiamo perchè ognuno di loro, quando ci parla dei suoi esordi alle Isole Eolie, ha eletto queste sette isole come metà preferita in tutto il Mediterraneo. Si naviga, si vedono posti, si ammira tutto, ma si riesce a rimanere legati solo ad alcuni luoghi e tutti qui sembrano aver scelto le isole Eolie come luogo non solo di lavoro, ma anche come dimora personale di amicizie, svago, divertimento. Sono perfettamente in grado di capire il perché. Passiamo una bella serata, ma lo skipper, fiero del programma che ha preparato per noi, ci riporta all’ordine ricordandoci il nostro appuntamento per la Sciara del Fuoco in notturna; quindi , percorrendo a ritroso la via che ci ha portato alla cima torniamo al molo in attesa del nostro gommone che Ando, abilmente, condurrà verso il lato nord ovest dell’isola facendoci anche da cicerone ed illustrandoci tutti gli aspetti più romantici di questo versante. E’ uno spettacolo prorompente quello che si apre ai nostri occhi e anche inaspettato perché nessuno può immaginare che ciò che si vede alla luce del giorno e pare così pacato alla sera assomigli in tutto e per tutto ad una vera e propria esplosione che ogni venti minuti quasi esatti ci fa sobbalzare dallo stupore. Ma lo Stromboli è così in tutti i suoi aspetti, nel fascino che emana sopra e sotto il mare, di notte quanto di giorno ed è sicuramente l’isola che alla fine della settimana eleggerò come prediletta. La notte scorre con il rollare placido del Margaux alla fonda ed anche alla mattina quando cominciamo a navigare verso Panarea per poi proseguire verso Salina e costeggiamo la Sciara, la magia notturna seppur un po’ sbiadita dalla luce del giorno, mi riporta alla mente le sensazioni, perlopiù di impotenza provata la sera precedente, davanti alla Natura che qui, in ogni dove, regna sovrana.

…perchè andare alle Eolie!

Scorcio Eolie Island

Piccole onde di colore blu, leggere, trasparenti, coordinato il suo moto, irradiato dalla luce del sole, i canali delle Isole Eolie sembrano tutti così, così diversi tra loro, ma tutti conducono a piccole rotte di luce tra le sette perle, così chiamate le sette Isole dell’Arcipelago Eoliano; Lipari la più grande, Vulcano aspra e imprecisa, Panarea la più elegante, Stromboli l’isola di fuoco, Salina verde rilassante e famigliare, Filicudi così come era 50 anni fa, povera e straordinaria, Alicudi solitaria e piccola che sembra la figlia di tutte.

C’è chi dice che queste isole siano state povere, talmente povere che negli anni 50 venivano abbandonate, i pescatori che le abitavano, chi riusciva, vendeva la propria abitazione per il corrispettivo di un biglietto della nave che gli avrebbe portati in America a cercare fortuna, qualcuno l’avrà anche trovata.

Chi è rimasto oggi vive di turismo, il turismo delle Eolie non è il solito che siamo abituati a frequentare  conoscere in altre località italiane, alle Eolie non si va una sola volta, alle Eolie si deve tornare, perché una settimana non è sufficiente per viverle, conoscerle e respirarle tutte… Le Isole Eolie vanno vissute di giorno, ma anche di notte, ma la notte non si passa solo nei locali eleganti dove si bevono cocktail e si può ballare nelle discoteche sino all’alba, la notte si passa all’aperto sotto stellate che avvolgono ogni cosa, sdraiati su spiagge nere o bianche ancora calde della giornata di sole, la notte si passa ai piedi dei vulcani che mentre ti fanno sentire la forza nella terra che trema, puoi vedere anche tutta la loro magnificenza lassù, in alto sulla vetta dove il cratere aggiunge lapilli sparati tra le stelle, fumo e piccoli tuoni che sembrano lamenti della montagna stessa. Alle Eolie si cammina scarsi per sentire il calore della sua terra, si esce quasi svestiti perché l’aria calda sulla pelle ti fa star bene, alle Eolie le luci sono solo quelle delle candele appoggiate sui muretti delle case, dei locali, delle Chiese. Alle Eolie le auto non possono disturbarti perché non ci sono e quelle poche sono lontane o ferme, alle Eolie si cammina.

Barca a vela.

La notte se ti capita di spostarti con il tender dalla rada al pontile, o da una barca all’altra puoi rimanere affascinato dalla scia luminosa che il plancton crea, una scia luminosa nel mare che come una chioma di luce e di stelle sembra dividere il mare per poi ricucirsi solo pochi metri dietro il tuo passaggio, alle Eolie tutto può essere magico, le cose possono accadere ma devi provocarle, devi cercarle e loro sapranno darti quello che vuoi, le Eolie sono gentili e non ti deluderanno.

Mangiare alle Isole Eolie ti permetterà di ritrovare in bocca quei sapori che arrivando sono già nell’aria, il profumo delle piante come il rosmarino che nasce spontaneo, le piante del cappero, il finocchietto selvatico, il profumo dell’acqua di mare degli scogli e delle alghe fresche ti permetteranno di assaporare con una boccata di aria tutti i sapori del mediterraneo, sapore di mare, del loro pescato e cucinato nella maniera più semplice che esalterà solo la semplicità dei prodotti stessi, i sapori della Sicilia concentrati in queste terre ciclopiche.

Il popolo locale eoliano ha saputo accogliere negli anni il turismo in un modo che raramente si verifica, le Eolie sono Isole di un’isola la “Sicilia”, ma sembrano vivere di una loro personalità, entità, hanno un fascino docile ed accogliente, sono fiere di se stesse, ma senza mai farti sentire a disagio, alle Eolie quando arrivi per la prima volta ti senti li da sempre e la sensazione di esserci già stato ti pervade, ma soprattutto si creerà un legame che ti farà tornare, perché alle Eolie si torna sempre!!

Stromboli, vulcano attivo.

I piccoli traghetti che le collegano alla Sicilia, porto di Milazzo, gli aliscafi veloci che come autobus le legano da sempre, le fanno sentire vicine e lontane nello stesso momento. Sul porticciolo di Lipari al mattino c’è fermento, piccoli pescherecci che rientrano con il pesce, Ape Car che come zanzare impazzite caricano generi alimentari per i ristoranti, per gli alberghi, per le cambuse delle barche a vela che ormeggiate ai pontili Portosalvo, Buon Fonda o Lipari Service aspettano di mollare gli ormeggi per partire con i loro charteristi alla volta della crociera, il tour, la navigazione lenta spinta dalla brezza di mare, spinti dalle onde del mare, dal sole caldo. Il porto di Lipari è vissuto da tutta la popolazione, il paese è il porto ed il porto è l’Isola per antonomasia. Tutto passa da qua, cose, persone, animali, genere alimentari e perché no ogni tipo di umore, di gioia, di sentimento, di amore, prima o poi passa da qua… passa dal porto di Lipari l’ingresso delle Eolie!!

Tutto inizia quasi sempre qua, le persone arrivano e ognuno di loro prende la sua direzione, verso i pontili per chi navigherà sulle imbarcazioni a vela, verso soggiorni a terra come hotel, resort, case vacanza. Tutti con un’unica passione, il mare, la spiaggia, il sole, la buona cucina, la voglia di vivere un’esperienza ad un ritmo lento e piacevolmente scandito dalla natura, dalla semplicità che solo posti come queste isole riescono tutt’oggi a donare.

In barca a vela…

Acqua del mare, verde delle felci, dei vigneti di malvasia, delle piante del cappero, bianco della pomice o delle saline di Salina, nero della lava rafreddata, indurita cuocente sotto il sole, rosso del magma che esce dai crateri di notte, blu del cielo, bianco delle case, punti di luce nel tetto del cielo… le stelle, colori dei pescherecci bianchi e blu navigano sulla linea dell’orizzonte, il color crema delle lance locali che portano i turisti a fare il giro dell’isola, il bagno, la schiuma delle onde ed aria, sono i colori che circondano la vita di queste isole che godono di un’atmosfera particolare, il tempo le ha attraversate ma come fanno i marinai, passandoci attraverso, sopra, ammirandole, amandole e lasciando tutto immutato, incantato oggi come allora, e come lo saranno anche tra cento anni grazie all’attenta conservazione che hanno i loro abitanti, nativi o non che ogni giorno si prendono cura di loro… le piccole sette sorelle, le Isole Eolie!!

Navigare alle Isole Eolie

Lipari Island

Navigare alle Isole Eolie, navigare nel mare delle Eolie significa ripercorrere rotte antiche conducendo barche a vela di epoca moderna. Navigare sotto le coste imponenti e rocciose, sotto vette di vulcani alti dai quattrocento ai mille metri. Cave di pomice bianca come il bianco sale di salina, spiagge, rocce nere e pietre come vetro di ossidiana, leggera, a tratti come la pomice che il vento sposta e la fa galleggiare in acqua, pietre che non vanno affondo! Fondali che riposano in calme acque cristalline, pesci che nuotano tra i colori di un mare antico, incontaminato. La luce del sole riflette sull’acqua ed unisce i canali che separano le isole, barche a vela che cuciono gli stretti, rifratto ricamo del marinaio. Luce d’arancio maturata durante la settimana, colora i paesi, li rende caldi ed accoglienti insieme ai profumi del gelsomino notturno, del fico, della Buganvilla. Vele bianche sugli orizzonti brevi tra le isole dell’arcipelago, ciclopici vulcani spendi, dormienti, solforosi o pieni di attività, eruzioni e magma color rosso come il sole dei propri tramonti.

Sapori, odori della tradizione di una terra povera di un tempo, ricca in un tempo più antico, quando la ricchezza era la certezza di avere un posto dove stare, una barca per pescare e la possibilità di sfamare le bocche della famiglia, avere una casa. Case bianche, basse con il tetto a terrazza, piatto per la raccolta l’acqua piovana, ornate di tipiche colonne rotonde eoliane, i portici delle Eolie, le pergole.

Vicoli delle eolie, stretti lunghi ma con lo scorcio del mare blu in fondo, alla fine di ogni vicolo la via di uscita il mare, il vento la libertà…

Lipari
Vulcano Island

Le Isole Eolie di pietra lavica nera, si vivono di giorno in un ritmo scandito dalle onde provocate dalle sue brezze marine quasi sempre amichevoli, luci timide di notte, aria calda, profumi notturni scorci di vita mondana… Panarea!

Il faro abbandonato a sud di Vulcano, Gelso. La piccola Cappella Sacra che lo affianca, un momento di riflessione in contrasto tra la sensazione di spensieratezza in spazi aperti, immensi e l’atmosfera Sacra di quattro mura e profumo di candele, una piccola finestra, si vede il mare anche da qua, in lontananza la costa di Lipari, pensieri, riflessioni e voglia di vivere, queste sono le Isole Eolie.

Verde delle Felci di Salina, la Baia di Pollara il cono vulcanico a metà, i suoi capperi, la sua Malvasia da bere insieme ai suoi cannoli ripieni di ricotta e la cassata siciliana… Rinella i suoi piccoli negozi di porcellane, Leni uno dei suoi tre comuni. Santa Marina di Salina, il paese delle famiglie, per le famiglie… il porto, rifugio dei marinai. La sua punta di sud est, Lingua, piccolo lungo mare noto al mondo per la granita più buona della Sicilia, si quella che si gusta da Alfredo all’inizio ed alla fine della giornata.

Gli asini di Alicudi, i gradoni, le mulattiere per salire alle case, i loro numeri civici in base ai gradini saliti, gli antichi insediamenti i suoi terrazzamenti per l’agricoltura, l’unico ristorante la mini spiaggia di ciottoli la sua unicità, eremita e cara a tutti, soprattutto ai suoi soli cento cinquanta abitanti.

Stomboli

Pecorini a Mare di Filicudi, la piccola festa del Saloon, l’aperitivo sulla balaustra, una birra per un tramonto, un amaro per un cielo pieno di stelle. La sua grotta più famosa, quella del bue marino, la Canna che sfida il cielo e il mare con i suoi settantaquattro metri di altezza. Gianfante, lo scoglio delle aragoste… Nino di Filicudi Porto ed il suoi piatti prelibati dell’unico ristorante che puoi incontrare.

Candele, musica soft da aperitivo, vicoli, piazzette e ristoranti eleganti. Banacalì, Raya e The Bridge possono offrirti un aperitivo suggestivo, le persone si raggruppano, parlano, si conoscono, si innamorano del posto, un posto chiamato Panarea. Enzino il suo campo boe davanti al paese, la sua ospitalità… il taxi boat h24.

Cala Junco, Punta Milazzese, Drauto, Dattilo, Bottaro, Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, i Panarelli e le sue Formiche, lo Scoglio della Nave sono i luoghi che Panarea offre, Panarea ti invita, ti ospita per i bagni all’ancora.

A nord est il vulcano dei vulcani “Iddù” Stromboli fuma, borbotta e sbotta, lancia lapilli dai suoi crateri, mille metri di fuochi d’artificio che in questo caso hanno tutto di naturale e niente di artificiale. La piazza della sua Chiesa dominante a Ficogrande, lungo la costa Piscità la Villa di Dolce e Gabbana, il locale Igrid la pizza e l’aperitivo più social del tour in barca a vela, Strombolicchio con il faro più mistico e dominante delle Isole Eolie, la sua lunga scalinata, le sue forme naturalmente preistoriche, il drago, il cavallo, la magia di un posto solo per chi lo sa apprezzare. La Sciara di Fuoco, le gite notturne sui gommoni escursioni nelle emozioni, il fresco della sera in mare, l’incognita le piccole luci all’orizzonte rosse e verdi, i fanali. Ginostra il porto il paese più piccolo, solo poco di tutto, ma tante sfumature di colori e di mare calmo, ai piedi del vulcano più attivo di Europa, Stromboli.

Lipari, il Monastero il suo Museo Archeologico, la storia dei Vulcani delle Eolie, le Catacombe il Corso Vittorio Emanuele, la Kasbha, Pescecane, Subba, Epulera, Il Filippino ristoranti per scoprire cosa si mangia, cosa si mangiava alle Isole Eolie. Valle Muria, Attila, I Faraglioni di Lipari, Vinci e le Bocche di Vulcano, navigare per scoprire, nuotare in acque di un isola che si fa amare….    

Barche a Vela

Le Isole Eolie in barca a Vela, le crociere per visitarle tutte, le baie, le cale, i paesi, navigare, veleggiare nei canali, respirare l’atmosfera serale, l’ospitalità degli isolani, il turismo, i servizi, la voglia di mare, di sole e di vento… quello giusto! La cucina preziosa, il pesce, la carne, gli involtini messinesi, gli involtini di pesce spada, i dolci, bevendo vino bianco Grillo, Inzolia, Donna Fugata, Leone D’Almerita, Passito di Malvasia si assaporano mille anni di storia, la storia che ha il destino di continuare ad essere il presente, il futuro di posti unici dove solo venendo di persona si possano capire, respirare, conoscere, apprezzare… le Isole Eolie Patrimonio dell’Unesco!!  

Isole Eolie, luci e colori…

Isola di Stromboli

Le Isole Eolie: Filicudi, Alicudi, Panarea, Salina, Lipari, Vulcano e Stromboli, dai colori sempre forti ed accesi a tutte le ore del giorno e della notte, diversissime tra loro, ma accumunate da una bellezza travolgente che fa innamorare chiunque le visiti. Eolo Dio dei venti fisso qua la sua dimora. Appartengono tutte ad un unico complesso vulcanico, avvicinandosi in barca a vela le spiagge hanno caratteri stupendi, dai neri arenili di Stromboli si passa alle bianche spiagge di Lipari. Lipari e Vulcano hanno molti materiali da eruzione come pomici, frammenti di lava ceneri, e bombe scoriacee. Si sono formate probabilmente a forti colate laviche che hanno raggiunto e superato il livello del mare. Fare snorkeling qua è entusiasmante: analizzare e soffermarsi a guardare la configurazione morfologica del fondale marino nell’arcipelago delle Eolie… anche sotto migliaia di vulcani intervallati da canyon. Ed è per questo che tuffandosi dalla plancia dell’imbarcazione ci si accorge immediatamente di una attività vulcanica sottomarina ancora vivissima: le correnti calde sono ancora numerosissime. Alicudi, Filicudi, e Salina sono oggi completamente inattive mentre Lipari e Panarea hanno ancora sorgenti termali e fumarole. Nel 183 A.C nacque Vulcanello da una eruzione sottomarina moto violenta; da li in poi le eruzioni furono molto sporadiche. Stromboli invece è attiva da due millenni, ed è per questo chiamata il faro del Tirreno. Il mare Eoliano è una tavolozza di colori, tra scenari di incomparabile e contrastante bellezza. Isole dall’aspetto selvaggio e dalle coste a tetri colori che cadano a strapiombo sul mare si susseguono ad altre  dalla dolce configurazione e dalle pendici verdeggianti. Oltre a simili contrasti caratteristiche peculiarità rendono originale e interessante tutto l’arcipelago, soprattutto scegliendo percorsi marino e non terricoli: scogli dove la natura si è sbizzarrita a creare gigantesche sagome semi umane; scogli traforati che creano ponti ed archi rampanti; grotte azzurre e pittoresche insenature; ci sono zone di mare in ebollizione per effetto delle fumarole sub marine ed estesi scogli rivestiti di ogni tinta; le minuscole spiagge e le fenditure da cui sgorga acqua limpidissima si offrono alla sguardo del viaggiatore marittimo in ogni dove. La maggior parte di esse, inaccessibili via terra, sono il privilegio di chi sceglie di visitare queste isole in barca ed in particolare in barca a vela per poterne godere dei silenzi e dei momenti di assoluto relax. L’arcipelago eoliano è una fucina di attrazioni per molti tipologie di turisti, non solo per l’accennata varietà delle sue bellezze naturali, ma anche per le sue acque termali di altro valore terapeutico.

Isola di Salina, Spiaggia di Malfa.

Tali manifestazioni postvulcaniche si notano a Vulcano, Lipari e Panarea. Soltanto a Lipari si trova però uno stabilimento termale vero e proprio , a San Calogero; è da augurarsi che ne sorgano presto altri anche a Vulcano e Panarea, sedi di preziose acque radioattive. Quest’ultima isola in particolare meriterebbe di essere fornita di uno stabilimento attrezzato secondo moderni criteri. Finora le acque ed i fanghi, sfruttati con sistemi primordiali, hanno dato sempre ottimi risultati. Oltre che nelle affezioni delle articolazioni, le acque ed i fanghi di Vulcano risultano molto efficaci nelle nevralgie e nelle nevriti e nelle affezioni dermatologiche. Per Vulcano trattandosi di fanghi vulcanici ad alto contenuto di radonio ed anche di acque termali, il criterio della scelta dal punto di vista dell’attività curativo può considerarsi quasi esclusivo. A Lipari invece, alle terme di San Calogero esiste una grotta sudatoria di costruzione romana e queste acque sono state prescritte ed elogiate da alte autorità della scienza medica quali il Cardarelli, il Tommaselli ed il d’Arrigo.

Un viaggio nel viaggio per arrivare alle Eolie, ma che ripaga di tutte le fatiche per la bellezza dei luoghi, per il mare incontaminato e per i cieli stellati che nelle notti d’estate illuminano le isole più lontane dalla costa. Le Isole Eolie possono essere raggiunte via mare da diverse località. Milazzo è il porto della costa siciliana più vicino e ogni giorno sono molte le corse sia in nave che in aliscafo. Che il viaggio abbia inizio. Ad Alicudi non ci sono strade asfaltate, ma vicoli e mulattiere. Dal porto si attraversa il paese e salendo si arriva alla chiesa di San Bartolo. Il sentiero sulla montagna porta al cratere e al Timpone delle Femmine.

Lipari
Isola di Lipari, Valle Muria

Da una spianata poco più su si dirama un’altra via che porta in cima a Filo dell’Arpa. Anche arrivare a Filicudi da qui è come avvicinarsi ad un mondo fatato; è una piccolissima isola e circumnavigarla in barca è un’attività da fare assolutamente.  Si può scegliere se fare un bagno nelle sue acque cristalline o se iniziare a inoltrarsi verso la cima attraverso le mulattiere di pietra che collegano i vari centri abitati. La punta più alta dell’isola è rappresentata dal vulcano inattivo Monte Fossa delle Felci, raggiungibile in un paio d’ore passando per Valdichiesa e Punta Lazzaro. La vegetazione è infatti formata soprattutto da queste piantagioni autoctone che danno il nome all’isola. Osservate da questi sentieri stretti e ripidi, le coste a strapiombo sul mare offrono un panorama unico. Di notte, lo spettacolo di un cielo stellato sopra di sé come non se ne ricordano è impagabile. Ed è per questo motivo che dormire all’aperto, magari sul ponte di una barca a vela è una delle esperienze più emozionanti mai provate. Girando l’isola in barca, in circa due ore, si possono visitare alcune grotte, la più bella è sicuramente la Grotta del Bue Marino. I centri abitati dell’isola sono Filicudi Porto, Pecorini e Valdichiesa.

La più grande, la successiva arrivando da Filicudi è l’Isola di Salina. Dal porto di Lingua – paesello reso famoso oltrechè per le sue saline a vista e per lo splendido faro, anche per la granita ed il pane cunzatu di Alfredo – per salire sulla cima del Monte Fossa a 926 metri, si deve attraversare l’isola in autobus in direzione Val di Chiesa e arrivare al Santuario Madonna del Terzito. Di qui un sentiero in salita porta in circa due ore alla cima. Le fatiche della pendenza sono ripagate da un panorama sensazionale: una vista mozzafiato delle isole, con lo sguardo che arriva, se il cielo è limpido, fino all’Etna e alle coste della Sicilia. Il più alto dei due monti di Salina ospita nel cono un bellissimo bosco di felci, oggi riserva naturale protetta. La discesa classica può essere fatta direttamente verso il paese di Lingua ma è molto ripida. Salina è un’isola grande e per girarla tutta, una volta ormeggiato qui, è consigliabile noleggiare un mezzo. A Salina si coltiva la vite, da cui si ricava la pregiatissima Malvasia. Altro frutto tipico dell’isola è la pianta del cappero, esportato in tutto il mondo. Durante il giorno è possibile visitare la locanda in cui è stato girato il film “Il Postino” con Massimo Troisi. Il tour settimanale delle Isole Eolie prevede, nella giornata successiva, l’Isola di Panarea.

tuffi isole eolie
Filicudi, sullo sfondo Alicudi.

Questa giornata può essere dedicata quasi completamente al relax. L’ormeggio previsto è Cala Zimmari oppure Cala Junco che offrono ristoro a chi si affaccia qui. Ma per gli indomiti del trekking la cima del Monte Punta del Corvo rappresenta sicuramente un piacere: i suoi 420 metri sono una passeggiata e anche in questo caso il panorama è degno di nota. Se Panarea delude un po’ per quell’aria troppo trendy e un po’ artificiosa che disturba il turista più attento ed appassionato, Stromboli è pane per i denti del viaggiatore “esplorativo”. Il vulcano attivo offre un’escursione mozzafiato, soprattutto se fatta al calar della sera, o meglio ancora nottetempo quando e solo se le guide ne prevedono la salita che è possibile solo se adeguatamente accompagnati. Durante la giornata è consigliato passeggiare per le vie dell’isola in cui Roberto Rossellini visse insieme a Ingrid Bergman durante le riprese del film “Stromboli, vulcano di Dio“, ma arrivato il buio l’esperienza che ci aspetta è indimenticabile.. Dopo circa 3 ore di ascensione, in cui sempre più vicino si sente il tuonare delle eruzioni, può capitare che al di là dell’ultimo rilievo prima di arrivare in cima, una pioggia di lapilli illumini il cielo. Si corre allora verso il pianoro posto proprio sopra la cima, per osservare il tutto con più tranquillità. Con una frequenza di circa 20 minuti, le eruzioni si succedono una dopo l’altra, spettacolari. Mancano all’appello Lipari e Vulcano e in entrambe non mancano i luoghi per riposarsi. La mattina può trascorrere in tutto relax a Vulcano, le terme sono il luogo ideale, anche perché sono raggiungibili facilmente essendo vicino al porto: un bagno nelle acque calde rilassa e riempie di energie utili per l’escursione del pomeriggio, un trekking al cratere di Vulcano raggiungibile in un’ora circa. Niente eruzioni potenti ma fumare di zolfo. Una volta raggiunta la cima si può ridiscendere verso il centro del cratere, largo circa 500 metri. Il paesaggio lunare è comunque molto fascinoso. La discesa è più veloce e piacevole ed accompagnata da una magnifica visione d’insieme dell’Arcipelago Eoliano. Anche a Lipari è consigliabile noleggiare un motorino e raggiungere la sommità della Forgia Vecchia su due ruote per osservare la colata di ossidiana. Volendo percorrere un ultimo tratto a piedi, si può raggiungere la frazione di Lami e in 20 minuti raggiungere il Monte Pilato nel settore più settentrionale dell’isola, sul quale salire sulle rocce rosse. Da non perdere a Lipari le cave di pomice. Ultime tappe dell’isola: Punta della Castagna, Acquacalda, Quattropani e le terme di San Calogero. La strada panoramica che collega queste quattro località mostra una veduta panoramica di Salina. Di cartoline mozzafiato impresse nella memoria non ne rimarremo scarni.

Stromboli terra di Dio…

La mia prima visione dell’isola di Stromboli me la offre il Margaux, il nostro Beneteau 57 nel 2011 arrivando dopo 24 ore di navigazione dalla costa….già viste Capraia, Elba, Giglio, Ponza, Egadi…tutte straordinariamente belle ed indubbiamente fascinose. Eppure Stromboli alle persone gli va incontro, non le aspetta, le assale. E te le fa dimenticare tutte all’istante…Si sa, gli arrivi in barca a vela su di un’isola, l’avvicinamento lento a suon di regolamenti di vela, il sibilo del vento sono visioni che tutti una volta nella vita dovremmo provare perché questi arrivi sono una conquista e questa sensazione su Stromboli la avverti chiara e limpida come il cielo terso che fa da cornice ad suo cono “presuntuoso”.

Stromboli e’ un’isola “sui generis” in tutto e per tutto, ma in realta’ non e’ un’isola, e’ un cono vulcanico che spunta dal mare ed i suoi pochi abitanti, 400 nei mesi invernali, vivono, nelle loro case bianche, abbarbicati sulle sue pendici, consci e felici del pericolo che li sovrasta, ma non curanti: “chi comincia a vivere qui non se può andare”…questa è la frase che in questi giorni mi sentirò ripetere più spesso. La natura e’ verde intenso, rigogliosissima forse per il clima temperato e per la fertilita’ dei terreni vulcanici. I colori dei fiori hanno tonalità mai viste altrove, sono dovunque e tantissimi, di dimensioni oserei direi geneticamente modificate se non sapessi che qui nulla fa l’uomo con le sue mani per ostacolare la natura dei luoghi; mi stordisce il profumo, quello del fiori biancolatte del cappero e delle bounganville che mi penzolano intorno in ogni dove;  profumi che non ricordi, a memoria, di aver mai sentito. Ci sbatti il naso ovunque se non guardi avanti…e non riesci a guardare dove vai, perché ogni angolo cattura l’attenzione come una calamita. “A Strmboli l’amore è gieco..” leggo in ogni dove. Sorriso di rito, sonore risate dell’equipaggio e due coppie di piccoli gechi abbarbicati sui muretti che sembrano cosi essere abituati alla presenza dell’uomo da rimanere pressochè immobili. Ora che sono a terra capisco cos’era quel sentore che ho avuto annusando l’aria quando la nostra barca a vela ha dato ancora davanti a Ginostra. I fiori, erano i fiori. Penso che la Bergman ne sia rimasta affascinata; la casa in cui visse per un breve periodo con Rossellini è “abbracciata” su ogni lato dai fiori. Io ne sono rimasta affascinata.

Il mare e’ molto bello, ma il primo impatto è terrificante. Impressiona. I fondali calano a picco a pochi metri dalla spiaggia e quando ti butti dalla plancia della barca a vela nel blu intenso, sai che sotto di te quel cono vulcanico che vedi spuntare dall’acqua si inabissa in essa per altri 2000 metri e l’impatto è caldissimo sulla pelle, ma gelido nel cuore. Ti ci devi abituare a Stromboli, devi capire che lui comanda e tu ne devi subire il fascino. Le poche spiagge sono di cenere lavica, nere, la maggior parte inaccessibili via terra…Margaux ancorata nelle baie più rilucenti sembra piccina piccina ed allontanandosi un pochino a nuoto, guardandola, sembra che i fumi del vulcano, la inghiottano. Pare quieto talvolta lo Stromboli, ma quei 20 minuti soltanto che intercorrono tra un’eruzione e l’altra…poi tutti sussultano, la terra trema sotto i piedi ed il mare ne attutisce le sonore, piccole e continue sciare di ciottoli che rotolano da lassù….

Il vulcano ha due crateri costantemente attivi, che eruttano a cadenza regolare, uno dopo l’altro, quasi a scandire il tempo; ci potresti regolare l’orologio. Prima ti batte il cuore dalla paura, paura vera;  poi ci fai l’abitudine e ad ogni botto sorridi. Andando via, quando lo guardi da poppa, ne avrai per sempre nostalgia.

Quella notte, il mio Comandante, lo Skipper, l’”Uomo di Margaux” decide di fare uno strappo alla regola, salpare l’ancora ed affrontare mezzo periplo dell’isola verso la sciara del fuoco. Un grande e ripido pendio che riversa in mare la lava del vulcano; nottetempo, quando il sole non ci oscura la visione con la sua luce, lo spettacolo e’ impressionante, le esplosioni ed il lancio di lapilli si susseguono e nel momento in cui il magma incandescente tocca l’acqua, i ciottoli freddano improvvisamente e formano alte colonne di vapore acqueo.

Vorrei vedere Ginostra, antistante la sciara ed dalla parte opposta rispetto a San Vincenzo, il paese principale di Stromboli. Il fascino tutto particolare di un paese a cui senza barca, sia essa a vela, motore o remi, non si può arrivare. Conta trenta abitanti, non ha mai avuto energia elettrica tranne da un ultimo breve periodo. Gli abitanti ne saranno forse felici…oppure no.  Il sentiero che si snoda lungo le pendici del vulcano e’ in parte franato e percorrerlo e’ pericolosissimo. E comunque sarebbero quattro ore. Penso che raggiungerlo via mare sarà facile…non è così. L’ancoraggio per Margaux, visti gli alti fondali, è precario ed  il suo porto, detto il “Pertuso”, e’ il piu’ piccolo esistente al mondo…batte quello storico di Ventotene. Chi abita qui, chi sceglie coraggiosamente questo posto anche nei mesi invernali è, di fatto, isolato per lunghi periodi durante l’anno.

Io che nel 2011, alla mia prima vacanza in barca a vela, non sono ancora propriamente avvezza al mare da questa prospettiva, mi rendo conto che raggiungere Ginostra è stata una decisione azzardata. Solo secondo me, lo skipper è baciato dal solito ottimismo. Non vi e’ nessuna possibilita’, in caso di emergenza, di approdare; se il motore si guastasse saremmo in balia del mare. Mi dicono che in questo punto il segnale al cellulare svanisce. Margaux ancora senza indugiare e con il gommone raggiungiamo il pertuso…dieci metri quadrati forse…o forse è la mia prospettiva ad essere sfalsata perché anche le case, la gente, la trattoria e tutto di questo paese mi sembra piccolo piccolo. Ed io ancora più piccina. Mi accorgo che non potrei mai fare la scelta che queste persone hanno fatto neanche per un mese forse. Rinunciare a tutto in pratica. Ma a loro, se tu glielo chiedessi, non sembrerebbe affatto di aver rinunciato a tutto, bensì di aver guadagnato un “nuovo tutto”. Glielo leggi negli occhi, non c’è bisogno che parlino. Forse se soggiornassimo qui per alcuni giorni capiremmo. Io l’ho solo “intuito” ed in parte lo Stromboli….dopo averlo visto consecutivamente ogni settimana per quattro mesi l’anno per sei anni. E oggi è sempre una sorpresa. Quella che i nostri equipaggi mi leggono negli occhi ogni volta che ci approdiamo chiedendomene il perchè. Non lo so perché, lo amo e basta. Secondo me le altre Isole, tutto nel mio cuore, gli fanno solo da cornice. E’ la mia Isola, lo è sempre stato fino dal primo momento, anche se ne avevo terrore.

Mi tuffo in mare per testare il mio coraggio, vedere se a distanza di qualche ora la paura di Iddu si è placata. Si sta bene, l’acqua è tiepida, mi sembra di essere rilassata anche sola in acqua qui; piano piano l’animo si acquieta e se stai calmo ed ascolti, le eruzioni le puoi sentire tutte intorno a te. Il pranzo in trattoria è piacevole, il silenzio ammutolisce tutti e godere di una vista così è un assoluto privilegio. L’equipaggio decide di rientare in gommone. Io preferisco provare a nuoto. Cerco di raggiungere Margaux e durante la piccola traversata sotto di me un’ancora incagliata nei massi a circa 5 metri di profondità attrae luccicante la mia attenzione; chissà perché nessuno si è preso la briga di recuperarla, mi chiedo. L’ancora mi distrae, ma quando riprendo a nuotare l’istinto è di voltarmi…vedo le pareti delle Stromboli che poco più in là si gettano negli abissi scurissimi…ho un sussulto, vado su, ma ingoio acqua salata, tossisco e ancora tossisco, mi tolgo la maschera strappandomi anche i capelli dalla fretta che mi è presa. Il tempo di riprendermi un po’ e salgo al volo su Margaux. Ovviamente tutti a bordo ridono…assistendo alla scena dalla tuga sicura della barca a vela tutto è più semplice. Ma io ho sentito Stromboli cosi esplicitamente e sonoramente sussultare che il cuore è salito in gola.

 

Ti ho lasciato così la prima volta e ti rivedo oggi con occhi diversi e più sereni, ma sempre ed ogni volta con il cuore in gola.

Simona