Un giorno come un’altro…

La magia del mattino!

Svegliarsi a bordo di un’imbarcazione che riposa all’ancora in una tranquilla baia, regala emozioni e momenti rilassanti che sono irripetibili in qualsiasi altro posto. Il mare sembra ancora dormire intorno al galleggiamento dello scafo, le catene delle ancore si specchiano sulla trasparenza dell’acqua e scendendo in profondità sembrano cambiare direzione, i gabbiani appollaiati come anatre galleggiano in attesa di qualsiasi evento,  in lontananza il rumore di un fuori bordo si avvicina, qualcuno ha già comprato del pane caldo… voci che lasciano percepire il lento risveglio degli equipaggi, il sole è già alto nonostante siano le sette e mezza, un leggero dondolio della barca sembra dire che è di nuovo l’ora di salpare verso la prossima isola… più tardi la brezza ci accompagnerà in navigazione! Dabs

Il Mare di Pietra.

….sbaglia chi pensa che le Eolie siano isole. Sono miraggi di pietra che narrano la preistoria. Sono sermoni quaresimali sulla natura fragile della nostra condizione umana. Bisognerebbe trascorrere qui il mercoledì delle Ceneri, invece che ferragosto. Le Eolie sono un parco a tema sulla storia del pianeta Terra. Perlustrarle è come salire sulla groppa di una galassia che ci portasse in giro ad assistere al Big Bang e poi ci riconsegnasse ai nostri grattacieli. Lasciate a casa i libri che avete comprato durante l’anno e tutti quelli che vi hanno regalato e non avete avuto il tempo di leggere. Portate al massimo Moby Dick, e se vi resta ancora spazio nella valigia metteteci la Tempesta di Shakespeare. Se amate farvi delle belle nuotate al tramonto e adorate stendervi sulla sabbia cocente, prendete un biglietto e partite. Prenotate una crociera alle Eolie soltanto se da bambini avete avuto vertigini stringendo in mano un dinosauro e se avete sentito un terrore misto a piacere nel perdervi in un bosco. Correte alle Eolie se non avete paura quando appoggiate l’orecchio ad un petto al cui all’interno batte un cuore. Perché questo è ciò che fa un vulcano per tutta la notte, pulsa e respira. Sappiate che il mare può insegnare moltissime cose di vitale importanza e che una volta imparate non c’è modo do dimenticarle. Insegna l’attaccamento alla vita e a guardare lontano.

Se mai decideste di partire per le Eolie, percorretele tutto il giorno senza fermarvi. Uscite di casa all’alba e tornate in piena notte. Possibilmente passate una notte all’aperto.  Andate a piedi da un estremità all’altra. E soprattutto cambiate isola di continuo. Perché le Eolie sono sette. E per sentire il loro racconto completo bisogna visitarle tutte e tornare e ritornare anche dove si è già stati. La storia delle Eolie è una storia che non ha un inizio e non ha una fine. È una storia incantata e spaventosa che ha la forma perfetta di un arcipelago.

Tratto dal Libro “Il mare di Pietra” di Francesco Longo.

Vacanza è libertà…

Isole Eolie

“I viaggi sono quelli per mare con le navi, non coi treni. L’orizzonte dev’essere vuoto e deve staccare il cielo dall’acqua. Ci dev’essere niente intorno e sopra deve pesare l’immenso, allora è viaggio!”

Siamo qui!

 

Buon vento……

Forse non tutti sanno che…

Tante ed inaspettate curiosità delle Isole Eolie.

Le Isole Eolie (Ìsuli Eoli in siciliano), dette anche Isole Lipari, sono un arcipelago dell’Italia appartenente all’arco Eoliano, in Sicilia. Amministrativamente compreso nella provincia di Messina, l’arcipelago è una destinazione turistica sempre più popolare: le isole, infatti, attraggono fino a 600.000 visitatori annual.

L’arcipelago, di origine vulcanica, è situato nel Mar Tirreno, a nord della costa siciliana. Comprende due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario.

La presenza umana nell’arcipelago risulta sin da epoca molto antica. Le genti preistoriche vennero infatti sicuramente attratte dalla presenza di grandi quantità di ossidiana, sostanza vetrosa di origine vulcanica grazie alla quale le Eolie furono al centro di fiorenti rotte commerciali. I primi insediamenti si ebbero già alcuni secoli prima del 4000 a.C., nell’età neolitica. L’ossidiana, che a quei tempi era un materiale ricercatissimo in quanto tra i più taglienti materiali di cui l’uomo dell’epoca disponeva, alimentò traffici commerciali intensi: anche ad essi si deve ascrivere la notevole prosperità dell’Arcipelago in cui fioriscono strutture abitative e villaggi. L’ossidiana liparese è attestata in Sicilia, nell’Italia meridionale, in Liguria, in Provenza e in Dalmazia. A Lipari nacque così un insediamento di notevole ampiezza. Tra il XVI e il XIV secolo a.C. le Eolie videro aumentare la loro importanza in quanto poste sulla rotta commerciale dei metalli: in particolare sembra fosse scambiato lo stagno che giungeva via mare dai lontani empori della Britannia e transitava per lo stretto di Messina verso oriente.

Agli inizi del secondo millennio a.C. in Sicilia si afferma la Cultura di Castelluccio, mentre nelle Eolie si diffonde la cultura detta di Capo Graziano, dai rinvenimenti dell’isola di Filicudi. La medesima cultura è attestata anche a Lipari e l’abitato è formato di capanne circolari con pareti di pietre a secco, poste sulla rupe, quasi a strapiombo sul mare. Le forme ceramiche di questo periodo sono numerose e si trasformano nel tempo, attestando per il bronzo Medio un forte influsso della cultura di Thapsos detta cultura del Milazzese. Le influenze dalle aree della Sicilia centro meridionale perdurano sino al bronzo recente. Per l’età del Bronzo si rilevano anche importazioni dal mondo Miceneo e dal Vicino Oriente. Successivamente è documentata una diversa cultura, di tipo villanoviano con tombe in situle e in vasi biconici, detta dell’Ausonio I e dell’Ausonio II, perché propone forme attestate anche nella penisola Italiana e forse da essa importate. Lipari fu poi colonizzata da un gruppo di Greci (Cnidi e Rodii), intorno al 580 a.C., e nel mondo greco si identificò l’Arcipelago con le isole Eolie, Αιόλιαι, note ad Omero e considerate la dimora del dio dei venti, Eolo.

Anche nel periodo greco l’Arcipelago rappresentò un punto nodale di incontro tra Tirreni (Etruschi), Fenici (Cartaginesi) e Greci (sia di Grecia propria che della Magnagrecia e della Sicilia, con particolari legami con le città dello Stretto e con Siracusa). Le ricche necropoli di Lipara hanno restituito vasi e materiali di importazione dalla Grecia (di Corinto, di Atene e della Ionia) e produzioni locali sfarzose. Di particolare interesse sono sia le terrecotte (mascherette teatrali e pinakes votivi) che le produzioni vascolari nel IV sec. caratterizzate da crateri di importazione siceliota e campana e nel III da una pregevole produzione locale con ricco cromatismo.

Durante la prima guerra Punica le isole furono teatro degli scontri tra Roma e Cartagine e Lipara fu conquistata da Roma nel 252. In epoca romana le Eolie divennero centri di commercio dello zolfo, dell’allume e del sale, del vino e del garum. Anche in questo caso le ricche oreficerie e i corredi tombali con olle di vetro e frammenti riconducibili a sarcofagi ed a statue funerarie dimostrano un buon livello di vita, probabilmente connesso alla diffusione del latifondo senatorio.

Nell’836837 l’arcipelago è assaltato dall’armata di al-Fadl ibn Yaʿqūb (poi sostituito a settembre dal nuovo governatore aghlabide Abū l-Aghlab Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh b. al-Aghlab, cugino dell’emiro Ziyadat Allah I). La flotta musulmana condotta da al-Fadl ibn Yaʿqūb devasta le Isole Eolie ed espugna diverse fortezze sulla costa settentrionale della Sicilia, tra cui la vicina Tyndaris. Nell’XI secolo Lipari è conquistata dai Normanni che vi impostano una abazia benedettina e con Ruggero II la elevano a sede vescovile.

Nel 1544, quando la Spagna dichiara guerra alla Francia, il re francese Francesco I chiede aiuto al sultano ottomano Solimano il Magnifico. Questi manda una flotta comandata da Khayr al-Din Barbarossa che attacca le isole Eolie, uccidendo e deportando molti dei suoi abitanti. Secondo il suo disegno le Eolie avrebbero dovuto essere l’avamposto dal quale attaccare Napoli.

Nel corso dei secoli successivi l’arcipelago viene nuovamente popolato da comunità spagnole, siciliane e del resto d’Italia. In epoca borbonica l’isola di Vulcano viene usata come colonia penale per l’estrazione coatta di allume e zolfo

Il Faro di Gelso, Isola di Vulcano

Il faro di Vulcano passa al Comune di Lipari:

«Diventerà un museo»

 

Vulcano. Lo storico faro di Gelso passa al maggior Comune delle Eolie in cambio di un immobile situato a Stromboli che sarà concesso ai carabinieri. La direzione regionale Sicilia dell’Agenzia del Demanio ha sottoscritto con il Comune di Lipari un protocollo di intesa.

Prevede la concessione gratuita per dodici anni del Faro dell’isola di Vulcano, a fronte dell’uso di un immobile di proprietà del Comune come sede della stazione dei carabinieri di Stromboli, per il quale lo Stato paga un canone annuo di 15 mila euro.

L’operazione, che coinvolge anche la prefettura di Messina e l’arma dei carabinieri consentirà la ristrutturazione del Faro, a cura e spese del Comune che lo farà divenire un museo, e consentirà di raggiungere un concreto risparmio di spesa per lo Stato.

 

Dabs

Escursioni a piedi, Isola di Salina

Sentiero Brigantino

  • Tempo di Percorrenza : 1 h.
  • Grado di difficoltà: facile

Una delle più belle escursioniVista dal sentiero brigantino lingua Salinadell’isola è, sicuramente, quella che si snoda per il vallone Nero che, dopo aver costeggiato la località Paolonoce, termina in prossimità del Vallone d’Ogliastro attraverso il sentiero Brigantino. Partendo dall’abitato di Lingua, raggiungibile comodamente tramite corriera, dopo aver superato il laghetto in direzione sud-ovest vi ritroverete in Via Sicilia. Lasciandovi alle spalle le ultime abitazioni della via sopra indicata giungerete ad un bivio da dove ha inizio il sentiero. Sulla sinistra noterete una piccola spiaggetta dove è possibile fare il bagno, prima di essere sommersi da una vegetazione rigogliosa composta principalmente da: viola selvatica, asparagi, assenzio aromatico, tamerice, arisaro comune e ginestra. Superata una prima parte, il sentiero si restringe proseguendo lungo una mulattiera, circondata da alberi d’ulivo, cespugli di cappero ed erbe aromatiche che, con i loro profumi contrastanti, avvolgeranno i vostri sensi. Monte Fossa delle Felci SalinaDopo aver scorto una piccola casetta isolata in direzione sud-ovest vi troverete ad attraversare una parte sapientemente terrazzata, testimonianza dell’enorme lavoro svolto dagli isolani per rendere coltivabili gli aspri ma fertili terreni. La casetta di Paolonoce che prima s’intravedeva in lontananza ora è proprio dietro l’angolo, circondata da un giardino ben curato di agrumi, ulivi e viti; dalla terrazza si scorge uno splendido panorama che dà su Panarea, Lipari e Vulcano. L’abitazione, provvista di un piccolo cucinino, è sempre aperta e offre rifugio ai viandanti, i quali possono testimoniare il loro passaggio firmando il libro delle presenze. La zona è permeata da uno straordinario silenzio interrotto soltanto dal fruscio del vento che s’infrange sulle fronde degli alberi e dallo stridio dei falchi che sorvolano la fossa.

Dabs

 

La pomice di Lipari.

Le spiagge bianche di Lipari.

Bianca e leggera, la pietra pomice di Lipari ha, da sempre, costituito uno dei suoi punti forti, in passato per il commercio ed oggi come attrattiva turistica. Segno evidente della sua origine vulcanica, insieme alle ossidiane che si trovano numerose nell’isola, la pomice è il frutto di un’attività vulcanica passata, conclusasi diversi anni fa. Vari crateri si ergono lungo il paesaggio, un orizzonte misto a roccia nera, manto verde e monti dalle facciate bianche: un quadro piuttosto suggestivo si presenta agli occhi del turista che non può far altro che ammirare estasiato.

Questa decisione ha segnato una svolta nella vita dell’isola, poiché il commercio e l’estrazione di pietra pomice ha segnato più di due secoli della storia sociale di Lipari. Gli scarti delle lavorazioni delle fabbriche negli anni hanno formato colline di questa polvere finissima bianca che si getta dolcemente sul mare.

I bagnanti possono salire su queste colline, cospargersi di polvere, che ha un effetto levigante assicurato, e poi gettarsi fino ad arrivare nelle acque cristalline che circonda questo paradiso immerso nel Mediterraneo. Queste colate anomale, sgorgate dai crateri della parte settentrionale dell’isola, sono oggetto di una discussione che da una parte vede chi aveva fatto di queste cave il proprio sostentamento e dall’altra chi ha lottato per salvaguardare un paradiso forse unico al mondo.

Dabs

LA CAPONATA SICILIANA DI MELANZANE – RICETTA ORIGINALE

Caponata eoliana…

La caponata siciliana è uno dei contorni con la C maiuscola, che viene spesso interpretata in maniera scorretta con l’aggiunta di ingredienti che nella ricetta originale non ci sono o togliendo ingredienti che sono invece necessari per l’aggiunta di una caponata di rispetto.

La seguente è la ricetta originale della caponata siciliana che include l’uso di olive e ovviamente capperi visto che nella bella Sicilia i capperi sono un must che, in questo piatto rendono davvero al massimo.

CAPONATA SICILIANA: INGREDIENTI PER 4 PORZIONI

1 kg di melanzana
200 grammi di olive nere senza nocciolo
500 grammi di pomodori rossi
400 grammi di sedano (solo gambi)
50 grammi di capperi dissalati
60 grammi di pinoli
2 cipolle bianche
50 grammi di zucchero
50 grammi di aceto bianco
un pugno di sale grosso
300 grammi di olio di semi
Olio extravergine di oliva

CAPONATA SICILIANA: RICETTA

  • Tagliare le melanzane a dadini, cospargerle di sale grosso e lasciar riposare dentro uno scolapasta per almeno 1 ora in modo che l’acqua di vegetazione esca del tutto e con essa l’amaro.
  • Tagliare il sedano a dadini, metterlo in una pentola di acqua bollente con poco sale e lasciar ammorbidire per 5 minuti. Scolare e trasferire su uno strofinaccio di cotone.
  • Sminuzzare le cipolle e lasciarle imbiondire a fiamma bassa in una padella con poco olio. Una volta appassite ma non bruciate aggiungere i capperi, le olive e i pinoli e lasciar cuocere per 10 minuti a fiamma alta sempre mescolando per evitare che si brucino (se necessario aggiungere poca acqua)
  • Tagliare i pomodori a dadini e cuocerli nella padella con la cipolla per almeno 20 minuti in modo che l’acqua si ritiri e il composto risulti ben amalgamato.
  • Soffriggere il sedano in una padella con poco olio extravergine di oliva.
  • Scolare le melanzane, asciugarle e friggerle in 300 grammi di olio di semi quindi, una volta fritte, scolarle e aggiungerle al misto con le cipolle. Aggiungere anche il sedano, mescolare a fiamma media per 3-4 minuti quindi aggiungere l’aceto e lo zucchero. Lasciar sfumare quindi spegnere e servire la caponata con del basilico se disponibile.

Dabs

Villaggio dell’Età del Bronzo a Panarea.

Panarea. Il villaggio di Cala Junco.

 

Lo scavo al Milazzese di Panarea fu il primo condotto da Luigi Bernabò Brea nelle Isole Eolie, nel 1947.
Il villaggio è situato sul promontorio di Punta Milazzese, formato da tra successivi dossi rocciosi a superfice piana e con pareti quasi verticali, che si protendono nel mare a guisa di falce, congiunti all’isola solo da uno stretto istmo. Vera fortezza naturale, il promontorio era facilmente difendibile con un solo sbarramento dell’istmo; ed è proprio per questa ragione che è stato scelto come sede del villaggio della media età del bronzo.
La comunicazione fra i tre dossi, oggi impossibile, non doveva esserlo nell’antichità, poiché la roccia è stata in seguito fortemente erosa.
Sul primo dosso, che è il più ampio, oltre a tracce dello sbarramento dell’istmo sono state messe in luce 21 capanne delimitate da muretti di pietre a secco, mentre altre due sono state scavate all’estremità dell’ultimo dosso.

Il fatto che in molte capanne si siano trovati ancora in posto vasi ed altri oggetti dimostra che il villaggio ha subito la medesima distruzione violenta che è stata poi ritrovata in tutti gli insediamenti eoliani di questa età.
Il materiale rinvenuto caratterizza una delle fasi dell’età del bronzo eoliana (fase del Milazzese), che i numerosi reperti micenei datano tra il XIV e gli inizi del XIII sec. a.C.
Dabs

Locali a Panarea.

Vita mondana e locali a Panarea.

Imperdibile un bagno alla baia di Cala Junco, una romantica spiaggia racchiusa da pareti formate in passato da lava incandescente, o all’isolotto di Lisca Bianca con l’acqua riscaldata dalle fumarole sottomarine di un vulcano sotterraneo, un tuffo al grosso scoglio di Dattilo vicino al porto nella sua piscina naturale, un drink seduti sulle splendide terrazze del Bridge Sushi Bar o dell’Hotel Cincotta, una notte danzante al Raja anche se ciò che rende unica Panarea sono le atmosfere magiche, il camminare a piedi scalzi in pareo, le luci quasi inesistenti, l’assenza di auto, le strade strette, le calette…

Appuntamento fisso per l’aperitivo e punto di ritrovo dei giovani che si incontrano qui per aprire le danze di una nuova lunga serata a Panarea,  il Bridge Sushi Bar posto su una terrazza con vista panoramica sul porto da mozzare il fiato, curata in ogni minimo particolare e gestito magistralmente dalla napoletana Angela Mascolo balzata alla ribalta di tv e giornali per il suo oramai famoso rifiuto di un tavolo al magnate russo Roman Abramovichper non aver effettuato in tempo la prenotazione, dallo stile total white tipico dell’architettura eoliana in contrasto con il rosso dei cuscini e dove si respira aria orientale con l’angolo Sushi che permette di gustare deliziose pietanze giapponesi.

Il Bar Banacalii del meraviglioso hotel Lisca Bianca è un salotto dalla suggestiva atmosfera maghrebina che anima e arreda il lungomare dell’isola per il suo stile ricercato e per i suoi eventi mondani e dove si gustano degli ottimi aperitivi trasportati dalla musica coinvolgente e dall’armoniosità di colori, suoni e sapori.

Il must dell’isola a partire dall’aperitivo in terrazza e poi per tutta la notte la leggendaria e bellissima discoteca Raya!

Dabs